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Autore: Newtmasinmyveins    17/08/2015    1 recensioni
*CONTINUO DI CONTRO (TE)MPO*
Purtroppo io mi sono illusa, e per illusa intendo in tutto. Credevo di poter sorridere e proseguire, fingendo che tutto andasse bene. Avevo un piano … volevo cambiare ciò che ero, lottare per scoprire la verità, crearmi una nuova vita, essere un’altra persona, senza passato … Un essere umano vivo, ma non è così facile; i brutti ricordi rimangono sempre lì … ti seguono, e per quanto tu lo voglia non puoi sfuggirgli.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Il caos del cuore


Avrei dovuto rincorrerlo, ma no … basta.

Basta davvero con forse avrei dovuto, se, ma … doveva andare così e non lo dico perché sono fatalista, semplicemente perché non ci credo più, non credo più nel bellissimo ed emozionante NOI.

Non c’è mai stato un NOI.

Tutto è accaduto incredibilmente ma non significa nulla. James non è realmente mio ed io non sarò sua.

Credo che sia una sciocca a rimanere qui, in piedi, e come un ebete domandarmi perché i passanti mi fissano; c’è qualcosa di sbagliato in me, sicuramente.

Abbasso il capo e senza fare troppi ripensamenti mi dirigo verso casa, mamma sarà già a insegnare e papà è uscito all’alba, non riesco ad andare a scuola, non ne ho voglia.

Chiudo la porta di casa e mi spaparanzo sul divano, sono irrequieta.

“Dovrebbe esserci del gelato” penso, ed è una vera impresa fare alzare il mio didietro da questa comoda poltrona, con strani movimenti riesco a mettermi in piedi, cammino gloriosamente verso il freezer, rimango delusa, però, constatando che non c’è più nulla;“ L’avranno finito.”

«Quando sono di quest’umore, è d’obbligo il gelato in casa, accetto anche cioccolato. » blatero come se qualcuno potesse sentirmi. Imbronciata mi scaravento nuovamente sul divano e impugno il telecomando schiacciando un canale qualsiasi.

«A mia madre dichiarerò la verità, sono stanca di dover nascondere tutto anche a lei … non siamo più le stesse. Sono sicura che capirà. » continuo a ripetermi, sperando che la sua reazione non sarà delle più drastiche.

“No, non può essere.” Penso portandomi le braccia sul petto, in televisione c’è proprio quel film.

Il film che ho masterizzato accuratamente sul dvd, il film che ho visto con James.

«E’ finito. »pronunciai con un filo di voce.

«Molto bello. . . – sussurrò , sembrava che non riuscisse a parlare. -Mi ha colpito, Jane. » ammise. Ero incredula.

« Anche a me … è come se fosse la prima volta, è il mio film preferito. Non so quante volte l’ho visto. »risposi. James era più simile di quanto immaginassi, persino nel carattere; Forse per questo non andavamo d’accordo.

«Beh … mette in risalto la fugacità della vita. Se vuoi una cosa falla, sii egoista. Adesso, però stop con la tristezza. Oggi è il tuo compleanno e non è giusto che tu sia triste. » Era totalmente cambiato. Effetto “ I pugnali volanti?” Ero incredula e stupefatta. James riusciva sempre a farmi ricredere sul suo conto.

«Ma perché? Che diavolo! » sbraito, scaraventando il telecomando per aria, “l’oggetto volante “ avrebbe fatto brutta fine se non fosse stato per il tappeto che ha alleviato l’urto.

Come nei film, il mio cellulare squilla nel momento più opportuno. Sbuffo.

Mi sporgo allungando la mano verso il tavolino, rimanendo ancora comodamente sdraiata; è difficile ma non significa che non ci riesca.

Afferro il cellulare e con aria trionfante rispondo.

«Allora sei viva! » è Julia che, inaspettatamente, non ha un’aria rilassata bensì nervosa: non è da lei; cerco di non fare gaffe e mi concentro a dare risposte docili per le sue domande a trabocchetto.

«Sì Julia, scusami se non ho avvisato né te né Nath ma avevo dolori di stomaco e non sono venuta a scuola …» camuffo la voce fingendomi seriamente ammalata.

«Ah … mi dispiace, spero che almeno per stasera ti passi. Abbiamo messo tutte noi stesse per preparare la festa di Nath- sussurra, sicuramente riccioli neri è nei paraggi. Oddio, è vero: è il compleanno del mio quasi migliore amico, come ho fatto a dimenticarlo? Certo che pensare James mi fa dimenticare il resto.-Comunque hai fatto bene a restare al letto, il professor Brown non è venuto e ci hanno permesso di uscire. Se ti sentivi meglio, andavamo al capannone per sistemare gli ultimi preparativi. – Per il compleanno di Nathan cioè il 27 maggio, Julia ed io “amiche più strette”, avevamo pensato di affittare un capannone e poiché Nathan è uno dei più conosciuti della scuola, hanno contribuito molte persone sia all’affitto sia al regalo. Saremo circa cinquanta ragazzi e Julia ed io, ci siamo occupate di tutto ovviamente alle spalle di Nathan, è stata una vera impresa giacché il rompiscatole era sempre con noi; abbiamo dato tutte noi stesse, ma io potrò andarci? Con l’umore che ho, non sono in vena di feste, tutti gli sforzi saranno sicuramente stati vani.- Jane, vuoi che passi dopo aver fatto un giro a casa di Nathan?- mi chiede premurosamente, ah se sapesse che tipo di mostro sono. -Sai, dicono che è probabile morire il giorno del proprio compleanno anziché negli altri 364 dell’anno.» soffoca una risata mostrando visibilmente ironia. Non è tanto errato, anch’io stavo morendo il giorno del mio compleanno, ero con James in quel posto magico quanto indimenticabile.

«Sì, -rispondo convinta-se fossi in te farei un giro più a casa sua che mia , ma scusa … adesso non è lì con te? » arriccio la fronte e mi appollaio comodamente sulla poltrona.

«Ah, ah! Ti sembra che Nathan Waters “sono il migliore” va a scuola il giorno del suo compleanno?» riprende lei con una leggera aria da saputella e antipatica, ma non lo è affatto.

«Giusto, beh … ora è meglio che mi riposi, per stasera voglio essere in gran forma.» affermo poco convinta, Julia non fa pretese e agganciamo.

“Forse il tipo che ho visto non era il mio James, sarà stata un’allucinazione simile a quella che ebbi su Cabret con quella brutta guardia.” Penso, mentre dalla mia mente non riescono a sparire gli occhi di James leggermente bluastri con chiazze dorate e così stranamente tristi: quello sguardo era così spento, sembrava essere un’altra persona.

Mi alzo lentamente fissando inespressiva la tv che come sua virtù fa scorrere immagini, suoni e colori … credo che la vita le somiglia molto: le pubblicità sono le pause che ci prendiamo per riflettere e quando poi inizia il film, ritorna la finzione … la paura e tutte le altre sensazioni.

Crediamo di essere diversi, di distinguerci, ma come diceva Shakespeare: il mondo è un teatro e ognuno ha la propria parte. Nessuno è sincero davvero e noi nella bugia “bella e grossa voragine” non siamo nient’altro che insignificanti moscerini scopiazzati.

Decido di mangiare l’insalata con i wurstel, perché non ho fatto colazione? Ah già, dovevo correre da James, quante cose ho fatto per lui, lui non avrebbe neanche tentato un minimo sforzo. Devo smetterla di dare tutta me stessa a chi non merita e soprattutto di pensare, quanti ragazzi della mia età trascorrano il tempo a pensare? Pochi.

Accenno un’occhiata scadente al divano, indecisa dove consumerò il mio pasto: sul divano a guardare la tv (il che fa molto depressa e da bigotta) o in camera mia con delle belle cuffie e musica alta fino a rompermi i timpani? Opto per la seconda e, strisciando un piede dietro l’altro affronto i 15 scalini che mi condurranno in camera mia.

Sono a metà quando stranamente il campanello suona.

“Forse è la tv, ho dimenticato di spegnerla.” Penso grattandomi la testa. Al mio essere pigro non passa neanche per la testa scendere per spegnerla ma se mia madre dovesse trovarla accesa, non ne sarebbe felice anzi, inizierebbe la sua paternale sull’energia e lo spreco per poi inevitabilmente andare a parare sulle bollette salate. A malincuore scendo dando così ascolto alla minuscola parte di me “responsabile”. Fisso la tv con aria di sfida poi la spengo. “Se ti avessi spenta prima, non sarei dovuta scendere.” Ma il problema non è stato risolto: il “campanello” continua a suonare e sembra tanto quello di casa mia. Mi avvicino al portoncino con aria interrogativa e notevolmente preoccupata.

«I miei non saranno di sicuro» sibilo, mentre percepisco la tensione aumentare. Stringo la maniglia e chiudendo gli occhi apro la porta, incurante di cosa possa pensare il mio ospite vedendomi in uno stato di trance.

Apro gli occhi di scatto e in un primo momento non vedo nessuno o meglio: mi sembra che non ci sia nessuno. Abbasso lo sguardo e il respiro sembra appesantirsi, ha perso la sua regolarità, il cuore batte all’impazzata. Guardo, osservo e la folta chioma bionda riccioluta è inconfondibile: è proprio James, quello strano ibrido di angelo e umano che poche ore fa mi ha palesemente ignorato. E’ in ginocchio, sembra sofferente. Sposta leggermente il capo, quel poco che mi basta, per capire che è ferito al costato sinistro poco sotto al cuore, una chiazza di sangue sulla sua bella e preziosa tuta nera micenesiana.

Crollo sulle ginocchia arrivando circa alla sua altezza, delicatamente gli alzo il mento per poterlo fissare dritto negli occhi. Sta delirando. Una spada laser simile alla sua è situata proprio dove scorrono minuscole gocce di sangue … tremo.

«Tu … - bisbiglia, cercando di sforzarsi-Tu che sai il mio nome, aiutami. » mi dice e ancora non posso crederci: davvero non si ricorda di me.

Cerco di mantenere la calma e senza urtare la ferita tento di alzarlo, non riesce a reggersi in piedi e per questo cingo il suo braccio al mio collo e con il mio braccio destro gli mantengo il fianco.

«Riesci a salire quindici scalini? » chiedo, intenzionata già in partenza a scaricarlo in camera mia.

Fa cenno di si con il capo e con un po’ di pazienza, scalino dopo scalino, ci avviciniamo sempre più alla mia stanza.

Un’impresa abbastanza difficile, ma ciò non significa che essendo ardua è impossibile.

Riesce a sedersi sul mio letto e lentamente a stendersi.

”Quanto mi fa male vederlo in questo stato.”

«Vuoi riposare, mangiare? » chiedo, sperando di non risultare assillante.

«Dovresti togliermi questa cosa … secondo dopo secondo risucchia le mie forze. » con “cosa” si riferisce alla spada infilzata nel costato. Deglutisco.

Sarò capace di una cosa del genere?

«Va … va bene.» balbetto e mi reco subito in bagno a prendere la valigetta del pronto soccorso.

“Speriamo che io non lo uccida.”

Faccio un bel sospiro profondo, impugno la valigetta e sì: sono pronta.

Entro in camera apparentemente rilassata, non voglio che pensi che sia incapace.

Accenno un flebile sorriso e mi siedo di fianco a lui sul letto.

Chiude gli occhi, è proprio un angelo.

Prendo del disinfettante adatto alle ferite e assieme ad un batuffolo di ovatta cerco di disinfettare la zona sofferente.

«Non c’è bisogno che disinfetti, estraila … il sangue smetterà di uscire se metterai questo. » mi porge un flaconcino con un liquido trasparente, sembrerebbe acqua ma ha sicuramente una funzione medica magica.

Acconsento con il capo eseguendo come mi ha detto; sebbene mi faccia impressione toccare la spada laser e tirarla fuori dal suo petto, devo pensare al suo bene: sta soffrendo molto.

«Uno … due … tre. » al tre estraggo la spada e non do il tempo all’aria di accarezzare la fresca ferita che spargo il liquido medicinale. Si contorce sotto di me, digrigna i denti … il medicinale deve bruciargli, ma starà meglio, ne sono sicura.

«G … grazie umana Jane. - bofonchia e quasi non ci credo, si sarà ricordato di me? Prima che potessi chiedergli come abbia fatto a ricordarsi il mio nome, mi legge nella mente-Beh, il tuo nome l’ho letto lì …» proferisce puntando la porta, dove in una scritta abbastanza grande c’è scritto: ” Stanza di Jane”.

Che illusa che sono! Mi fingo indifferente, intenzionata a scendere al piano di sotto e cercare di capire.

«Ti lascio riposare. » avviso e anche se non volevo farla notare, la delusione è visibile chiaramente sul mio volto. Chiudo la porta e scendo la scala a chiocciola.

Vorrei addentare il panino, ma ormai la fame è passata. E ancora una volta James non si ricorda di me.

Spaparanzata sul divano mi sento strana, sono eccitata che James sia qui e in un certo senso al sicuro, dall’altro preoccupata … chi gli avrà mai tirato quella freccia/spada? Sicuramente un nemico, e decisamente non Malkfoc … sarebbe stato un suicidio per il cattivo in questione.

Mentre i pensieri vagano in cerca di una risposta ben fondata, qualcun altro bussa alla porta, non sarà mica Julia?

Mi alzo silenziosamente cercando di capire chi sia guardando dallo spioncino ma vedo soltanto la strada.

“Avranno sbagliato” affermo facendo spallucce, non m’importa più di tanto. Torno al divano ma qualcosa attira la mia attenzione, un foglio bianco ripiegato accuratamente è sulla moquette. Mi abbasso per prenderlo, aprendolo senza esitazioni.

In bella calligrafia c’è scritto: “Ciao Jane, sono tornato.”

Il tutto è molto inquietante, sia per la frase sia per com’è stato scritto. Il misterioso non ha usato inchiostro bensì sangue.


Spazio Autrice: Carissimi lettori, perdonate il madornale ritardo e gli erroracci. Questo capitolo lo vedo diverso dagli altri, sicuramente tutti abbiamo notato il cambiamento di James e credo che dobbiamo soffermarci. Inoltre, il punto più importante è il misterioso uomo che ha scritto il biglietto...Pensate a Malkfoc? Beh, non credo...d'altronde se ferisce " i suoi figli" è come se si autocondannasse a un suicidio. Mi piacerebbe sapere il vostro parre nelle recensioni! Perdonate ancora gli errori e mi auguro che stiate trascorrendo buone vacanze.

 
   
 
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