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Autore: Road_sama    19/08/2015    3 recensioni
DAL TERZO CAPITOLO:
"Possibile che un Vampiro e un Umano potessero provare tali cose l’uno nei confronti dell’altro? Che genere di Destino crudele poteva giocare con le loro vite e i loro sentimenti in quel modo? Si divertiva forse a vedere nascere due metà della stessa sostanza in due fazioni nemiche e costringerli ad incontrarsi?"
//Mini-long/MikaYuu-YuuMika/Medieval!AU//
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Mikaela Hyakuya, Un po' tutti, Yūichirō Hyakuya
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Vite




Il bambino affondò la guancia nel palmo della sua mano. Appoggiò la fronte contro il finestrino chiudendosi in un mutismo ostinato. Qualche ciocca ribelle gli ricadeva sugli occhi ma non se ne curò. L’unica cosa che voleva era scendere da quella dannata macchina. Cominciò ad osservare il paesaggio esterno in modo da dimenticare o almeno ignorare, chi fosse lì con lui. Scrutò con poca attenzione gli edifici tutti uguali che si susseguivano all’infinto in quella parte della città. Erano grigi e cupi, qualche luce al neon li illuminava all’interno, ma rimanevano brutti e vuoti, per lui. Erano solamente dei blocchi squadrati che incorniciavano la strada come se fossero delle grosse mura inviolabili. Sembrava quasi volessero cadergli addosso da un momento all’altro. Non gli sarebbe di certo dispiaciuto morire così, in fondo, non aveva più alcun motivo per vivere. Dal cielo grigio come quei grattacieli cominciarono a scendere sporadici fiocchi di neve che timidamente si adagiarono sull’asfalto. Sgranò di poco gli occhi a quella vista.
Quella era neve. Era solamente la seconda volta che la vedeva e per la seconda volta non poteva toccarla ma era costretto ad osservarla da dietro un vetro. I suoi genitori non lo avevano mai portato fuori a fare un pupazzo di neve né tanto meno a giocare. Per loro era soltanto un peso indesiderato. Era felice di essere scappato da quella casa, era felice di non averli più visti da quel giorno. I fiocchi di neve cominciarono a scendere con più insistenza tanto che l’uomo che lo aveva ficcato in macchina fu costretto ad avviare i tergicristalli. Non sapeva da quanto tempo fosse in macchina con lui, a dir la verità non gli interessava nemmeno. Ormai, era abituato ad essere trasportato da una parte all’altra come se fosse un pacco e nient’altro. Gli unici compagni inseparabili di quegli spostamenti erano i lunghi silenzi e gli scossoni della macchina quando attraversava una strada particolarmente rovinata. Poche persone percorrevano sorridenti quelle strade. In mano avevano grandi borse colorate al cui interno erano stipati con cura regali di ogni misura. La carta rossa brillantata illuminava quella giornata cupa. Già, era il venticinque dicembre. Era Natale. Quel giorno non gli faceva più alcun effetto. Per lui, era come uno di tanti altri.  
Corrugò le sopracciglia quando l’auto si fermò di colpo accanto ad un marciapiede stretto e già parzialmente ricoperto di neve. Si irrigidì di colpo nel momento in cui il tizio che guidava si girò verso di lui sorridendo.
-Siamo arrivati.- disse con il suo tono gentile e così irritante prima di togliersi la cintura di sicurezza e scendere dal mezzo. La porta si richiuse dietro alle sue spalle con un tonfo sordo. Il bambino fu percorso da un formicolio rabbioso. Non voleva scendere, non voleva entrare in un altro tribunale o in casa di qualcuno che lo avrebbe guardato come una merce scadente per poi gettarlo via con un “mi dispiace, è troppo grande.”. Non voleva essere gettato via ancora e spostato di qua e di la senza riguardo. Voleva rimanere in quella macchina per sempre. Cercò di affondare la schiena contro il sedile aggrappandosi con le mani alla stoffa tiepida di quel posto. Quel tizio non lo avrebbe portato fuori. Dopo lunghi istanti l’uomo dai capelli neri e dallo sguardo tanto gentile aprì la sua porta. Una folata di aria fredda si scontrò contro il suo corpo costringendolo ad accartocciarsi un po’ su sé stesso.
-Forza, esci.- disse tranquillamente tendendogli la mano. Il bambino dai capelli scuri la scacciò via.
-Non voglio.- l’uomo aspettò ancora qualche istante prima di afferrarlo per un braccio e trascinarlo fuori. Tutte le sue misere difese crollarono sotto quella forte stretta.
-Hey!- provò a divincolarsi. –lasciami andare, vecchio bacucco!- scalciò con tutta la forza che aveva in corpo rischiando più di una volta di scivolare sull’asfalto ghiacciato. La sciarpa che gli ricadeva penzoloni sul corpicino si muoveva in modo forsennato a causa dei suoi stessi strattoni.
-Non me lo farò ripetere due volte, in fondo, siamo arrivati nella tua nuova casa.- si decise a parlare l’uomo mentre a passi decisi si dirigeva verso una piccola casetta colorata in mezzo a quei palazzi stretti.
-Non ho una casa!- ribadì con rabbia il bambino. Lui non voleva una nuova casa, non voleva una nuova famiglia. Ovunque fosse andato tutti lo avrebbero disprezzato e buttato via.
-Vero. La tua vecchia casa ha preso fuoco. Inutile dire che tu sei così odiato che anche i tuoi genitori hanno tentato di ucciderti.- riprese di nuovo il più grande. Il bambino lo guardò fuori di sé. Come poteva dirgli quelle cose? Come poteva non rendersi conto che ogni volta che quei maledetti assistenti sociali lo dicevano, lui soffriva?
-Ma ora va tutto bene. In questo orfanotrofio troverai degli amici che sono indesiderati proprio come te.- lo guardò negli occhi e gli sorrise di nuovo mentre con una mano si scrollava di dosso la neve accumulata sulla giacca scura.
-Avrai una nuova grande famiglia.- il bambino riuscì finalmente a sottrarsi da quella presa forte, ma solo in quel momento si accorse di essere esattamente davanti alla porta di quella “nuova casa”. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma quel posto sembrava accogliente.
-Non mi serve nessuna stupida famiglia.- disse secco il bambino mentre l’assistente sociale lo invitava ad entrare all’interno di quella casetta.
-Che tu ne abbia bisogno o no questa sarà la tua nuova casa. E’ l’unico posto in cui puoi vivere.- gli rispose l’adulto marcando ogni parola in modo da essere più chiaro possibile con quel ragazzino.
-Benvenuto all’orfanotrofio Hyakuya, Yuuichiro Amane.- il bambino guardò per un attimo all’interno di quell’edificio. Dentro era tutto così colorato e caldo. Dei bambini proprio come lui sorridevano, ridevano e giocavano gli uni con gli altri. Una signora li aiutava a disegnare mentre gli diceva parole dolci e rassicuranti. Mosse qualche passo incerto verso l’entrata e fu in quel momento che lo vide.
Da un angolo lontano al luogo in cui si trovava lui, un bambino dagli occhi turchesi lo guardava dal basso. Aveva un’espressione stupita e gli occhi leggermente sgranati come se non si aspettasse di vederlo entrare nell’orfanotrofio. Quella figura gli fece perdere un battito rendendolo quasi nervoso. Chi era? Perché gli sembrava di averlo già visto da qualche parte?
Una sensazione familiare lo spinse ad entrare in quell'edificio mentre un ricordo confuso gli accarezzava la mente.
 
M-Mik...?

No, forse si stava solo sbagliando.







Note dell'autriciah:
Eccoci arrivati all'ultimo capitolo! Beh che dire, inizialmente avevo in mente di fare solo quattro capitoli e di lasciarvi con la loro morte, poi però visto che sarei sembrata troppo cattiva ho cambiato idea e ho aggiunto questo "extra". In pratica, ho lasciato un finale abbastanza aperto (?), nel senso che sta a voi decidere se i due "mondi" (quello dei quattro capitoli precedenti e quello dell'anime) siano collegati e che quindi i due pargoli si siano come reincarnati oppure è soltanto uno scherzetto della memoria di Yuu che non ha nulla a che fare con il resto.
Comunque decidiate di interpretarlo, spero che la storia vi sia piaciuta fino alla fine e che ne sia valsa la pena aver speso il vostro tempo nel leggerla.
Ringrazio tutti quelli che l'hanno seguita, recensita, messa tra le preferite e tra le ricordate.
Detto questo, magari un giorno tornerò a far visita a questo fandom (visto anche come si stanno evolvendo le cose nel manga, dopo il capitolo 36 voglio vedere se non diventano canon) magari con qualcosa di più allegro.
Alla prossima!
Road_sama
  
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