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Autore: HelenHM    14/08/2015    4 recensioni
"Draco" lo chiamò sorridendogli.
"Sì, Madre" rispose automaticamente lui, rivolgendole uno sguardo interrogativo.
"Penso che sia arrivato il momento di parlare del tuo piccolo ... disturbo notturno"
Il diciottenne si irrigidì immediatamente, mentre una sgradevole sensazione di calore incominciava a pizzicargli le guance, solitamente esangui.
"Non so proprio a che cosa tu ti riferisca"
Narcissa ignorò quest'ultima esternazione "Io e tuo padre pensiamo che dovresti farti aiutare da un ... Guaritore" ... "Esperto in Disturbi Mentali, ovviamente"
Aggiunse quest'ultima informazione tutta d'un fiato, mentre sul volto di Draco si dipingeva un espressione di indignazione totale.
Lui, un Malfoy, da uno ... strizzacervelli? Sarebbero dovuti passare sul suo cadavere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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Riemerse dall'acqua di scatto, rovesciando gran parte della schiuma sul pavimento di marmo. Ansante, Columbine si sfregò le mani sugli occhi, non curandosi del trucco, che andò ad imbrattarle le dita e le guance.
Infilò in maniera sgraziata la testa tra le ginocchia nude, cercando di allontanarsi dal ricordo di Draco e dell'ultima, disastrosa seduta. 
Ma era tutto vano: ciò che aveva fatto, ciò che aveva detto -soprattutto- non poteva essere cancellato con un colpo di spugna.
Draco era stato a letto con una ragazza.
Una scelta dettata da contorte motivazioni che, sebbene controvoglia, lei avrebbe avuto il compito di sviscerare e portare alla luce. Di fronte a quella verità incontrovertibile, Columbine aveva cercato di modulare il respiro, socchiudendo gli occhi e lasciando che la gelosia la pervadesse, senza però sopraffarla. Stupidamente, si era sentita spodestata da quella scialba ragazzina diciottenne, che aveva avuto il merito ed il privilegio di rendere Draco uomo.
Sapeva perché Draco aveva fatto sesso con Pansy Parkinson. Il suo paziente si era scrollato di dosso quel compito ingrato, quel dovere che gli pesava come un macigno, rendendogli quasi impossibile respirare. 
L'intimità con una ragazza era stata un passo obbligato per lui, per dimostrare a se stesso di essere normale, qualunque cosa volesse significare.
Avrebbe dovuto essere essere felice, soddisfatto della propria performance. Invece la stava fissando implorante, spaurito e desideroso di scoprire il suo giudizio al riguardo. A giudicare dal pallore esangue delle guance e dalle marcate occhiaie, il ragazzo doveva aver trascorso gran parte di quei giorni a macerarsi, incapace di darsi una spiegazione per quanto accaduto.


Dopo un lungo periodo di pausa, in cui aveva cercato di rigovernare i propri pensieri e le proprie emozioni, richiudendolo sotto chiave in un anfratto della mente, la guaritrice aveva osato parlare.
Senza incontrare lo sguardo di Draco, torturando la penna che teneva saldamente in mano, gli aveva domandato in maniera laconica: "Avete usato precauzioni?"
Draco si era irrigidito, portando istintivamente le ginocchia al petto. La sua reticenza equivalse alla risposta che Columbine temeva di ricevere.
"Ehm... Non proprio..." Aveva tergiversato il paziente, mentre le pupille si allargavano di fronte all'enormità della propria mancanza.
"Draco..." Columbine sussurrò quel nome, concentrandovi tutto l'odio ed il risentimento di cui era capace. "Questa è la prova. Non eri pronto a compiere un passo del genere. O meglio, non con questa..."
La guaritrice si interruppe per un attimo, prima di nominare Pansy.
Il ragazzo si adombrò, ma rimase in silenzio. A testa bassa, gli occhi puntati sul pavimento, le mani congiunte in grembo: dava proprio l'impressione di un bambino in punizione.
"Non ti dirò che hai sbagliato, anche se è evidente. Non sottolineerò la tua assoluta mancanza di maturità nel gestire questa situazione. Non ho neppure intenzione di spiegarti perché hai deciso di sbarazzarti della tua verginità in questo modo così.. squallido. Ti chiedo solo un favore personale: non confessare niente ad Harry Potter. "
Esitò un momento, prima di proseguire: "Lo distruggeresti."
Draco fece per ribattere, scrollandosi di dosso il torpore che sembrava averlo avviluppato. 
"Non posso fargli questo, Willowitch. Devo dirgli cosa è successo. Ci sono già stato troppo segreti, sotterfugi, non detti tra di noi. Ancora adesso, camminiamo in punta di piedi per il terrore di ferire l'altro. Probabilmente il mio comportamento determinerà la fine della relazione più sincera, onesta e coinvolgente della mia vita..." Soffocò un singhiozzo. "Ma glielo devo dire."

"No! Non devi!" Replicò astiosamente la guaritrice, alzandosi in piedi di scatto, il viso congestionato e gli occhi sgranati. Il quadernino di pergamena che era solita tenere appoggiato sulle ginocchia durante le sedute cadde per terra, producendo un impercettibile tonfo.
Si rese immediatamente conto di aver superato il limite. Così come lo comprese Draco, imbambolato sulla poltrona, le nocche strette intorno ai braccioli.
Columbine riprese fiato, si ravviò i capelli e poi, come nulla fosse accaduto, raccolse il bloc notes e ritornò con nonchalance al proprio posto. 
Non avrebbe lasciato che la folle passione che nutriva per quell'insulso marmocchio mettesse in pericolo la sua professione. Non più.
Sapeva, senza falsa modestia, di essere la migliore guaritrice esistente. Non si limitava ad ascoltare e consigliare le persone che le chiedevano aiuto: lei soffriva e combatteva con e per loro. La sua etica del lavoro coincideva con il suo genuino interesse nei confronti dei pazienti. Aveva liste d'attesa lunghissime, pazienti famosi, ammiratori in tutte le parti del mondo magico accademico. Benché la sua vita sentimentale fosse praticamente inesistente, la professione le aveva sempre regalato emozioni e soddisfazioni.

"Ascoltami, Draco."
Lo esortò pacatamente, facendo così scemare - a poco a poco - la tensione che si era irradiata nello studio in penombra.
"Tu hai ragione. Harry avrebbe tutto il diritto di sapere che cos'è capitato l'altro giorno. Ma ci sono eventi, situazioni, tradimenti che uccidono. Annientano in un secondo tutto ciò che di prezioso siamo stati capaci di costruire. Alcuni gesti che commettiamo per noia, superficialità, confusione, bramosia di scoperta si ritorcono immediatamente contro di noi, avvelenando le persone che amiamo. "
Si schiarì la voce arrochita, per poi proseguire. "So che ti senti in colpa, Draco. E non posso biasimarti per questo. Ma liberarsi la coscienza scaricando il fardello del tuo peccato sulle spalle di quel poveretto non ti farà stare meglio, anzi. Anche nel caso in cui Harry comprendesse e ti perdonasse, la tua confessione vi logorerebbe, portandovi allo sfinimento. E questo, alla lunga, vi allontanerebbe. 
Io, invece, ho bisogno che stiate insieme. Forse non ti è ancora chiaro, Draco, ma la tua guarigione dipende esclusivamente da Harry. E sono convinta che , anche per lui, la tua presenza sia essenziale, per non dire vitale.
Necessitate l'uno dell'altro per restare a galla."


La seduta si concluse sulle note di questa enigmatica sentenza.

Angolo dell'autrice:
Buon Ferragosto miei amati lettori.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, l'ho scritto tra una nuotata e l'altra al mare ;) Ora sono tornata e spero di riuscire a dedicare a questa storia l'attenzione che merita.
Fatemi sapere cosa ne pensate, vi mando un bacio!

  
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