Capitolo ventesimo
Finalmente
Le
labbra della ragazza si schiusero prontamente a quel contatto tanto
desiderato, e lui la strinse un po' più forte, come se
avesse paura
che potesse scivolargli di mano e sgusciare via. Lei reclinò
la
testa per dargli migliore accesso alla propria gola e
realizzò che
stava accadendo davvero: stava baciando James Sirius Potter, ed era
semplicemente perfetto. Le braccia allacciate attorno al collo del
ragazzo, le mani di lui tra i suoi capelli, il profumo muschiato di
James così vicino.
Aveva
baciato solo due ragazzi nella sua breve vita, ma mai si era sentita
così. Forse proprio perché l'aveva aspettato
tanto, o forse
semplicemente perché James era il ragazzo che aveva sempre
amato.
Probabilmente per entrambe le motivazioni. Fatto sta che quando le
loro labbra si staccarono si sentiva felice, completa, appagata.
"Finalmente!",
non le riuscì di esprimere le proprie emozioni meglio di
così.
"Finalmente?"
ripetè James divertito, senza sciogliere l'abbraccio che
ancora li
legava. "Io ti bacio e tu hai da dire solo finalmente,
Shane? Alla faccia del romanticismo!" protestò giocosamente.
Penny rise di gusto e gli lasciò un bacio a fior di labbra
prima di
parlare.
"E'
già tanto se riesco a parlare, James!", si
giustificò. "Non
so se hai notato il ridicolo stato di shock in cui sono caduta poco
fa..."
"Quindi
eri solo scioccata?" fece lui, sospirando. "La prossima
volta che ti sciocchi vedi di farmelo capire a gesti, d'accordo? Mi
hai fatto prendere un colpo", suonava esattamente come un
rimpovero.
"Stavi
facendo marcia indietro, eh?", lo punzecchiò ridacchiando.
"Ovvio
che lo stavo facendo! Ti vengo a prendere, mi dichiaro, e tu che fai?
Te ne stai lì a fissarmi, per giunta con la loquela di un
pesce
rosso. Che dovevo pensare?", protestò indignato. Penny
sorrise
nello scorgere quell'espressione imbronciata.
Poi
pensò che c'era qualcosa che doveva assolutamente provare e
sollevò
un altro po' la mano, affondandola lentamente tra i capelli di lui.
Erano soffici ed elastici, come li immaginava da sempre.
"Non
sai da quanto lo desideravo!", sospirò estasiata.
"Baciarmi?
Sono mesi che..."
"Veramente",
lo interruppe con un sorrisetto, "intendevo questo!",
indicò la propria mano fra i capelli di lui, che sorrise di
rimando.
"E anche baciarti, ovviamente", aggiunse come se fosse un
dettaglio di poco conto.
"Oh,
grazie della concessione! Sono mesi che mi scervello su di te,
Shane!", lo disse come se la responsabilità di quella enorme
perdita di tempo fosse di Penny.
"Aspetta..."
Penny
realizzò all'improvviso quelle parole, scostandosi
impercettibilmente da James, che la guardò stralunato. "Hai
detto mesi?", boccheggiò incredula.
Mesi?
Avevano perso mesi a gingillarsi?!
"Mh",
James fece finta di riconsiderare le proprie parole. "Direi di
sì; non hai idea di quanto tempo abbia passato a spremermi
le
meningi per capire il tuo comportamento..."
"Oh,
questa è bella! Il mio comportamento?", ribattè
con un
sorrisetto ironico. "Vogliamo parlare del tuo, Potter? Prima
sembrava che mi odiassi e poi che volessi essermi amico. Sembravi uno
psicolabile, in poche parole", gli fece notare.
"Io
credevo tu mi odiassi!", si difese.
"Odiarti?
Come può esserti venuta un'idea così sciocca
quando sono anni
che...", si interruppe e sgranò gli occhi, stupita dalla
nonchalance con la quale aveva appena ammesso di essere una
pateticissima sfigata.
Di
primo acchito, James parve stupito quanto lei.
"Anni?",
chiese conferma. Penny lo guardò in faccia, quando si
sarebbe
volentieri nascosta sotto una mattonella del pavimento.
Improvvisamente le venne in mente di quanto fosse un peccato non
essere un Animagus in grado di mutarsi in un insetto e scappare dalle
situazioni imbarazzanti.
"Già",
non trovò di meglio da dire, oltretutto accompagnandolo con
una
leggera scrollata di spalle; come se ammettere di aver passato anni
dietro a lui non fosse una terribile umiliazione. "Ormai il
danno è fatto, quindi non negherò di averlo
detto", rispose
con più calma di quanta ne possedesse.
James
scosse la testa e rise, probabilmente per l'uso insolito del termine
danno.
"Abbiamo
parecchie cose da dirci, mi sa".
"Non
so se posso marinare la lezione di Lupin per te...", obiettò
lei.
"Sì
che puoi: Teddy capirà", stette al gioco.
Le
porse la mano e lei vi pose la propria, seguendolo lungo il
corridoio.
Con
il vento che tirava – per quanto quella giornata fosse
stranamente
tiepida – James non aveva trovato di meglio che portare Penny
al
grande faggio in giardino, in riva al Lago Nero. Il parco era
pressochè vuoto; i pochi che non avevano lezione a quell'ora
– per quanto il clima potesse essere eccezionalmente
temperato – se
ne stavano al calduccio nelle proprie Sale Comuni, o al massimo in
cortile.
Proprio
per questo Potter aveva avuto la brillante idea di farla accomodare
sotto l'albero, praticamente in riva al lago. Entrambi avevano
portato con sè il mantello, quindi il freddo non era
eccessivo:
erano quelle folate, il problema.
"Se
verrò spazzata via dal vento", aveva biascicato mentre
camminavano, "mi avrai sulla coscenza, Potter!"
I
capelli le andavano in bocca e la infastidivano tremendamente; non
aveva per niente l'aria impassibile e magnificente di un'eroina che
abbia appena coronato il proprio sogno d'amore. Eppure era
così che
si sentiva.
Forse
non un'eroina, ma sicuramente una ragazza che aveva appena coronato
un sogno d'amore lo era.
Appoggiati
al tronco del faggio e stretti in un abbraccio, guardavano l'acqua
stagnante e sicuramente gelida del Lago Nero.
"Voglia
di un tuffo?", scherzò James.
"C'è
una Piovra Gigante lì dentro, lo sai Potter?",
ribattè
ridacchiando. Lui fece un gesto incurante, come se non fosse una
controargomentazione degna di nota.
Voltò
il capo di lato per guardarla e lei sollevò il viso: occhi
negli
occhi, non poterono fare altro se non sorridersi, con un po' di
imbarazzo.
Si
erano attaccati, avvicinati, allontanati, desiderati. Finalmente si
erano trovati. Ora dovevevano imparare a stare insieme, ma c'era
tempo per capirsi.
"Alla
fine sono riuscito a fare breccia nel tuo cuore, a quanto pare".
Penny fece schioccare la lingua: quella frase era semplicemente
assurda, oltre che bellissima.
"Che
c'è?", fece lui, sentendola sospirare. "Ho dovuto
faticare, sai? Non sei un tipetto proprio semplice da gestire".
"Senti
chi parla!", protestò con una risata che smentiva il tono
scocciato.
"Ehi!
Mostra un po' di rispetto: ti ho salvata tre volte dalle grinfie di
Malfoy!".
"Oh
cielo! Avevo un Principe Azzurro per le mani e non me ne ero
accorta!", replicò causticamente. James non
sembrò afferrare e
lei si ricordò che non poteva capire.
"Cosa
diavolo è un principe azzurro?", le domandò
infatti.
"Niente,
roba babbana", liquidò la faccenda come faceva sempre con le
persone cresciute nel Mondo Magico. "Per la cronaca, dovresti
mostrare gratitudine per tutte le volte in cui ti ho difeso da Bolidi
volanti, caro il mio James-sono-il-Cercatore-figo-Potter!",
aggiunse fingendosi indignata. Lui la ignorò. "Mi hai
sentito?", fece lei.
"Le
mie orecchie hanno recepito solo le parole salienti", soffiò
James. "Ovvero: James e figo".
A quel punto
non potè sottrarsi ad una doverosa gomitata da parte della
sua nuova
ragazza. In realtà la sua prima ragazza,
perché James non
era mai stato ufficialmente impegnato. Era uscito
con un po'
di gente, ma niente di serio.
"Rettifico:
Cercatore figo e idiota!"
"La
puoi girare come ti pare: rimango sempre figo, Shane!", disse,
minimamente smontato da quel semi-insulto. "E comunque è
vero
che ho dovuto fare breccia nel tuo cuore: eri un ghiacciolo fino a
quest'anno!", riprese.
"Breccia,
Potter? Se ero fredda era semplicemente per proteggermi".
"Proteggerti!
È dalla fine dell'anno scorso che sono innamorato di te!
Mica volevo
mangiarti, Shane!"
"Oh,
povero te! Ribadisco che sono anni che ti muoio dietro! Ci sei sempre
stato, nel mio cuore. Non avevi alcun bisogno di
fare
breccia", gli rispose ripetendo le parole esatte che aveva usato
lui.
"Da
quanto?", chiese, lievemente compiaciuto.
Penny
riflettè un secondo, perdendosi nei ricordi di molto tempo
prima.
"Mh...
probabilmente dal primo sorriso che ti ho visto fare, a King's Cross!
Mi avevano colpito i tuoi occhi. Forse tu neanche te lo ricordi, ma
io ho un'immagine di te piuttosto nitida", raccontò. Lo vide
sorridere: non un sorriso ironico, impertinente, o soddisfatto. Un
semplice e bellissimo sorriso felice.
"Sul
serio?", domandò, intenerito da quella confessione. "Dovevo
essere molto fastidioso, credo. A dodici anni ero uno vera peste!",
commentò.
"Tu
sei ancora molto fastidioso!", lo contraddisse
Penny.
"Ah
Ah Ah! Divertente Shane, davvero!", fece lui. "E – per
tua informazione – mi ricordo eccome del giorno in cui ci
siamo
conosciuti..."
"Nonostante
tu fossi una vera peste mi sono presa una cotta
per te. Al e
Rose lo sanno da sempre, anche se ho iniziato a parlarne apertamente
solo quest'anno – diciamo che ho iniziato ad elaborare il
lutto e
ad accettare che non ti saresti mai accorto di me".
"Credo
ti chiamerò Miss Perspicacia!", la prese in giro,
scompigliandole i capelli – cosa per la quale non
protestò, a
differenza di quanto avrebbe fatto con qualunque altro essere, umano
o meno.
"Detto
da uno che era convinto di starmi antipatico suona bizzarro, non
credi?"
"Ehi!
Era perfettamente lecito da parte mia: la conferma ce l'ho avuta
quest'estate!", raccontò, sentendosi leggermente idiota. "Mi
aspettavo che venissi da noi e un bel giorno sento Rose che si
lamenta con Al del fatto che avevi accampato scuse su scuse, ma che
lei sapeva il vero motivo del rifiuto, ovvero io".
"L'ha
detto davanti a te?", domandò dubbiosa in proposito.
"Diciamo
che ho origliato per caso...", ammise senza vergogna. Penny
rise.
"Se
non sono venuta è stato per non vedere te; già mi
toccava durante
l'anno scolastico: perché soffrire anche d'estate?",
spiegò in
tono ovvio. "Insomma, non è bello che la tua cotta perenne
ti
ignori!", gli fece notare. Il ragazzo sbuffò sonoramente.
"Se
tu fossi venuta, mi sarei dichiarato quest'estate...", la
informò. "Pensa quanto tempo mi hai fatto perdere!"
"Per
favore, Potter, smettila di fare la vittima!", disse dandogli un
buffetto sul braccio. "Cosa vuoi che siano le tue sofferenze
rispetto alle mie?"
"Eri
sofferente anche quando uscivi con Fred?", domandò stizzita.
Penny lo guardò con una certa dose di soddisfazione.
"Aha!",
esclamò vittoriosa, puntandogli un dito contro. "Quindi mi
facevi tutte quelle domande per gelosia!".
"Geloso
io? Assolutamente no!", scosse vigorosamente il capo. "Volevo
solo capire".
"Per
la cronaca, non uscivo con Fred!", riprese Penny. "Ci siamo
solo baciati", si lasciò sfuggire.
"CHE
COSA?". Penny si morse la lingua a sangue; perché non stava
mai
zitta?
"Non
che la cosa ti riguardi...", svicolò.
"Non
sono d'accordo...", disse lui, con un certo tono di disappunto.
Merlino! Era il suo ragazzo: la cosa lo riguardava eccome.
Penny
contemplò per un momento quella versione un po' gelosa di
James.
"Tu
non sei mai d'accordo!", lo rimbeccò con una risata. "Hai
da ridire su tutto!"
La
smorfia infastidita di James si sciolse alla risata di Penny, che gli
strinse forte la mano, contemplando l'ipotesi di non lasciarla andare
mai più.
"E
poi?"
"E
poi niente, hai rovinato tutto!", gli rinfacciò.
"Io?",
fece basito. "E come, se è lecito saperlo..."
"Come
quando uscivo con Dave e l'ho dovuto mollare perché
continuavo a
pensare a te! Hai spazzato via la mia vita sentimentale senza neanche
rendertene conto, James Potter!".
"...e
non mi dispiace per niente", bisbigliò lui.
"Non
posso stare con un ragazzo se me ne piace un altro", riprese
lei. "Ai miei occhi nessuno regge il confronto con te".
James
fu piacevolmente sorpreso da quella dichiarazione così
esplicita:
sapere che il pensiero di lui l'aveva accompagnata per tutto quel
tempo lo inorgogliva e allo stesso tempo lo faceva sentire un
demente, per non essersene reso conto. Con le labbra le
sfiorò la
fronte e la bocca, in un bacio casto.
Aveva
perso tempo a lambiccarsi il cervello inutilmente, per poi venire a
scoprire che nella testa (e nel cuore) di Shane esisteva solo lui.
Guardò la mano candida ed esile, stretta nella sua; e il suo
volto
emanava una felicità profonda, specchio di quella di Penny.
"Addirittura?",
non riuscì a reprimere il compiacimento nella voce.
"Non
gongolare troppo, Potter!".
"Mi
dispiace", si scusò. "Avrei dovuto capirlo prima".
Penny
sospirò di rassegnazione e scrollò le spalle.
"Non
potevo aspettarmi niente di meglio... sei un esponente del sesso
maschile e in più sei stupido di tuo; era prevedibile che ci
saresti
arrivato tardi".
"Meno
male che mi hai aspettato, allora", replicò dolcemente,
lasciandole un bacio sulla fronte. Penny sorrise e si strinse di
più
a lui. "Adesso sono completamente tuo, non ti libererai
facilmente di me".
"Non
ho alcuna intenzione di farlo", affermò sicura.
L'aveva
voluto e amato, sebbene convinta di non avere speranze; eppure ora
erano lì in riva al Lago Nero, a contemplare l'acqua e
scambiarsi
confidenze, stretti l'uno all'altra. Una scena sostanzialmente
surreale fino a qualche giorno prima.
Realizzò
che doveva abituarsi ad avere James tutto per sè: avevano
tanto
tempo a disposizione, e intendeva sfruttarlo al meglio.
Alla
sera fecero il loro ingresso trionfale nella Sala Grande, le mani
intrecciate bene in vista; e sui volti della tavolata di Grifondoro
si dipinsero espressioni differenti.
Rose
e Al erano inequivocabilmente gioiosi, mentre Trixy e Alice
sembravano avere le idee confuse. Baston strizzò l'occhio
all'amico
e fece un sorrisone a Penny, che a stento lo ricambiò,
troppo
impegnata a tenere a bada i battiti del proprio cuore.
Era
stato James a prenderle la mano prima di varcare la soglia,
stupendola un poco. Si accorse in quel momento di non essersi nemmeno
chiesta cosa dire o non dire agli altri: non gliene poteva importare
di meno. In quel momento per Penelope esisteva solo James. Era
consapevole di quanto fosse stupido e di quanto lei fosse un'idiota
innamorata, ma anche di ciò non le importava un fico secco.
A quanto
pareva non le importava di quasi nulla che non fosse la mano di lui
nella propria.
Però
aveva capito il motivo per cui Potter aveva scelto di comportarsi in
quel modo: equivaleva ad un'annuncio pubblico e avrebbe risparmiato
un sacco di inutili e fastidiose domande e congetture.
Quell'atteggiamento, infatti, non era equivocabile.
Penny
e James stavano insieme. Punto. Non c'era proprio niente da
congetturare.
La
faccia di alcune ragazze – non solo tra le Grifone
– non mostrava
molta allegria a quella vista. Lorcan si scambiò un'occhiata
con
Rose dalla propria tavolata, il volto disteso in un'espressione
sollevata (non ce la faceva proprio più a sorbirsi le tirate
di
James). Gli avrebbe chiesto i particolari, ovviamente (come del resto
avrebbero fatto gli altri), ma non in quel frangente. Lysander si
sporse verso il fratello, probabilmente per porgli qualche domanda in
proposito, mentre una sorpresa Lily Luna confabulava con suo cugino
Hugo.
Si
sedettero l'uno accanto all'altra, di fronte a Rose e Al, sempre con
gli sguardi stupiti di Trixy e Alice puntati addosso. James non ci
badava, ma Penny sapeva che avrebbe dovuto rendere conto di quella
scena alle sue amiche.
"In
dormitorio mi bombarderanno di domande, lo sai?", bisbigliò
all'oreccho del ragazzo, che sorrise divertito.
"Credo
che Baston farà lo stesso", dichiarò scorgendo
l'amico che
occhieggiava verso di loro. "Li abbiamo scandalizzati con la
nostra entrata ad effetto", ridacchiò.
"La
tua entrata ad effetto", lo corresse.
"Possibile
che tu sia sempre così polemica?", la prese in giro, in
realtà
poco infastidito dalla precisazione – perché la sua
entrata
ad effetto era sempre meglio della ridicola idea di Shane di entrare
in punta di piedi, distanziati l'uno dall'altra. Non c'era storia che
stesse così lontano da lei, non quella sera – la
loro prima sera!
Voleva
gridare alla scuola intera quanto fosse felice; dovevano saperlo
tutti: dal primo all'ultimo essere umano (e anche i fantasmi).
"Oh,
ma sta' zitto!", protestò premendo le labbra su quelle di
lui,
per impedirgli di parlare. Ok, ora sì che aveva
scandalizzato la
tavolata: Alice si era quasi strangolata con la verza, mentre Trixy e
Rose erano state sul punto di sputare il Succo di Zucca. Al era stato
l'unico a darsi un contegno, limitandosi a sgranare leggermente gli
occhi e a scambiarsi un'occhiata eloquente con sua cugina.
"Ehm
ehm", tossicchiò la rossa. "Non è che ci siamo
persi
qualcosa?", diresse quella domanda, puramente retorica, a
entrambi i ragazzi.
"Non
più di quanto ci fossimo persi noi fino ad oggi", rispose
Penny
di getto. "A proposito", riprese girandosi verso Al, "sei
nei guai, Albus!".
"La
ramanzina l'ho già beccata da Rose, risparmiamela!", la
supplicò l'amico. "Serve sempre qualche ostacolo, no?
Fortifica
il sentimento!". Penny lo guardò di sbieco.
"Bel
tentativo, fratellino!", replicò James, fulminandolo sul
posto.
Poi entrambi risero, alleggerendo di non poco la coscienza del moro.
Rotto
il ghiaccio, scherzarono allegramente per tutta la sera; e fu subito
chiaro che Penny e James non avevano alcun proposito di fare i
fidanzatini appiccicosi.
Erano
sempre Penny e James, solo che felici. Finalmente.
Una
volta in dormitorio, come previsto, Penelope fu letteralmente
sommersa dalle domande delle compagne di stanza.
"Se
parlate tutte in una volta non capisco!", protestò dopo
cinque
minuti in cui aveva regnato la totale confusione. Fu Alice ad
assumersi il compito di portavoce.
"Che
diavolo è successo?", fu la semplice e coincisa richiesta.
Altrettanto
semplice e coincisa non sarebbe stata la risposta, pensò
Penny – e
le scappò un sorriso. Si armò di santa pazienza e
iniziò a
raccontare di come James le fosse stato vicino in Infermeria, della
dichiarazione e del primo bacio.
"Ragazze",
sbottò ad un certo punto, "smettetela!".
"Di
fare cosa?", chiese Rose senza capire.
"Di
guardarmi con gli occhi a forma di cuoricino; non siamo al pigiama
party di una sit-com per teenagers!", protestò. Erano
sdraiate
sulla pancia e la osservavano parlare in religioso silenzio, come se
stesse rivelando l'arcano; gli unici rumori erano quelli dei sospiri
e dei gridolini che si sentivano a qualche passaggio particolarmente
saliente, tipo quello del bacio.
"Eh?",
fu la replica che ottenne.
"Roba
babbana", le liquidò, ricordando che non vedevano la
televisione. Forse Rose l'aveva vista qualche volta dai nonni
materni, ma le altre due erano pure fino all'ultima stilla di sangue.
"Non
posso fare a meno di avere gli occhi a cuoricino", le
sussurrò
Rose più tardi, mentre si infilavano sotto le coperte.
"Siete
perfetti insieme, davvero".
"Lo
so", rispose Penny con un sorriso a trentadue denti. Soffiò
sulla candela e si addormentò felice. Felice come non era
mai stata
prima.
Il
dormitorio delle ragazze era pressochè deserto quella
mattina; solo
Penny era ancora lì a dormire, ignara del ritardo mostruoso
in cui
si sarebbe trovata appena sveglia. Passi felpati si udirono sulla
scala a chiocciola e poi la porta scricchiolò leggermente,
lasciando
entrare qualcuno di soppiatto. Una figura alta e abbastanza muscolosa
poggiò un sacchetto sul comodino della ragazza e si sedette
sul
bordo del letto, in silenzio. Circa cinque minuti dopo, Penny
aprì
gli occhi, con la vaga sensazione di essere osservata. Non si
sbagliava: James era... sul suo letto.
"Buongiorno",
le disse con voce calda e dolce.
"Buongiorno",
cinguettò lei. Un sorriso le comparve sulle labbra, di
rimando a
quello che le indirizzò il suo ragazzo. Il suo
ragazzo! Le faceva
strano anche solo pensarlo.
Piano,
piano, piano: riavvolgiamo il nastro!
Questo
è ciò che sarebbe dovuto accadere, se Penny
avesse avuto un ragazzo
normale. Si da il caso, sfortunatamente, che così non fosse.
Perciò
ricominciamo...
Il
dormitorio delle ragazze era pressochè deserto quella
mattina; solo
Penny era ancora lì a dormire, ignara del ritardo mostruoso
nel
quale si sarebbe trovata appena sveglia. Nessun passo felpato si
udì
sulla scala a chiocciola, semplicemente perché, fin
dall'alba dei
tempi, le regole di Hogwarts prevedevano che i maschi non potessero
salire nel dormitorio femminile. Coloro che nei secoli erano stati
tanto sciocchi da provarci erano stati rispediti indietro, via
scivolo.
Così,
Penny dormiva beata, all'oscuro di ciò che le prospettava il
futuro.
All'improvviso,
un rumore sordo la svegliò di botto. Era quasi certa che si
trattasse di qualche gesto esasperato di Rose, così
aprì gli occhi
per mandarla al diavolo e dirle di comportarsi in maniera
più
cortese e civile.
Lo
spettacolo che le si presentò agli occhi era quantomeno
insolito, e
di certo non era Rose ad aver provocato quel fracasso.
Uno
spettinato James Sirius era appena atterrato nella stanza della
ragazza, a cavallo della Nimbus, presumibilmente passando dalla
finestra aperta. La scopa in una mano e un sacchetto nell'altra,
smontò e si diresse verso il letto di Shane, che aveva
richiuso gli
occhi.
"Buongiorno",
la sua voce però era davvero calda e dolce.
"Buongiorno",
farfugliò lei. Aveva la bocca ancora impastata dal sonno;
quindi di
cinguettare come in una fiaba babbana non se ne parlava proprio.
Per
fortuna, la cosa non sembrò disturbare James, che si
chinò a
sfiorarle le labbra con un bacio e le sorrise.
"Posso
sapere perché irrompi nella mia stanza su una Nimbus?",
domandò
sorridendo di rimando e issandosi a sedere sul letto.
"Ho
proposto a Rose uno scambio: è stata lei a lasciarmi la
finestra
aperta prima di uscire", spiegò con naturalezza. "Oggi
arriverà puntuale a lezione, mentre io ho avuto il
privilegio di
vederti dormire e di svegliarti".
"Non
mi hai vista dormire! Hai fatto un fracasso tale che mi sono
svegliata subito!".
"Prima
di entrare sono rimasto fuori dalla finestra a guardarti per un
po'..."
Lo
disse con una tenerezza tale che Penny non riuscì a
replicare nulla
di ironico nè tantomeno di sensato, annebbiata com'era da
quel
profumo muschiato. Fece un sorriso ebete, affondò la mano in
quei
riccioli castani che adorava e diede inizio a un lungo bacio, subito
approfondito.
"Ne
deduco che sia molto tardi", disse quando si staccarono. Lui
tirò fuori un sorrisetto impertinente. "Colpa mia: avrei
dovuto
svegliarti prima; ma eri così bella che sono rimasto a
guardarti".
"Non
fare lo scemo!", distolse lo sguardo e un lieve rossore le
imporporò le gote.
"Sono
serissimo", rispose prendendole la mano fra le proprie. "Mi
sono svegliato presto solo per te".
"E
dove sei stato prima di venire da me?", chiese con sguardo
indagatore, ma in tono ironico. "Mi viene da pensare che tu
abbia svegliato almeno tre o quattro ragazze, nel frattempo".
"Mia
adorabile gelosona", esordì con dolcezza, "devi sapere che
non ho mai svegliato una donna in vita mia. A meno che con donna tu
non intenda anche Lily Luna".
Penny
rispose con una smorfia.
"Sembri
una bambina", le disse intenerito.
"Fai
poco il superiore, Potter: hai solo un anno in più di me!",
precisò lei.
Alzò
le mani in segno di resa e l'occhio di Penelope cadde sul sacchetto
che James aveva poggiato sul comodino.
"Cos'è?",
chiese.
"Il
tuo preferito", rispose soddisfatto. Penny sollevò un
sopracciglio, incuriosita. Avvicinò la mano al sacchetto e
pregò
che fosse qualcosa di commestibile, poichè sentiva un certo
languorino. La mattina non riusciva a connettere molto bene il
cervello se prima non faceva colazione. Quando l'ebbe aperto,
scoprì
che aveva visto giusto – le sue preghiere erano state
esaudite.
"Un
muffin!", esclamò. "Non è..."
"Non
è ai ribes", la precedette lui. "Non voglio essere
lasciato così presto!", scherzò, intuendo i suoi
pensieri. "E
poi ho detto che è il tuo preferito; ho fatto un salto nelle
cucine
per prenderlo. C'è un'elfa domestica che ha un debole per
me",
si vantò.
Penny
scosse la testa rassegnata – perlomeno non doveva
considerarla
un'avversaria – e tirò fuori il muffin dalla
busta. Incastrati
c'erano tanti piccoli pezzettini scuri, ma non era cioccolato.
"Mirtilli!
Come fai a sapere che è il mio preferito?",
domandò stupita.
"Ho
le mie fonti, Shane", replicò enigmatico.
Sembrava
veramente una bambina con un sacco di caramelle in mano.
"Adoro
i muffin ai mirtilli! Grazie amore", disse senza pensarci. James
sgranò gli occhi, stupito.
"Come
hai detto?", le chiese serio.
Oh
Godric, aveva fatto un casino? Le
era scappato.
"Ho
detto grazie", fece finta di niente, spostando lo sguardo da lui
al muffin.
Era
solo una settimana che stavano insieme, magari non era il caso di
chiamarlo in quel modo. In fondo lo amava da un bel po',
perciò le
era uscito spontaneamente.
"L'altra
cosa, Shane!", precisò sbuffando.
"Non
l'ho fatto apposta", si giustificò, neanche l'avesse
insultato.
"Dillo
ancora", replicò. Lei fissò lo sguardo in quegli
occhi scuri,
profondi quanto belli: decisamente non gli era dispiaciuto sentirsi
chiamare così.
"Grazie,
amore", ripetè calcando sulla seconda
parola.
Per
tutta risposta James le prese il viso tra le mani e si
lasciò andare
ad un bacio dolce ed appassionato. Muffin al mirtillo e baci: un
ottimo modo per svegliarsi al mattino, secondo il cervello di Penny.
"Che
ne diresti di saltare la prima lezione?".
"Un'altra
volta?", biascicò lei, un poco ansante. "Tua cugina
Victoire mi ucciderà".
"Giuro
che è l'ultima", assicurò lui.
"Oh
sì, ti credo!", fece sarcastica. "E oggi tu hai Difesa
Contro le Arti Oscure!"
"Teddy
capirà...", mugugnò riprendendo a baciarla.
Provò a mugugnare
qualche altra flebile protesta, ma quando scese a baciarle il collo
si arrese definitivamente all'evidenza dei fatti. Il suo ragazzo era
sensuale e magnifico, certo. Ma ciò non toglieva che fosse
un totale
e completo imbecille. Nonostante questo, non riuscì a
liberarsi
della sua dolce presa, finchè non fu lui a lasciarla andare.
"Ho
un regalo per te", annunciò di colpo, alzandosi dal letto.
"Così
mi vizi, Potter!"
"Non
ti ci abituare" ribattè lui. "E' solo perché
è la prima
settimana".
"Mi
pareva strano", si lagnò Penny. Sgusciò fuori
dalle coperte
curiosa di ricevere qualsiasi cosa il suo ragazzo stesse cercando con
tanta foga nelle tasche interne del proprio giubotto.
Sollevò lo
sguardo verso di lei e aggrottò le sopracciglia.
"Tu
dormi così?", le domandò accigliato.
"Così
come?".
Sapeva
di non essere il massimo con quel magliettone, ma non poteva farci
niente. "La prossima volta che verrai metterò qualcosa di
più
sexy", si finse offesa.
"Evita!",
rispose, quasi brusco.
"Prego?",
fece leggermente confusa.
"Evita
di farlo, o non rispondo di me stesso. Gà così
è abbastanza
difficoltoso", replicò gettando un'occhiata alle gambe nude
della ragazza. Le spuntò un sorrisetto.
"Mi
piace sentire il calore delle coperte direttamente sulla pelle",
spiegò.
James
le lanciò uno sguardo che la fece avvampare: era carico
d'amore, di
desiderio. Come faceva a non vedere che era imperfetta? Le gambe
eccessivamente bianche, il colorito generalmente pallido: era
imperfetta; e lui sembrava non accorgersene. Forse anche lui era
imperfetto, dopotutto, ma lei non lo vedeva.
Alla
fine, James estrasse vittorioso qualcosa dal giubotto: una specie di
palla di pelo di una sfumatura di viola chiaro – quasi un
lilla –
si rotolava nel palmo della sua mano destra. Il batuffolo peloso
aveva un aspetto incredibilmente tenero e sembrava bisognoso di
coccole e cibo, a giudicare dai flebili ma acuti strilletti che
emetteva.
"E'
una Puffola Pigmea!", esclamò Penny, visibilmente entusiasta.
"Si
trova di tutto ai Tiri Vispi Weasley", asserì soddisfatto.
"Come
hai fatto?", gli chiese avvicinandosi e prendendo il batuffolo
recalcitrante tra le dita.
"Servizio
per posta", spiegò prontamente.
"No...
intendo..."
"Una
volta ti ho sentito dire a Rose che adoravi le Puffole Pigmee",
James anticipò la domanda che lei avrebbe voluto
rivolgergli, "e
che ne volevi prendere una come animale domestico".
Sgranò
gli occhi, sorpresa da quella rivelazione, e cercò di
ricordare in
quale occasione avesse detto una frase simile.
"L'ho
detto un bel po' di tempo fa..." commentò.
"Perché?",
fece allarmato. "Hai cambiato idea?".
"Nemmeno
per sogno", precisò. "Solo... mi hai stupita",
confessò. Insomma, si ricordava una dichiarazione
così
insignificante di chissà quanto tempo prima. Per lei
significava
tanto. Significava che non era sempre stata così invisibile
come
aveva creduto di essere. James assunse un'aria compiaciuta, quasi
tronfia.
"Di
solito faccio questo effetto, specie alle ragazze", si
pavoneggiò.
"Non
scherzare su queste cose, Potter!", si fece avanti per
fronteggiarlo.
"Sennò
che fai?", la sfidò.
"Ho
una Puffola Pigmea e non ho paura di usarla!", lo minacciò,
brandendo l'animaletto come se fosse una bomba a orologeria.
Dopodichè scoppiarono a ridere come due cretini.
"E'
la minaccia meno... minacciosa che io abbia mai sentito", le
fece notare. "Siete entrambe troppo piccole e dolci per farmi
paura, Shane".
"Non
mi sottovalutare: lancio delle Fatture Orcovolanti micidiali!".
"Se
mi avvicino ora me ne becco una?", le chiese suadente. Lei fece
finta di rifletterci; come se non sapessero entrambi che tutto
avrebbe fatto meno che scagliargli una fattura!
"Scoprilo
da solo, no? Sei o non sei un valoroso Grifondoro, impavido di fronte
al pericolo?", lo provocò. Il ragazzo fece un passo avanti,
proprio come aveva fatto una settimana prima. I mugolii della Puffola
Pigmea facevano da sottofondo alla scena.
"Allora?
Niente fattura?", le chiese.
"Stavolta
no...", concesse con aria di sufficienza. Sentiva il profumo di
lui molto, troppo vicino: non connetteva bene, di nuovo. "Sono
troppo contenta per fare del male a qualcuno".
"Avevo
sperato in qualcosa di più sentimentale, tipo non
potrei mai fare
del male al mio meraviglioso, bellissimo e
fantastico
ragazzo", la celiò. Lei si avvicinò di
più e si sollevò
sulle punte, fino a strofinare la punta del proprio naso contro
quella di lui.
"Appunto:
il MIO ragazzo!", precisò. "Non devi fare nessun effetto
sulle altre; devi stupire solo me!", gli soffiò sulle labbra.
"E
ci sono riuscito?", domandò la voce calda di lui,
accompagnata
da uno di quei sorrisi che lei trovava irresistibili. E si
sentì la
persona più fortunata al mondo magico e non, ad avere James
con sè.
"Ci
riesci sempre", rispose dolcemente, prima di posare le labbra su
quelle di lui.
Note al capitolo:
-Il Lago Nero è teatro di tante scene a Hogwarts, quindi mi sembrava il luogo adatto per il primo dialogo sincero che Penny e James si scambiano in venti capitoli.
-Dave è ovviamente il vicino babbano di Penny a cui avevo fatto riferimento in altri capitoli. Ho deciso di attribuirgli dignità di persona, dandogli un nome, dato che mi sembra di aver sempre parlato di lui senza nominarlo.
-Nei libri viene espressamente detto che il dormitorio femminile non è accessibile ai maschi, che vengono respinti dalle scale (che si tramutano in una specie di scivolo). La Rowling dice che i quattro fondatori ritenevano i maschi meno affidabili delle ragazze (cosa universalmente nota, ovviamente).
-Un discorso a parte va fatto per il muffin ai mirtilli. Sapevate che Penelope odia i ribes e che le piacciono quelli al cioccolato, ma non sono i suoi preferiti. Così sapete anche questo piccolo particolare su di lei. È un omaggio al mio amato Patrick Jane (protagonista del telefilm The Mentalist) che adora i muffin ai mirtilli.
-La Puffola Pigmea è un simpatico animaletto domestico. Nel sesto libro Ginny ne compra una dai fratelli e la chiama Arnold. Ne scambierei volentieri una con il mio gatto super-aggressivo (questo non interessa la storia, lo so).
-Nei libri viene riferito che Ginny è un asso a lanciare Fatture Orcovolanti e non so perché, mi è venuto in mente di metterle in mezzo.
SPAZIO AUTRICE
Ecco l'ultimo capitolo di Una strega in famiglia.
Manca solo l'Epilogo e poi James e Penny saranno per voi solo un – spero piacevole – ricordo. In questo capitolo ho dato uno scorcio del rapporto che hanno loro due, una volta insieme. Gli ho dato un taglio un po' comico in certi punti, appositamente. Non volevo scrivere qualcosa di melenso, perché non è così che mi immagino loro. Non mi andava di fargli passare un capitolo a limonare in ogni angolo della scuola, o roba simile.
Sono dolci, non sdolcinati. Hanno entrambi i loro difetti: Penny non è una Mary Sue (come le chiamano su Internet). Non è perfetta, come non è perfetto James. Il loro è un rapporto giocoso, oltre che romantico. Continueranno sempre a stuzzicarsi, anche se in maniera diversa e più leggera di quando credevano di non poter stare insieme. Sono fatti così, imperfetti come li ho creati.
Non è stato semplice scriverlo. Sono rientrata dalle vacanze da poco, ho dovuto concentrare diverse scene in una volta sola e in più mi è anche presa un po' a male (non mi andava di finire la storia). Anzichè studiare, comunque, mi sono buttata subito su Penny e James. Fate un applauso alla mia stupidità, vi prego.
Ho deciso ora che inserirò i ringraziamenti nell'Epilogo (così mi sembra che la fine sia più lontana). Mi raccomando commentate questo capitolo, please.
Tra domani e dopodomani pubblicherò Il matrimonio di Bellatrix con protagonista Trixy Zabini. Ci terrei che la leggeste e lasciaste un vostro parere anche a quella.
Grazie a tutti per essere arrivati fin qui e per aver seguito le vicende di Potter e Shane. I ringraziamenti e i saluti melodrammatici ve li sorbite alla prossima pubblicazione, non so quando – presto comunque. Ciao gente! Baci,
Jules