Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: _Charlie_    17/08/2015    3 recensioni
Il pericolo incombe.
Le streghe della Congrega si preparano a fare ritorno.

Arya Mason è una ragazza di sedici anni che vive a Rozendhel, Virginia. Ha lunghi capelli color rosso ciliegia, occhi verdissimi, e un passato da dimenticare. Una Visione, una Chiave ed un Portale segneranno l'inizio di una guerra da cui non potrà tirarsi indietro.

Ma quali sono le schiere del Bene? Innanzitutto, esistono davvero?
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 9:

 

Il demone che busserà alla tua porta

 

 

Taissa insistette a lungo affinché Arya le concedesse un'altra ora in giro per Rozendhel. Sembrava una bambina a cui non era mai stato permesso di giocare alla luce del sole. Arya, dal canto suo, non si sentiva in grado di dire di no a nessuno: succedeva persino durante i cenoni di Natale, nei quali sua zia era solita ripeterle “altro pesce?” e lei, imbottita di antipasti e primi piatti, rispondeva con un sorriso e porgendo la scodella. In quell'occasione, dunque, non discusse e non si innervosì – l'unico ordine che le impose fu quello di tenerla sempre per mano. Nel frattempo la neve continuava a scendere dal cielo, imperterrita, procurando non pochi problemi agli abitanti che dovettero munirsi di pellicciotti e catene per le ruote delle automobili. Taissa osservava ogni cosa con particolare attenzione. Il fatto che non stesse urlando o sbattendo intenzionalmente la testa contro un palo faceva ben sperare la sua accompagnatrice, la quale era uscita di casa con un solo scopo: dedicarsi alla fotografia. Ora la macchinetta le penzolava dal collo, insieme alla sua Chiave. Arya non riusciva a capacitarsi dei fatti che le erano stati raccontati da Hazelle. Quell'oggetto era in circolazione da secoli, era stato creato dalla stessa strega per cui la sua Precettrice nutriva dei sentimenti... Sospirò. Dinanzi agli occhi, le appariva tutto così inverosimile... Così assurdo. Trasse un altro lungo respiro, e intimò a se stessa di non raccontare ad anima viva, o morta, quella storia.
A mezzogiorno le due ragazze cominciarono ad indirizzarsi verso casa – Taissa non proferì alcuna parola, aveva smesso persino di porre le sue classiche domande enigmatiche. Il tragitto costò loro pochi minuti e nel momento stesso in cui giunsero a destinazione, di fronte alla staccionata della villetta, vennero accolte da una Beckah particolarmente nervosa.

« Dove eravate finite? » Chiese.
« Abbiamo fatto un giro per la città » disse Arya a mo' di scusa.
« Ero in pensiero! » Beckah si portò le mani dietro la nuca: « Taissa, quante volte dovremo ripetertelo? Non puoi uscire di casa da sola! È pericoloso ». « Ma io volevo soltanto far chiarezza su una questione » disse Taissa, sorridente.
« Quale questione? »
« L'origine del cielo ».
Nessuna risposta. Beckah aggrottò le sopracciglia, le ci volle un istante prima di ricominciare a parlare: « entriamo in casa ».
Ad accoglierle in salotto trovarono Bartek, i capelli unti e il viso segnato dalla stanchezza. Arya lo salutò con un gesto della mano, rendendosi conto che quella doveva essere la seconda o terza volta che lo incontrava.
« Eccola qui, l'ho trovata » gli disse Beckah: « grazie mille dell'aiuto ».
L'uomo fece un debole cenno con la testa, poi si voltò in direzione delle scale. Era uno di quei tipi che la zia Sarah avrebbe etichettato con il termine “bizzarro”. Arya però dovette ammettere che per lui la parola “bizzarro” sarebbe risultata un semplice complimento. Esistevano infatti altre parole per descriverlo, parole non propriamente gradevoli. Se quella mattina Bartek avesse continuato a camminare e non avesse iniziato a contorcersi come un verme sul primo gradino, sarebbe difatti apparso come un comune essere umano. Arya lo osservò esterrefatta mentre riprendeva la sua forma originale; prima d'allora non lo aveva mai visto tramutarsi in corvo e, sicuramente, avrebbe voluto aspettare ancora un po' prima di assistere a quell'orribile spettacolo. Il volatile, alla fine, si precipitò al piano superiore, stridendo e perdendo qualche piuma color petrolio.
« Mi è venuto il voltastomaco » disse Beckah, avvicinandosi alle scale: « però queste ci servono! »
« Collezioni le sue piume? » La canzonò Arya mentre prendeva posto sul divano, accanto a quell'antico tavolino da tè.
« Non te l'abbiamo mai detto? » Beckah si voltò in direzione di Taissa, la quale rispose con un'alzata di spalle. « Le piume di Bartek sono magiche... basta posizionarne una sotto la lingua e aspettare qualche secondo prima di vedersi comparire dietro la schiena due grandissime ali nere. È una cosa temporanea, la utilizziamo solamente nei combattimenti aerei ».
Arya sgranò gli occhi: « e fa male? »
« Giusto le prime cinque o sei volte » Beckah sorrise, custodendo le piume in una scatolina dorata e afferrando l'unico quotidiano posizionato sul tavolino. « Un demone sta scatenando il panico in città... hai letto? »
La rossa scosse la testa: « no, passami il giornale ».
La prima pagina era occupata da un solo articolo che riportava a caratteri cubitali la scritta: IDENTIFICATO IL QUARTO CADAVEREquale bestia si aggira nei nostri boschi?
« Ma hanno detto che si tratta di un animale ».
« Naturale, Arya... non possono certo sapere che, in realtà, è un demone ».
Taissa, stesa sul parquet, scoppiò in una lunga risata.
« Pensi si possa trattare di Nathaniel? » Si corresse Arya, a disagio.
« È probabile! Non si fa vivo da due settimane ».
Taissa rise ancora una volta.
« Finiscila! » Esclamò Beckah, mantenendo costante la sua solita e nobile grazia: « Taissa, non è che tu ne sai qualcosa? Hai avuto una Visione a riguardo? »
La ragazza fece un cenno infantile, come se avesse buttato in un pozzo la chiave necessaria per aprire le sue labbra.
« Fa' come ti pare ».
« Ah, senti » Arya si passò una mano tra i capelli: « Hazelle è in casa? »
« No, penso sia in giro. Si starà divertendo a distruggere qualche pupazzo di neve » Beckah aggrottò la fronte: « perché? È successo qualcosa? »
Taissa prese a fissare Arya, la quale finse un sorriso: « no, era solo per chiedere! Non la vedo da un po' ».
« Sta facendo la difficile. Sa che hai scoperto qualcosa e non vuole darti delle risposte. Anche con me fa così! Ho provato a parlarle dell'incontro avvenuto con Ismene, ma mi ha ignorato ».
Arya rimase in silenzio, aspettando l'ennesima risata di Taissa che però tardò ad arrivare.
« Hai scattato qualche foto? » Beckah notò la macchinetta che penzolava ancora dal suo collo.
« Ah, sì! » Arya sorrise: « ma non sono molto soddisfatta ».
« Perché dici così? Fammele vedere ».
« No » disse Arya, secca: « quando sarò soddisfatta del lavoro compiuto, ti mostrerò ogni singola fotografia ». Immediatamente pensò che Beckah si fosse offesa, e tentò di scusarsi. La ragazza, al contrario, mise in mostra i denti ed esclamò: « anche mia madre era così ».
Taissa inarcò le sopracciglia, sorpresa quanto Arya.
« Sì, io ho conosciuto mia madre » riprese Beckah: « prima di finire in quell'orfanotrofio, ho trascorso qualche anno della mia infanzia assieme a lei. Era una pittrice eccezionale, ma non mostrava neanche a me i suoi dipinti! Doveva essere soddisfatta al cento per cento, altrimenti li bruciava... nel vero senso della parola! »
« E che fine ha fatto? » Si azzardò a chiedere Taissa, ripescando la chiave dal suo pozzo invisibile.
« La investì un pirata della strada, ed io finii in orfanotrofio... ricordi? Ci siamo conosciute lì ».
Arya abbassò gli occhi: ora più che mai stava realizzando che ogni persona – all'interno di quella Congrega – aveva una storia da raccontare, un passato da gettarsi alle spalle.
« Sapete, ho cercato varie volte di seguire le sue orme » ammise Beckah: « ma non credo che i miei dipinti possano paragonarsi ai suoi ».
« Perché dici così? » Arya sorrise, prendendole una mano: « fammeli vedere! »
La giovane Gray si grattò una tempia con l'indice della mano sinistra: non sembrava molto convinta, anzi si mostrava preoccupata e in imbarazzo.
« Facciamo così » iniziò Arya: « rimandiamo il tutto a quando saremo soddisfatte dei nostri rispettivi lavori. Magari sarà solo questione di un mese, o forse due... non so! Ci stai? »
Beckah le afferrò nuovamente la mano: « affare fatto ».
All'improvviso un rumore oltre la porta fece vibrare le mura della casa, provocando l'allerta generale. Era come se una creatura, forse Polifemo, stesse tentando di spaccare tutto, di buttare giù l'intera villetta. Arya balzò in piedi, con il cuore che le martellava nel petto. Taissa, invece, si aggrappò a Beckah, entrambe visibilmente spaventate. Persino Bartek – ancora corvo – scese giù, strepitando. Era il caos. Le pareti continuavano a tremare, ed i quadri insistevano nel precipitare a terra in una pioggia di frammenti vetrosi. Arya strinse i pugni, lottando contro l'istinto di urlare e chiedendosi quanto ancora avrebbe potuto reggere il soffitto.
Un ruggito.
Un ennesimo colpo.
La calma.
Nessuno, adesso, osava emettere un suono. Contro le orecchie dei presenti iniziò a premere un silenzio carico di tensione. Arya lanciò un'occhiata a Beckah, la quale rispose con un gesto veloce del capo. Avevano avuto la stessa idea: avvisare Hazelle alla svelta. Lei avrebbe saputo gestire al meglio la situazione e combattere ad armi pari con la cosa che si trovava lì, oltre la soglia della loro casa. La giovane Gray si avvicinò al telefono e alzò subito la cornetta, le dita impegnate nel comporre un numero.
« Non risponde » sussurrò alla fine.
Arya si portò le mani ai fianchi, poggiando la fotocamera sul tavolino da tè e azzardando un passo verso la porta.
« Cosa stai facendo? »
« Sta' tranquilla » continuò lei: « qualsiasi cosa sia non può entrare. Hazelle ha avvolto la casa con un incantesimo di Difesa, no? »
Un altro passo; era sempre più vicina allo spioncino.
« Cosa vedi? » Le chiese Beckah.
« Stranamente nul... »
Ma la ragazza non riuscì a terminare la frase: la porta di casa era esplosa in una tempesta di schegge legnose, scaraventandola contro una parete. Subito, Beckah la aiutò a rialzarsi. « Oh, mio Dio! Come ti senti? »
Arya abbozzò un sorriso: « tranquilla... credo di non essermi fatta nulla ».
Ma un ennesimo ruggito attirò prepotentemente la loro attenzione. Quella creatura senza occhi era ormai sulla soglia di casa, immobile dinanzi al muro invisibile eretto da Hazelle. Era impossibile che con tutti quegli urti gratuiti riuscisse a mandare a terra un incantesimo simile. Il demone continuò a spingere le sue mani – simili a tarantole bianche – oltre l'uscio, ritirandole subito dopo con un urlo straziante. Arya comprendeva quanto potesse fargli male: giorni prima aveva provato lo stesso identico dolore nel negozio di Ismene. Era una sensazione terribile, la stessa che si potrebbe provare nell'essere intrappolato in un rovo di spine.
« Dobbiamo affrontarlo » disse, quasi in sussurro.
« No, aspettiamo ancora un po'. Potrebbe ucciderlo anche la barriera » spiegò Beckah: « è una specie di recinzione elettrificata... potrebbe rimanerci secco ».
Il demone gridò ancora una volta, il volto segnato da una ragnatela di cicatrici e le labbra attraversate da linee scure – simili a punti di sutura. Nonostante avesse la corporatura esile e fosse alto poco più di un metro, dava l'impressione di racchiudere in sé la forza di cento uomini.
« Io non voglio aspettare » ammise Taissa.
Arya aggrottò la fronte: « cosa vuoi dire? »
Quello che successe in seguito fu molto confuso: Beckah urlò, Bartek riprese in fretta il suo aspetto da umano... entrambi si lanciarono su Taissa, la quale aveva sgranato gli occhi e tirato fuori i denti.
« Lasciatemi! » Gridò quest'ultima in preda ad un'ira incontrollabile: « lasciatemi immediatamente! » Affondò i denti nel braccio di Bartek. Il sangue schizzò ovunque.
« TAISSA! »
La ragazza passò oltre l'uscio della porta; il demone ghignò, allontanandosi dalla villetta e tuffandosi nelle vie di Rozendhel, senza neanche lasciare le impronte delle sue zampe palmate sulla coltre di neve.
« Cosa sta succedendo? » Urlò Arya.
« Dobbiamo rincorrere Taissa » rispose Beckah, afferrando un cappotto rosso da un appendiabiti.
« Sì, lo so! Ma cos'è successo? »
« Te lo spiego strada facendo ».
« Io rimarrò qui, a sorvegliare la casa » disse Bartek, gli occhi fissi sulla ferita. Arya non poté fare a meno di chiedersi come avessero fatto i suoi vestiti a rimanere intatti, anche dopo la trasformazione in corvo. Evidentemente Hazelle aveva pensato anche a quello.
« Mi dispiace davvero tanto, Bartek » gli disse Beckah: « cerca di medicarti, noi torniamo subito! »
Uscirono dalla villetta e corsero a sinistra, sperando di aver preso la direzione giusta. A terra non vi erano strane impronte di demone, il che faceva presagire che questi si fosse reso invisibile agli occhi degli umani.
« Avrai sicuramente notato il fatto che Taissa è una ragazza particolare » iniziò Beckah: « non sappiamo praticamente niente del suo passato, prima che arrivasse in orfanotrofio. Anzi, credo sia stata abbandonata lì da neonata ».
« Ha una sorta di malattia mentale? »
Beckah annuì: « ma la cosa peggiore è che... si nutre di demoni. Varie volte l'abbiamo trovata sul cadavere di uno di questi, sorridente e sporca di sangue ».
Arya si portò una mano alla bocca, provando un improvviso senso di nausea: « è disgustoso ».
« Già ».
Ripresero a correre finché non giunsero di fronte al vecchio cinema della città, stanche e agitate. Quella era sempre stata una via piuttosto trafficata, e l'idea di trovare Taissa lì si dimostrava una vera e propria missione impossibile. Svoltarono in un vialetto poco affollato: « spero non si sia fatta male ». « Non c'è nessun incantesimo che possa aiutarci? » Chiese Arya.
Beckah scosse la testa: « non ne conosco nemmeno uno ».
Erano talmente tese che persino la suoneria del cellulare le fece trasalire.
« Chi è? Hazelle? »
Arya si morse il labbro inferiore: « no, è Oliver ».
« Oh, be'... vi sentite spesso? »
« È il mio migliore amico, Beckah » Il cellulare si ammutolì.
« Lo so, era giusto per chiedere ».
Tornarono nelle vie principali e per un'ora intera non fecero altro che correre da una parte all'altra. Stavano per perdere ogni speranza.
« In effetti, non capisco per quale motivo Hazelle non ci stia richiamando » Arya si passò una mano tra i capelli.
« Eppure questa città non è così grande » disse Beckah: « possibile che... »
Un ruggito piuttosto familiare la interruppe bruscamente: li avevano finalmente trovati, e nessuna delle persone presenti in strada sembrava aver udito quel suono tanto orripilante, tanto diverso dalla loro propria realtà. Arya e Beckah si scambiarono un'occhiata eloquente, per poi inserirsi in un vicolo buio e dimenticato da Dio. Benché fosse l'ora di pranzo, non si riusciva a vedere un accidente: era così buio che Arya dovette illuminare lo schermo del suo telefonino per orientarsi, come quando tornava tardi la sera e la casa era immersa in un oceano di ombre. Lungo il muro correvano delle lanterne a gas fulminate e poco più giù, al limite della strada, era possibile notare soltanto tre bidoni dell'immondizia.
« Eppure credevo fossero qui » sussurrò Beckah.
Arya scosse la testa, indirizzando la luce verso delle grosse tavole di legno sparpagliate sulla neve: « le vedi? Sono state strappate da lì » il cellulare andò ad illuminare l'ingresso di un locale abbandonato, sul quale oscillava la sua insegna.
« La Luna Storta? » la lesse Beckah: « credi sia opportuno entrare lì dentro? »
« Assolutamente sì » bisbigliò Arya: « scommetto tutto quello che vuoi che li troveremo ».
« E se ci dovesse vedere qualcuno? »
« Beckah, è un locale abbandonato! »
« Oh, hai ragione » Beckah abbozzò un sorriso: « entriamo! »
Fino a qualche minuto prima le tavolette di legno erano servite ad allontanare chiunque avesse voluto infilarsi all'interno di quel locale in rovina; ora l'accesso era libero, privo di qualsiasi ostacolo o porta – Arya si chiese se il demone non avesse attirato Taissa in una qualche sorta di trappola. Scosse la testa ed entrò.
« Che puzza! » Esclamò subito Beckah.
In effetti, l'odore che si respirava all'interno de “La Luna Storta” non era certo il più buono del mondo: era così intenso e così nauseante che per poco non fece vomitare le due giovani.
Il telefonino di Arya tornò ad accendere le tenebre: sulla moquette del locale vi erano frammenti di sedie rotte, insetti che si rincorrevano rapidi, e macchie di vino rosso.
« Taissa! » Chiamò Beckah: « Taissa, dove sei? »
Arya deglutì. Qualcosa aveva risposto alla sua domanda; qualcosa aveva preso a muoversi nell'oscurità. « Beckah, stai... attenta! »
Lo schermo del cellulare illuminò una figura piegata su sé stessa, immobile. Arya lottò contro l'istinto di scappare.
« Taissa? »
Sentendosi chiamare ancora una volta, la ragazza si voltò; era scalza e con l'abito nero in frantumi. Sorrise, mostrando i denti dipinti di rosso ed il volto macchiato di sangue.
« Cosa diamine è successo? Dov'è il demone? »
Il demone, o meglio, i suoi resti erano sparpagliati a terra in pozze che poco prima Arya e Beckah avevano scambiato per vino.
« Cos'hai fatto? » Beckah era sull'orlo di una crisi isterica: « cosa diamine hai fatto? »
Taissa non rispose alla domanda, si limitò a sghignazzare.
« Dobbiamo andare via da qui » le suggerì Arya, sconvolta.
« Non possiamo lasciare tutto così... qualcuno potrebbe vedere questi resti! »
« Beckah, nessuno è mai entrato qui dentro » iniziò Arya, afferrandola per un braccio: « e poi il demone si era reso invisibile agli umani, non credo che adesso qualcuno lo possa vedere ».
Beckah dovette pensarci su qualche istante, poi annuì poco convinta: « hai ragione... allora possiamo andare via ».
Arya osservò la sua amica: aveva preso a tremare.
« Ce l'hai un fazzoletto? » Le chiese all'improvviso: « la voglio pulire un po' ».
La giovane Mason fece un altro cenno con la testa e tirò fuori un fazzoletto ricamato a mano da una tasca del suo cappotto nero. Taissa, nel frattempo, aveva ricominciato a ridere.
« Falla finita! » Urlò Beckah, per la prima volta in presenza di Arya. La faccenda l'aveva scossa tremendamente. Arya non riuscì a dire un'altra parola, e lungo tutto il tragitto verso casa rimase in un silenzio religioso. In quella Congrega non avrebbe mai finito di imparare. In quella Congrega sarebbe impazzita come Taissa.

 

 

***

 

 

La commessa del negozio era stata molto disponibile nei suoi riguardi. Gli aveva mostrato tutti gli scaffali, ogni singolo peluche e numerosissime sfere di vetro con all'interno dei graziosi paesaggi natalizi. L'uomo alla fine si era diretto verso le casse, chiedendosi mentalmente quale reazione avrebbe avuto il destinatario del suo regalo. Sarebbe stato contento? Sorpreso? O, semplicemente, terrorizzato? Oh, quanto avrebbe voluto assistere alla scena.
« Glielo impacchetto subito? » Chiese il cassiere – un ragazzo mingherlino dai capelli rossicci.
« Sì, grazie » continuò l'uomo: « prendo anche questo bigliettino di auguri ».
« Va benissimo! È per sua figlia? »
Egli non rispose, si limitò a sorridere.
« Arrivederci, allora! » Il giovane gli consegnò la busta color rosso sangue: « e buon Natale! »
« Buon Natale anche a lei ».
L'uomo raggiunse in fretta la sua automobile, il bigliettino d'auguri stretto nella mano sinistra. Non poteva aspettare, doveva farlo subito. Quindi pescò dal cruscotto una penna blu, si appoggiò al volante e scrisse tutto quel che doveva scrivere. Alla fine, sorrise.
Il regalo perfetto per me? Il tuo cadavere. Buone feste, Arya, e a presto!”

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: _Charlie_