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Autore: Hilarie Winfort    18/08/2015    1 recensioni
John Kean si alzò improvvisamente dalla poltrona, incapace di sostenere lo sguardo di Lucius Malfoy.
Desiderava ucciderlo esattamente come sedici anni prima.
Quest'ultimo si limitò a fissarlo intensamente, prima di posare una mano sul suo braccio
e sollevare la manica della maglietta a scoprirne il polso.
"Ora hai capito?"
"E' tornato, John. E' tornato"
John Kean prese un respiro profondo, prima di prendere coraggio e
osservare lo stesso Marchio di Lucius Malfoy formarsi sul suo braccio.
"E' tornato. E credo sia impaziente di... fare la conoscenza di tua figlia. Sì, credo proprio di sì"
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Urla agghiaccianti.
Urla di terrore e sofferenza.
Ecco cosa stava udendo Sophie.
Ronald Weasley si accasciò contro il muro, il volto una maschera di sofferenza.
"Hermione... cosa le stanno facendo?"
Sophie non aveva la minima idea di chi parlassero.
"Quello che presto faranno anche a noi", mormorò Draco con tono piatto.
Sembrava non volesse guardare Sophie, erano ore ormai che evitava di incontrare il suo sguardo.
Ron si scagliò contro Draco Malfoy, rotolando entrambi a terra.
"Tu... viscida serpe! E' tutta colpa tua! E' colpa di quello schifo dei tuoi genitori!"
Harry potter si precipitò a separarli, cercando di far calmare l'amico.
"Harry, è colpa sua. Narcissa Malfoy e Bellatrix Lestrange stanno torturando Hermione, li hai visti anche tu!", urlò incredulo il rosso.
Harry annuì, facendo trapelare la sofferenza che cercava disperatamente di nascondere.
"Lo so, e credimi... vorrei ucciderlo quanto te. Ma avrebbe potuto dire che ero io, lo capisci? potrebbe ancora farlo. Ed Hermione ha bisogno di noi
Ricorda cosa devo fare, ricorda perché siamo qui"
Ronald Weasley sembrò rifletterci per un secondo, prima di fissare Draco Malfoy con estremo disprezzo ed alzarsi da terra.
Sophie rimase con lo sguardo fisso sulla porta della cella, timorosa che potesse aprirsi da un momento all'altro.
Intanto Ron ed Harry sembravano intenti in una conversazione a bassa voce, sembravano escogitare un piano per aiutare la loro amica.
Le urla sembravano talmente vicine da far rabbrividire Sophie, anche se sapeva provenire da un'altra stanza.
Si sedette sul pavimento, rendendosi conto improvvisamente della stanchezza che le immobilizzava le ossa.
Chiuse gli occhi, cercando di tornare con la mente ai momenti felici vissuti con la sua famiglia.

Di nuovo l'enorme tavolo di legno.
Stavolta Sophie riusciva a scorgere i volti delle persone sedute attorno al tavolo.
Draco Malfoy, seduto accanto ai suoi genitori, sembrava spaurito e disgustato al tempo stesso.
Sophie non riusciva a capire di cosa stessero parlando, sapeva solo che tutti sembravano avere paura.
Nella stanza alleggiava un terrore quasi tangibile.
E un rumore strisciante, come se qualcuno stesse camminando per la stanza a passo lento e strascicante.
E probabilmente era così.
E a un tratto delle grida, delle grida agghiaccianti.
Sophie guardava la scena da lontano, come se non fosse nemmeno nella stanza. Ma continuava a scorgere i volti terrorizzati dei presenti.

Sophie aprì gli occhi di scatto, l'ennesimo sogno senza signifiato.
Anche se per la prima volta era riuscita a scorgere qualche volto.
Harry potter era davanti alla porta della cella, aveva escogitato un qualche piano insieme a Ron.
Sophie capì solo che comprendeva un certo Codaliscia, che doveva essere l'uomo basso e spaventoso che scendeva a controllarli di tanto in tanto.
La porta della cella si aprì, rivelando la figura bassa e tarchiata dell'uomo.
E successe tutto in un attimo.
Sophie non ebbe nemmeno il tempo di capire come era successo, sapeva solo che l'uomo in quel momento era steso a terra, privo di vita.
Seguì gli altri fuori dalla cella, sperando che avrebbe finalmente potuto trovare i suoi genitori.
Entrarono nel salotto e Sophie si limitò a fissare Harry potter, la bacchetta puntata contro i presenti nella stanza.
E Sophie riuscì a scorgere una ragazza, a terra. Il volto cerchiato dal dolore e un braccio teso e immobile,
una scritta che sembrava marchiata a fuoco sulla pelle. "Mezzosangue".

  
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