POV ALICE
Passò un mese. Un dannato, fottutissimo mese.
Un mese in cui io e Rosalie non riuscimmo mai a cogliere nel fatto Maria.
L’ultima ora della giornata scolastica era da poco finita e, come al solito, stavo aspettando Rose nell’ingresso, seduta sopra un portaombrelli.
Non mi importava molto del fatto che il bidello, il simpaticissimo (cogliete la mia ironia, per favore) signor Garcia, mi avesse più volte proibito di farlo.
I portaombrelli mica si rompevano… no?
Quando finalmente vidi Rosalie attraversare la stanza, probabilmente in cerca di me, mi alzai e le andai incontro.
- Pronta per il giorno 34 della missione? – chiese lei con finto entusiasmo.
- Yeah. – sibilai io. L’entusiasmo in quel momento era andato ad un simpatico corso di paracadutismo.
Maria stava camminando -ancheggiando- in mezzo alla strada, di tanto in tanto abbassandosi la scollatura.
Quando svoltò l’angolo, cominciò a piovere.
- Porca vacca! – imprecò Rose – Vedrai che la perdiamo!
Intanto, dato che nessuna di noi due aveva l’ombrello, eravamo completamente fradicie.
- Ma porca di quella vacca! – disse ancora Rosalie – Scommetto che sia i capelli che il trucco sono in rovina… e la stiamo perdendo di vista… ah, no, eccola! – indicò la figura di Maria, che si riparava con un ombrello con una fantasia a fiori.
- Basta che guardiamo l’ombrello, è piuttosto visibile in mezzo agli altri… guarda! – gridai per sovrastare l’ormai forte ticchettio della pioggia – È entrata in un bar!
- Entriamo. – ordinò urlando Rosalie.
- Andiamo in bagno, devo sistemarmi… guardami, sono orribile! – si lamentò piagnucolando.
Fortunatamente era piuttosto profumato.
- Sistemiamoci nei cubicoli, c’è uno specchio anche lì, se dovesse entrare Maria non ci vedrebbe.
Mi guardai allo specchio.
Il trucco era mezzo sbavato per colpa dell’acqua e i capelli, per quanto corti, erano tutti arricciati.
In cinque minuti mi struccai, applicai della matita e del mascara, aggiunsi (vizio che avevo imparato da Rose) dell’eyeliner azzurro e mi pettinai con un minuscolo pettine che avevo nell’astuccio.
Una volta non me lo sarei nemmeno sognato, l’eyeliner, ma Rosalie mi aveva insegnato come mettermelo e diceva che l’azzurro e il rosa risaltavano i miei occhi e che se gli altri mi avrebbero trovata esagerata sarebbero stati problemi loro.
Quel giorno avevo indosso una giacca di jeans, che ovviamente era completamente fradicia.
Mi misi in piedi sopra il water e mi affacciai nel cubicolo affianco.
- Rose…? – sussurrai.
- Mi scusi… - dissi avvampando – Cercavo la mia sorellina… - magari se facevo la parte della sorella preoccupata mi avrebbe risparmiato i rimproveri.
- Non l’ho vista. E stia attenta signorina, la prossima volta non si affacci nei cubicoli affianco se non è sicura di trovarci la persona che sta cercando.
- Sì, scusi ancora.
Uscii di fretta dal bagno, trovando Rose che mi aspettava.
- Entra nel mio cubicolo. – esclamò.
Dallo zaino tirò fuori un enorme borsa di plastica, dalla quale estrasse due parrucche e dei piccoli foglietti bianchi con degli strani disegni.
- Oddio, cos’è tutta questa roba? – gridai.
- Mettiti questa. – disse porgendomi una parrucca dai capelli lunghi, biondi e ricci. – Così Maria non ti riconoscerà, non serve che ti leghi i capelli, ce li hai già corti e non ti daranno problemi. Fissala meglio con delle forcine. – suggerì lei porgendomi tante mollette.
Sembravano capelli veri!
- Legateli in una coda… o treccia. – mi disse Rose.
Lei annuì e poi si avvicinò a me.
- Ora con l’eyeliner ti disegnerò un tatuaggio sul collo, così Maria non potrà avere dubbi.
- Cosa mi hai disegnato? – chiesi.
- Un serpente attorcigliato a un rovo. – rispose
- Fico. – commentai.
Le lenti erano finte, ovviamente.
Lei intanto si mise una parrucca dai capelli rosso fuoco molto lunghi e con la frangetta, si applicò un tatuaggio ad acqua (ecco cos’erano i foglietti con i disegni!) e si mise delle lenti a contatto marroni.
Ci scambiammo le giacche e mi ritrovai con il suo giubbotto di pelle, in cui annegavo dentro.
Lei invece si infilò a fatica il mio giubbotto di jeans.
Anche se le stava molto stretto era comunque perfetta, logico.
- Ora usciamo, cerca di modificare in qualche modo la tua voce, okay? – mi consigliò – Prima prendiamo qualcosa al bancone e poi sediamoci nel tavolo in cui si è seduta. Magari sta aspettando il suo fidanzatino numero 2.
Il locale era piuttosto macabro, o forse era solo la pioggia e la poca luce che veniva da fuori a rendere quel posto così triste.
Ordinai una Coca al bancone e Rose un caffè.
Anche se era ora di pranzo non avevamo molta fame, quindi da mangiare non ordinammo nulla.
Quando il barman ci portò quello che avevamo chiesto, pagammo e andammo a sederci nel tavolo accanto a quello dove era seduta Maria.
- Dato che siete uscite dal bagno e quindi magari siete venute qua prima di me, avete per caso visto dei ragazzi con dei piercing e tatuaggi tutti vestiti di nero entrare? – ci chiese Maria.
Rosalie, invece, con sangue freddo rispose con la voce leggermente alterata in tentativo di non farsi riconoscere:
- No, non gli abbiamo visti, ma siamo arrivate – e qui finse di avere una forte erre moscia – da poco, quindi dovrebbe chiedere a qualcun altro.
Io e Rose sospirammo di sollievo.
Dopo pochi minuti entrarono nel bar cinque ragazzi e due ragazze, portando subito al silenzio tutti i clienti del locale.
Si sedettero al tavolo di Maria, dove lei rivolse loro un grande sorriso.
- Accendi il telefono e registra la conversazione! – ordinai a Rose.
- Allora, come va? – chiese placidamente Maria.
- Dovremmo chiederlo a te, cara. Come va con il tuo Jasperuccio? – chiese quello che sembrava il leader della banda.
- Bene, è quasi mio.
- Mi sembra di avere una strana sensazione di déjà vu. Mi pare tu l’abbia detto anche il mese scorso.- disse di nuovo lo strano ragazzo.
- Lo so, ma stavolta ne sono sicura. Davvero, Zane, credimi. – disse lei in tono supplicante.
- Ti abbiamo dato tanto tempo, Maria. Un mese fa sarebbe scaduta la scommessa, poi ti abbiamo dato una settimana in più, poi un’altra, poi un’altra e infine un’altra ancora. Eppure, mi sembra che tu non sia ancora andata a letto con il tuo fidanzatino.
Vidi anche Rosalie strabuzzare gli occhi e stringere le nocche dall’ira.
Le feci cenno di calmarsi, avremo risolto la situazione.
- Ora, mia cara Maria, ti consiglio di correre da Jasperuccio e di dargliela, e in fretta!
- Non possiamo uscire così, Maria ci vedrebbe! – gridai in preda al panico.
- Usciamo dalla finestra. – ordinò secca Maria.
- Come facciamo a raggiungerla? – chiesi.
- Io sono abbastanza forte da sollevarti e tu puoi salire, andare da Jasper e mostrargli le prove della mente malata di Maria. Io uscirò quando anche Maria se ne sarà andata. Jasper è nelle tue mani.
- Dammi il cellulare! – gracchiai.
Senza darmi tempo per controllare se mi ero fatta qualcosa mi misi a correre verso casa di Jasper, poco lontana.
Il cuore mi batteva a mille e non sentivo più le gambe dallo sforzo.
La forte pioggia mi impediva di vedere bene e scivolai un paio di volte.
Sperai vivamente che Maria non fosse già arrivata a casa di Jasper. Non me lo sarei mai perdonata se Jasper avesse fatto sesso con quella troia solo per una scommessa. Gli si sarebbe spezzato il cuore ancora di più che sapere che le i lo tradiva e non lo amava davvero!
Quando arrivai davanti al cancello di casa Hale mi permisi di riprendere fiato.
Mi girava incredibilmente la testa e sentivo il ginocchio bruciare per la mia scivolata sull’asfalto di poco prima.
Quando mi accorsi che non ero sola davanti al cancello presi un colpo. In mezzo alla pioggia riuscì a vedere l’amichetto di Maria, Zane, in sella a una moto.
Sicuramente le aveva dato un passaggio.
Senza suonare scavalcai goffamente il cancello, mi avventai sulla porta d’ingresso e notai con enorme sollievo che il portone era leggermente aperto.
Mi intrufolai nell’ingresso e con un calcio mi sfilai le scarpe.
Corsi con un enorme senso di angoscia nel petto al piano superiore e sentii delle voci nel salotto con la vetrata.
Era già arrivata.
Mi avvicinai alla serratura della porta, appena in tempo per sentire Maria dire con finto tono innamorato:
- Jasper, vuoi fare l’amore con me?
Angolo autrice:
Hello fratelli! (Cioè sorelle… vabbè)
Come va?
A me male. Sono dovuta andare a cena con la zia di mia mamma e il suo simpaticissimo marito ed è stato orribile.
Abbiamo aspettato un’ora e mezza per la pizza, poi loro parlavano della loro nipote che guarda Peppa Pig o i Teletubbies, beh insomma quel che l’è.
Io mi sono rifugiata in bagno per mezz’ora, poi è arrivata la pizza e faceva schifo.
A fine della serata sono scivolata come un cammello sul burro sull’asfalto. Oltre che il male ho fatto pure una grande figura di merda. Yeah.
Comunque non credo vi importi molto!
A una recensione continuo :*
Ciaoo
Bricioladite