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Autore: Lylla_Writers    15/08/2015    1 recensioni
Harry lo aveva salvato ma Louis non immaginava di dover ricambiare il favore.
"Se me lo avessero chiesto in seguito avrei detto che i ragazzini come me a volte facevano le cose senza pensare alle conseguenze, ma se me lo chiedessero adesso, risponderei semplicemente che l'istinto mi aveva detto che era la cosa giusta da fare."
"Era impressionante come quel ragazzo riuscisse a capitare nel luogo giusto, al momento giusto, ogni volta che avevo bisogno d'aiuto.
Zayn darebbe la vita per Liam, proprio quella dalla quale lui l'ha salvato.
"Ho sempre amato il tuo odore, sa di casa"
"Tu sei più importante di qualsiasi promessa"
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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12 dicembre 1845

Harry

Non mi ero mai considerato una persona che si lamenta della propria vita. Insomma, sarei stato un vero ipocrita a farlo dato che, per avere dodici anni, non me la passavo affatto male; La mia famiglia era considerata una delle più prestigiose e ricche di Londra che a quei tempi, era particolarmente in crisi.

Avevo sentito dire che addirittura dei ragazzi della mia età erano costretti a lavorare in fabbriche e posti simili, a differenza mia alla quale la cosa più difficile che poteva capitarmi di fare era probabilmente leggere un libro di storia.

Io e la mia famiglia passavamo da una festa all'altra, che fosse per un compleanno o quant' altro ai miei non poteva importare meno, 'bisogna necessariamente partecipare a ogni evento sociale possibile, altrimenti ci rovineremo la reputazione' era la risposta di mia madre a ogni domanda sull'argomento, alla quale, data la mia giovane età, non avrei potuto di certo controbattere.

Così come la maggior parte delle sere mi ero ritrovato impeccabilmente vestito nel mio completo blu scuro pronto per un'altra serata di 'le presento mia figlia Gemma, e suo fratello Harry' di mio padre che si sarebbe ripetuto per almeno una trentina di minuti fino a che non fossero finito gli invitati, o fino a che io non me la fossi svignata.

La residenza dell' organizzatore cambiava quasi ogni volta e io ne approfittavo per vagare a vuoto nella villa di turno alla ricerca di qualcosa. Non sapevo esattamente cosa mi spingesse a farlo, sentivo che dovevo farlo. Perché per quanto la mia vita fosse l'utopia dell'epoca, io non la consideravo tale; mancava quella scintilla, quell'adrenalina di cui leggevo tanto nei libri, volevo provare anche io quella sensazione e non mi sarei arreso finché non ci fossi riuscito, chissà forse sarei riuscito a trovarla anche lì, in quei corridoi bui nella quale mi stavo avventurando quella fatidica sera.

Ero arrivato al primo piano di casa Dilke e tutto quello che c'era in quel posto era l'oscurità più totale, o almeno pensavo ci fosse solo quella finché non svoltai l'angolo e scorsi una porta socchiusa sul lato destro del corridoio dalla quale fuoriusciva una fievole luce che mi attirò a sé come una lucciola, così mi accostai alla porta e sbirciai all'interno della stanza. Purtroppo la visuale da quella posizione mi consentiva di vederne solo una parte, di conseguenza decisi di entrare, se solo non fossi stato così impacciato! Infatti nel tentativo di richiudere la porta urtai al suo stipite e nemmeno tre secondi dopo mi ritrovai con le spalle appiccicate all'uscio, a cinque centimetri buoni da terra e con un paio di occhi color ghiaccio fissi nei miei.

Il ragazzo che mi si era parato davanti era più alto di me e per questo motivo riusciva a tenere facilmente i miei piedi lontani dal pavimento, avevo distolto lo sguardo dai suoi occhi per fare questa breve considerazione quando lui parlò:

"Cosa ci fai qui? Hai avvisato qualcuno?"

La sua voce era parecchio acuta per un maschio e anche se il suo tono era fermo e deciso potevo capire dai suoi occhi che era molto agitato. Al contrario di lui, io non lo ero affatto anzi, era eccitazione quella che sentivo, mi stava accadendo qualcosa che andava al di fuori della mia normale routine, e ne ero entusiasta al punto che mi scappò un sorriso che, ovviamente, il ragazzo notò:

"Cos'hai da ridere?" mi chiese visibilmente sconvolto ma allo stesso tempo irritato. "No è che" iniziai guardandolo in viso "io non so nemmeno che stavi facendo qui, sono entrato per caso e non ho la minima intenzione di metterti i bastoni tra le ruote qualunque cosa tu stia facendo"

Lui a quelle parole assottigliò lo sguardo e mi fissò per qualche secondo dall'alto in basso prima di mollare la presa sul mio colletto per poi darmi le spalle e camminare verso un tavolino sulla quale era poggiato uno scrigno con tanto di lucchetto. "Se proprio non puoi fare a meno di curiosare qui, almeno avvisami se arriva qualcuno." disse il, a quanto pare, ladro voltandosi verso di me e tornando in seguito a scassinare la serratura.

Se me lo avessero chiesto in seguito avrei detto che i ragazzini come me a volte facevano le cose senza pensare alle conseguenze, ma se me lo chiedessero adesso, risponderei semplicemente che l'istinto mi aveva detto che era la cosa giusta da fare.

Così mi accostai alla porta e la chiusi a chiave per evitare che qualcuno entrasse di soppiatto, una volta fatto ciò mi ci appoggiai contro e inizia a guardare meglio la persona davanti a me: aveva i capelli di un castano molto chiaro ed erano tutti scompigliati, indosso aveva un pantalone marrone tirato su da un paio di bretelle e una semplice camicia bianca.

Era parecchio concentrato sul cofanetto, e le stava provando tutte per aprirlo, dalle spille che usano le donne per abbellire i loro abiti ad attrezzi da lavoro, tra i quali scorsi perfino un martello.

Ero curioso di sapere cosa ci fosse in quella scatola cosi lentamente mi diressi verso il ragazzo per vedere meglio.

Lui allarmato si girò verso di me e mi guardò in cagnesco.

"Chi ti ha detto che puoi avvicinarti?" mi disse arrabbiato.

Io ignorai la sua domanda per poi replicare:

"Cosa c'è in quel cofanetto?"

"Niente che ti riguardi. Ora torna a fare la guardia alla porta."

"Non preoccuparti di quella, l' ho chiusa a chiave. Ora mi dici cosa c'è lì dentro?" gli chiesi con tono quasi implorante.

Lui in tutta risposta sbuffò e mi diede di nuovo le spalle continuando a armeggiare con il lucchetto per ancora qualche minuto nella quale lo fissai tutto il tempo con tanto di broncio fino a che, dopo aver cacciato un urletto ben poco virile, il ragazzo si girò verso di me facendomi segno di andargli incontro.

Mi avvicinai velocemente fino ad essere al suo fianco.

"Ecco a te, contento?" mi chiese ironicamente.

Nel cofanetto c'erano un migliaio di piccole pietruzze luccicanti che in seguito riconobbi come diamanti con la quale il ladro riempì velocemente un sacchetto per poi ficcarlo in una borsa.

Si avviò verso la porta, poi si voltò nuovamente verso di me.

"Immagino mi lascerai scappare senza farmi usare le maniere forti vero?" "Cosa ti fa pensare che lo farò?" gli chiesi.

Lui mi guardò e sorrise prima di uscire dalla porta e immergersi nel buio del corridoio, poi lo vidi, per mia grande sorpresa, tornare dentro la camera e dire: "È parecchio imbarazzante ma, potresti dirmi dov'è l'uscita?" Ero così sorpreso che non riuscì a trattenermi dal ridere.

"Perdonami ma, un ladro che non conosce la strada per scappare, è abbastanza ridicolo." esclamai tra le risa.

"Beh, anche un ragazzino che non impedisce ad un ladro di scappare con la refurtiva lo è, sai?"

"Non posso darti torto" iniziai "ma non chiamarmi ragazzino!"

"Se hai meno di quindici anni, per quanto mi riguarda sei un ragazzino." disse lui "Ora se non ti dispiace, potresti mostrarmi la strada..."

"Harry, mi chiamo Harry Styles" conclusi io per lui.

"Va bene Harold, potresti mostrare la strada al qui presente?"

"Certo..."

"Mi spiace, ma nel mio lavoro rivelare il proprio nome non è prudente" disse lui per poi uscire dalla stanza e attendermi nel corridoio.

♤♤♤♤♤♤♤♤

Dopo aver camminato nei meandri della villa per circa qualche minuto eravamo infine giunti nel giardino che, essendo pieno inverno, era completamente deserto.

Per sicurezza però ci accostammo dietro un cespuglio.

"Va bene, direi che qui ho finito. È stato un piacere conoscer-"

"HARRY!" sentì chiamare da una voce che riconobbi per quella di mio padre.

"HARRY SEI QUI?" sembrava parecchio allarmato.

Mi girai per vedere se il ragazzo fosse ancora di fianco a me e la scena che mi si presentò fu alquanto preoccupante: lui era accovacciato dietro il cespuglio, con un braccio a tenere stretta la borsa, l'altra a stringermi il braccio e uno sguardo di vero e proprio terrore.

"Ti prego non dirgli che sono qui." mi sussurrò piano.

Era terrorizzato.

Per quanto ricco fossi, anche io sapevo cosa facessero ai criminali, qualunque età avessero, e lui di fatto, era uno di loro.

Così misi la mia mano sulla sua, quella con la quale il ragazzo aveva afferrato il mio braccio e dopo qualche secondo gliela spostai con cautela.

Lui continuò a fissarmi impaurito ma il suo sguardo mutò totalmente quando gli sorrisi. Era...sollevato.

"Ascoltami, adesso io distrarrò mio padre, così tu potrai scappare senza problemi.

D'accordo?" domandai guardandolo dritto negli occhi.

Lui in risposta annuì ma mentre stavo per andare mi afferrò la mano e esclamò:

"È Louis...il mio nome."

Stavo per chiedergli perché avesse deciso di dirmelo ma la voce di mio padre interruppe nuovamente il silenzio e mi costrinsi ad andare senza tornare indietro, senza controllare se Louis se ne fosse andato.

 

 

 

12 dicembre 1845

Louis

"Coraggio Lou, sarà un gioco da ragazzi!"

La voce di Liam mi rimbombava nella mente, maledetto me e quel giorno che lo stetti ad ascoltare.

"Basta che entri, primo piano, ultima porta sulla sinistra, semplice no?". Semplice un corno.

Sembrava tutto fin troppo facile, ma visto che il fato è contro di me, all'ultimo minuto venni a sapere che nell'abitazione in cui dovevo colpire, si sarebbe svolta una piccola festa.

"Prova tu a scavalcare un cancello senza farti notare" bofonchiai a bassa voce.

Per fortuna il giardino sembrava desolato, d'altronde chi si sarebbe esposto all'aria aperta con un tempo così freddo ed ostile.

Per la prima volta in vita mia volevo gettare tutto all'aria ma il mio lato avventuriero mi costrinse a portare a termine quell'ardua impresa.

Sistemai la sacca di tela sulle spalle, tirai su le braghe dei pantaloni e pregando di non essere scoperto mi arrampicai sull'inferriata che s'innalzava dinanzi a me.

Arrivato in cima, cercai di ribaltare la mia posizione, portando la gamba sinistra dall'altro lato ma avendo, a volte, un equilibrio di merda, mi ritrovai scaraventato in una siepe.

Maledissi ancora una volta Liam, me l'avrebbe pagata di sicuro!

Okay, la prima fase l'avevo superata, ora dovevo fare un' attimo il punto della situazione;

Mi appollaiai dietro l'ennesima siepe che trovai in giro e mi dissi "Allora: la villa è composta da due piani, piano terra e primo piano. Giù abbiamo cucina, la sala ove sta avendo luogo la festa, corridoi e altre stanze meno importanti, su, oltre le camere da letto, bagni e un ripostiglio, abbiamo il luogo del famoso tesoro" mi grattai la nuca cercando un modo per intrufolarmi "Bingo!" esaltai di colpo "Basta che passo per la cucina, percorro l'ampia entrata e salgo le scale, poi tutto dritto!"

Successivamente le cose accaddero in fretta, trovare una finestra aperta fu un gioco da ragazzi, scavalcarla poi, semplicissimo.

Dato il mio abbigliamento sempliciotto non diedi nell'occhio, quindi attraversare non fu un problema. Ricordo solo che c'era un odorino nell'aria che mi fece brontolare lo stomaco, d'altronde non mangiavo da giorni e tutto quel ben di Dio in una volta sola, mi fece tentennare.

Ma superai anche questo minuscolo intoppo.

Mi ritrovai nel giro di qualche secondo in un salone davvero immenso.

Un grosso lampadario di cristallo padroneggiava e si udivano voci e suoni che venivano ovattate dalle pareti rigorosamente rivestite da carta da parati.

Mi sentii particolarmente smarrito , ma dovevo trovare la rampa di scale.

La ricerca fu dura anche perché, ovunque andassi, mi sembrava sempre di stare al punto di partenza. Ma quando mi ritrovai dinanzi quegli innumerevoli gradini, un brivido d'adrenalina mi attraversò la schiena.

Mi accovacciai e riversai il contenuto della mia sacca: spille, martello, bacchette di metallo. Perfetto! Risistemai l'armamentario e cautamente appoggiai un piede su uno scalino e poi su quello successivo e così via.

"Oh andiamo, mi state prendendo in giro?" esclamai, forse con un tono troppo alto, dopo che mi ritrovai in un altro corridoio. Mi odiai tanto in quel momento ma di più odiai Liam, lui e il suo stupido "Lou, sei l'unico che può farlo, mi fido di te".

Sbuffai e mi misi in cammino. Porte su porte si scagliavano ai miei lati, quadri che rappresentavano persone a dir poco orribili che sembravano scavarti nella carne con i loro sguardo gelidi. Era un luogo bello ed inquietante al tempo stesso.

Mi avvicinai freneticamente ad ognuna delle porte, secondo la tabella di marcia ero in netto ritardo ed odiavo questa cosa. Cacciai delle forcine dalla tasca dei pantaloni e una dopo l'altra le infilavo nel buco della serratura, ma nessuna di quelle stanze sembrava quella descritta da Liam.

Ma poi, eccola lì.

"La famiglia Dilke nasconde uno scrigno pieno zeppo di diamanti. Il padre di Charles Dilke, proprietario della villa, aveva lavorato anni nelle miniere e nascoste dalle rocce e vari detriti si nascondevano queste piccole pietre preziose. Ovviamente non disse nulla ai compagni e quando riuscì a portarsene via un bel mucchietto, lasciò il lavoro. Da lì nasce la sua ricchezza e la sua entrata nella borghesia inglese."

Sentivo ancora la voce di Liam che mi narrava tutte quest'informazioni, come se fossero un racconto.

La scatola in questione giaceva solitaria su un tavolino di cristallo, non ci pensai su due volte, mi avvicinai ed estrassi dalla sacca i miei attrezzi.

Ma un rumore mi fece rizzare i peli dietro la nuca. Mi voltai lentamente e notai una figura mingherlina avvolta da un completo blu scuro che mi scrutava con occhi attenti.

Corsi contro di essa e l'incollai allo stipite della porta.

Era uno stupido ragazzino dai capelli ricci e degli occhi verde smeraldo, occhi, a mio parare, ipnotici.

"Cosa ci fai qui? Hai avvisato qualcuno?" gli ringhiai.

Sul suo volto s'inscenò un sorrisetto molto irritante, mi veniva voglia di mollargli un pugno in faccia.

"Cosa hai da ridere?" gli dissi con aria minacciosa. Quel ricciolino mi stava facendo perdere tempo.

"No è che, io non so nemmeno cosa stavi facendo qui, sono entrato per caso e non ho la minima intenzione di metterti i bastoni tra le ruote qualunque cosa tu stia facendo" rispose subito l'altro.

Lo guardai ancora per qualche secondo ma poi allentai la presa, era troppo ingenuo e stupido e non rappresentava un particolare pericolo.

Mi voltai e ritornai al lavoro che avevo lasciato in sospeso "Se proprio non puoi fare a meno di curiosare qui, almeno avvisami se arriva qualcuno" gli dissi voltandomi per qualche secondo nella sua direzione.

Di sicuro mi avrebbe obbedito, ma ora ero troppo concentrato sul da farsi per potermi assicurare cosa stesse facendo.

All'improvviso sentii dei passi, e il sangue mi si gelò nelle vene, sollevai lentamente la testa e rividi quel viso davanti a me.

"Chi ti ha detto che puoi avvicinarti?" gli dissi sputando rabbia da tutti i pori.

"Cosa c'è in quel cofanetto?"

"Niente che ti riguardi. Ora torna a fare la guardia alla porta."

"Non preoccuparti di quella, l' ho chiusa a chiave. Ora mi dici cosa c'è lì dentro?" mi chiese quasi pregandomi. Quel ragazzino mi stava annoiando e infastidendo al tempo stesso.

Finalmente il lucchetto del cofanetto scricchiolò e cadde, urlai dalla gioia dopodiché presi il contenuto, lo riversai in un sacchetto e lo nascosi nella sacca insieme agli aggeggi di cui mi ero servito.

"Ecco a te, contento?" gli dissi alzando un sopracciglio.

Caricai il tutto e mi avviai verso l'uscita, il riccioluto rimase fermo sul suo posto e, maledetta la mia lingua, aggiunsi "Immagino mi lascerai scappare senza farmi usare le maniere forti, vero?"

"Cosa ti fa pensare che lo farò?" mi sentii arrivare come risposta.

Roteai gli occhi al cielo e corsi nel corridoio, ma non riuscivo a capire dove dovevo andare.

In quel momento avrei potuto sfruttare, ovviamente a mio beneficio, la presenza di quel moccioso, mal che andava lui finiva nei guai.

Così, facendomi forza gli dissi "È parecchio imbarazzante ma, potresti dirmi dov'è l'uscita?"

"Perdonami ma, un ladro che non conosce la strada per scappare, è abbastanza ridicolo" iniziò a ridere. La sua risata era irritante e odiosa quanto la sua faccia.

"Beh, anche un ragazzino che non impedisce ad un ladro di scappare con la refurtiva lo è, sai?"

"Non posso darti torto" mi rispose l'altro "ma non chiamarmi ragazzino!"

Aveva anche il coraggio di fare lo spaccone con me, ridicolo!

"Se hai meno di quindici anni, per quanto mi riguarda sei un ragazzino" aggiunsi senza pensarci su due volte "Ora se non ti dispiace, potresti mostrarmi la strada..."

"Harry, mi chiamo Harry Styles" concluse lui.

Ma seriamente, da uno a dieci, non mi fregava nulla di come si chiamasse, tanto , chi l'avrebbe rivisto più?

"Va bene Harold, potresti mostrare la strada al qui presente?"

"Certo..."

"Mi spiace, ma nel mio lavoro rivelare il proprio nome non è prudente" ovviamente rivelare la mia identità significava farsi acciuffare e poi essere sbattuto in prigione.

Ce lo vedete un bel faccino come il mio rinchiuso in quattro sbarre?

Dopo aver camminato in lungo e in largo, sorpassando corridoi su corridoi per circa qualche minuto eravamo giunti, finalmente, in giardino. Mi mancava sentire il venticello sulla pelle, in quella casa sembrava mi mancasse l'aria.

Era deserto, proprio come fino a qualche ora fa, ma per cautela ci nascondemmo dietro la siepe che aveva avuto l'onore, fino a poco prima, di accogliere il mio meraviglioso sedere dopo il magnifico volo dalla inferriata del cancello.

"Va bene, direi che qui ho finito. È stato un piacere conoscer-"

"HARRY" un vocione si elevò nella quieta che stava regnando, cercai di sbirciare ma il mio sforzo fu vano.

"HARRY SEI QUI?" la voce sembrava avvicinarsi sempre più.

Andai nel panico, strinsi talmente forte la mia sacca e ancor di più il braccio di Harry tanto che le nocche mi sbiancarono e le dita mi tremavano.

"Ti prego non dirgli che sono qui" sussurrai

Sentii un tocco sfiorarmi la mano. Un calore improvviso mi attraversò il braccio e quando mi voltai vidi il volto di Harry che mi scrutava. Dallo sguardo sembrava preoccupato ma mi sorrise rassicurante, trasmettendomi la calma di cui avevo bisogno. Mi sentivo sollevato.

"Ascoltami, adesso io distrarrò mio padre, così tu potrai scappare senza problemi. D'accordo?" quindi era del padre quella voce.

Annuì frettolosamente e gli afferrai la mano con la quale mi aveva sfiorato.

In quel momento non capii molto, le scena mi risultano vacue e sfocate davanti agli occhi.

Ricordo solo che lui sbucò fuori dalla siepe ed iniziò a parlare col padre, parole che, francamente, nemmeno distinsi.

Io in tutta risposta scappai via da quel posto, ritrovandomi, un'ennesima volta, ad arrampicarmi.

Quando mi ritrovai fuori dall'abitazione mi balenarono in mente le parole dette prima di fuggire.

"È Louis... il mio nome."

Istintivamente mi passai la mano con cui mi aveva toccato sulla guancia ed era proprio come ricevere una carezza da lui.
 

*(n.) L'inabilità nello spiegare le emozioni in forma verbale.

 

Note Autrice:

Allora, piccole psicopatiche che hanno voluto aprire questa fan fiction, come vi sembra il primo capitolo?

Abbiamo un Harry leggermente annoiato, parole sue, e un Louis che, da come abbiamo capito tutte, in primis non lo sopporta e non ha un buon senso dell'orientamento.

Ma Louis cosa ci combini!

Se la state leggendo da Efp o Wattpad, STELLINATE! COMMENTATE! E RICORDATEVI CHE UN PICCOLO COMMENTO NON FA MALE A NESSUNO MA SOPRATTUTTO SALVA LA NOSTRA AUTOSTIMA! (sembra una televendita!")

Pubblicheremo ogni tre giorni, visto che l'abbiamo già completa xx

 

Ah chissà cosa succederà nel prossimo capitolo....

All the love. xx

Lux&Rae ( su twitter siamo
   
 
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