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Autore: edil    14/08/2015    0 recensioni
In un mondo dove la linea sottile tra il fantasy e la fantascienza sparisce, Lay Bell, controllatrice dell’aria, è costretta a viaggiare per tutta l’Inghilterra con il fratellino Jared per realizzare l’ultima volontà del padre: arrivare in Italia.
Cosa succederebbe se la sua intera comunità di maghi la bloccasse, lasciandola scivolare in una quotidianità che non le è mai appartenuta?
Cosa nasconde l’Italia?
Perché le impediscono di raggiungerla?
Cosa ha spinto il padre a mandarli lì, lasciando una ragazza di sedici anni a lottare tra la sicurezza che la comunità magica di Occulta può offrirle e il desiderio di realizzare l’ultima volontà del padre?
‘-Jared- iniziò a gridare mentre prendeva gli zaini e finiva di prepararli -Jared alzati, svelto-
Il bambino si alzò piano, stropicciandosi gli occhi
-che succede?- sussurrò, con voce assonnata
-dobbiamo andare via- gli gridò contro -ci hanno trovato- (...) -qualunque cosa accada rimani dietro di me-’
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Erano passate ormai le nove, Lay aveva cucinato il cibo che erano riusciti a trovare in cucina, levato ciò che avevano preso dall’ultima casa dagli zaini e conservato le bottiglie d’acqua per ripartire il giorno dopo.

Più il tempo passava più il freddo aumentava, la pioggia batteva violentamente sul vetro della finestra e la porta scossa dal vento continuava a stridere.

Vide Jared sedersi sul pavimento vicino al fuoco, tirandosi le gambe al petto per riscaldarsi più velocemente.

Qualche volta nelle varie case abbandonate segnate sulla mappa trovavano dei vestiti, spesso le case erano preparate per ospitarli per più notti nel periodo invernale, ma quella casa non lo era.

Probabilmente il padre pensava potessero arrivarci prima, avevano superato da poche settimane Londra e Lay sapeva che avrebbero presto lasciato l’Inghilterra, anche se non aveva idea di come Peter avesse preparato quel genere di viaggio.

Tirò fuori dai loro zaini una felpa e dei calzettoni che lanciò a Jared, vestito di un semplice pantalone e una maglia di lino vecchia

-grazie- esclamò, infilandoseli velocemente -dormiremo sul divano?-

-vuoi dormire sul tavolo della cucina?- chiese Lay, sorridendo.

Jared scosse la testa, mentre la sorella cercava qualcosa per coprirsi.

Si aspettava di trovare dei vestiti e una casa migliore di quella, non aveva portato altre felpe o indumenti caldi.

Afferrò le coperte posate vicino al fuoco per lasciarle riscaldare, erano logore e puzzavano come se fossero rimaste chiuse per anni.

Spostò il divano più vicino al fuoco, sperando di non sentire il freddo, e si mise una coperta sulle spalle

-però- esclamò -sei stato bravo, le fiamme sono ancora qui-

Jared sorrise soddisfatto, incantato dal caminetto, mentre Lay si sedeva sul divano.

Aveva visto molte volte la sorella maneggiare il suo elemento, quando era bambino lo usava per calmarlo quando piangeva o per farlo divertire.

Spesso organizzavano anche scherzi ben riusciti al padre, in quell’ultimo periodo l’aveva vista difenderlo contro creature che avevano tentato di ucciderli o di catturarli: orchi, troll, stupidi folletti che avevano tentato di derubarli, ma per di più troll.

Era loro il compito di rintracciare i maghi o i controllatori in giro per il mondo, ma sua sorella era più furba e i troll troppo stupidi.

Le bastava qualche parola che loro iniziavano a parlare come se fossero amici da sempre, o fargli vedere che era capace di gestire il suo elemento senza il bisogno della bacchetta e si spaventavano.

Di solito i controllatori imparano da adulti come non essere aiutati dalle bacchette, per Lay era diverso, e più venivano minacciati più diventava forte.

Era molto fiero di lei, quasi incantato, quindi vedere come anche lui riuscisse ad utilizzare il suo elemento lo rincuorò.

Un lampo squarciò il cielo illuminando la fattoria abbandonata che circondava la casa, e un tuono fece tremare persino le pareti.

Lay vide Jared sussultare, e aprì le braccia per farlo sedere vicino a lei e coprirlo con le coperte.

Facevano un gioco, da quando era iniziato questo loro viaggio, nei momenti come questi.

Dove non ti sembra di impazzire solo perché non sei da solo

-secondo te chi abitava questa casa?- le chiese Jared, stringendosi a lei.

Lay si guardò intorno, provando ad immaginare

-io dico una coppia di maghi- azzardò Lay -una coppia molto vecchia, con una casa così piccola perché i figli sono andati via, e i mobili li facevano apparire solo quando ne avevano bisogno-

Jared rise per quella ipotesi, e si finse mago agitato un dito

-puff, lì mettiamo il letto- esclamò indicando il lato opposto alla finestra

-puff, accanto un armadio di acero pieno di vestiti- continuò Lay

-e lì una libreria grande grande-

-nella cucina talmente tanto cibo da scoppiare-

-e in giardino aveva un orto grandissimo- inventò Jared -lui lo coltivava ogni giorno, e lei si occupava invece degli animali che tenevano nel recinto-

-così quando venivano a trovarli i figli portavano i nipoti e li facevano giocare con gli animali-

-si- affermò Jared -avevano le mucche, le galline..-

-i galli- lo interruppe Lay

-e i draghi, quelli blu che piacevano a papà, e persino un grifone- continuò il fratello, ricordando le foto che il padre conservava di un suo vecchio viaggio in Svizzera.

-anche i choiron piacevano a papà, quindi avevano anche quelli- esclamò Lay ridendo della loro immaginazione

-i choiron?- chiese Jared, confuso.

Lay lo guardò con aria seria, alzando le sopracciglia.

-ne portò anche uno a casa- gli suggerì, guardandolo concentrarsi per ricordare.

Aspettò qualche altro secondo, finché gli occhi azzurri del fratello non si posarono su di lei in cerca di un suggerimento

-i maiali con le ali- esclamò, con fare ovvio

Jared saltò sul divano, con la testa tra le mani

-è vero- continuò -quando ti volevamo fare una sorpresa ma ci scappò e poi…-

-..l’ho ritrovato nel bagno- continuò Lay

Jared rise del ricordo, e per un po’ dimenticarono il freddo

-è un po’ che non ti faccio uno scherzetto- attestò Lay, portandosi il mento tra le mani con fare serio, sentendo Jared ridere preoccupato -attento a te, Jared Bell, potrei scatenare la mia furia-

Continuarono a scherzare, finché Lay decise che dovevano dormire, allora abbracciò il fratello per non farlo cadere giù dal divano, e la casa piombò nel silenzio mentre il vento soffiava forte, la porta strideva, i vetri minacciavano di rompersi e il cielo sembrava facesse un indigestione con i suoi tuoni.

-se noi..- cominciò il bambino, stringendo la mano della sorella -..fossimo normali, cosa faremmo? I bambini che hanno una mamma e un papà cosa fanno?-

Lay strinse i denti a quel pensiero, era solo un bambino, e la normalità era avere due genitori.

-ma noi non siamo normali- esclamò Lay facendogli il solletico -noi siamo controllatori - continuò muovendo l’indice in circolo davanti ai suoi occhi, provocando un piccolissimo tornado che lasciò morire nell’aria.

Jared rise di quel vecchio giochetto, ma poi la fermò

-e i bambini controllatori con una mamma e un papà?- continuò.

Lay gli afferrò la mano, e tentò di rispondergli

-loro studiano nelle scuole di Occulta, la capitale della magia e degli elementi, e ogni paese ha una sua Occulta- gli spiegò, esattamente come lo avevano spiegato a lei anni prima -l’Americana si trova vicino New York, quella italiana vicino Firenze e quella inglese tra Londra e Coventry-

-e perché noi non siamo lì? Perché noi non ci facciamo aiutare da quelli come noi?-

-è tardi- lo interruppe Lay, stringendolo nelle coperte -cerca di dormire-

Jared non obbiettò, e in pochi minuti si addormentò con la mano tra le dita della sorella.

Lay si lasciò sfuggire una piccola lacrima, solo perché lui non poteva vederla, allora durante la notte poteva liberare la sedicenne che era in realtà.

Anche lei le voleva delle risposte.

Voleva chiedere perché non l’avevano mandata alla scuola di Occulta invece che farla studiare privatamente, ma il padre era morto e la madre era scappata via.

Molto prima che le potesse anche solo comporle queste domande.

Anche lei voleva sapere perché stavano scappando dalle persone come loro, cosa c’era a Firenze di così importante?

Ma non aveva nessuno a cui chiederlo, così rimase in silenzio, a si addormentò.








 
   
 
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