Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: vali_    18/08/2015    4 recensioni
Dean non si sente a suo agio negli ultimi tempi: beve senza trarne i benefici sperati, dorme poco e sta sempre da solo e questo non è un bene per uno come lui, che mal sopporta la solitudine, convinto che riesca solo a portare a galla i lati peggiori del suo carattere.
Il caso vuole che un vecchio amico di suo padre, tale James Davis, chieda aiuto al suo vecchio per una “questione delicata”, portando un po’ di scompiglio nelle loro abituali vite da cacciatori. E forse Dean potrà dire di aver trovato un po’ di compagnia, da quel giorno in poi.
(…) gli occhi gli cadono sui due letti rifatti con cura, entrambi vuoti. Solo due.
Sam è ormai lontano, non ha bisogno di un letto per sé. Dean non lo vede da un po’ ma soprattutto non gli parla da un po’ e il suono della sua voce, che era solito coprire tanti buchi nella sua misera esistenza, di tanto in tanto riecheggia lontano nella sua mente. A volte pensa di non ricordarsela neanche più, la sua voce. Chissà se è cambiata in questi mesi (…)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Some things are meant to be'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: Questa settimana mi sono ridotta all’ultimo per rispondere alle vostre – come sempre bellissime <3 – recensioni e vi chiedo scusa, ma neanche nel weekend ho trovato un momentino perciò mi sono trovata a farlo oggi. Non sono riuscita a finire purtroppo, ma sono un sacco di fretta quindi troverò un sistema per farlo prima possibile, lo prometto! :D
Approfitto di questo spazietto per comunicarvi che dalla prossima settimana sarò di nuovo in patria, perciò l’appuntamento con Wash away torna al mercoledì, come prima di questa mia lunga vacanza.
Un’altra cosa: c’è una piccola parte di questo capitolo che forse è un po’ troppo influenzata dalla mia cultura ed educazione scolastica – e dai miei gusti letterari. Ho fatto delle ricerche a riguardo, scoprendo che anche gli americani possono venire a contatto con un certo tipo di letture se frequentano dei corsi specifici nelle loro scuole, per questo ho continuato a seguire la corrente dell’ispirazione senza pormi troppi problemi, ma spero comunque che non risulti forzato. Capirete di cosa sto parlando leggendo ;)
Vi lascio al capitolo, che sarà un pochino più di passaggio rispetto al precedente. Sono contentissima di leggere che la svolta finale di quello precedente non sia risultata forzata o inadatta a questo punto della storia ed ora vedrete come Dean ed Ellie affronteranno quello che è successo. O meglio, uno dei due, per l’altro/l’altra dovrete attendere ancora un po’ :)
Spero che abbiate passato un bellissimo Ferragosto e vi saluto augurandovi un’altrettanto splendida settimana… a presto! :D

 
Capitolo 14: Heat of the moment
 
It was the heat of the moment
Telling me what your heart meant
The heat of the moment
showed in your eyes.
 
(Heat of the moment – Asia)
 
 
Ha gli occhi chiusi ed inspira piano, sdraiato su quel letto scomodo e piuttosto cigolante su cui dorme ormai da una settimana. Sa perfettamente che il sole è alto in cielo già da un po’ e che sarebbe anche ora di alzarsi, ma la notte è stata lunga ed avrebbe ancora sonno. Peccato che è già un’ora che si rigira tra le lenzuola fingendo che tutto sia perfetto e che l’unica cosa che non gli permette di dormire come dovrebbe, oltre ad un martellante mal di testa, è l’idea di alzarsi e che non c’è nient’altro a impedirglielo.
 
«Dean!» la voce di suo padre lo desta dai pensieri e non fa neanche in tempo ad aprire gli occhi – o almeno fingere che stesse veramente dormendo tranquillo – che la sua mano grande e pesante gli afferra una spalla e lo scuote un poco. Dean si volta con la testa verso John che lo scruta severo «Vuoi dormire tutto il giorno? Sono quasi le sette e un quarto, alzati».
 
Sette e un quarto. Da come lo dice sembra essere mezzogiorno. Dean sospira e si tira su a sedere, stringendo le palpebre quando sente la sensazione del dolore alla testa diventare più forte. Guarda suo padre prendere la giacca e mettersela addosso, gli occhi ridotti a due fessure per il fastidio che gli procura la luce del giorno che filtra dalla finestra.
 
«Hai fatto tardi ieri sera? Non ti ho sentito rientrare» a quelle parole, Dean deglutisce. E’ vero: quando è tornato, suo padre dormiva come un ghiro e Dean ha fatto di tutto pur di non svegliarlo, nonostante trovare il letto nelle condizioni in cui era non sia stato poi così semplice.
«No… non tanto».
 
John si aggiusta il colletto della giacca e lo guarda. «Vado a fare un giro con Jim da queste parti. Tu—»
«Tieni d’occhio Ellie, sì» ormai sembra essere un lavoro quasi quanto lo era badare a Sam, per quanto Dean non lo abbia mai considerato tale.
 
Osserva suo padre andarsene e sospira, appoggiando la testa alla testiera del letto per poi chiudere gli occhi.
 
Non sa se è un bene che lui ed Ellie debbano passare altro tempo insieme… da soli. Non che gli dispiaccia, certo, ma dopo ieri sera…
 
Dean si passa una mano sul viso, cercando di riscuotersi da quel pensiero. In realtà, è un chiodo fisso da quando Ellie è rientrata nella sua stanza. Fa fatica anche ad ammetterlo a se stesso, ma è stato proprio questo a tenerlo più sveglio del dovuto durante la notte, più del mal di testa che gli ha dato il buongiorno quando sono spuntate le prime luci dell’alba.
 
Per un paio di volte – diciamo pure tre – si è trovato a rigirarsi nel letto con gli occhi spalancati e non c’era verso di smettere di pensarci, di ricercare nella memoria ogni particolare di quel bacio.
 
Che poi non dovrebbe essere così grave. Insomma, Dean bacerebbe qualsiasi essere vivente di sesso femminile che sia in grado di respirare – a meno che non sia proprio inguardabile –, perché è fatto così, perché gli piace la sensazione che prova quando lo fa. Cosa c’è di strano in questo?
 
Si gratta dietro la nuca e si alza, sbadigliando. Va in bagno per poi cominciare a vestirsi, ma non c’è verso di togliersi quel pensiero dalla testa.
 
Un bacio è solo un bacio, fin qui non c’è assolutamente niente da dire. Dean ha baciato tante di quelle donne nella sua vita, ha anche perso il conto e sa perfettamente che nessuna somiglia ad un’altra. Quindi forse è per questo che un po’ è stato diverso ieri sera, che baciare Ellie… e sì, perché è questa la cosa che lo stupisce di più.
 
Sarebbe un ipocrita se non ammettesse a se stesso che un piccolo – ma davvero minuscolo – pezzetto del suo cervello avesse immaginato un finale di serata simile. Peccato che nei piani non era affatto calcolato che sarebbe stata Ellie a prendere l’iniziativa.
 
Forse perché ha sempre pensato di non piacerle in quel senso. Insomma, a volte gli basta fare lo sguardo languido o sorridere in maniera appena più maliziosa ad una ragazza per farla sciogliere, ma Ellie è sempre stata immune a questo suo “potere”. Non che Dean ci abbia mai effettivamente provato con lei, ma non per questo gli è mai sembrata interessata a delle ipotetiche avances da parte sua.
 
Anche se… beh, il fatto che lei abbia baciato lui potrebbe starci. In fondo passano tanto tempo insieme e probabilmente qualcosa è cambiato… per lei. O forse no, magari era solo ubriaca e si sentiva un po’ sola e… boom. Ma questo non è il punto del suo complicato ragionamento, perché quello che gli fa più arrovellare il cervello è senza dubbio il perché lui abbia baciato lei.
 
Sì, è carina, simpatica, gentile, sempre sorridente e Dean le è affezionato, ma non ha mai pensato di baciarla. E senza dubbio non in quel modo.
 
Gli duole ammetterlo, davvero tanto, ma sta di fatto che, per quanto strano e improbabile, è successo e… non vorrebbe farci i conti. Sa benissimo che se fosse una persona ordinaria sarebbe bene parlarne con Ellie e metterci una pietra sopra. Per fortuna, Dean non rientra in quella categoria, ma Ellie un po’ sì. Non nel senso classico del termine, ovviamente, perché è più matta di lui, ma ha vissuto con la gente comune per tanto tempo e per certi versi ha più i loro modi di fare e di pensare che quelli di una normale cacciatrice e quindi forse vorrà affrontare il discorso e Dean non sa come farlo.
 
Sbatte le palpebre un paio di volte, riuscendo a riscuotersi da quei pensieri. E’ sempre bene non fasciarsi la testa prima di romperla, quindi, prima di pensare al peggio, decide di prendere un paio di analgesici per calmare il mal di testa e preoccuparsi del suo stomaco, che sta brontolando da qualche minuto buono.
 
Esce, vestito e profumato, e si dirige verso la prima tavola calda che incontra. Tra tutto si sono già fatte quasi le otto, ma Ellie non si è fatta viva – cosa strana, di solito è sempre lei ad alzarsi per prima – così prende la colazione per entrambi.
 
Bussa alla porta della sua stanza con un sacchetto e un paio di caffè fumanti in mano e, quando lei gli apre, fatica parecchio per non far cadere tutta la roba a terra.
 
Ellie ha solo un misero asciugamano bianco attorno al corpo, i capelli asciutti ma raccolti in una specie di chignon sulla testa e lo guarda con un sorriso gioioso stampato sul viso. «Buongiorno!»
Ma perché le sembra tutto normale? Perché… perché diavolo apre in questo modo? A lui poi! «Ellie! P-perché stai così?»
Lei piega leggermente la testa di lato, perplessa «Mi… mi sono fatta una doccia. Cosa c’è di strano?»
«C-come cosa… » Dean si rende conto di star balbettando e probabilmente è diventato pure rosso in viso – si sente le guance più calde del normale – così sguscia oltre di lei ed entra nella stanza, cercando di nascondere l’imbarazzo.
 
Appoggia il sacchetto e i caffè sul tavolo – l’ambiente è praticamente uguale a quello dove dorme Dean, perciò ha una certa confidenza con l’arredamento – e si volta verso di lei che ha chiuso la porta, ma è ancora lì in quel modo.
 
Continua a guardarlo confusa; un paio di goccioline scivolano sul suo collo per poi morire incontrando la stoffa dell’asciugamano e lei ne tira su il lembo superiore e lo tiene stretto al petto «Scusa, è che papà non c’è e… e per una volta volevo fare un pochino più con calma, ma non mi sono accorta di che ore sono».
Dean sospira. Non smette di osservarla e non è normale tutto ciò – il leggero calore che sente un po’ troppo in basso, ma neanche quello sulla sua faccia è regolare – e deglutisce cercando di ritrovare la salivazione oltre che un minimo di contegno. «Sì, ehm… ok… però… avvisa, la prossima volta».
«Scusa, non pensavo ti desse fastidio. E poi tu… tu non sei mai in imbarazzo».
«Io non… al diavolo, vestiti! Datti una mossa!»
 
Ellie annuisce ancora perplessa e si dirige verso il bagno – l’asciugamano appena più lento dietro che le lascia scoperta la schiena liscia –, ma non chiude del tutto la porta che rimane leggermente aperta. Forse è perché vuole dirgli qualcosa.
 
Dean si siede e prende un respiro, ascoltando il suo cuore battergli nel petto ad un ritmo leggermente più accelerato e non è normale tutto questo, cazzo, non lo è.
 
Si passa le dita sugli occhi e sospira ancora. Qualsiasi cosa gli stia succedendo o è ancora sotto l’effetto dell’alcol o… no, non c’è nessun’altra spiegazione. Anche se non si sente tanto sbronzo. Anzi, sta bene. Ma… no, non può essere altrimenti.
 
Ellie torna dopo qualche minuto – stavolta vestita – con indosso un paio di jeans slavati e una maglietta celeste leggera.
 
Riflettendoci, è anche comprensibile che lei, circondata sette giorni su sette da soli uomini, approfitti dell’assenza di suo padre per avere un po’ di tempo per sé. Magari per stare di più davanti allo specchio o qualsiasi cosa facciano le ragazze una volta uscite dalla doccia. Solo che dovrebbe ricordarsi di evitare di farlo quando nei paraggi c’è anche Dean.
 
Ellie si accomoda sulla sedia accanto a lui e rovista dentro il cartoccio bianco. «E’ per me, giusto?» Dean annuisce e lei sorride, avventandosi sul bombolone alla crema che le ha portato.
Dean prende il caffè e ne beve un sorso «Come mai hai fatto così tardi stamattina? Di solito sei la prima a svegliarti».
«Lo so, ma… avevo un po’ di mal di testa e sono rimasta più a dormire» e Dean annuisce, masticando il suo bombolone «Fei ftata male?»
«No, solo mal di testa stamattina» gli sorride e a Dean non sembra che sia cambiato il modo in cui lo osserva: è sempre lo stesso sguardo di Ellie, la stessa… espressione. Lo guarda come si fa con un eroe, come Ellie ha sempre fatto dal primo momento in cui l’ha visto. Perché sembra diversa a lui, però?
Lei continua a scrutarlo attentamente per poi deglutire il boccone «Sono stata bene ieri sera» Ahia. Questo era proprio l’argomento che Dean voleva evitare. Adesso andrà tutto a rotoli, Ellie comincerà a parlare di quello che è successo, di quel maledetto bacio e… «Solo che non pensavo fossimo così disastrosi da farci cacciare in quel modo».
Dean ride e magari riesce anche a nascondere il sollievo che sente. Ellie non vuole parlarne, è evidente, ed ora che l’ha capito può rilassarsi. «E’ colpa tua. Non davamo così fastidio prima, ma poi hai cominciato a cantare come una pazza».
Lei spalanca gli occhi «Non è vero! Non sembravo pazza».
«Un po’ sì».
 
Ellie mette su il broncio per finta «Secondo me, invece, è colpa tua. Perché sei stonato e non ti ricordi tutte le parole delle canzoni».
«Ha parlato Maria Callas» lei, in tutta risposta, gli fa la linguaccia e gli sorride ancora. Ha già finito la sua brioche – doveva avere proprio fame, se l’è pappata in un minuto scarso – ed ha la bocca sporca di zucchero a velo e Dean prova la forte tentazione di avvicinarsi e fare a modo suo. In fondo sono da soli e non ci sarebbe niente di male se… spalanca gli occhi, terrorizzato, non appena realizza dove era arrivata la sua mente. Che diavolo di pensiero è mai questo?
 
Si appresta a prendere uno dei tovaglioli che gli ha lasciato la cameriera – sembrava carina ma le ha dato un’occhiata solo di sfuggita, talmente impegnato a pensare a cosa diavolo dire ad Ellie – e glielo porge. Lei lo guarda perplessa, ma poi capisce di essersi sporcata e se lo passa sulla bocca, pulendosi per bene.
 
Appoggia la salvietta vicino al sacchetto, piegandolo con attenzione, e afferra il bicchierone di caffè per poi berne un lungo sorso. «Cosa dobbiamo fare oggi?» Dean si stringe nelle spalle. Il suo compito – tanto per cambiare – è “badare” a lei, quindi in pratica non devono fare niente. «Perché dovrei andare in libreria tra un po’. Mi serve un libro» Dean annuisce; non è proprio il suo luogo preferito, ma per un giorno può sopportare. «Però nel pomeriggio potremmo fare qualcosa che piace anche a te. Tipo andare al cinema, per esempio».
 
Dean la guarda storto. Nella lista dei posti dove portare una ragazza quando vuoi provarci, il cinema è proprio in cima e, per quanto lo sguardo di Ellie sembri innocente e le sue intenzioni più che pulite, quella non gli sembra per niente una buona idea.
 
«No» Ellie lo osserva dubbiosa, anche se la cosa che l’ha turbata di più sembra essere il tono – piatto ma leggermente più alto del solito – che Dean ha usato e lui, rendendosene conto, si affretta ad aggiungere qualcosa per non sembrare troppo scortese «E’… è meglio di no. Non voglio portarti fuori di peso da lì perché ti sei addormentata dopo mezzo film».
Ellie non sembra aver gradito la battuta e porta le gambe al petto, un’espressione accigliata dipinta sul viso. «Ti ha morso qualche animale stamattina? Sei così nervoso».
 
Dean deglutisce. Sì, è vero, è nervoso, ma perché… insomma, non è affar suo il perché. E poi non lo sa neanche lui il motivo, sa solo che questa situazione lo rende strano.
 
«Te l’ho proposto solo per fare qualcosa di diverso, non c’è bisogno di urlare per dirmi che non ti va» si alza senza guardarlo e butta il sacchetto ormai vuoto sul cestino accanto alla porta, poi va in bagno per un secondo e quando torna si siede incrociando le gambe sul letto, senza degnare di mezzo sguardo Dean che si rende conto di averla offesa e non era davvero sua intenzione, solo non capisce perché se la prenda così tanto. Si gira sulla sedia, voltando la testa nella sua direzione e stringendo il legno dello schienale tra le dita. «Non ho urlato».
Ellie lo guarda dritto negli occhi «Lo so che preferiresti andare con John e papà, che ti dà fastidio che ti lascino sempre qui. Ma non è colpa mia» prende fiato «Sono stanca di questa storia. Va avanti da mesi ormai, e non è la prima volta che te la prendi con me. Prenditela con tuo padre piuttosto o con il mio che te lo porta via, o con chi ti pare, ma non con me perché io non c’entro niente. Se vuoi andare con loro la prossima volta, fallo, posso stare da sola».
 
Dean non sa davvero cosa dire dopo quelle parole. Sa benissimo che la situazione tra Ellie e Jim non migliora e che anche a lei – sebbene non lo dica – farebbe piacere se una volta tanto la portassero con loro, se la facessero sentire importante. Almeno un pochino. Sa altrettanto bene che non parla di questa cosa fino in fondo con nessuno – neanche con Dean –, ma è talmente palese e si sente così idiota a buttare tutta la sua frustrazione su di lei – anche se per una volta non è suo padre a preoccuparlo – e dovrebbe cercare di renderle le cose più semplici anziché aggiungere altri problemi e isterismi.
 
Si alza e va a sedersi sul letto di fronte al suo «Non è questo. Insomma, non… non è che preferisco andare con loro» è che non capisco che diavolo mi sta succedendo e starti vicino mi rende nervoso. Sarebbe questa la risposta giusta, forse, ma è meglio non dirla. «Non volevo offenderti» Ellie lo guarda, ma non sembra tanto convinta «Che facciano pure quello che vogliono, quei due. Non m’importa di andare con loro» ed è sicuro che non sta mentendo. E’ stanco delle loro uscitine da fidanzatini, questo è vero, ma rimanere con Ellie non è un peso per lui. Solo vorrebbe avere le idee chiare su di lei come le aveva ieri, lo aiuterebbe a sentirsi più tranquillo. «Non c’è niente al cinema in questo periodo, però in libreria possiamo andare».
 
Ellie è ancora un po’ perplessa. «Vado da sola se non ti va, non c’è problema. Io… io non ho problemi a stare da sola, non sono come voi» Dean rimane in silenzio, incassando il colpo. Gli fa sempre male quando Ellie rivendica la sua diversità, come se essere un cacciatore fosse un problema. Non ha tutti i torti, è vero che è diversa – un po’ per le sue “origini”, forse –, ma sembra usare quella scusa come un’arma, a volte, quasi debba difendersi dalla loro “categoria”.
 
«Ora esageri però» contrae la mascella in maniera del tutto involontaria e poi abbozza una specie di minuscolo sorriso, decidendo che è meglio lasciar perdere «Dai su, togli quel muso lungo e infilati un paio di scarpe. Prendiamo l’Impala e svaligiamo la libreria».
Ellie sbatte le palpebre un paio di volte «Non possiamo farci cacciare di nuovo da un luogo pubblico».
«Allora cercheremo di essere discreti» le sorride e lei ricambia, anche se non è tranquilla come sempre.
 
Sembra nervosa oggi. Forse è ancora un po’ agitata per la storia di suo padre oppure le girano per la testa gli stessi pensieri che ha Dean, chissà. Dean crede che non se la sarebbe mai presa tanto in un giorno qualunque, o forse si sta solo facendo un po’ troppe paranoie.
 
Si alza e prende la giacca ed Ellie si infila le Converse velocemente per poi raggiungerlo.
 
La libreria che aveva visto lungo la strada non è tanto lontana dal motel, ma Dean non ha nessuna voglia di camminare e, quando entrano dentro il negozio, dà un’occhiata in giro: sembrava molto più piccolo da fuori, ma è accogliente, pieno di scaffali di legno chiaro dove milioni di libri sono ordinati per genere e, a loro volta, in ordine alfabetico. A guardare quell’ambiente con attenzione, ha un po’ il sapore di una piccola bottega artigianale.
 
Ellie si guarda intorno curiosa e sembra molto meno inquieta adesso, circondata da tutta questa marea di libri. Vola da uno scaffale all’altro quasi, probabilmente seguendo un filo logico tutto suo nella sua testa.
 
Si allunga per arrivare ad un ripiano in alto e Dean osserva la linea del suo corpo slanciarsi, la maglietta che le si alza appena lasciando intravedere una piccola porzione della sua pelle ed è così graziosa, le dita sottili che afferrano e circondano il libro su cui è concentrata e gli occhiali sul naso mentre legge qualcosa sul retro della copertina, osservandone attenta ogni sfumatura.
 
Alza lo sguardo e gli si avvicina, mostrandogli il volume che ha in mano. «Hai mai letto qualcosa di Kerouac?»
Dean la guarda perplesso «Dovresti sapere bene che io non leggo».
Ellie dondola appena la testa sorridendo «E invece dovresti. Potresti imparare tante cose dai libri» lo ripone al suo posto e fa qualche passo avanti, continuando ad osservare gli scaffali con attenzione «E poi lui parla di viaggi lungo il continente americano e delle tante avventure dei suoi amici pazzi. A volte sembra parlare di noi» lo guarda negli occhi per un lungo istante e poi torna alla sua ricerca, ma Dean non ha idea di come interpretare quest’ultima frase e soprattutto quello sguardo, ma è assolutamente certo che il suo cuore abbia perso un paio di battiti e tutto questo non è un bene e “ma che cazzo mi succede?” a quanto pare è la domanda del giorno «Volevo un genere diverso però, stavolta. Qualcosa di più… storico».
 
Ellie va appena più avanti e si morde le labbra, mascherando un sorriso, quando trova quello che cerca «Eccolo qua. L’Odissea» prende anche questo in mano e ne sfoglia curiosa le prime pagine.
Dean si avvicina e si allunga per dare una sbirciatina «Come fa a piacerti questa roba? E’ un polpettone» ed Ellie cerca di trattenersi dal ridere – il collo leggermente piegato in avanti e gli occhi chiusi – ma non sembra riuscire a farlo tanto bene «Potrei farti la stessa domanda su tante delle cose che piacciono a te».
Dean inarca un sopracciglio «Per esempio?»
«Mmm… i tuoi giornaletti porno».
«Ma quelli non sono polpettoni!»
«Non c’entra niente, io non riuscirei a leggerne neanche mezza pagina» stringe il libro tra le dita e si incammina verso la cassa, il passo lento mentre continua a sbirciare ogni copertina – perché Dean è assolutamente sicuro del fatto che stia leggendo ogni titolo – e la scruta con interesse mentre si solleva sulla punta dei piedi e si allunga verso l’alto per riuscire a leggere dove non arriva, le mani appoggiate alle mensole per reggersi e non cadere e la strana sensazione di ieri sera non passa.
 
C’è qualcosa di diverso in Ellie, ogni dettaglio sembra a Dean nuovo e speciale e, per quanto abbia paura di tutto questo e del modo in cui certi pensieri – che di puro hanno ben poco – si stiano infilando nella sua mente e facciano rumore, non riesce a scacciarli.
 
Spera che sia qualcosa di semplicemente passeggero, nonostante questa voglia che non sembra riuscire a placare, ma quello di cui è assolutamente sicuro è che, qualunque cosa sia, dovrà imparare a conviverci, perché non ha nessuna intenzione di fare passi falsi e rovinare quello che ha costruito con Ellie. La sua amicizia o qualsiasi nome abbia il rapporto che ha instaurato con lei è troppo importante per comprometterlo e lui di certo non ne ha alcuna intenzione.
 
Oltretutto lei non è cambiata: pare la stessa di ieri o di due giorni fa, prima che le venisse la stramba idea di avvicinarsi a lui in un modo del tutto nuovo e di stravolgere l’equilibrio che avevano creato. Forse, però, si è solo lasciata trasportare dal momento e dal torpore dell’alcol, senza badare più di tanto alle conseguenze e senza avere alcun fine particolare, perciò, a maggior ragione, è bene lasciare le cose come stanno.
 
*
 
E’ già sera da un po’ quando Dean si stende sul letto, distrutto. Lui ed Ellie hanno fatto un po’ di giri per Nampa – evitando accuratamente il cinema e le “sciagure” che si sarebbero potute presentare in quella sede – e sono tornati solo adesso, dopo aver mangiato per cena un paio di panini a testa – anche se quello di Dean era molto più… farcito di quello di Ellie – ed è stata una bella giornata, tutto sommato.
 
Dean ha scoperto che ad Ellie piacciono i cappelli di forma strana: ne ha provati almeno cinque in un negozietto accanto alla libreria ed erano uno più ridicolo dell’altro, ma Ellie li ha messi per divertirsi – un paio anche perché le piacevano, Dean ne è certo – e alla fine è riuscito a farle una foto di nascosto – o almeno ci ha provato – con il cellulare mentre ne indossava uno con delle piume colorate; Ellie ha tentato per tutto il pomeriggio di fargliela cancellare, ma non ci è riuscita e Dean è convinto che sarà un’arma perfetta per un qualche genuino ricatto, in caso un giorno ne avesse bisogno. E poi è venuta carina, perciò non ha nessuna intenzione di eliminarla.
 
Ora sono nella stanza che Dean divide con suo padre; di lui e Jim, tra l’altro, neanche l’ombra. Non gli hanno fatto nemmeno una telefonata, niente, ma Dean ancora non se ne preoccupa. E’ abituato a ritardi peggiori.
 
Ellie è seduta al piccolo tavolo situato sotto la finestra e sfoglia le prime pagine del libro che ha comprato; quel coso ne avrà almeno mille e Dean non ha la più pallida idea del perché abbia scelto proprio quello tra tutti i volumi più brevi e magari più interessanti di quello lì.
 
Incrocia le braccia al petto e la guarda, la testa appoggiata alla testiera del letto. «Mi spieghi perché hai comprato quel mattone?»
Ellie alza la testa e si toglie gli occhiali, tenendo una delle due asticelle della montatura tra le dita e facendogli fare un paio di giri. «Mi piace. L’avevo preso in prestito dalla biblioteca della scuola ai tempi del liceo, ma ora voglio rileggerlo per bene».
«Sì, ma perché proprio questo? Non ha una specie di prequel tipo “Lo Hobbit” con “Il signore degli anelli”? Perché partire dal secondo?»
 
Ellie lo guarda, sforzandosi tantissimo di rimanere seria, ma poi non ci riesce e scoppia a ridere di gusto – la schiena appoggiata alla sedia e la testa all’indietro, mentre quel suono gioioso si espande nella stanza fredda – e Dean non sa se offendersi o se mettersi a ridere con lei. Opta per una via di mezzo, esibendo una smorfia irritata.
 
Ellie riprende fiato e lo guarda, gli occhi vispi e lo sguardo tranquillo di chi si sente a proprio agio. «Scusa, la tua sicurezza nel dire le cose ogni tanto mi fa ridere» ridacchia un altro istante e poi torna più seria, guardandolo negli occhi. «Non è che c’è un prequel è un po’ diverso» si accomoda meglio sulla sedia, lisciando la copertina del suo libro nuovo con una mano «L’Iliade è la storia della guerra e di Achille, l’Odissea quella di Ulisse».
«Sì, fin qui c’ero arrivato anch’io» Dean proprio non ci riesce a fargliela passare liscia dopo che ha riso un quarto d’ora sopra la sua palese ignoranza in materia letteraria e cerca quantomeno di recuperare in qualche modo, scavando a fondo nella sua testa cercando il ricordo di una qualche probabile scenetta illustrativa di suo fratello perché Dean ha sempre studiato poco, preferendo attività più… ricreative alle lezioni. «Quindi perché salti la prima parte?»
Ellie tira le labbra in una linea sottile «Perché Ulisse è scaltro. E’ furbo e intelligente e… e ci sa fare con le parole. Riesce sempre a trovare una scappatoia per salvarsi la pelle e questo lo rende un personaggio molto più interessante di Achille, troppo preso dalla rabbia o dalla gloria. E poi di guerra già ne viviamo tanta ogni giorno, non voglio leggere un poema su battaglie e conflitti. Preferisco la storia di un uomo che lotta per tornare a casa».
 
Dean non risponde, riflettendo sulle sue parole in silenzio. Effettivamente, la loro vita è una guerra costante, tra l’altro contro tutto ciò che le altre persone non riescono a vedere, quello che tutti credono sia solo una fantasia e, per quanto i gusti letterari di Ellie siano davvero strani – un po’ come tutto ciò che la riguarda –, non c’è da biasimarla sulla scelta di questo libro.
 
Sorride, lo sguardo basso «Dovresti conoscere mio fratello. Scommetto che avreste di che discutere su tutte queste cose che leggete» e non sa come gli è uscita una cosa così – più che altro come ha fatto a dirla ad alta voce –, ma vorrebbe davvero farle incontrare Sam. E’ sicuro che andrebbero d’accordo e che si troverebbero a pensarla nello stesso modo su molte più cose di quanto non facciano lui ed Ellie che lo guarda attenta e una scintilla le balena veloce negli occhi, come una piccola scossa, un qualcosa di bello «Mi piacerebbe tanto» e Dean è sicuro che sia così. Ellie è sempre curiosa quando si parla di Sam – nonostante cerchi sempre di fare meno domande possibili – e forse, a forza di parlargliene, anche se raramente, Dean l’ha convinta che è qualcuno che vale la pena conoscere, un tipo in gamba. Ed è effettivamente così: Sam è intelligente, è… è il classico tipo di persona con cui tutti dovrebbero andare più o meno d’accordo. A parte papà, ma forse perché sono troppo simili per capirsi e, nonostante ciò, vogliono cose troppo diverse dalla vita.
 
Si riscuote da quei pensieri dando uno sguardo all’orologio: è quasi mezzanotte. Suo padre e Jim non si vedono e Dean non sa se è davvero il caso di preoccuparsi o meno, perché in fondo andavano a fare solo un giro e ci stanno mettendo decisamente troppo a rientrare.
 
Continua a fissare l’orologio riflettendo sul da farsi «Sei preoccupato per tuo papà?» alza lo sguardo ed Ellie lo sta osservando attenta.
Dean scuote la testa «Nah… » anche se si rende conto di non essere del tutto sincero mentre lo dice «In fondo fanno sempre così. No?»
 
Ellie annuisce e fa spallucce. «Che dici, passeremo tutta la vita ad aspettarli rientrare?» Dean la guarda serio e lei si appoggia nuovamente allo schienale della sedia «Voglio dire… ultimamente non facciamo altro. Sembra che si divertano ad arrivare sempre con ore o giorni di ritardo da come ci dicono».
Dean alza le spalle, indeciso su cosa rispondere. «Boh, ma… cos’altro potremmo fare?» e lei sorride in modo un po’ forzato, senza tanto entusiasmo e soprattutto senza guardarlo «Ribellarci. Andarcene in giro per conto nostro… » riflette un secondo prima di continuare «Cosa che facciamo comunque. Insomma, stargli lontano, invece di obbedire come cagnolini».
 
Dean scuote la testa «Questo è abbastanza improbabile».
«No, invece. Dovresti farlo».
Dean abbassa lo sguardo, pensieroso. Pensa sempre che Ellie gli nasconda un sacco di cose sul rapporto – se così si può definire – che ha con Jim, ma, in fondo, Dean non ha mai parlato apertamente con lei del suo problema con suo padre. Non vorrebbe neanche farlo, in realtà, ma… si ritrova a scrollare le spalle e stringere le braccia al petto «Io e mio padre ultimamente non siamo proprio culo e camicia. Meglio che lo tengo buono».
«Lo avevo capito» Dean alza la testa di scatto e la trova a studiarlo attenta, un sorriso appena accennato «Non sei l’unico che si accorge delle cose» accavalla le gambe e punta un gomito sulla scrivania, appoggiando la testa sopra la mano aperta «Secondo me è proprio adesso che dovresti comportarti diversamente. Così riusciresti a spronarlo e a convincerlo a discutere di quello che non va. Tanto è così che funziona, no? Immagino non parliate molto dei vostri problemi».
 
Dean l’ascolta ed è sicuro che neanche uno psicologo, se lo avesse chiamato, avrebbe saputo fare un riassunto migliore. Forse Ellie passa troppo tempo insieme a loro, così tanto da capire tutto il complesso meccanismo delle loro relazioni.
 
Alza le spalle ancora una volta «Non credo che cambierebbe niente» e cerca di spostare il discorso di un poco prima che lei riesca a rispondere «E’ quello che fai tu?»
«Cosa?»
«Ribellarti».
«No… è tutto il contrario di quello che faccio io» Ellie sorride amara «Ma ogni tanto penso che sarebbe l’unico modo per farmi considerare da quella… » si morde le labbra, cercando visibilmente di trattenersi dal dire qualcosa «Da papà» ma Dean è sicuro che non avrebbe voluto usare quella parola, non stavolta, e avrebbe tanti aggettivi da poterle suggerire al posto di quel papà che suona così male messo addosso ad una testa di cazzo come Jim. Ecco, queste tre parole, ad esempio, lo descrivono senz’altro meglio. «Ma va beh, sono solo pensieri, in fondo».
 
Dean annuisce, pensieroso, ed è convinto che Ellie non avrebbe tutti i torti ad opporsi a quel verme. Anzi, le darebbe ragione se lo facesse. Quello che si chiede, però, è se lui potrebbe fare la stessa cosa con suo padre, se ne sarebbe in grado e conclude velocemente che… no, non ci riuscirebbe. Quell’uomo ha fatto troppo per lui da quando l’ha messo al mondo e gli deve tutto. Non ce la farebbe mai a comportarsi diversamente.
 
Ellie torna a concentrarsi sul suo libro, gli occhi bassi sulla copertina ed è evidente che questo è solo un modo per terminare il discorso. Dean si alza e le va accanto, posando una mano sulla sua schiena in un gesto quasi involontario «Finché non tornano rimani qui. Se hai sonno ti presto il mio letto, e sennò… sennò possiamo tenerci compagnia».
 
Ellie si volta alzando la testa nella sua direzione e gli sorride annuendogli.
 
Subito dopo che Sam è partito per Stanford, Dean non aveva nessuno con cui aspettare suo padre in piedi quando tornava tardi. Spesso passava le notti seduto su una sedia o sul divano, cercando di rimanere sveglio e, quando invece cedeva alla stanchezza, finiva con l’addormentarsi con il collo piegato in avanti e le braccia incrociate al petto e, quando apriva gli occhi di nuovo, sentiva dolori dappertutto. Adesso, invece, non è da solo a dover vegliare di notte per aspettare il ritorno del suo vecchio e qualcosa gli dice che, almeno su Ellie, potrà contare sempre. 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: vali_