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Autore: HalfBlood_Camp    14/08/2015    0 recensioni
2085. Al Campo Mezzosangue e al Campo Giove regna ormai la pace. A Hogwarts la vita dei maghi va avanti tranquilla. A Panem, Katniss ha appena preso il controllo; dopo aver discusso, decidono di organizzare dei gruppi di ricognizione per cercare oltre il confine.
Cosa succederebbe se dei ragazzi provenienti da queste tre realtà si incontrassero e sarebbero costretti a combattere insieme per la loro casa? Cosa succederebbe se venisse stravolta la loro idea del mondo e dei loro abitanti?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Mostri, Oracolo di Delfi, Rachel Elizabeth Dare
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Benvenuta al Campo Mezzosangue, Lucy.
 
POV Lucy
 
Io sono quel tipo di persona che accetta tutto con facilità, anche se non lo dà a vedere. Accetto il fatto di aver trovato altre persone al di fuori di Panem. Accetto che loro combattano contro cani bicefali giganti. Accetto l’incenerimento - letterale - di quest’ultimo in seguito a un coltello conficcato in mezzo alle due teste. Accetto il volare con dei cavalli alati. Accetto di essere stata portata in un centro estivo simile ad una base di addestramento militare in stile greco. Ma quando mi si piazza davanti un uomo con un corpo da cavallo al posto delle gambe è la goccia che fa traboccare il vaso: non posso far altro che svenire.
 
Lucy.
Perché non sono tornata alla base quel giorno? Perché ho continuato a camminare? Chissà come starà in pensiero mio fratello. Sono una stupida! Ora rimarrà solo di nuovo.
Lucy.
Eppure, non ho voglia di svegliarmi e ricominciare con tutte queste assurdità da capogiro...
Lucy.
No, mi devo svegliare. Devo farlo per mio fratello. Non importa quanto inconcepibile potrà essere questo posto. Lo devo a lui.
-Lucy, mi senti?-
Torpidamente apro gli occhi. Sento il suono di una piccola fontana e intravedo un soffitto nero che... sbrilluccica? Per un momento penso ancora di essere svenuta e che stia sognando di trovarmi al cospetto di un’enorme ostrica nera che sbava copiosamente. Poi, una ragazza dai capelli biondi rasati da un lato entra nel mio campo visivo, guardandomi dall’alto. Non riesco a metterla bene a fuoco.
-Mmmmh- è l’unica cosa che riesco a dire.
-È sveglia, vai a chiamare Chirone- sento dei passi uscire dalla stanza.
-Lucy, come ti senti?-
Ora la vedo. È Cassandra, la ragazza con cui ho scelto di aprirmi e parlare della mia casa perché mi è sembrata la persona più disponibile e gentile dell’intero gruppo. Gli occhi verde acqua mi scrutano con preoccupazione. La cicatrice che le taglia il sopracciglio destro a metà è molto visibile grazie alla fronte corrugata. Si inumidisce le labbra carnose prima di porgermi un bicchiere d’acqua.
-Tieni, ti farà bene.- mi tiro su a sedere con qualche sforzo. La testa mi inizia subito a pulsare e mi devo distendere di nuovo.
-Fa’ piano, non vorrai svenire di nuovo.- mi alza dolcemente la testa e ci mette un altro cuscino sotto cosicché possa bere.
-Dove sono i miei... coltelli?- riesco a biascicare. La guardo sorridere scoprendo i denti bianchi e alzarsi. Ha sostituito la t-shirt arancione accidentata dal cane bicefalo con un’altra identica. Ha la pelle piuttosto chiara, jeans neri lunghi fino al ginocchio che lasciano intravedere la muscolatura marcata sulle gambe, piedi più grandi del normale chiusi in delle Sneakers, anche loro nere.
-Ti abbiamo portato nella casa di Poseidone quando hai perso i sensi, se te lo stai chiedendo. È da decenni che nessuno la occupa.-
Per poco non sputo l’acqua che ho in bocca. Poseche? Ispeziono la stanza in cui mi trovo e per la prima volta mi accorgo che c’è un odore strano, salmastro, odore di mare. Mi trovo in uno di dieci letti identici provvisti di lenzuola di seta. Le pareti sono nere come il guscio delle ostriche e scintillano quando ruoto la testa. Dei vasi di anemoni e piante fosforescenti occupano alcuni scaffali distribuiti per la camera. Seguo il tintinnio dell’acqua fino a incontrare con lo sguardo una piccola fontana costruita nel muro vicino al bagno. Un arcobaleno molto definito solca la cascatella.
-Dove mi trovo?- la mia voce è un sussurro, troppo catturata dall’arcobaleno come sono.
-Nella casa di Poseidone, dio del mare.- ripete. La ragazza riemerge dal bagno con i miei coltelli. Li appoggia sul comodino affianco a noi e si rimette seduta sul bordo del letto. –L’infermeria era al completo, mezzo campo ha fatto indigestione per colpa degli Stoll*...-
La interrompo prima che continui con le sue assurdità come se io capissi tutto.
-Dio del mare?-
-Forse non spetta a me spiegarti tutto...-
-Spiegarmi cosa?- sono ancora più confusa.
-A momenti arriverà Chirone, il nostro mentore. Lui risponderà a tutte le domande che vorrai porgli.-
-Aspetta un attimo, Chirone è quel tizio con..- non faccio in tempo a finire la frase che bussano alla porta. Ad entrare sono il famoso Chirone e Chris, il ragazzo a cui ho salvato la vita. Quest’ultimo si è dato una bella ripulita e ha cambiato di abbigliamento: ora indossa dei jeans blu sbiaditi, una camicia bianca e scarpe da ginnastica dello stesso colore. Wow, il primo ragazzo che vedo preoccuparsi della propria igiene. Non che al distretto 6 fosse la priorità - principalmente pensavamo tutti a non morire di fame  -, però fa sempre piacere.
-Allora Lucy, come ti senti?- l’uomo-cavallo si pianta davanti al mio letto, mentre gli altri due ragazzi rimangono in disparte, pronti a intervenire se mi fosse venuto un secondo attacco di stress. Non riesco a rispondergli e sto lì, a fissargli il corpo da cavallo con le parole che mi muoiono in gola.
-Penso che tu voglia interrogarmi su questa situazione, quindi risponderò ad alcune tue domande. Però sii cauta, ti sei appena ripresa da uno svenimento.-
Il dilemma è che ho così tante domande turbinanti in testa che non so da quale iniziare. Stai calma Lucy, mi dico, inizia dal principio.
-Cosa... è esattamente lei?- per un attimo ho il terrore che mi stampi un bel marchio in fronte con uno dei suoi zoccoli, ma quando mi risponde la sua voce è calma.
-Sono una creatura comunemente chiamata centauro, mezzo uomo e mezzo cavallo.-
-E...e quanti ce ne sono di individui come... lei?-
-Oh beh, siamo in molti, sì: un po’ sparsi qua e là per il mondo, viviamo in branco di solito.- mi dà il tempo di assimilare questo concetto, poi conclude -possiamo essere ostili se qualcuno attenta la nostra sicurezza o quella di un nostro compagno. Ma che ci vuoi fare? Siamo fatti così.-
Lo afferma nel modo in cui una persona normale direbbe “Sì sai, mio figlio è piuttosto spericolato quando gioca con gli altri, ma che ci vuoi fare? I ragazzi son fatti così”. Proprio la stessa cosa.
-Da quanto tempo esistete?-
-Da moltissimo tempo. Io, ad esempio, sono nato diversi millenni fa.-
-Diversi millenni fa?!- no, questo è troppo. La persona con cui sto parlando è immortale? Ma stiamo scherzando? Cerco con lo sguardo quello di Cassandra, per aver conferma di ciò che sto sentendo e la ottengo. Mi sforzo di continuare con la prossima domanda.
-Cos’è questo posto? E mi spieghereste cos’è questa storia degli...dei? Prima Cassandra ha parlato di dio del mare...-
Per un attimo Chirone mi studia, valutando se soddisfare la mia curiosità o no.
-È piuttosto complicata e lunga la risposta, forse dovresti dormire un po’ prima di...-
-Sto benissimo, non devo riposare, non mi serve.-
Ho uno strano presentimento su questo posto, come se conoscessi già le risposte alle mie domande. Ma sono troppo frastornata per chiarirmi le idee.
-Lucy- ora è Chris a parlare -faresti meglio a dormire. Hai perso conoscenza e la tua mente potrebbe reagire in modo esagerato alle risposte che vuoi avere.-
-Ma io...-
-Lucy- la voce di Cassandra è perentoria -dormi, e quando ti sarai svegliata avrai le risposte che cerchi.-
Con riluttanza acconsento. Chirone e Chris escono, seguiti da Cassandra che mi fa un ultimo cenno di saluto. Non potendo fare altro, mi giro da un lato e cerco di assopirmi, ma dopo aver sentito quelle informazioni sulla natura del centauro non credo di essere in grado di dormire ancora. Quando chiudo gli occhi vedo davanti a me gli uomini-cavallo galoppare per le praterie e accanirsi sul primo seccatore che incontrano. Tento di scacciare via quelle immagini. Per fortuna la mano pesante del sonno viene a trascinarmi con sé, portandomi in luoghi dove posso rilassarmi, lontana dalla insensata realtà.
 
Quando mi sveglio mi accorgo che mancano poche ore al calar del crepuscolo. L’arcobaleno è ancora vivido nell’acqua traballante della fontana. Mi tiro su a sedere, con lo stomaco vuoto che chiede pietà. Solo ora mi rendo conto di non aver ancora mangiato da quando ho lasciato Panem. La decisione di andarmene l’ho presa quando oramai ero già partita con la mia squadra, quindi di provviste nemmeno l’ombra. Ho provato a cacciare qualche animale nei boschi, ma dopo le catastrofi ambientali nessuna specie ha ripopolato quei posti. Ma la fame non mi è nuova, per cui riesco a non pensarci molto. Vedo che sul letto accanto al mio ci sono dei vestiti puliti: jeans neri e una maglia dello stesso colore con un teschio bianco sopra. Mi alzo in piedi un po’ titubante e prendo i vestiti, facendo cadere un bigliettino.
 
Ho pensato che si adattassero di più al tuo stile dark.
 
La calligrafia è fine e ordinata. Penso subito a Cassandra: solo lei poteva preoccuparsene. Wow, la conosco da un giorno soltanto, ma la sento molto più vicina di chiunque altro. Mi faccio una doccia per lavare via tutto lo stress e il torpore del sonno. Mi vesto velocemente e decido di andare in esplorazione. Ho la stessa sensazione di saper già qualcosa su questi dei, ma sono ancora troppo confusa per cercare di ricordare. Appena esco dall’alloggio, rimango un’altra volta a bocca aperta davanti allo scenario che trovo. Non so da dove cominciare, ho l’imbarazzo della scelta! Proprio quando stavo per avviarmi a una struttura simile a una scuderia, Cassandra esce da una casetta molto luminosa dai muri color oro e corre verso di me.
-Lucy, aspetta!- è molto veloce per essere una nanetta. -Come ti senti?-
-Sto bene, ma vorrei avere delle risposte ora.-
Non ho nessuna voglia di parlare, ma non so perché quella ragazza sprizza fiducia da tutti i pori.
-Con calma, non c’è fretta- si guarda in giro. -Allora, ti va un giro turistico?-
Mi pare ovvio! vorrei urlare, ma mi limito ad annuire.
-Perfetto, sbrighiamoci e cerchiamo di finire prima di cena.-
Mi porta per primo alla costruzione che avevo reputato come scuderia, confermando le mie supposizioni. La stalla è piuttosto grande, di forma rettangolare, con venti box che corrono sui lati più lunghi. È piuttosto pulita, il fieno è riposto ordinatamente in mucchietti per tutto il corridoio. Verso il fondo, noto un ragazzo intento a dare delle leccornie di colore giallo ad un cavallo alato dal manto color grano e dalla criniera rossiccia. Quando ci avviciniamo di più, mi accorgo che quei bocconcini sono pezzetti di polenta.
Aspetta... polenta?
-Ciao Fava!- lo saluta Cassandra.
Il ragazzo si gira facendo ondeggiare la massa informe di capelli bruni che ha in testa. Ha i lineamenti elfici, con le orecchie leggermente a punta e gli occhi castani a mandorla. È molto alto, magro e dalla carnagione pallida. Le gambe snelle sono chiuse in dei jeans blu e il corpo ossuto nuota in una maglia arancione, forse troppo grande per lui. Ai piedi indossa delle calosce blu.
-Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così!- gli occhi sono ridotti ad una fessura. -Comunque, ciao anche a te...-
Come se si fosse accorto di me solo ora, incomincia a fissarmi.
-Chi è la raga... - l’animale a cui stava dando da mangiare gli dà una spinta con il muso per chiedere ancora cibo, facendogli perdere l’equilibrio e facendolo finire in mezzo ad una catasta di fieno là dietro. Cerca di rialzarsi in modo disinvolto, ma scivola di nuovo. Mi faccio scappare un sorriso; sì, quel tipo è proprio imbranato.
-Vuoi una mano?- Cassandra ha il viso tutto rosso, nel tentativo di non ridere.
-No, no... ce la faccio!- finalmente il ragazzo riesce ad alzarsi e a scrollarsi la paglia di dosso.
-Scusate il piccolo... contrattempo. Stavo dicendo, chi è questa ragazza?-
-Caro Fava, voglio presentarti Lucy, la canadese. Lucy, questo è Fav... ehm, Mike Strife, ladruncolo da strapazzo.-
-Ehi!**- guarda di nuovo male Cassandra mentre mi stringe la mano.
-Piacere di conoscerti, Lucy. Non ascoltare questa tizia, devo dire che me la cavo piuttosto bene nel mestiere di ladro.-
Il cavallo cerca ancora di attirare l’attenzione di Mike allungando il collo e sfiorandolo con le labbra. Quest’ultimo non riesce a farlo andar via, continuando a muovere il gomito avanti e dietro.
-Sicuro, non vede l’ora di osservarti all’opera.- dice sarcasticamente la ragazza al mio fianco, beccandosi l’ennesima occhiata storta.
-Comunque, continuiamo il nostro tour? Come puoi vedere, queste sono le scuderie, dove teniamo i nostri pegasi. Ne possiamo ospitare venti al momento.-
Come a confermalo, i cavalli nitriscono e raspano per terra.
-Pegasi?-
-Si, pegasi. O cavalli alati, come vuoi tu.-
Rimango un’altra volta senza parole. Che novità.
-Come... com’è possibile? Cioè, sono una sorta di esperimenti andati mali oppure...?-
-Esperimenti? Assolutamente no!- Cassandra guarda Mike, che si mette a ridere tenendosi la pancia.
-Eh no! Ora glielo spieghi tu!-
-Mike, lo sai che...-
-Oops, mi sono appena ricordato di un impegno particolarmente urgente. Addio!-
Detto questo, chiude in fretta e furia il box del suo cavallo e corre fuori dalla scuderia, accompagnato dalle urla vendicative di Cassandra.
-Cosa...?-
-Gli piace darmi fastidio... quel pezzo di fava.- sibila fra i denti la ragazza.
-Cosa ti da fastidio?-
-Lascia stare, non...-
-No che non lascio stare!- sono infuriata, la prendo per la maglietta portandola ad un soffio dal mio viso. -Ora, o mi spieghi qualcosa di questa dannatissima situazione oppure di’ addio al tuo bel nasino.-
Sto letteralmente ringhiando.
-Va bene, stai calma- alza le mani in segno di resa. -se mi potresti lasciare te ne sarei molto grata.-
La lascio con una leggera spinta.
-Per rispondere alla tua domanda, mi da fastidio spiegare la storia della cultura greca alle persone, semplicemente perché non sono brava a esprimermi...-
Penso che ci sia qualcos’altro sotto, ma non indago.
-Da dove vengono questi pegasi?- riformulo la domanda.
-Il cavallo alato più famoso di tutti, Pegaso, nacque da Poseidone e Demetra, durante una relazione in cui tutti e due erano trasformati in cavalli. Oltre a Pegaso, nacque anche Arion, il cavallo più veloce e potente della terra. Arion e Pegaso poi procrearono tutti i cavalli alati che esistono.-
-Aspetta aspetta, frena! Chi è Poseidone e chi è Demetra?-
Fa un lungo sospiro.
-Poseidone è il dio del mare, come ti ho già detto, e Demetra dell’agricoltura.- sembra esasperata.
-E come fate a sapere che è vero?-
Ora è veramente spazientita.
-Continuiamo il nostro tour, che dici?- mi risponde acida.
Mi afferra per un braccio e mi trascina fuori dalla scuderia. Mi guida fino ad un alloggio fatto di pietre scolpite con incisioni eccentriche. Ci fermiamo bruscamente sulla soglia. Bussa forte alla porta e ci viene ad aprire un ragazzo sui sedici anni, basso e grassottello, indossa la stessa t-shirt arancione che hanno tutti e jeans blu, è pieno di lentiggini sul naso a patata e ha le guance paffute. I corti capelli neri sono schiacciati sotto un cappello da baseball, calato sugli occhi scuri. Apre le labbra in un gran sorriso, facendo sembrare le guance ancora più tonde.
-Cassandra, che piacere! A cosa devo la tua splendida visita? Oh, e vedo che hai portato con te una donzella molto graziosa! Qual è il tuo nome?-
Mi guarda da sotto la visiera del cappello. I suoi occhi sono troppo scuri, come se non avesse le iridi.
-Oh, falla finita Billy. C’è Edith?-
-Temo di non poter soddisfare la tua curiosità se ti mostri così ostile nei miei confronti.-
Si para davanti alla porta con le gambe divaricate e le braccia conserte. Cerca di ergersi in tutta la sua altezza... o dovrei dire bassezza?
Cassandra chiude gli occhi cercando di darsi un contegno. Sembra che quel tipo le dia proprio sui nervi.
-Billy caro, potresti controllare se c’è Edith? Per piacere?-
-Ma certo mia diletta, gliela cerco subito.- scompare dentro la casa.
Sorrido sotto i baffi. Certo che in questo posto ci sono persone veramente bizzarre.
Riemerge pochi attimi dopo, con al seguito una ragazza che in altezza lo supera di una decina di spanne.
-Ecco a lei Edith, mia adorata. Non pensi che meriti una gratificazione per il mio sforzo?-
Gli si forma un sorrisetto sulle labbra mentre si protende verso Cassandra.
-Sparisci.- intima quest’ultima.
Il ragazzo stavolta segue saggiamente il consiglio, capendo di star facendo infuriare la persona sbagliata.
-Cass, cosa ci fai qui?-
La ragazza ha lunghi capelli rossi legati in due trecce che le ricadono sulle spalle. Ha gli occhi grandi e verdi, la pelle chiara, labbra e naso molto sottili. È alta più o meno quanto me, porta la solita maglia arancione arrotolata sulle spalle e dei jeans scuri. Sembra sorpresa di vederci qui.
-Mi serve un favore.-
-Dimmi pure!-
-Vorrei chiederti se dopo cena si potrebbe organizzare una partita a Caccia alla Bandiera. Forse una sera passata nel bosco sarà molto utile alla diffidenza della nuova arrivata.- La bionda mi poggia una mano sulla spalla.
 Ma sta dicendo sul serio? Per lei, le risposte alle mie domande arriveranno giocando a Caccia alla Bandiera.
-Ti piacerà, vedrai.- la rossa mi sorride. –Piacere comunque, mi chiamo Edith, figlia di Ecate e organizzatrice ufficiale di tutti gli eventi che si svolgono qui.-
Le strigno la mano.
-E così, tu sei la nuova arrivata eh? Si parla molto di te qui al Campo. Dicono tutti che vieni dal Canada, è vero?-
-Si, vengo dal Canada...-
Gli occhi della ragazza si fanno ancora più grandi dallo stupore.
-Com’è laggiù? È una terra completamente desolata? Ci sono ancora animali? Ci sono persone oltre a te? Se si, siete una grande comunità? Dove vi procurate il cibo? Andate tutti d’accordo? E...-
-Va bene, va bene.. Time-out! Frena la lingua donna! Lucy si sta ancora abituando a questo posto e la sommergi così di domande?-
Le orecchie di Edith diventano rosse.
-Scusa, sono molto curiosa... ma non sono quel tipo di persona che poi va a spiattellare in giro gli affari altrui; me li tengo per me per farmi un quadro generale della persona che ho davanti.-
Le sorrido per dirle che non mi disturba.
-Va bene, grazie di tutto Edith. Sono sicura che stasera Chirone presenterà a tutti Lucy.-
Salutiamo la rossa e scappiamo appena in tempo da Billy, apparso di nuovo al fianco della sua compagna di casata.
 
Procediamo con il nostro tour. Ogni tanto vedo qualche ragazzo che indossa una maglia viola con la scritta SPQR sul petto, diversa da tutte le altre. Però non mi azzardo a fare altre domande, c’è il rischio che venga trascinata da altri strampalati intenti a organizzare qualche altra caccia al tesoro.
La mia guida mi porta all’arena dove i semidei -chiamati così da Cassandra- si allenano in tiro con l’arco, nella lotta e cercano di non infilzarsi con le spade. Mi presenta l’insegnante di tiro con l’arco Michele, un ragazzo alto, capelli castani corti ai lati e lunghi al centro, culminanti in un ciuffo alla Elvis Presley. Occhi blu e carnagione bronzea, sembra il solito figaccione dei distretti privilegiati che ci rifilava Capitol City durante gli Hunger Games, con la muscolatura impeccabile e il viso perfettamente simmetrico. Porta la solita maglietta arancione, dei pantaloncini neri e scarpe da ginnastica dello stesso colore. La piccola folla che lo circonda è interamente formata da ragazze, tutte occupate a fargli gli occhioni dolci invece di seguire la lezione. Della sua conversazione con Cassandra capto solo l’essenziale, impaziente di parlare con il mio centauro preferito.
Michele sembra un ragazzo simpatico, a dispetto del vecchio detto “tutto muscoli e niente cervello”; dice di venire dall’Italia e che i suoi genitori sono proprietari di almeno una decina di allevamenti equini. È nato e cresciuto in mezzo ai cavalli, perciò nel suo tempo libero si occupa dei pegasi visitati poco fa. Non ci soffermiamo molto a parlare perché sia a me che alla mia accompagnatrice danno il voltastomaco le avance delle sue “allieve”.
Proseguiamo visitando il teatro e la zona d’arte. Continuo a cercare di fare una scaletta con la miriade di domande che mi turbinano in testa. Incomincio a ricordare qualcosa che mi aveva detto Charlie durante le sue lezioni private - per mancanza di soldi, non sono potuta andare a scuola, così mio fratello mi faceva da insegnante. Mi ha accennato qualcosa sulla cultura greca, basata su divinità di ogni genere. All’improvviso mi riaffiorano alla mente storie di mostri, di mezzosangue e divinità che bisticciano dall’inizio dei tempi.
Forse dovrò rivedere le domande da fare a Chirone.
-Questa, come puoi vedere, è la mensa.-
Sono così tanto assorta nei miei pensieri da non accorgermi che Cassandra si è fermata. Sta indicando un enorme padiglione senza tetto affacciato sul mare, contornato da candide colonne e con una quindicina di tavoli da picnic di pietra. Lì vicino, sorge un piccolo falò.
-Quando suona la campana, gli spiriti del vento portano sui tavoli prelibatezze di ogni tipo. Prima di mangiare, ognuno deve buttare una parte della sua porzione nel falò per onorare gli dei. Sai, a loro ne piace molto il profumo. Invece, nei bicchieri apparirà qualunque cosa vorrai, magicamente.- dice quest’ultima parola con enfasi, agitando le mani davanti al mio viso.
-Oh, ma piantala! Non ci credo nemmeno se lo vedo.-
-Non posso far altro che dirti di aspettare la cena.-
Non ho nemmeno il tempo di darle della pazza che il temuto e attesissimo Chirone ci raggiunge dalla spiaggia. Porta un dolcevita turchese e come sempre il corpo da cavallo è ben lucidato. Ha la solita espressione saggia e calcolatrice.
-Cassandra, hanno bisogno di te per i preparativi dei giochi di stasera.-
-Bene così, a dopo!-
La bionda si avvia di nuovo verso la casa dove abbiamo incontrato Edith e Billy. Il centauro mi guarda per qualche attimo, come se volesse accertarsi che stia veramente bene, poi mi dice di andare verso la spiaggia così da stare un po’ soli.
-Lucy, ti piace qui?-
-Penso di si.-
È fantastico questo posto. Non ci sono spargimenti di sangue annuali e questo è già tanto.
-Dimmi allora, dai sfogo alla tua curiosità.-
Che le danze abbiano inizio.
-Perché avete creato questo posto?-
-È un campo per i semidei, cioè ragazzi figli di una divinità e di un mortale che ereditano alcuni poteri dai genitori divini. Ci sono quindici case, ognuna per un dio diverso. Penso che Cassandra ti abbia già fatto vedere gran parte del posto.-
Piano piano i pezzenti mancanti al puzzle si riassemblano.
-Come fanno gli dei a scendere sulla terra e fare un figlio con un mortale senza che nessuno se ne accorga?-
-Tanto per cominciare, attualmente l’Olimpo si trova sopra l’Empire State Building...-
-Alt, stop! L’Olimpo sull’Empire State Building?-
Un sorrisetto si forma sulle labbra di Chirone.
-Siccome prima il centro della cultura greca era, ovviamente, la Grecia, l’Olimpo si trovava sospeso su quest’ultima. Però, con il passare degli anni e con la fine della civiltà greca sempre meno gente pregava gli dei. Alcuni pensarono che fossero istinti, ma non è corretto. Hanno semplicemente seguito il flusso del potere occidentale, portandosi dietro anche l’Olimpo, fino ad arrivare qui a New York e a stanziarsi sopra l’Empire State Building. Nel corso degli anni, gli dei sono scesi sotto forma di mortali e hanno procreato tutti i semidei.-
Nel frattempo siamo arrivati alla spiaggia, dove mi metto seduta sovrastata dalla figura di Chirone.
-Ma le persone normali non si accorgono dell’Olimpo stanziato sopra al grattacielo?-
-Non è situato direttamente sulla punta del palazzo, bensì è a ben 600 piani di altezza. Nessuno può vederlo da terra. I mortali, inoltre, non si accorgono di tutto ciò a causa della Foschia.-
-Fosche?-
-F o s c h i a- fa lo spelling della parola. -annebbia le menti umane e non gli permette di vedere dei, mostri e armi in bronzo celeste, da cui non possono neanche essere feriti.-
-Ma io sono riuscita a vedere quel cane bicefalo contro cui stavamo combattendo Cassandra e gli altri!-
Chirone mi scruta dall’alto, uno sguardo penetrante che fa combaciare l’ultimo pezzo del puzzle.
-Non vorrà dire che ho qualcosa a che fare con tutto questo!-
-La tua domanda è stata “L’Olimpo sull’Empire State Building?”, non “Cos’è l’Olimpo?”-
Un’idea cerca di farsi spazio nella mia testa. Non ho mai conosciuto i miei genitori: mio padre morì in circostanze ignote durante il suo solito giro fuori dalla recinzione; invece mia madre morì di parto. Mio fratello mi diceva sempre che i nostri genitori, quando pensavano di non essere ascoltati né visti, parlavano di mostri e imprese compiute tempo fa. Anche quando siamo stati affidati a nostra zia succedevano cose strane: alcune volte la vedevamo maneggiare il fuoco nel camino acceso a mani nude, senza bruciarsi. Possibile che discendessi da semidei?
-Sei una ragazza molto interessante Lucy. Cassandra mi ha raccontato della tua storia, ma vorrei sapere più cose sul tuo conto.-
Per la prima volta mi sento rassicurata. Se veramente ho sangue semidivino, questa è la mia casa, dove potrò portare anche mio fratello.
Il suono di un gong riempie l’aria.
-Finalmente la cena. Vieni Lucy, ti voglio presentare la nostra famiglia.-
 
Il padiglione dalle colonne bianche ora è gremito da qualche centinaio di semidei. Spiritelli dall’aura brillante si aggirano frettolosi fra i tavoli, portando vassoi e vassoi di cibo. Il mio stomaco mi ricorda che ho una fame pazzesca e tutto quel via vai di cibo mi fa venire l’acquolina in bocca. Chirone mi scorta davanti ad un tavolo che sovrasta tutti gli altri, dov’è seduto un tipo che emana un lieve odore di vino. Ha i capelli castani tirati indietro dal gel, baffi e barba abbastanza lunghi e dello stesso colore della sua chioma gellata. Ha gli occhi scuri, le sopracciglia folte e il naso lungo. Indossa una camicia beige a quadri e jeans marroncini. Ha la carnagione abbronzata e porta una collana fatta di pietruzze. Chirone gli fa un veloce cenno con la testa prima di presentarmi al campo.
-Ragazzi, posso avere un attimo di attenzione? Grazie. Oggi una nuova persona è entrata a far parte della nostra famiglia.- mi dà una piccola spinta in avanti. -Si chiama Lucy e viene dal Canada.-
Un brusio generale si alza e Chirone ci mette qualche minuto per placarlo.
-Non è una semidea, ma nemmeno una semplice mortale: la sua mente riesce a oltrepassare la Foschia. Perciò l’accoglieremo come se fosse nostra sorella. Trattatela bene e fatela sentire a casa.-
Finito il discorso, ricominciano tutti a mangiare, lanciandomi occhiate furtive e parlottando sottovoce.
-Benvenuta tra noi, Lucia.-
Ci metto un attimo prima di capire che l’uomo barbuto si sta rivolgendo a me.
-Veramente è Lucy, signore, non Lucia.-
-È uguale. Io sono il Signor D, capo di questo splendido campo!- il suo sorriso è molto tirato.
-Piacere di conoscerla, signore.-
-Si si, certo. Ora va a sederti con i tuoi amichetti rompicatole, le formalità sono concluse.-
Lo guardo scrutare all’interno del suo bicchiere prima di avviarmi verso il tavolo di Cassandra. Seduti insieme a lei ci sono solo Chris, Alex e April.  Chris ha gli stessi vestiti di prima, Alex invece indossa una t-shirt blu con un logo di una pescheria e dei jeans anch’essi blu. April è la più strana di tutti: ha una maglia grigia con le maniche tirate su fino al gomito abbastanza lunga con dei fuseaux neri sotto. Porta anche una collana con un gufo dagli occhi enormi. È la prima volta che vedo i suoi occhi castano chiaro. Durante la lotta contro il cane bicefalo è svenuta, per cui non abbiamo parlato molto, ma quando si rivolge a me sembra perfettamente a proprio agio, come se mi conoscesse da anni.
-Ciao Lucy! Hai fatto una bella chiacchierata con il nostro mentore? Simpatico, non è vero?- mi dice April con un gran sorriso, facendomi cenno di sedersi vicino a lei. -Stasera giocherai nella nostra squadra, spaccheremo i culi a quei presuntuosi dei figli di Ares!-
-Sempre delicata come un fiore...- l’espressione di Chris è indifferente, quasi annoiata.
-Ehi paladino della giustizia, sai bene che odio tutti.- mi mette un braccio sulle spalle. -tranne Lucy ovviamente. Ancora non ti conosco, quindi mi stai simpatica!-
Guardo Cassandra in cerca di aiuto e lei si stringe nelle spalle ridendo.
All’improvviso, i ragazzi ai tavoli accanto si alzano e si mettono in fila davanti al falò. Anche noi facciamo la stessa cosa dopo esserci riempiti i piatti. Uno alla volta buttiamo nel fuoco una parte del nostro cibo. Gli altri sussurrano il nome del loro genitore divino, ma io non so che fare. Decido che rivolgerò il mio pensiero a mio fratello, Charlie.
Vi prego, Zeus, Poseidone, Era o chiunque ci sia all’ascolto... proteggete mio fratello.
 
-Cosa mi potete dire sul conto del Signor D?-
Tornati al tavolo, non riesco a distogliere lo sguardo dal direttore del campo.
-Se te lo stai chiedendo, “D” sta per Dioniso, non per Demente.-
Cassandra da un calcio alla ragazza accanto a lei sotto il tavolo.
-April, sta zitta!-
-Che c’è? Mica mi può sentire da qui!- si riempie la bocca di insalata -e foi è fefo, lo fifono fuffi fi al camfo.-
-Mi ha chiamato Lucia quando si è presentato.-
-Non ci far caso, sbaglia tutti i nomi delle persone che non gli interessano. A me ha chiamato Chip invece che Chris.-
-Hey Chip, dove l’hai lasciato Chop?-
Chris diventa tutto rosso e tira un pezzo di pane a April, piegata in due dalle risate.
-Comunque, per rispondere alla tua domanda, quello è Dioniso in persona. Il campo gli è stato affidato dagli dei come una specie di libertà vigilata. Sai, con la storia del vino...-
Cassandra viene interrotta da Alex.
-Per cui adesso odia il campo e tutti i suoi residenti, a parte quelli che si offrono di fare un lavoro al posto suo.-
April, con un pezzetto del pane di Chris fra i capelli, prende le mani del ragazzo davanti a lei nelle sue con finta incredulità.
-Il muto parla! Ti prego fallo ancora, vogliamo sentire il suono soave della tua voce.-
Il ragazzo per tutta risposta ritrae le mani arrossendo fino alla punta delle orecchie e borbottando un “Piantala”
-Sarà lui ha sovrintendere la Caccia alla Bandiera di stasera?- chiedo.
-Certo che no, lui se ne starà nella Casa Grande a sorseggiare la sua acqua e a maledire gli dei per averlo spedito qui.- mi risponde April.
-Invece di chiacchierare a vanvera,- Chris lancia un’occhiataccia a April. -perché non ci sbrighiamo a mangiare così abbiamo più tempo per organizzarci e miglior scelta per le armi?-
Dovremo combattere con armi vere? Va bene, tanto non mi sorprendo più di niente.
-Stai tranquillo, non ti ricordi che ognuno ha la sua arma personale?- Cassandra punta la forchetta contro il moro. -E poi, chi tocca la mia Likos è già morto per me.-
-Likos?- chiedo.
-È la mia spada. Likos significa lupo in greco. Il precedente proprietario era un semidio figlio di Ares. Viveva in Alaska, era un bracconiere che nel tempo libero si divertiva a torturare chi non gli andava a genio. L’arma si chiama così in memoria della prima creatura che uccise: un lupo.-
-Ho già sentito questa storia fin troppe volte.- April la guarda disgustata.
-Sai che non ne vado fiera, eppure quell’arma ha avuto un effetto attrattivo su di me, come una calamita, capisci? Quando l’ho vista la prima volta mi ha chiamato, mi ha implorato di prenderla...-
-E tu piangendo l’hai portata al caldo nella tua capanna e le hai preparato un brodo caldo per calmarla.- la interrompe la ragazza accanto a me sogghignando.
Cassandra la guarda male prima di continuare a rassicurare Chris.
-Insomma, stavo dicendo che abbiamo tutti le nostre armi personali e Lucy avrà tutto il tempo di scegliere la sua. Quindi direi di gus...-
-Guarda guarda, ma cosa abbiamo qui?-
A parlare è stato un ragazzino basso e grassottello, con un cappello da baseball calato sugli occhi e le braccia incrocate. Lo riconosco subito: è Billy, il ragazzo che Cassandra non sopporta. Anche lui porta la maglia arancione del campo e dei jeans blu lunghi fino al ginocchio.
-Tre splendide fanciulle sedute allo stesso tavolo. Quale onore per voi gentiluomini!-
-Billy, risparmiaci i tuoi giochetti e vieni al dunque: cosa vuoi?- Sembra che Chris lo disprezzi tanto quanto Cassandra.
-Quanta ostilità nei miei confronti senza motivo! Volevo solo presentarmi meglio alla nuova arrivata.- si avvicina a me e mi bacia la mano. -Sir Billy Cavanaugh***, al vostro servizio milady.-
-Penso proprio che non le interessi un fico secco di te, perciò torna al tuo castello, sir dei miei stivali!- lo canzona April.
-Un linguaggio che non si addice ad una dama della sua bellezza. Comunque, vi informo che stasera la mia casa giocherà insieme alla vostra, quindi farete meglio a moderare i vostri termini se non volete un traditore in squadra.-
Detto questo, si gira e si dirige impettito verso l’armeria.
-Cosa potrà mai fare per tradirci?- chiedo, perplessa delle capacità di quel semidio.
-Durante l’ultima partita di Caccia alla Bandiera, l’ho respinto per l’ennesima volta e lui per vendicarsi ha fatto in modo che la squadra avversaria prendesse la nostra bandiera, ricorrendo alla Foschia per non farci sospettare nulla.- mi risponde Cassandra con un sospiro.
-È solo un ragazzino viziato che quando non ottiene ciò che vuole si vendica nei modi più infantili.- Ora so che anche Alex lo odia.
 
Dopo cena, scelgo la mia arma sotto la guida di Cassandra, mentre quest’ultima mi spiega in cosa consiste Caccia alla Bandiera. Non posso usare i miei coltelli purtroppo, sono reputati troppo pericolosi e imprevedibili, come arco e freccie. Peccato, con una di quelle armi avrei potuto vincere a occhi chiusi. Alla fine prendo una spada lunga come il mio braccio, leggera e veloce.
Quando tutto il campo è riunito bardato e armato a dovere al limitare del bosco, Chirone fa la sua apparizione.
-Prima di cominciare, vorrei ricordarvi le regole di un gioco pulito e leale. Si può colpire solo l’armatura, MAI punti vitali e, in estrema necessità, di piatto a un punto scoperto del corpo. Sarete come sempre divisi in due squadre e vi posizionerete a nord e a sud del fiume. Vi daremo un quarto d’ora per nascondere la bandiera e organizzare lo schema di gioco, dopo di ché suoneremo il corno e la squadra che porterà per prima la bandiera nemica nel proprio territorio vincerà.- delle grida si alzano dai semidei palesemente figli di Ares. –Ora le squadre: la prima, la squadra rossa, sarà composta dalla casa di Ares, Afrodite, Demetra, Iride, Efesto e Tiche; la seconda, la squadra blu, sarà composta invece dalla casa di Atena, Ecate, Apollo, Ermes, Nemesi e Nike.-
-Figli di Ares contro figli di Nike? Se ne vedranno di belle stasera!- sussurra con un sorrisetto April.
-Che il gioco abbia inizio! Prendete posizione, squadra rossa a nord, squadra blu a sud!-
Con un gran trambusto i semidei incominciano a dividersi fra le squadre. Chirone si avvicina a noi cercando di farsi spazio tra la folla.
-April, Chris, Alex e Lucy, voi starete con la squadra blu. Andate a prendere posto.-
Ci incamminiamo con i nostri compagni.
-Perchè a voi vi ha contato separatamente?- chiedo a April.
Siamo tutti più goffi nei movimenti per colpa dell’armatura in cuoio.
-Perchè siamo troppo fighi per essere raggruppati a tutti gli altri, ovviamente!-
La guardo con un sopracciglio alzato.
-O forse perchè non siamo come loro...-
-Come sarebbe a dire che non siete come loro?-
-Senti, per oggi penso che tu abbia ascoltato fin troppo, Chirone ti avrà fatto un bel discorsetto, per cui ora concentriamoci sul gioco e forse dopo ti dirò perchè siamo così tanto fighi da essere considerati a parte.-
Non ho nessuna voglia di lasciar cadere il discorso, ma non ho altra scelta. Gli altri stanno discutendo su dove nascondere la bandiera e la tattica da usare contro gli avversari.
-Dovremmo mettere la bandiera sopra un albero!-
-Secondo me è meglio se la sotteriamo...-
-Volpe, non si può sotterrare la bandiera, è contro le regole!-
-E se la legassimo ad un tronco, ci nascondessimo e quando arrivano gli saltassimo addosso?-
-Certo, così quei colossi dei figli di Ares ci annientano e prendono la bandiera, ottima idea!-
-Ragazzi!- Edith, la ragazza incontrata prima di cena, cerca di far tacere il gruppo. -RAGAZZI!-
Finalmente cala il silenzio.
-Cerchiamo di darci una calmata e di collaborare. Abbiamo solo quindici minuti per metterci d’accordo. Allora, tutti i Capocasa arrivino a un accordo con i propri fratelli e poi vengano a parlare separatamente.-
Dopo battibecchi e gesti inconsulti, troviamo finalmente una tattica: la bandiera sarà nascosta in un raggruppamento di massi lì vicino e sorvegliata dalla casa di Ermes; intanto, il resto di noi si dividerà in tre gruppi, due avanzeranno lateralmente senza farsi vedere, cercando di arrivare alla bandiera, e uno invece marcerà centralmente fungendo da “esca”. Tutte e tre le sezioni avranno un capo a dare ordini. Io vengo divisa insieme a Cassandra e Chris in uno dei due gruppi laterali.
Quando sentiamo il corno, la nostra sezione si avvia verso il territorio nemico tenendosi sulla destra. Il bosco è molto silenzioso, si sente solo l’acciottolio delle armature e delle armi. Nessuno fiata e tutti si guardano intorno vigili. Sobbalziamo tutti quando alla nostra sinistra si sentono delle grida, seguite dai rumori di una battaglia. Il nostro capo sezione ci fa cenno di sbrigarci. Iniziamo una corsa leggera cercando di fare meno rumore possibile. Ma non basta: pochi minuti dopo scorgiamo delle figure in lontananza che si avvicinano pericolosamente nella nostra direzione. Ci nascondiamo sperando di non essere stati visti, ma invano. I nemici si fanno sempre più vicini, ora correndo.
Il nostro capo sezione inizia a darci ordini.
-Cassandra, tu porta con te i tuoi amici e loro!- indica cinque ragazzi della casa di Ecate, tra cui Billy. –Continuate ad andare avanti, noi tratterremo i nostri ospiti.-
-Sembra che le nostre strade si rincontrino, mie care. Sarà destino?-
Billy è vicino a me e a Cassandra, sorridente come non mai.
Non facciamo in tempo a rispondere a tono che gli avversari si avventano su di noi. Diventa tutto confuso, sento Cassandra che mi prende per un braccio e mi trascina fuori dallo scontro. Corriamo a perdifiato per mettere più terreno possibile tra noi e la battaglia in corso. Intanto, i nostri compagni rimasti lì cercano di ostacolare gli altri semidei, con non poche difficoltà.
-Dobbiamo muoverci, potrebbero essercene altri appostati qui intorno.-
Cassandra non fa in tempo a finire la frase che cinque semidee sbucano fuori dal nulla e si avventano su di noi, mettendo fuori gioco quattro nostri compagni su sette. Iniziamo a lottare, cercando di spingerle sempre più verso il fiume, ma non è affatto facile. Siamo rimasti a combatterle in tre: Cassandra, io e Billy. Quest’ultimo non è di grande aiuto, si è fatto prendere dal panico ed è corso via urlando inseguito da due ragazze. In quel momento io e la bionda abbiamo la stessa idea, dividerci e cercare di sviare le tre semidee rimaste. E così facciamo. Schivando un affondo, schizzo a destra e inizio a correre come se non ci fosse un domani. Mi giro un secondo per vedere se mi hanno seguito; ne vedo solo una, veloce quasi quanto me, che recupera terreno rapidamente. Saltando tronchi e pietre, arrivo sulla sponda del fiume. Decido di nascondermi da qualche parte. L’altra ragazza è troppo veloce e io non posso correre all’infinito. Così mi aquatto dietro una quercia abbastanza grande, la spada pronta a scattare. Quando l’avversaria arriva al fiume si ferma un attimo sulla sponda, guardandosi in giro.
Ti prego attraversa il fiume...
Un’ultima occhiata in giro e poi con uno scatto entra nel suo territorio. Tiro un sospiro di sollievo. Ma chi me l’ha fatto fare?
Cerco di orientarmi e di capire in quale direzione devo andare per tornare alla base che abbiamo stabilito, dove i nostri compagni stanno difendendo la bandiera. Spero che Cassandra sia riuscita a seminare le sue nemiche. Sto per tornare sui miei passi quando sento delle voci alle mie spalle. Decido di seguirle, augurandomi che siano dei miei compagni. Mano a mano che mi avvicino, distinguo due voci maschili, una molto piatta, l’altra simile a un sibilo di un serpente.
-...è palesssssse che non sssssia lui la perssssona che cerchiamo, la ssssua forsssa vitale è troppo debole...-
-Eppure ha tutte le caratteristiche che ci hanno descritto.-
Le voci provengono da una piccola radura. Mi nascondo dietro un masso al limitare dello spiazzo e sbircio i due individui.
-Ssssignor comandante, sssse mi permette...-
-No, non abbiamo tempo per le chiacchiere. Bisogna continuare a cercare, questo posto è una miniera d’oro.-
Intravedo due persone molto alte, coperte da un mantello nero con il cappuccio a nascondere il viso. Mi sento sfiorare la schiena e mi giro di scatto con la spada sguainata. Mi trovo davanti una ninfa, o almeno credo sia una ninfa, basandomi sulla mia conoscenza. È poco visibile alla luce della luna che spira tra i rami degli alberi, riesco a distinguerla solo grazie alla sua aura verdognola. Ha un vestito lungo ed è molto magra. Ha una corona di fiori tra i capelli spumosi e il viso delicato. Ha un’espressione impaurita. La guardo sbalordita. In questo momento credo veramente a tutto quello che mi hanno detto in questi giorni. Credo veramente che gli dei siano reali e che io faccia parte di questo posto. Quando guardo negli occhi la ninfa, questa realtà degli dei greci mi sembra vera come non mai.
I suoi cenni frettolosi mi riportano alla realtà.
-Cosa c’è?- le bisbiglio.
Guarda le due persone alle mie spalle, gli occhi spalancati dal terrore, e mi fa un cenno di seguirla prima di fluttuare via in tutta fretta.
-Aspetta... ehy! Dove vai?- sussurro, ma è già troppo lontana.
Purtroppo, invece della ninfa, mi sentono i due incappucciati. Li vedo voltarsi nella mia direzione, ma non riesco a distinguere niente del loro volto, a parte due luminosi occhi gialli dell’uomo più alto fra i due. Mi schiaccio più che posso al masso, nella speranza di non essere vista. Mi aspetto che vengano a cercarmi, invece succede ben altro. All’improvviso il vento si alza come se si fosse creata una tromba d’aria in mezzo allo spiazzo, ma quando mi sporgo per vedere cosa succede torna la pace di prima e delle due figure neanche l’ombra. Entro nella piccola radura per guardarmi intorno meglio e una scena raccapricciante mi si para davanti: un ragazzo più o meno della mia età, la mano ancora serrata sulla sua spada, giace al suolo con gli occhi sbarrati e un’espressione inorridita in volto. Ha i capelli neri lunghi fino alle spalle ed è molto muscoloso. Il viso ha molte cicatrici e la pelle è scura. Mi avvicino per controllare se è ancora vivo, ma il cuore è fermo e il respiro è assente. Gli chiudo gli occhi spalancati e gli levo la spada di mano. Non ha evidenti segni di colluttazione, nemmeno una gioccia di sangue.
Forse è stato avvelenato, penso, ma non ne sono sicura. Ho appena preso la decisione di portarlo in spalla fino al campo, quando una voce improvvisa alle mie spalle mi fa sobbalzare.
-Bene bene, cosa abbiamo qui?-                             
È Billy, il viso tutto rosso e il fiato grosso, è appoggiato con una mano a un albero. I occhi indugiano un attimo sul cadavere che mi stavo caricando in spalla, prima di tornare a guardarmi con quella sua aria spavalda.
-Billy, non è come credi...-
-E così, non sei nemmeno qui da due giorni e hai già fatto un bel casino. Mia cara, finirai in guai seri!-
Cerco di spiegarli cos’è successo, dei due individui con il cappuccio, ma lui sembra non prenderlo sul serio, anzi, è piuttosto divertito.
-Sai, nessuno qui al campo si fida di te, a parte Cassandra e i suoi leccapiedi. A chi crederanno quando racconteremo questa storia? Oh si, ti troveranno una punizione esemplare. A meno che..- si avvicina fino a sfiorarmi il naso con il suo. -... tu non sia disposta a farmi un piccolo, ma grande, favore.-
Lo guardo disgustata prima di scostarlo con una spinta.
-Non pensavo di trovare delle serpi qui nel bosco.- sibilo.
Lui si aggiusta la corazza sorridendo.
-Già mi immagino la storia di Lucy l’assassina. Ma signore- dice imitando vomitevolmente la mia voce. –è stato un incidente!-
-Chirone starà sicuramente dalla mia parte.-
Il ragazzo si avvicina al cadavere.
-Lucy cara, sai quanto è facile manipolare la Foschia facendo credere a tutti che questa checca abbia una bella ferita sanguinolenta proprio qui?- indica la tempia del semidio per terra.
Dopodichè, si avvia con passo danzante verso il campo.
-Oh, quasi dimenticavo, che scortese che sono!-
Si gira un’ultima volta.
-Benvenuta al Campo Mezzosangue, Lucy.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Se ve lo state chiedendo, gli Stoll hanno avuto figli anch’essi semidei. Non potevo lasciare il Campo Mezzosangue senza degli Stoll a rovinarne la pace.
**Per questa parola devo dare i crediti a Scorpion550.
***Si, Pretty Little Liars sta avendo un effetto negativo su di me.
 
Angolo dell’autrice
Eccoci finalmente con il secondo capitolo! *suonano trombe*
Scusate per la prolungata assenza, ho avuto veramente molto da fare e non ho avuto tempo per scrivere. Gli aggiornamenti saranno irregolari (dipenderanno dalla lunghezza del capitolo), per cui vi chiedo di nuovo scusa *si nasconde per non essere linciata*.
Ho introdotto tre nuovi personaggi, tra cui il famigerato Billy. Spero di aver suscitato abbastanza rabbia in voi con quel personaggio perchè nel prossimo capitolo se ne vedranno di belle *Si frega le mani con fare maligno*.
Questo capitolo è uscito veramente lungo e se è stato un peso per voi non preoccupatevi, gli altri saranno più corti. Serviva molto spazio per quello che sta passando Lucy, non ho voluto affrettare le cose più di tanto.
Vi ringrazio per aver avuto la pazienza di leggere fino a qui e un ringraziamento speciale ai recensori del capitolo precedente e a chi recensirà questo.
Grazie anche a Scorpion550 che, come sempre, si sorbisce i miei capitoli prima della pubblicazione.
Le critiche, ovviamente, sono ben accette.
Al prossimo capitolo,
HalfBlood_Camp
 
P.s. Per le persone che stanno aspettando con ansia i maghi, mi duole dirlo, ma dovranno attenderli ancora un po’.
   
 
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