Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |      
Autore: Nike93    30/01/2009    11 recensioni
Lui viene da un paesino di cui lei non aveva mai sentito parlare, Caravaggio. Dovrebbe trovarsi nei pressi di Milano, ma lei non è mai stata neanche lì. Lei è di Roma e non ha motivo di andarsene dalla sua città[...].
Lui si chiama Michelangelo, eppure è l'antimichelangelo, ma questo lei non lo sa. Lei fa solo il suo lavoro.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



La prima cosa che sente, quando si alza al mattino, è il lieve pizzicore che i raggi del sole le procurano infiltrandosi dalla finestra aperta.
La prima cosa che vede è lui che dipinge.
Sente il pizzicore dei raggi del sole perché lui la vuole sempre aperta, la finestra. Anche di notte, se necessario. Anzi, forse la notte è il momento migliore, per lui. Peccato che non lo sia per i suoi modelli. Neanche lei è disposta a restare sveglia troppo a lungo: dopotutto, se lei non è disponibile, lui troverà senz'altro qualcos'altro - o qualcun altro - da ritrarre. E se anche volesse rimanere sveglia, non è quello il suo lavoro: lui dovrà accontentarsi.
A lei viene da sorridere, perché lui non è nessuno, però le fa tenerezza questo bambino con gli occhi azzurri che un giorno o l'altro morirà per essere risultato "scomodo". Per quale motivo, poi, non lo sa. In fondo lui non è davvero nessuno. Però sa che la vita non sarà lunga, e per questo la spende nell'unico modo che conosce: dipingendo.
Quando lei si alza, al mattino, indossa sempre la stessa camicia da notte. E' bianca e sfilacciata, un tempo dev'essere stata di pizzo. Gliel'ha regalata uno degli uomini per cui ha lavorato - o lavora ancora, questo non deve saperlo nessuno all'infuori di lei -. Era di sua madre, le aveva detto. A lei non importa, e neanche a lui, ora.
Anche lui le dà qualcosa di diverso da indossare, talvolta. Le mette tra le braccia un vestito, lei lo indossa, lui la ritrae, poi glielo regala perché è stata brava, ed è bellissima, e quel suo lavoro lo aiuterà a guadagnarsi la simpatia del cardinale. L'abito che ha indossato qualche mese fa era nero e morbido, abbondante e lunghissimo. La camicetta non era poi così bianca, ma a lei non importava, perché quel vestito era veramente stupendo. Era scollato, leggero, da principessa. Eppure lui non l'ha ritratta come una principessa, lui l'ha trasformata in una santa. Come si chiamava? Santa Caterina, forse. Sì, proprio santa Caterina. Una donna dallo sguardo che è tutto fuorché santo, proveniente da un posto lontano di cui lei non aveva mai sentito parlare - Alessandria, forse? Ma cosa importa, in fondo? Lei non ne aveva mai sentito parlare, eppure c'è stata, ha visitato quel luogo lontano grazie alle tele e ai pennelli di quel bambino dagli occhi azzurri - quel bambino dagli occhi azzurri che pur non diventerà mai nessuno.
Quell'abito, lei non lo ha accettato. Lui voleva regalarglielo, "Perché sei stata fantastica", le aveva detto, ma lei non aveva ancora capito come funzionano le cose con lui. Non aveva capito che a lui fa davvero piacere. Ma lei è forte, lei non ha mai biasimato se stessa per questo, dopotutto lei sta solo facendo il suo lavoro.
E poi, lui se lo merita. Lui è riuscito a scindere la sua anima e farne nascere due persone diverse: Marta e Maddalena. Marta, la parte più saggia di lei, posta nell'ombra, quasi nascosta - sarà forse un segno di qualcosa? -, e Maddalena, sorridente, bella, nobile. Lei non è nobile, oh!, non lo è affatto, ma è bella, e lo sa. Perché non dovrebbe esserne consapevole? Glielo dicono tutti. E' grazie alla sua bellezza se può continuare a svolgere il suo lavoro - perchè il suo è un lavoro, lo è, dal momento che corre l'anno 1597 e ci si guadagna da vivere come si può.
Quando scosta le coperte dal letto, si mette seduta e stira in alto le soffici braccia, lasciandosi scivolare lungo le spalle la lunga criniera bionda che a lei piace tanto, ma che lui vuole sempre acconciare in qualche strano modo a seconda della parte che lei dovrà interpretare. E' abituata a fare quello che vuole, in sua presenza: a volte, lui non la guarda neanche, immerso com'è nella partecipazione alla nascita della sua nuova creatura, altre volte il suo sguardo di ghiaccio prende fuoco e lui le ordina di rimanere ferma com'è, perché deve assolutamente ritrarla.
E' bravo, senza dubbio, ha talento: non traccia neanche una riga con la matita, prende il pennello e dipinge direttamente sulla tela, senza schemi, senza studi. Vi intrappola l'alito di vita che ha colto in un viso o in una scena e lo lascia lì, non lo modifica, non lo profana, anzi, forse lo rende addirittura più bello. Eppure lui non è nessuno, non è davvero nessuno, e così sarà per sempre. Peccato, ma lei cosa può farci?
Questa mattina lui non la guarda, non subito, perlomeno. Il suo sguardo è rivolto all'unica che lui ami davvero, la sua tela. Presto anche questa diventerà un quadro e sarà messa da parte insieme con le altre, verrà sostituita da una nuova, forse ancora più grande, ma per lui è sempre la stessa, è sempre lo stesso pezzo di stoffa sulla stessa tavola di legno, e rinasce ogni volta che lui ne ha bisogno.
Lui, invece, rinasce solo quando i suoi occhi sono attraversati da quella luce sottile, la luce di quando nella sua mente nasce una nuova idea. Lei sa che ultimamente è più difficile, perché non sempre le idee lo aiutano a mangiare. Ogni tanto riceve una commissione, e allora è una sofferenza ancora più profonda di quella provocata dalla messa in atto di un pensiero tutto suo. Sì, ogni tanto riceve una commissione. Anche se lui non è nessuno.
E oggi è una di quelle volte.
"Metti questo" le dice, porgendole il suo nuovo costume. Lei sa di cosa si tratta, lo sa già da qualche giorno, anche se la tela è rimasta vuota. Questa volta, lei è Giuditta, e si vestirà come Giuditta. Non sa esattamente chi sia - o sia stata - Giuditta, sa solo che dovrà tnere in mano una spada e fingere di tagliare la testa a un modello che lui non ha ancora trovato.
Ma per il momento non è importante. E lei si mette in posa.
Lui le sorride, "Sei perfetta", e commincia a dipingere, perché non riesce ancora a pensare al dopo: sa solo che lei è lì, è che è davvero perfetta, e che la luce è giusta e deve ritrarla subito.
E allora lei ricorda di quando lui l'ha ritratta senza farle indossare nient'altro che l'unico vestito che aveva con sè, e di quando ha intitolato quel dipinto "Ritratto di una cortigiana", e di quando lei si è vista senza maschere, sorridere da quel pezzo di stoffa che ora giace in mezzo a un mucchio indistinto.
Ma in fondo, che importanza può avere? Quel quadro è suo, non lo venderà. Nessuno vorrà il ritratto di una cortigiana, nè di una santa egiziana o di un'assassina troppo giovane. A lei fa piacere, ma sa che non ci sarà mai niente più di questo.
Lui viene da un paesino di cui lei non aveva mai sentito parlare, Caravaggio. Dovrebbe trovarsi nei pressi di Milano, ma lei non è mai stata neanche lì. Lei è di Roma e non ha motivo di andarsene dalla sua città.
Lui ha condiviso il suo letto e il suo pensiero con altre persone prima di lei, forse addirittura con un ragazzo, un povero fanciullo siciliano che altro non ha fatto che starsene fermo di fronte a una finestra con un cesto di frutta tra le braccia. Neanche questo è importante. Lui non è di nessuno, neanche delle sue tele, perché lui non le domina, sono loro a dominare lui.
Lui si chiama Michelangelo, eppure è l'antimichelangelo, ma questo lei non lo sa. Lei fa solo il suo lavoro.





  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Nike93