Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: _cercasinome_    17/08/2015    4 recensioni
Caro diario di viaggio,
è arrivato il grande giorno, finalmente! Non vedevo l’ora! Ed ancora non riesco a crederci…
Starò facendo la cosa giusta? Insomma, si tratta di una guerra! Non sopravvivrò neanche mezza giornata.
Eppure non posso più tirarmi indietro! Sono stata io a convincere il mio capo, il signor Iceburg, ad affidarmi quest’incarico. Ed io, Nami Cocoyashi, la miglior giornalista della Rotta Maggiore, porterò a termine il mio compito. Documenterò ogni battaglia, ogni scontro, ogni sconfitta ed ogni vittoria di questa insulsa guerra che continua già da un paio d’anni.
E poi, questo è l’unico modo per scoprire cosa sia successo a Bellemer…
**Fanfiction partecipante alla settimana Zonami indetta dal Midori Mikan**
Genere: Guerra, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Sanji/Violet, Shanks/Makino, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                     
                                                                          

Notte.
Mezza luna ombrata di nero da una nuvola grigia che corre nel cielo.
Un’ombra cammina bassa, radente al muro di mattoni di un logoro e vecchio edificio, nascondendo il viso dietro il bavero alzato dell’impermeabile bagnato e nero.
Trattenendo il fiato entra nel edificio, attorno a cui ha camminato per ore, incerto se entrarvi o meno.
Prende coraggio, entra socchiudendo appena la porta, scivolando fin sulla sedia libera ferma ad aspettarlo, unendosi al gruppetto fremente e stretto nei ranghi che borbotta al suo arrivo.
Un colpo di tosse, e il nostro eroe prende la parola.
-Eh, salve sono Fragolina00 e sono…- silenzio e panico tra i presenti per quella parola che può cambiare ogni cosa.
L’impermeabile si gonfia un po’, lasciando respirare il nuovo arrivato, che infine pronuncia la tanto sospirata frase -… e sono Zonamista!!!-
Un applauso esplode dal gruppo anonimo riunito, e gli impermeabili vengono lanciati nell’aria bagnata di lacrime di allegria, palloncini a forma di quarta spada e mandarini piovono giù dal soffitto, ballonzolando al suono della canzone della “Quarta Spada for ever in the Mikan” mentre le anonime zonamiste brindano con tequila al mandarino e adorando la statua del Rating Rosso Zonam…
E tu? Che aspetti a toglierti l’impermeabile e venire a presentarti?
Il Midori Mikan aspetta anche te!

 
THIS IS WAR
 
Alabasta, 17 /02/XXX3
Caro diario di viaggio,
è solo il secondo giorno sulla Thousand Sunny e già rimpiango la terra ferma! Scherzo, scherzo… più o meno. Ho conosciuto tutta la squadra, ogni soldato ed alcuni sono davvero simpatici (e soprattutto fighi), ma sono dei casinisti assurdi! Non c’è un attimo di calma su questa nave!
Soltanto adesso, che è notte fonda e tutti dormono ho trovato un momento di tranquillità per scrivere. Ho scoperto un posticino sul ponte davvero magnifico. E’ un piccolo giardinetto con delle piante di mandarino (che io amo alla follia). Inizialmente mi sono chiesta cosa ci facessero dei militari con dei mandarini, ma ho tenuto l’interrogativo solo per me.
Tuttavia la luce non è moltissima. Si, c’è la luna, ma ho dovuto anche prendere una piccola lampada ad olio per riuscire a scrivere. D’altronde non ho altra scelta. Non ho nessuna intenzione di infastidire la mia nuova compagna di stanza.
Oh giusto! Ancora non ho parlato di lei (e neanche di tutti gli altri, in realtà).
Dunque…

Non appena salì sulla nave (il giorno prima) un’ondata di confusione mi investì in pieno, stordendomi leggermente.
C’era chi correva da una parte all’altra del ponte, chi urlava a squarciagola e chi piangeva come una femminuccia (ovviamente era Usopp).
-CI SIAMO TUTTI? POSSIAMO SALPARE?- urlò qualcuno
Mi girai lentamente verso quella voce, per scoprire a chi appartenesse, ma mi ritrovai schiacciata al parapetto. Lo afferrai con le unghie, evitando così di cadere di sotto.
Qualcuno mi aveva spinto. Ma ero su una nave o in un’arena piena di tori?
Alzai la testa, scostando con la mano alcuni ciuffi rossi da davanti agli occhi. Notai due figure davanti a me. Erano sulla terra ferma, a qualche metro di distanza dalla nave.
Spalancai gli occhi non appena riconobbi una di quelle persone.
Era la principessa Bibi!
Capelli turchini, fisico perfetto, pelle lattea e bella da far paura… si, non c’erano dubbi! Era proprio la principessa di Alabasta, Nefertari Bibi!
Mi sporsi leggermente dal parapetto per osservare meglio. Stava parlando con un soldato che sicuramente doveva partire con noi. Aveva i capelli castani e delle lenti rettangolari sul naso. Lui sorrideva, mentre la accarezzava il viso, mentre lei, sempre sorridente, era scossa da singhiozzi e il viso rigato dalle lacrime.
Non potevo crederci.
La bellissima principessa di Alabasta aveva una relazione con un semplice soldato?!
Si, proprio così! Capisco subito se due persone si amano e quei due… beh emanavano invisibili cuoricini rosa!
Vidi lei che si buttava fra le sua braccia muscolose, che la stringevano forte al petto.
Sorrisi intenerita da quella scena.
Riuscivo ad immaginare come si dovevano sentire in quel momento. Lui stava per partire in guerra e prometteva di ritornare da lei, ma nel suo cuore non era certo di poter mantenere quella promessa, per questo la stringeva forte forte, come se non volesse lasciarla più. Perché sapeva che poteva essere il loro ultimo abbraccio.
Lei non riusciva a trattenere le lacrime, spaventata dall’idea di poterlo perdere. E voleva riuscire a fidarsi di lui, che le diceva che sarebbe tornato, ma sapeva che nulla era sicuro in guerra. Sicuramente aveva anche provato a convincerlo a non partire, ma lui non voleva sottrarsi al suo dovere.
Era tutto così triste e soprattutto romantico!
Sembrava un vero e proprio film strappa lacrime!
Mi asciugai l’angolo dell’occhio destro, bagnato a causa della commozione e ad un tratto mi venne un idea.
Afferrai velocemente la mia fotocamera dalla tracolla e puntai l’obiettivo in direzione dei due innamorati che, in quel preciso momento, si stavano scambiando un dolce bacio.
Sapevo che era violazione della privacy, ma….
Ei! Io sono una giornalista e quindi sono attratta da ogni tipo di scoop! E’ mio compito informare la gente di tutto ciò che succede nel mondo, anche che una famosa principessa frequenti un uomo molto inferiore a lei. Per la classe sociale, intendo.
Perfetto! Devo solo avvicinarmi un po’ di più.
Faccio un piccolo passo. Mh, non basta.
Ne faccio un altro, scontrandomi col parapetto. Non posso andare oltre, così allungo la schiena oltre ad esso, tenendo la fotocamera davanti al viso pronta a immortalare quel bacio.
Ma ecco che qualcun altro passa alle mie spalle e mi spintona per avanti. Purtroppo questa volta non feci in tempo a tenermi dal parapetto poiché avevo le mani impegnate a reggere la fotocamera. Così avvertì i miei piedi staccarsi dal ponte e capì di stare per cadere in acqua (a meno che eviti gli scogli che costeggiano la riva).

Accadde tutto in una manciata di secondi. Strizzai forte gli occhi e strinsi la fotocamera al petto, preparandomi ad un bagnetto fuori programma, quando mi sentì tirare per la maglietta.
-Non sai che è da maleducati fotografare qualcuno senza permesso?-
Mi giro di scatto non appena i miei piedi ritoccano il legno liscio del ponte.
-Io… oh, diamine! Ancora tu?!- ringhiai non appena vidi davanti agli occhi quella strana capigliatura verde e quel ghigno irritante.
-Credo che la cosa da dire in questo momento sia “grazie”- ghignò, portando le mani ai fianchi.
-Non avevi detto che non mi avresti salvato il culo?- gli ricordai, incrociando le braccia al petto e ringraziandolo solo mentalmente.
-Ti ho spinta io, semplicemente mi sembrava la cosa giusta da fare. Tranquilla mocciosa, la prossima volta un tuffo non te lo negherà nessuno- continuò a sfottermi, piegando leggermente il busto in modo da raggiungere la mia altezza.
Strinsi i pugni lungo i fianchi, non preoccupandomi di trattenere un ringhio che lo fece ghignare ancora di più. Stavo per rispondergli per le rime quando una voce mi interruppe.

-Quindi One Piece ha mandato lei- mi stupì non appena sentì una voce femminile e mi alzai sulle punte, allungando il collo per vedere dietro la spalla di Zoro la proprietaria di quella voce.
Un ragazza, più o meno della mia età, con un caschetto scuro e degli occhiali rosa sopra la testa si stava avvicinando lentamente a noi. Era magra, e non molto alta, era sicura di sé, ma non sembrava molto forte. Eppure anche lei stava partendo in guerra e, la tuta militare che indossava indicava che era anche un soldato (o si dice soldata? Soldatessa? Ma che ne sooo!!!)
Mi stava guardando dall’alto in basso, e ciò mi diede fastidio. Ma non dissi nulla, non volevo iniziare col piede sbagliato anche con lei. Era l’unica donna, saremmo anche potute diventare amiche.
Quando ormai era a soli due metri da noi, la vidi cadere rovinosamente per terra, spintonando Zoro che mi finì letteralmente di sopra.
Sentì le sue grandi mani stringermi per la vita, in modo che non cadessi di sotto, ed io mi ritrovai con il viso e le mani sul suo petto. Arrossì leggermente sentendo sotto le mani i suoi muscoli (e che muscoli! Un pericolo per tutte le donne del mondo!). Riuscivo a percepire il battito del suo cuore ed era un suono davvero dolce e rilassante. Il piacevole profumo del suo dopobarba alla menta mi pizzicava il naso e le sue mani sui miei fianchi mi provocarono dei piccoli brividi che decisi di interpretare come brividi dovuti all’improvvisa vicinanza di un uomo. Sarebbe successo con chiunque. Il fatto che fosse Zoro era solo una casualità.
Infondo ultimamente la mia vita sentimentale (e sessuale) era ad un punto morto, e non era una buona cosa per le donne della mia età. E poi quella nave traboccava di uomini con tartarughe, addominali, tricipiti, quadricipiti e (come si chiamano le ossa delle natiche? Non prendermi per una pazza sessuale, ma è vero! Quei soldati hanno dei culetti sodi che attirerebbero l’attenzione di ogni donna!) da far paura!
Ad un tratto lo sentì imprecare e sobbalzai leggermente quando percepì la sua voce così vicina. Si allontanò, grattandosi il capo con una mano, ed io sentì improvvisamente freddo, nonostante mi trovassi nel deserto.
Prima che uno di noi potesse aprire bocca, la nostra attenzione fu attratta dalla ragazza con il caschetto, che stava per terra a quattro zampe e tastava il pavimento.
Trattenni una risata tappandomi la bocca con una mano, mentre Zoro si spiattello una mano sul viso, scuotendo leggermente il capo. Forse succedeva spesso.
-Dannazione! Dove sono finiti i miei occhiali?- disse, probabilmente fra sé e sé.
Mi ricomposi, cercando di soffocare definitivamente la risata che stavo trattenendo. Sistemai la fotocamera nella tracolla, per poi afferrare gli occhiali e porgerli a lei con una mano.
Lei si bloccò. Osservò la mano che teneva gli occhiali, poi me e poi di nuovo gli occhiali. Li afferrò e l’inforcò sul naso, per poi tornarmi a guardare con il viso piegato di lato, come fanno i cuccioli di cane appena sentono un rumore nuovo.
Osservai confusa ed imbarazzata prima lei e poi Zoro, sperando che lui mi potesse spiegare perché continuava a stare per terra e a fissarmi.
Ad un tratto balzò in piedi, porgendomi la mano e stampandosi in faccia un gentile sorriso. Non sapevo perché, ma quel sorriso non mi convinceva affatto.
-Grazie mille! Io sono Tashigi, piacere!-
-Piacere, io sono Nami- decisi di stringere comunque quella mano, sfoggiando un sorriso cordiale. Forse mi sbagliavo.
-RAGAZZI KOZA HA FINALMENTE FINITO DI SBACIUCCHIARSI CON LA SUA PRINCIPESSA! POSSIAMO… AHI!- vidi l’uomo che stava parlando steso per terra dopo aver ricevuto un pugno dal soldato che prima era con la principessa, che a quanto pare si chiamava Koza.
-Perfetto! Ognuno ai propri posti! SI SALPA!- sentì urlare il capitano Shanks, imitato poi da tutti i suoi sottoposti.
Mi voltai verso Zoro, che però era già sparito, seguito da Tashigi che improvvisamente si bloccò e mi guardò con uno sguardo omicida.
Sbattei più volte le palpebre, pensando di essermelo immaginato, ma era tutto reale. Dopo una manciata di secondi si voltò e scomparse dalla mia vista.

Mi osservai in giro confusa. C’era gente che correva di qua e di là, chi armeggiava con alcune funi, chi con le vele, chi con l’ancora. Evitai per un soffio un soldato che mi stava arrivando di sopra e capì che sarebbe stato meglio spostarsi da lì in modo da evitare di cadere in acqua.
Afferrai le mie valigie, ma mi bloccai immediatamente.
Dove dovevo andare? Non conoscevo quella nave, non sapevo dove fossero le stanze e quindi nemmeno la mia. Avrei voluto chiedere a qualcuno, ma sembravano tutti troppo occupati in quel momento. Ad un tratto, notai dalla porta del sottocoperta lasciata aperta una sala dove riuscivo a vedere qualche tavolo e delle sedie. Probabilmente si trattava della sala ristoro. Decisi di sistemarmi là per il momento. Magari avrei potuto prendere un bicchiere d’acqua.
Corsi verso il sottocoperta, evitando tutti i soldati che mi sbucavano davanti all’improvviso, e non appena entrai nella sala, mi buttai pesantemente su una sedia, respirando affannosamente.
Mi guardai intorno, incuriosita. Era una sala davvero grande. Be’, era normale. Doveva ospitare un intero squadrone (forse è meglio dire truppa?) di soldati. Vi erano diversi tavolini sparsi per la stanza ed un lungo e grande bancone con tanti sgabelli. E dietro di esso vi erano degli scaffali con bottiglie di tutti i tipi, bicchieri, piatti e tazze. C’era anche una porta che probabilmente portava alla cucina.

-Tu devi essere Nami Cocoyashi, la giornalista-
Questa voce, proveniente da dietro di me, mi fece, letteralmente, saltare in aria. Credevo di essere sola. Mi misi in piedi, voltandomi di scatto spaventata.
-Scusami, non volevo spaventarti. Piacere, io sono Makino- mi disse ridendo (probabilmente per la mia reazione esagerata) e facendo un piccolo inchino.
-Piacere. Be’, il mio nome già lo sai- dissi io, dopo essermi ripresa dallo spavento, facendomi contagiare dalla sua risata e scrollando le spalle.
Con mia grande sorpresa, c’era un’altra donna sulla nave, ma lei non indossava nessuna tuta militare. Portava una gonna nera, lunga fino al ginocchio, ed una camicetta a rombi arancione. In testa aveva un fazzoletto giallo, che le nascondeva tutti i capelli verde scuro(che però dovevano essere piuttosto corti, si vedeva) eccetto per due ciocche che le incorniciavano il volto. Si vedeva che era più grande di me di qualche anno, eppure sembrava davvero molto giovane, con la pelle chiara, un sorriso gentile e due grandi occhi brillanti. Era davvero bella.
-Allora, posso offrirti qualcosa?- mi chiese improvvisamente, socchiudendo gli occhi a mezza luna.
-Un bicchiere d’acqua fresca, grazie- risposi, annuendo convinta. Con quel caldo, ci voleva proprio.
La seguì fino al bancone, accomodandomi su uno sgabello mentre lei faceva il giro e afferrava un bicchiere dagli scaffali, per poi sparire in cucina per qualche secondo e tornare con una bottiglia d’acqua in mano.
-Allora, sei emozionata?- mi chiese allegra mentre versava il liquido trasparente nel bicchiere per poi porgermelo.
-Si, tanto. E, ammetto, anche un po’ agitata e nervosa- risposi, dopo aver bevuto l’acqua tutta in un sorso, per poi passarmi il dorso della mano sulle labbra, asciugandole dalle piccole goccioline che erano rimaste.
Osservai la donna di fronte a me ridere di gusto, per poi riempire nuovamente il bicchiere di vetro, intuendo che ancora non mi ero del tutto dissetata.
Lei, al contrario di me, sembrava davvero tranquilla, allegra e spensierata. Come se fossimo su una nave da crociera. Niente guerra. Niente soldati.
Bevvi il secondo bicchiere d’acqua, questa volta con più calma mentre lei continuava a sorridere e a passare un panno bianco sul bancone di legno scuro.
Più la guardavo, più mi chiedevo cosa ci facesse una come lei su una nave da guerra. Stavo per chiederglielo, ma appena aprì bocca, tutte quelle urla che prima echeggiavano sul ponte si spostarono nella sala ristoro, investendomi come un treno in corsa.
Sospirai, sentendo la testa martellare all’impazzata a causa di tutta quella confusione. Non ce l’avrei fatta, lo sapevo. Non sarei riuscita a sopravvivere molto su quelle nave.
-Tranquilla, ti ci abituerai- mi disse Makino, sporgendosi sul bancone in modo che io potessi sentirla. Le feci un sorriso tirato, di cortesia. Io non ne ero poi così convinta.
-Vedo che hai conosciuto la nostra Makino!- mi voltai leggermente, vedendo il capitano Shanks che si avvicinava e prendeva posto accanto a me.
-Oh si, è davvero gentile- risposi, con un leggero tremolio nella voce. Avere un uomo come il capitano Shanks accanto mi elettrizzava.
-Gentile? Si vede che ancora non la conosci bene!- disse il capitano, guardandomi negli occhi, mentre con il pollice indicava Makino, che era girata di spalle e trafficava con alcune bottiglie sugli scaffali.
-La nostra Makino è eccezionale! Formidabile! Davvero fantastica!- continuò, muovendo le braccia muscolose.
-Finiscila Shanks! Non sei neanche ubriaco e già cerchi di adularmi?- disse Makino sorridendo divertita e porgendo un boccale pieno di un liquido ambrato al capitano. Mi accorsi solo dopo qualche secondo che lo aveva servito senza che lui chiedesse niente. Dovevano conoscersi da tanto tempo. Si intuiva anche da come parlavano.
Improvvisamente mi sentì di troppo. Feci per alzarmi dallo sgabello ma venni afferrata per le braccia da qualcuno e trascinata via.
-Coraggio Nami! Dobbiamo farti conoscere tutti quanti!-
-Va bene, Rufy! Ma posso camminare anche da sola!- dissi, allontanando da me Rufy e Usop, rimproverandoli con gli occhi.
Loro continuarono a sorridere euforici per poi prendermi sotto braccio, uno da un lato e uno dall’altro, spingendomi verso un tavolo dove un gruppo di soldati stava seduto, ridendo, parlando e bevendo.
-Ragazzi, attenzione! Lei è Nami, la giornalista!- urlò Rufy, attirando così non solo l’attenzione dei soldati di quel tavolo, ma di tutti i presenti.
Annotai mentalmente di picchiare Rufy al primo momento opportuno per avermi messo in quella situazione imbarazzante.
Solitamente amo stare al centro dell’attenzione e avere tutti gli occhi puntati addosso. Ma il fatto di non conoscere nessuno e di essere circondata da uomini alti, forti e muscolosi, alcuni molto più grandi di me, mi fece sentire a disagio. E la cosa peggiore era che la sala era piombata nel silenzio più totale e tutti continuavano a fissarmi.
Notai con la coda dell’occhio quell’imbecille di Zoro, seduto ad un tavolo più in là che, con un boccale alle labbra, mi fissava divertito.
Maledetto! I suoi amici mi avevano ficcato in una situazione abbastanza imbarazzante e lui se la rideva.
Oh no, questa volta non avrebbe vinto lui!
-Salve, sono Nami Cocoyashi. Piacere di conoscervi!- dissi, congiungendo le mani dietro la schiena e sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi.
-Mi raccomando, trattatela bene! Chiunque le torca un solo capello dovrà vedersela con me!- non mi ero per niente accorta che Makino mi aveva raggiunto, fino a quando mi poggiò una mano sulla spalla, minacciando tutti i presenti.
Sospirai, grata per il suo intervento. Forse non sarebbe stata poi così brutta la mia permanenza su quella nave. E tutto grazie a Makino.
-Uuuh, che paura!
Tutti i presenti scoppiarono a ridere dopo la battuta del capitano. Con la coda dell’occhio vidi che anche Makino stava sorridendo leggermente, nonostante il capitano Shanks la stesse prendendo in giro.
La donna si voltò e, dopo avermi sussurrato all’orecchio di scusarla, si incamminò verso il bancone, fermandosi alle spalle del rosso con le mani sui fianchi.
Qualche secondo e dopo un sonoro ‘BOOM’.
Il pugno di Makino era ancora fumante mentre faceva il giro raggiungendo il retro del bancone e la testa del capitano era ancora spiattellata sul legno liscio e appena pulito.
-La cosa vale anche per te, capitano- disse marcando l’ultima parola, come a prenderlo  in giro.
Mi portai una mano alla bocca spalancata, coprendo la mia espressione stupita e divertita.
Un debole ridacchiare mise fine al vociare che si era creato, e cresceva sempre di più. Quando il capitano staccò la faccia dalle tavole di legno, la sua risata si fece ancora più forte.
-Per caso ti sei offesa?! Sei gelosa?!- esclamò tra le risa, massaggiandosi la testa rossa colpita dalla donna poco fa dove era spuntato un enorme bernoccolo. Lo guardai un po’ confusa. Gelosa? Perché mai dovrebbe esserlo? Cosa c’entrava, poi?
Makino sbuffò divertita, abbandonando uno straccio sul bancone e appoggiandosi ad esso. Afferrò il colletto della maglietta nera, tirando verso di sé il capitano Shanks. I loro visi erano vicinissimi e lei lo osservava con sguardo malizioso.
-Nei tuoi sogni, capitano- disse soffiandogli sulle labbra per poi lasciarlo lì, da solo, sparendo in cucina tra le urla e le risate degli atri soldati.
Il capitano si leccò le labbra, per poi voltarsi verso i suoi compagni con le braccia tese verso l’alto.
-E’ cotta, ragazzi!-
Altre urla, sempre più forti, inondarono la sala, mischiati a bicchieri e boccali che sbattevano e grasse risate.
Anche a me scappò una piccola risata, dopo aver assistito a tutta la scena tra i due. Si, dovevano conoscersi da parecchio tempo e probabilmente erano buoni amici già da tanto. Eppure c’era qualcos’altro. Doveva esserci qualcos’altro. Altrimenti, perché mai quei quattro occhi stavano scintillando? E cosa ci faceva quel rossore sulle gote di entrambi?
Forse, con il passare del tempo il loro rapporto si sarebbe evoluto. Forse, più in là, avrei potuto chiedere direttamente a Makino se ci fosse veramente qualcosa tra loro due.
-Allora, Nami giusto?-
Una voce interruppe i miei pensieri e mi fece voltare verso il tavolo dove mi avevano portata Rufy e Usop.
-Su, siediti qui con noi e bevi qualcosa!-
Sorrisi divertita, annuendo convinta e ringraziando un soldato che mi fece sedere al suo posto. Cercai con lo sguardo Zoro, pregustandomi già la sua smorfia infastidita, ma non la trovai. Era impegnato. Non mi stava più guardando. Non stava più ghignando verso di me. Ma stava parlando con Tashigi. Stava guardando lei. Stava ghignando verso di lei.
-Ehi Nami, ci sei? Ascoltami! Devo presentarti tutti!-

Non chiedermi perché mi ero bloccato a fissare quei due, perché non lo so! Comunque, alla fine Rufy mi ha presentato tutti.
Ho conosciuto Ace, suo fratello maggiore (non di sangue). Un uomo alto, lentigginoso e muscoloso (ha due braccia!!!).
 Ho conosciuto il famoso Koza, che tutti chiamano ‘il principino’ per la sua relazione con la principessa Nefertari Bibi. Con mia grande sorpresa ho scoperto che è davvero simpatico e gentile.
Ho conosciuto un certo Drakul Mihawk. Un uomo della stessa età del capitano Shanks, ma con un carattere completamente diverso. E’ serio, silenzioso e un po’ scorbutico. Ma mi hanno detto che non è poi così male quando si impara a conoscerlo. Mi ricorda un po’ Zoro.
Ho conosciuto anche Franky e Brook. Il primo è un omone alto e molto muscoloso. Ha uno strano ciuffo azzurro e tiene sempre degli occhiali neri sul naso. Il secondo è così magro che sembra uno scheletro ed ha una strana capigliatura afro. Mi hanno detto che suona molto bene il violino e non è niente male neanche a cantare.
Poi Rufy e Usop mi hanno presentato anche Eustass Kidd, Trafalgar Law e tutti gli altri che non sto qua ad elencare.
Ah! Quasi dimenticavo di parlare della mia compagna di stanza. No, purtroppo non è Makino. Ma…

Dopo aver trascorso un bel po’ di tempo nella sala ristoro a chiacchierare un po’ con tutti, Makino, trovato un momento libero, mi accompagnò fino alla mia stanza.
-Spero per te che non sia un problema, ma le stanza sono tutte sullo stesso piano. Quindi i tuoi vicini saranno tutti quei buzzurri- mi disse mentre mi precedeva nel corridoio con qualche mia borsa tra le mani.
-Tranquilla, non c’è problema, davvero!- la tranquillizzai io, trascinando il mio trolley. Mi bloccai non appena vidi Makino fermarsi di scatto in mezzo al corridoio.
La vidi infilare la mano nella tasca della gonna per cercare qualcosa ed estrasse un grande mazzo di chiavi. Le studiò attentamente, una alla volta, fino a quando non ne trovò una sulla quale era inciso un numero che si trovava anche sulla porta.
CABINA 6
Makino aprì la porta, entrando per prima.
-Ecco la tua nuova stanza- disse sorridente.
Io la seguì dentro e, con ancora le borse in mano, mi guardai intorno.
C’erano due letti, separati da un comò di legno. Accanto ad ogni letto, inoltre, c’era una sedia. La parete opposta era occupata da due piccoli armadi, anch’essi di legno. Il resto delle pareti era spoglio, fatta eccezione per tre piccoli oblo, dai quali entrava la luce del sole, ma non ne rimasi molto stupita. D’altronde, quella doveva essere una nave da guerra.
-Certo, non è un attico a cinque stelle, ma è accogliente!- scherzò Makino, sistemando le mie borse sulla sedia accanto ad un letto, sistemato con lenzuola bianche e pulite. Doveva aver già preparato tutto. In effetti, lei era l’unica a sapere il mio nome, oltre al capitano. Probabilmente l’aveva avvisata proprio lui.
-Tranquilla, non è affatto male- dissi io sorridendo ed adagiando sul pavimento le pesanti borse che avevo ancora in mano. Si, diciamo che poteva andare bene.
Allungai le braccia verso l’alto, stiracchiandomi, e notando solo in quel momento che sull’altro letto c’erano ben due valige. Questo doveva significare che avrei condiviso la camera. I miei occhi si illuminarono all’improvviso. Sarebbe stato davvero divertente dividere la stanza con Makino.
-Ei!- attirai la sua attenzione –Divideremo la cabina?- chiesi entusiasta, sorridendole felice.
-Mi dispiace smorzare il tuo entusiasmo, ma la dividerai con…-
-Me-
Sentì le gambe tremare ed irrigidì le spalle sentendo quella voce dietro di me. Era più dura e severa di quando la sentì per la prima volta, ma la riconobbi immediatamente.
Vidi Tashigi camminare per la stanza, con le braccia incrociate sotto al seno e gli occhiali di nuovo sulla testa, ed avvicinarsi alle sue cose. Si voltò verso di me ed iniziò a squadrarmi, di nuovo. Da capo a piedi, di nuovo. Con sguardo omicida, di nuovo.
Ma cosa mai le avevo fatto? L’avevo appena conosciuta! Non avevo avuto il tempo di farle niente!!!

Si, è proprio lei la mia compagna di stanza. Urrà… Perché proprio lei e non Makino? Perché?! Probabilmente pure Rufy e Usopp sarebbero stati meglio!
Comunque sia, non posso farci nulla. Su quella nave lei è di casa, mentre io sono l’”ospite”. Non posso andare in giro a lamentarmi perché non voglio condividere la cabina con lei. Devo essere forte!
Anche se sembra una cosa molto complicata. Appena Makino ci ha lasciato sole in modo che ci “conoscessimo meglio” ha iniziato a dettare regole assurde!
Non bisogna lasciare le proprie cose in giro (ok, questo posso capirlo, anche perché io sono molto disordinata), non si mangia in camera, non si devono toccare le cose dell’altra, non si parla se lei non ne ha voglia, quando ha sonno si spegne subito la luce e nella cabina deve piombare l’assoluto silenzio. Non si deve sentire neanche volare una mosca e un semplice fiammifero acceso potrebbe turbare il suo sonno.
Per questo adesso mi trovo qui, sul ponte. Potrei seriamente pensare di trasferirmi qui, all’aperto, con tutte le mie cose e lasciarle la cabina. Ma sto iniziando ad avere freddo e sonno, ed il mio sedere mi supplica di alzarmi e stiracchiarmi. Credo che lo asseconderò.
Per oggi è tutto dalla Sunny.
Chissà come procederà questo viaggio…
Nami
 
Angolo dell’autrice
Mi scuso per l’immenso ritardo, ma sono in vacanza a casa a mare e mi è impossibile aggiornare, pubblicare, scrivere ecc… Ieri sera, con mia grande sorpresa, sono tornata a casa ma non ci rimarrò molto. Quindi ne ho approfittato. Spero vi sia piaciuto questo capitolo!
Un bacio a todos!
Ps. Mi dispiace, ma fino a settembre non riuscirò ad essere molto attiva.
 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: _cercasinome_