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Autore: LiliFantasy    18/08/2015    3 recensioni
[ATTENZIONE: FIC IN COMPLETA E RADICALE RIVISITAZIONE]
Dal prologo:
Angeli. Creature potenti e misteriose. Buone e generose. Alcuni timidi...altri piú estroversi.
Diciamo che sono permessi i matrimoni tra angeli, c'è uno ad esempio che mi fa il filo da quando quella stupida di Eva mangió la mela...
Ma, amore tra mortali e angeli...mhm...
...L'ultima volta che degli angeli si sono innamorati degli umani decidendo di aiutarli, sono stati scagliati giú dal cielo... 
***
Ogni persona ha un angelo custode. Gli angeli sono creature misteriose che vivono tra di noi sotto forma di umano, facendo di tutto per aiutare il proprio protetto.
La regola principale?
Non innamorarsi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dolcetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Potrete trovare quindi dei punti in cui il discorso dovrebbe andare a capo o errori di ogni tipo.


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- Corretto l'errore del testo completamente in corsivo.
- Quasi finito il revisionamento dei dialoghi.
- Quasi finito il revisionamento degli "a capo".
- Da iniziare il revisionamento dello stile del testo.
- Quasi finito il revisionamento del testo.

Continuerò con le correzioni appena avrò tempo.

Grazie dell'attenzione.







CAPITOLO 1

DISCESA DAL CIELO



— Ma dai! Sul serio?? — esclamai.
*Certo. Compi il tuo dovere di angelo protettore!*
— Pfff. D'accordo, mio Signore.
Mi allontanai mogia fino al confine del Paradiso e saltai giù.
Purtroppo non ero abituata a cadere neanche da una sedia, figuriamoci fare bungee-jumping saltando dal confine del Paradiso...
L'aria mi attraversava i capelli, gli occhi volevano traslocare dalle orbite, mentre lentamente il mio corpo cambiava aspetto e le mie ali si disintegravano.
Sentii come una fonte di calore avvolgermi e, in pochi secondi assunsi l'aspetto di un raggio di luce.
Il fuoco mi circondava e l'atmosfera in cui cominciavo ad entrare mi mandava leggermente a fuoco i piedi, le mani e i capelli...
Sfortunatamente i raggi di luce non sanno atterrare, per cui decisi che sarebbe stato piú semplice schiantandomi come un meteorite in una foresta.
E, in effetti, il meteorite c'era (o piú precisamente ero io) e la foresta c'era.
Non mi restava che parcheggiare.
La luce che mi illuminava si spense e, in un microsecondo angelico atterrai poco morbidamente in una pianura desertica.
Beh, sinceramente non credo fosse desertica prima del mio arrivo...
Appena dopo l'impatto aprii gli occhi, che fortunatamente avevano scartato l'idea del trasloco.
Sbuffai dolorante e con un forte respiro mi stiracchiai. Appena finito il mio "esercizio fisico" mattiniero, mi alzai stancamente.
— Ma che mi tocca fare! Restai a lamentarmi per i miei 3 minuti personali e solo dopo uscii dal cratere che avevo formato — Ops.
Cominciai a guardarmi attorno, in attesa di qualcosa che non giunse...
C'erano degli alberi. Tanti, tanti alberi, qualche cespuglio e...
Aggrottai la fronte — ... Una puzzola?? Quella specie di topo troppo cresciuto mi si avvicinò — Sei tu l’angelo?
Spalancai la bocca e inclinai il viso perplessa. Posizione perfetta per permettere alla mosca evidentemente depressa, che da qualche minuto mi girava intorno, di suicidarsi nella mia gola. Ma, poverina, il suo gesto estremo fu interrotto dalla mia esclamazione.
— No, dico... non Gli bastava farmi scendere sulla Terra, doveva darmi pure una puzzola come guida!
Lei, in risposta, emise un flebile rumore, che credo venisse dal suo didietro, ma decisi di evitare di indagare.
— Non sono una puzzola...sono una donnola!! Urlò la puzzola, appena ebbe finito di esprimersi con il suo sederino varie volte.
— Sì sì...va beh, è lo stesso... Cercai di sembrare il più indifferente possibile, sventolandomi una mano davanti al viso e facendole quindi notare il mio "apprezzamento" verso la sua orchestrina improvvisata, benché non sentissi alcuna puzza...
— Signore! — alzò gli occhi al cielo — Perché proprio lei?! —
— Hey puzzola, lascia stare il Padre e portami... dove mi devi portare. Io sono qui eh! — feci discretamentenotare, tastandole leggermente la testa con il piede.
— Me ne ero accorta — rispose sbuffando e scrollandosi il mio piedino nudo di dosso — Andiamo —
Zampettó in mezzo al cratere, fino a raggiungere il confine con il fitto del bosco e, facendomi cenno di seguirla, si addentró tra gli alberi e le felci.
Oltrepassai un enorme cespuglio di strane bacche viola.
— Quelle sono more, c... cara. Squittì la mia guida come se mi avesse letto la mente, sforzandosi nel pronunciare l'ultima parola.
Io, per tutta risposta, arricciai il naso — Bah, certe stranezze del mondo mortale! Nell'Eden non ci sono cose talmente bizzarre. Borbottai in risposta — E che nome poi! "More"... bah!
La puzzola scosse la testa esasperata — Sí che ci sono le more nell'Eden, tonta!
Superato un altro cespuglio, il paesaggio cambió: il terreno non era piú costituito da terra asciutta e secca, una distesa di foglie colorate ricopriva il terreno umido e fangoso.
Un lungo sentiero di sassi umidi apparse davanti ai miei occhi e sotto i miei piedi, che morivano sopra quelle pietre appuntite.
Alzai lo sguardo:
Piante di ogni genere facevano da sfondo ad un fiume che scorreva placido, le fronde degli alberi coprivano l'azzurro del cielo, mentre un'umida luce pre-autunnale filtrava furtivamente tra le foglie, illuminando le pigne appese all'albero davanti a me, come tutti gli altri arbusti della foresta.
La puzzola si avvicinó ad un castoro che stava costruendo una diga sul fiume che scorreva sul limitare della foresta e gli disse qualcosa in castorese, credo, ma qualunque lingua stessero parlando, non si poteva non notare quell'intesa tra i due...
E poi si lanciavano certe occhiate... sinceramente, meglio non intromettersi troppo nella vita intima di un castoro e una puzzola.
Una volta finito di chiacchierare in quella strana lingua con l'animale, fece un cenno della coda a quest'ultino come a ringraziarlo e si avvicinó alla sottoscritta.
— Ora questo buonuomo... ehmm... "buoncastoro” ti porterà nella tua casa terrena. E detto questo, la puzzola se la diede a gambe.
Quindi, mi voltai verso l'unico animale in grado di ascoltarmi rimasto.
— Ciao! Esclamai, agitando la mano energicamente.
Ma il castoro non mi rispose, anzi, mi ignoró completamente.
Uscí dal fiume e zampettó tra il cratere che avevo provocato, fino a raggiungere l'altro lato della vallata, al confine con il fitto del bosco.
Io, ricordandomi le ultime parole della puzzola, ritenni saggio seguire il Buoncastoro ed evitando di perdermi miseramente nella foresta...
Cosí gli corsi dietro, fino ad arrivare a due passi dietro di lui ma, a quel punto, i miei piedi si erano accorsi su cosa stavano camminando...
Cacciai un urlo.
Sotto di me c'era un sentiero di umido brecciolino e foglie di vario colore.
La luce del sole illuminava le foglie e il mio viso, costringendomi a socchiudere gli occhi.
Ripresi a camminare, mentre gli arbusti e le felci attorno a me sembravano volermi afferrare prepotentemente le caviglie, e i miei lunghi capelli corvini si aggrappavano ai rami piú bassi degli alberi attorno a me.
Stavo per cadere, quasi disgustata da quella sensazione di sangue sotto la pianta dei piedi, quando il castoro si fermó.
— Squit squit quik squik... Annunciò, prima di fare un passo avanti, cercando di tornarsene al suo laghetto.
— Uhm...sicuramente... ma... — mi avvicinai a lui con un'espressione comprensiva in volto — ... Sai parlare l'italiano?
In risposta, il castoro sbuffò e mi superò per tornarsene zampettando in direzione del fiume.
— No, aspetta! So anche il francese se vuoi!!! — gli urlai poco prima che svoltasse l’angolo — ... e anche... l’inglese... Borbottai, accorgendomi ormaidi star parlando da sola.
— Uff...i castori francesi sono i peggiori!
Una volta finito di pensare cose malevole sul poco disponibile Buoncastoro, mi costrinsi a voltarmi e alzare gli occhi verso la radura davanti a me. E sbarrai gli occhi come se non ci fosse un domani.
Era una grande vallata di un bellissimo verde acceso, ricoperta di strani fiori bianchi (credo si chiamassero Margherite... o forse Margherotole... bah, suona meglio Margherotole).
A sinistra era posto uno splendido orto di fragole, vari altri ortaggi e alberi da frutto, tra i quali spiccava il ciliegio.
Esattamente davanti a me, invece, c'era la villa.
— Pero! Che casetta...
Era una villetta a due piani, di un bel bianco panna.
Il cancelletto davanti all’ingresso, simile alle Porte del Paradiso, era argentato; davanti al quale, finiva il sentiero percorso fino a quel momento, e nascevano al suo posto dei bianchi gradini in marmo, che andavano a terminare davanti al portone d'ingresso, marrone scuro, colore che ben si abbinava alle tonalitá chiare dei muri.
Sollevai lo sguardo verso il cielo — Grazie!!! E corsi verso l’ingresso, decisa piú che mai ad aprire la porta, per far terminare la tortura di quei sassi sotto i piedi.
Appena entrata, chiusi la porta davanti a me e inspirai forte: l’odore era quello di una brezza primaverile, il mio preferito tra i profumi angelici.
— Non mi hai fatto mancare nulla...
Il salone era piuttosto ampio e luminoso. A sinistra c'era il camino angolare, la cui apertura era chiusa da una grata nera di ferro. Davanti a me, infondo alla stanza, c'era un grande televisore a muro, difronte al quale era sistemato un divano a quattro posti, nero, di pelle.
A destra era posto un piccolo altare, che prendeva tutto l'angolo, a cui erano appoggiati una candela, una croce e un piccolo Rosario.
Appena lo adocchiai, avanzai lentamente, inginocchiandomi e recitando una preghiera di ringraziamento. Insomma, spirito ribelle o no, ero pur sempre un angelo.
Poi mi alzai e andai al piano di sopra. Ispezionai tutte le camere, nessuna esclusa, prima di entrare ad ammirare la camera da letto. Era davvero spaziosa, con quel meraviglioso terrazzo già pieno di vasi di fiori colorati. Per non parlare dell'enorme armadio. Se era così grande, doveva per forza contenere la quantità immensa di vestiti che conservavo nella mia casa in Paradiso! Inutile dire quanto quel pensiero mi illuminò la giornata. — Iris, ti prego. Dimmi che mi hai portato qui tutti i vestiti... Iris? È semplicemente la mia coinquilina. Anche se non è propriamente mia amica. Troppo, troppo perfetta. Troppo solare. Troppo tutto. In ogni caso, lei crede io sia la sua migliore amica, quindi era plausibile il fatto che si sia occupata del trasferimento della mia roba. Cominciai a strizzare gli occhi, con un sorriso speranzioso in viso. Aprii le ante con uno scatto. — NO! L'unica cosa che conteneva quel bestione bianco, erano dei pantaloni bianchi – troppo bianchi – e una maglietta rosa con un fiore giallognolo stampato sia davanti sia sul retro.
— Un’altra delle mie punizioni immagino... — sussurrai, digrignando i denti. Afferrai con delusione e rabbia il completo sbuffando — Io questa cosa non la metto! Scordatelo. Si sentì un fragoroso tuono, che rimbombò nella stanza facendo cadere un vaso dalla terrazza, che si schiantò sul vialetto. Sobbalzai per il rumore improvviso. — Okay, okay! Va bene! — alzai le mani in segno di resa e uscii dalla stanza, per andare a cambiarmi e farmi una doccia gelata — Non c'era bisogno di scaldarsi tanto...
Quando uscii andai a guardarmi allo specchio — Oh maledizione! Sembra che dieci unicorni rosa mi abbiano vomitato addosso...
Con un'ultimo "Bleah" chiaro e conciso, scesi le scale saltando i gradini due a due, non facendo caso al pericolo di cadere e rompermi il collo. Acchiappai le chiavi di casa lasciate sul mobiletto all'ingresso e uscii, con l’intento di comprarmi qualcosa di più decente da indossare.
Dopo pochi passi cominciai a preoccuparmi — Oh Dio — alzai gli occhi verso il cielo — Ma come faccio a orientarmi qua?? "Maledizione" uscii di corsa dal bosco, oltrepassando il ruscello del Buoncastoro, vari semafori e vari altri palazzi. Mi ero ufficialmente persa. "Cavolo, parla!" *Hey, parlo quando mi pare e piace. Comunque, laggiù c'è un negozio. E oh! Anche lì, e là, laggiù e... anche dietro di te, idiota!* Grugnii in modo davvero poco femminile, prima di voltarmi e incamminandomi verso la boutique più vicina a passo di elefante.
Stavo camminando appunto verso ma mia agognata meta quando, improvvisamente, intruppai qualcuno e caddi a terra.
— Hey, attento a dove metti i piedi!! — urlai appena ebbi toccato il suolo. Digrignai i denti e mi alzai subito dopo per vedere chi mi aveva fatto cadere.
Mi trovavo davanti ad un ragazzo alto, con un bel fisico e una strana capigliatura rossa. Lui mi scrutò con attenzione per poi soffermare lo sguardo sul mio petto, che io coprii immediatamente — Ma sei stupido o cosa?? Brutto tinto del cavolo!! — detto questo feci per andarmene, ma lui mi fermò.
— E te ne vai così senza neanche scusarti? — aggrottò la fronte, assumendo un'espressione contrariata, che subito dopo convertì in malizia — Va bene che volevi attirare la mia attenzione finendo a gambe all'aria, ma dovresti almeno scusarti con il sottoscritto, visto che il tuo piano ha fallito miseramente.
— Cosa?? Punto primo, sei tu che mi sei venuto addosso. Punto secondo, io non ho pianificato proprio niente, idiota megalomane. Punto terzo, se vuoi scusarmi... — feci per andarmene, ma venni puntualmente fermata dal tizio, che mi afferrò per un polso — Maledizione, che altro vuoi??
— Sai, mi piacciono le ragazze decise come te... —
— E a me piacciono i ragazzi che non rompono le scatole!
Scoppiò a ridere e allentò la presa — Sei proprio divertente! Ma non si direbbe da come ti vesti...
Mi guardai dalla testa ai piedi e divenni rossa di rabbia — Non infierire. Ringhiai.
— Tzé! — ghignò lui — Non giocare col fuoco, nanerottola!
All'inizio volevo solo trargli un pugno in faccia, poi cominciarono ad uscirmi lacrime dagli occhi, a furia di trattenere le risate — Pffff... — cercai di tratteneremi in un'ultimo disperato tentativo, ma purtroppo non fiu abbastanza forte e scoppiai a ridergli in faccia, piegandomi in due. Quello doveva essere un qualche clown sotto copertura, ma a giudicare dalla sua faccia sorpresa e parecchio irritata, mi sbagliavo — Sei... — provai a frenarmi, altrimenti mi sarebbe partito un polmone — Sei solo un cretino — mi misi a sorridere come una psicopatica, completamente piena di me — In quanto a parole non riuscirai mai a battermi, mi spiace — Approfittai dello shock nel quale lo avevo fatto cadere, per dargli delle pacche sulla spalla con aria comprensiva. Evidentemene lo avevo ferito nell'orgoglio, perché decise stranamente di cambiare discorso — Non ti dispiace se ti ho chiamato nana??
Sorrisi divertita da quello strano ragazzo — E perché? Tanto non avrai più possibilità di chiamarmi così — risposi una volta che lo ebbi superato — A non rivederci! Urlai, salutandolo con un cenno della mano, quando fui abbastanza lontana.
Con la coda dell'occhio notai che mi stava ancora osservando tra il divertito e il sopreso, ma finsi di non farci caso, trovandomi però a sorridere nel ripensare a quella discussione avuta con quello strano ma al contempo interessante ragazzo. Cercai di non pensarci più, altrimenti mi sarei rovinata la giornata da sola, sicuramente. Per cui mi avviai verso la boutique ch avevo adocchiato. Appena entrata mi trovai davanti una ragazza con i cappelli argentei.
-Ciao!- esclamò lei.
Sorrisi -Stavo cercando qualcosa...- mi guardai allo specchio -...di più decente da mettere- un terzo tuono rimbombò nella stanza. Io sorrisi.
-Strano...sembra stia arrivando un temporale...ma non c’è neanche una nuvola nel cielo...- disse lei affacciandosi dalla finestra.
-Già...proprio strano...- sussurrai ridacchiando.
-Ma adesso veniamo a noi...- mi prese per un braccio e mi trascinò verso i camerini.
Quando uscii avevo tre o quattro buste in mano e una nuova amica albina alle calcagna.
-Che ne dici se ci vediamo uno di questi giorni?- le proposi -Possiamo mangiare qualcosa a casa mia...-
-Certo!! Sei la prima che conosco con i miei stessi gusti di moda!- esultò lei.
-“Stessi” è una parola grossa...ma ok!-
-Domani alle 19:30?- chiese sorridendo.
-Ok! Questo è il mio numero...ti scrivo domani per darti l’indirizzo di casa mia- presi un foglietto e scarabocchiai qualche numero.
Detto questo salutai quella ragazza di nome Rosalya e mi incamminai verso il bosco.
Stavo camminando, quando caddi nuovamente...ma questa volta sopra a qualcuno.
Sollevai lo sguardo imbarazzata e mi trovai a pochi centimetri di distanza dalla bocca di un ragazzo biondo con dei bellissimi occhi dorati “Anche questo sarebbe un angelo perfetto...”
-Scusa!- mi alzai con un balzo e lo aiutai a rimettersi in piedi. Lo scrutai meglio: al contrario di me era rosso come un pomodoro -Non guardo mai dove metto i piedi-
Lui sorrise, era un sorriso davvero bellissimo -Sempre tra le nuvole...-
Risi per il doppio senso di quest’ultima frase -E’ esattamente così!-
-Come ti chiami?- mi chiese all’improvviso.
-Angel. Tu?-
-Nathaniel...ma puoi chiamarmi Nath- rispose sorridendo.
Vagai con lo sguardo fino ad un libro caduto in malo modo per terra.
-Stavi leggendo?- presi il libro e gli diedi una sistemata -Non ce l’hai il segnalibro?-
-Oddio, ho perso il segno!- esclamò visibilmente seccato.
Sorrisi. Presi un pezzo di carta (che ho sempre con me, come avrete notato) e mi misi a sfogliare il libro. Nathaniel mi guardò perplesso.
Mi bloccai su una pagina e ci misi il pezzo di carta -Ecco...era questa la pagina giusto?-
-Come hai fatto??-
-Memoria fotografica- risposi ridacchiando “Alias poteri da angelo” pensai sorridendo.
-Ma sei un angelo?- chiese ridendo. Sbiancai e mi misi a sudare freddo.
-C-cosa?? Ah ah ah...ma cosa te lo fa pensare???-
-Niente, era un modo di dire...- spiegò guardandomi serio.
Sospirai forte e mi buttai sull’erba per riprendermi da quell’attacco di panico.
-Hey, che hai stai male??- chiese preoccupato.
-No, non è niente...- mi alzai, facendomi aiutare da Nathaniel.
-Spero di rivederti anche domani...- disse lui.
Ci riflessi un po’ su e poi mi decisi e presi l’ennesimo foglietto di carta -Che ne dici se facciamo la colazione insieme ad un bar verso le 7:00 domattina?...Questo è il mio numero di cellulare-
Appena ricevette l’invito, sorrise come fosse la persona più felice del mondo -Certo!-
-Ok, ora devo proprio andare a casa- e mi cominciai ad addentrarmi nella fitta boscaglia.
-Ma tu abiti nel bosco??-
-Sì, perché?-
-Sicura di non essere uno spirito della natura venuto per rallegrarmi la giornata?- chiese sorridendo.
Scoppiai a ridere -Più che sicura!-
Entrai in casa e mi misi a trafficare con i nuovi vestiti.
Magliette con disegni rock, pantaloncini corti e due paia di sneakers...eh già, non avrebbero mai potuto sospettate chi fossi veramente...
Prendo il mio cellulare (casualmente trovato sopra l’altare) e controllai i messaggi.
-Strano, nessuno mi ha mai mandato messaggi...forse perche nel Paradiso non c’è campo...- 
-Deve essere Rosal- mi bloccai -Come “numero sconosciuto”??? Chi è tanto pazzo da sfidare la sorte dando il MIO numero a sconosciuti??!!-
Ok, da quando ho cominciato a parlare da sola?...fai un respiro...inspira...ok, ora concentrati sulle cose buone del mondo...sulla bontà...sulla lealtà...la generosità...e il rispetto del prossimo...sul perdono...sull’amore...ora sono pronta a leggere il messaggio...
“Ciao nana, ho rubato il foglietto con il tuo numero alla tua nuova amichetta Rosalya, che guarda caso conosco anche io. Ho voluto mandarti questo messaggio semplicemente per farti arrabbiare. Il tuo tinto del cavolo”
-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!- gettai gentilmente il telefono a terra -Ti odio stupido tintooooooooooooooooo!!!!- mi affacciai alla finestra -Dimmi che esiste la licenza angelica di uccidere!-
“Sì, diciamo che esiste” sobbalzai. Lui non mi ha mai risposto a voce (tranne ovviamente in Paradiso).
-Cosa devo fare per averla?- chiesi speranzosa.
“Gli angeli non possono uccidere i propri protetti”
-Ma questo cosa centra con- raddrizzai la schiena -Oh no...per favore no...-
Mi sembrò quasi che Lui stesse ridendo...quindi glielo chiesi, con molto tatto.
-Che diavolo hai da ridere??!-
“Non dire quella parola in mia presenza”
-Quale?-
“Quella”
-Quale quella?-
“Diavolo”
-Oh, scusa...la rifaccio- assunsi una posa teatrale -Che angelo hai da ridere, mio santissimo Signore?-
“Ma come fai ad essere un angelo??”
-Ma dai! Lo sai che sono il tuo angelo preferito!-
“Il mio cosa??”
-Ma sì...è inutile nasconderlo...io sono la tua preferita!- feci gli occhioni dolci.
“Ti rendi conto con CHI stai parlando? Devi avere più rispetto nei miei confronti!”
-Ma io ho rispetto!-
“Sicuramente!” disse ironico “Io me ne vado”
-Certo mio Signore- dissi tornando ai miei vestiti.
Quando ebbi finito andai a farmi una doccia e poi misi qualcosa di comodo per la casa.
Misi una specie di camicia da notte (creazione della stilista Rosalya) che era effettivamente comoda come aveva affermato quest’ultima.
Mi misi in ginocchio davanti all’altare.
-Mio Signore, per favore ascoltami...tu che sei l’Altissimo nei cieli ascolta le preghiere di questo umile angelo...tu Onnipotente rispondi alle mie domande...-
“Ti ascolto Angel”
-Ti volevo chiedere...ma posso mangiare i cibi umani? Perché ho una fame...non è che hai una scorta di cibi angelici da qualche parte??-
“Ascolta le preghiere di questo umile angelo, eh?”
-Allora??-
“No, i cibi umani non puoi mangiarli...ma sei immortale quindi non puoi morire di fame...”
-Dov’è finito il Dio Misericordioso?-
“Ti manderò ogni giorno qualcosa, piccolo angelo presuntuoso”
-Presuntuoso?? Piccolo??-
“Buona fortuna...e mi raccomando: i cibi mortali fanno male agli angeli...non mangiarne neanche una briciola”
-Ai tuoi ordini mio Signore-
Comparì un cesto contenente i cibi angelici sull’altare.
Il cibo degli angeli è indescrivibile. Ma anche se sapessi come descriverlo...potrei solo dirvi che brilla di una luce intensa.
I mortali non possono mangiarlo perché il loro corpo, rispetto a quello delle creature sacre, è molto più debole e non reggerebbe a un tale carico di magia.
Mentre per i cibi mortali è il contrario. Il corpo degli angeli è talmente evoluto che dei cibi talmente poveri li ignorerebbe completamente...portando quest’ultimi alla morte. La situazione è un po’ più complicata...ma è più o meno come ve l’ho spiegata...anche se era solo un breve riassunto.
Mi misi davanti alla televisione con in mano una tazza di thé caldo (ovviamente per gli angeli), cercando il canale “Tv Paradiso”, che il Padre mi aveva inserito il giorno prima. Come vi posso spiegare?...vediamo...
...Tv Paradiso è più o meno il telegiornale degli angeli, dove August (un angelo giornalista) illustra le nuove notizie. Ovviamente i mortali non hanno questo canale e non ne sospettano neanche l’esistenza.
“Saluti a tutti gli Angeli, Arcangeli, Cherubini e...” si guardò intorno in cerca di un suggerimento. Sembrava un cherubino quando era in difficoltà con l’interrogazione “...Cherubini e...e...”
“...E Troni! Troni dannazione!! Ti scordi sempre la stessa battuta da secoli!!!” sussurrò qualcuno da dietro le quinte.
“Ah, sì giusto! Cherubini e Troni...” continuò lui “Oggi volevo aggiornarvi sulle ultime notizie!”
-Fin qui c’ero arrivata-
“Un angelo molto famoso, che conoscono tutti per la sua simpatia è stato spedito in missione nel mondo dei mortali! Angel!”
-E così sono famosa!-
“Preghiamo tutti per lei...intanto i becchini angelici stanno preparando la sua lapide”
Mi andò di traverso il thé.
“Oggi il servizio finisce qui perché io devo pensare ad una frase da dire al momento della sepoltura di Angel! Linea allo studio “Nuvola Verde”. Arrivederci e alla prossima!”
-Che coooosa???!!!- presi a tossire. Stramazzai a terra inerme -Devo dirgliene quattro a quel giornalista del cavolo!-
Mi alzai andai a prendere la mia -odiata- tunica, che aveva due spacchi sulla schiena per permettere alle ali di uscire.
Quando mi fui sistemata i capelli, uscii sul balcone.
Aprii le ali. Io ho le ali più grandi di tutti e ne vado estremamente fiera: 3 metri l’ala destra e altri 3 la sinistra. Così lunghe e potenti da farmi da strascico, uno strascico di piume grigiastre, più scure di quelle di tutti gli altri angeli; così resistenti da rompere l’acciaio...insomma...sono bellissime.
Le ali sono la fonte di vita di un angelo, il punto di forza: un angelo non è più un angelo senza le proprie ali e senza di esse entrerebbe in depressione...letteralmente.
Mi alzai in volo.
“Non puoi tornare senza un mio ordine”
-Perdonami mio Signore, ma non hai visto Tv Paradiso? Hai sentito che stanno preparando la mia tomba? Ma che razza di angeli sono???-
“Pazienta, tutto si risolverà”
-E se io volessi dargli un bel calcio nel sedere??-
“Rispetta il prossimo tuo”
-Sì sì...e bla bla bla-
“Fa come ti dico!”
Sospirai e tornai sul balcone.
-E mo’ che faccio??- mi girai e osservai le mie ali -Non mi ricordo più la formula per renderle invisibili...-
Farò quello che faccio sempre quando ho un dubbio...ossia...
-Mio Signore, per favore ascoltami...tu che sei l’Altissimo nei cieli ascolta le preghiere di questo umile angelo...tu Onnipotente rispondi alle mie domande...-
“Sempre la stessa frase...perché non ne inventi un’altra?”
-...ho dimenticato la formula per rendere le ali invisibili!-
“Oh Me!”
-Suona meglio “Oh Signore” che “Oh Me”...però in effetti...-
“Non posso dirtela...fa parte dei Segreti Angelici...devi chiederla ad un angelo”
-E dove lo trovo un angelo-
“Puoi rimanere in casa per due giorni? Io intanto ti posso mandare un messaggero”
-Due giorni? Sì...no aspetta...nooooo-
“..?”
-Devo andare con due amici domani-
“Mi fa piacere che hai trovato degli amici mortali...però in questo caso è un problema”
-Troverò un modo...cercherò qualche altra formula-
“Domani mattina arriverà il messaggero”
-Certo mio Signore- feci un breve inchino e corsi in camera a cercare qualche formula.
-“Cercare le ali”, “Scegliere le ali”, “Cambiare le ali”...uff...trovata:“Nascondere le ali”!-
Recitai la formula e mano a mano le mie ali si stavano trasformando in...
-Due prosciutti???- mi guardai allo specchio e per poco non svenni -Chi è che va in giro con due cosce di mucca sulle spalle??-
Ripetei la formula e questa volta...
-Ma dai! Come si fa ad avere due puzzole sulle spalle??-
-Siamo donnole!- urlarono allunisono.
-Ho un dejà-vu...-
Ripetei ancora e mi comparve uno zaino verdognolo sulle spalle
-Uno zaino è più accettabile...ma il modello è scadente-
-E io sarei scadente???!-
-Aaaaaaa!! Uno zaino parlante!!!
E ripetei ancora una volta...e ancora...e ancora...
-Ma ti sembra normale andare in giro con una barca a vela sulle spalle???-
Ma non mi arresi...
...Ormai era notte fonda e tutti dormivano...apparte un povero angelo innocente che cercava di leggere una stupida formula nonostante avesse due wurstel attaccati alle spalle...
-Forse ci siamo...-
Lessi ancora una volta quelle parole e, con uno schiocco di dita...mi apparve un bellissimo...cuscino gigante...sulle...spalle...
-Ufff...- mi buttai sul letto -Pero! E’ comodo!-
Mi addormentai cercando di pensare alle cose belle successe in quel giorno...praticamente pari a 0.
Mi svegliai alle 5 di mattina.
Ero stanca e mi andai a vestire anche se avevo uno stupido cuscino attaccato alla schiena.
Misi un paio di short e una maglia bianca con un angelo nero sul davanti; conclusi con delle sneakers nere.
In quel momento ricevetti un messaggio
“Sono Nathaniel. Scusa se ti ho svegliata; volevo sapere se va bene alle 6 e mezza al bar nel centro”
“Va benissimo. Ero già sveglia, non preoccuparti...sono mattiniera ;)”
“A dopo allora”
Mi ributtai sul letto. Dopo un quarto d’ora mi decisi ad alzarmi e a rifare il letto.
Quando arrivarono le 6 meno dieci uscii di casa, siccome sono molto lontana dal luogo dell’incontro.
-Se solo trovassi la formula giusta, potrei rendermi invisibile e volare fin lì- dissi tra me e me.
Arrivai in perfetto orario, ignorando le persone che fissavano il mio megacuscino sulla schiena (che non era altro che le mie ali trasformate) 
-Ehilà!-
-Ciao Angel...ma...che hai sulla schiena?-
-Oh...niente...un paio di amici mi hanno attaccato per uno scherzo un cuscino sulla schiena...e non è voluto più venire via...-
-Strano come scherzo...-
-Ho degli amici abbastanza strani...-
-Se lo dici tu...andiamo?-
Annuii.
-Però è comodo quando mi siedo...- dissi riferendomi al cuscino.
-Hai ragione- rispose lui ridacchiando -Cosa prendi?-
-Una briosce e un caffè- mi guardai intorno -Lì c’è il reparto salato- dissi indicando un angolo del bar.
-Perché scusa?-
-Perché non ti piacciono i dolci-
-Ma come fai a saperlo??- chiese sorpreso.
-Intuito- risposi semplicemente con uno dei miei più smaglianti sorrisi. Ma era un errore: i sorrisi degli angeli incantano i mortali...infatti.
-Hey, lasciami passare bamboccio!!- urlò una signora sulla sedia a rotelle.
Nathaniel continuava a guardarmi come un ebete. Sospirai. Con un cenno della mano fermai il tempo (Non sto scherzando...noi angeli abbiamo anche dei poteri magici), mi alzai e presi Nathaniel di peso, trascinandolo davanti alla commessa del reparto salato, abbassandogli la testa in direzione dei tramezzini, per non farlo sembrare un maniaco.
Presi la signora sulla sedia a rotelle e, con uno sforzo immane la spostai più avanti.
Poi andai davanti al reparto cornetti, presi una briosce e mi preparai velocemente un caffè, misi i soldi nella cassa (perché essendo un servitore di Dio non posso rubare) e mi rimisi seduta sul tavolo. Con un altro cenno con la mano il tempo ripartì e mi misi comoda per godermi lo spettacolo.
Nathaniel continuava a fissare i tramezzini, la commessa aggrottò la fronte -Se vuoi un tramezzino basta dirlo...-
-Oh sì...certo...ma ho una strana sensazione-
Mi scappò una risatina.
-Spostati bambo- la vecchietta sbatté lentamente le palpebre, poi scosse la testa più e più volte -Possibile che mi sia sognata tutto...?-
-Angel...stavi dicendo che volevi ordina- disse Nathaniel avvicinandosi -Ma quando hai ordinato? Non me lo ricordo...-
-Lascia stare...a volte succede di non ricordarsi le cose...è normale- dissi ridacchiando.
-Sì...hai ragione...- sussurrò sedendosi.
Una volta finita la colazione mi accompagnò a casa...ovvero sul limitare della foresta.
-Un giorno me la farai vedere casa tua?-
-Probabile- dissi sorridendo.
Arrossì nel vedere il mio (modestamente) bellissimo sorriso, ma i sorrisi angelici sono sempre angelici -Sì...ok...allora...a domani?-
-A domani!-

 

   
 
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