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Autore: nick_green    19/08/2015    0 recensioni
-Dal capitolo 7-
Certo il buio era stato d'aiuto, perchè aveva permesso loro di fare ciò che entrambi desideravano senza alcun imbarazzo o la paura che potesse essere respinto dall'altro. Erano stati semplicemente due sconosciuti che avevano dato sfogo ad un istinto.
Due che sebbene sapessero chi fosse l'altro, decisero di non fiatare, di non farsi riconoscere; lui non aveva detto il suo nome e lei se ne era andata lasciandolo lì da solo, come ad evitare che quella cosa andasse oltre e che avrebbe potuto far scappare un qualche suono riconoscibile da uno dei due all'altro.
Ma entrambi sapevano la verità ed entrambi erano grati all'altro della concessione avuta.
Avevano bisogno l'uno dell'altro, ma ancora non erano pronti ad ammetterlo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ne esci intero se trovi la tua metà.
{Le solite canzoni -LowLow/Sercho/Briga}


-Io abito qui- Ashton si fermò davanti ad una delle villette a schiera che correvano lungo una strada del west-london, zona diametralmente opposta a quella in cui viveva Jen.
Quella sera, dopo il solito turno al negozio, avevano preso il metrò e dopo tre fermate avevano continuato per qualche metro a piedi, l’uno affianco all’altro, nel silenzio assoluto. Sembrava che ognuno dei due fosse assorto completamente nei propri pensieri. Jen ripercorreva con l’occhio della mente il pomeriggio precedente: l’arrivo di Liam, quell’abbraccio chiamato casa, la sua opinione sull’etica e la professionalità che vedeva in Jen, e poi.. quella costante attrazione che avvertiva forte quando Liam le era intorno. Ripensò al loro quasi-bacio, al suono basso della voce del ragazzo quando le aveva sussurrato “grazie a te”, come se quella frase fosse carica di promesse inespresse. E poi il suo sguardo, così profondo capace quasi di strapparti l’anima e il cuore in due. Il luccichio dei suoi occhi, la presa forte delle sue mani, la sensazione di quel corpo caldo contro il suo.
Tutto di lui attraeva Jen in un modo che non avrebbe neanche pensato potesse esistere, e c’era davvero mancato poco che si sporgesse qualche centimetro in più in avanti, per sfiorare, mordere, baciare le labbra di lui. E ancora adesso, dopo ormai un giorno, non riusciva a capacitarsi del perché non lo avesse fatto davvero, e più ci pensava più si malediceva.
Quanto ad Ashton invece, cercava di capire cosa affliggesse tanto l’amica. Lo aveva notato da subito che c’era qualcosa che non andava, nel suo sguardo triste ed emozionato allo stesso tempo, ma aveva comunque deciso di non chiederle niente. Ormai quel poco che aveva imparato di Jen era che non voleva che nessuno invadesse i suoi spazi. Aveva una personalità davvero forte e indipendente, pensò.
Una volta entrati nell’appartamento, Jen si accomodò in soggiorno, giusto il tempo per permettere ad Ashton di offrirle qualcosa da bere, come un perfetto uomo di casa. L’appartamento di Ash era semplice, spazioso e soprattutto essenziale. Non c’erano foto di famiglia esposte, ma solo alcune copie di quadri che raffiguravano varie portate.
-Allora non scherzavi quando dicevi di essere un cuoco- chiese Jen indicando con il mento uno dei quadri alle pareti –sei davvero un appassionato-
-Mh, si. Si potrebbe dire così.-

“ancora una volta cerca di evitare le tue domande .. troppo evasivo”

-Vieni, ti mostro la cucina- Ash si alzò dal divano e porse una mano per aiutarla a fare lo stesso. Jen accettò, e in quel breve istante non potè non ricordare quelle che erano le dita di Liam quando quella sera al parco le muoveva agili sulla chitarra; o a quando (nuovamente) il giorno prima l’avevano stretta forte a sé.
La cucina di Ashton era grande e ricca di oggetti, a differenza delle altre stanze.. come il luogo in cui vivesse fosse solo quella stanza: pentole di tutte le dimensioni e forme erano sistemate dentro e sopra i mobili, così come i mestoli e stoviglie varie. La dispensa era ricca di cibi, così come il frigo, e infine poteva vantare di una notevole collezione di piatti dai colori vivaci e dalle forme più strane che avesse mai visto.
A quel punto, i pensieri di Jen, per quanto lei volesse deviare il loro corso, corsero al padre e agli anni della sua infanzia, quando lui, cuoco affezionato più alla sua cucina che alla sua famiglia, spendeva la maggior parte del suo tempo nel proprio ristorante o viaggiando per partecipare a corsi di aggiornamento o a qualche rinomato premio culinario.
Quel ricordo, così come l’aspetto che Ash condivideva con suo padre, le faceva male al punto che le si inumidirono gli occhi per la rabbia. Voltò in fretta lo sguardo cercando di nascondere ad Ashton quella sua debolezza
-Che ne dici di iniziare? Sto morendo di fame, ad essere sincera – cercò di pensare ad altro
-Volentieri. Accomodati intanto- le sorrise di rimando
L’ora seguente passò veloce, con Ashton che tagliuzzava, lavava e cuoceva con grande abilità (quasi come se lo facesse da quando era nato) ingredienti dai nomi strani ( Jen li conosceva solo perché li aveva visti nel ristorante di suo padre) e lei che lo seguiva passo dopo passo, quasi come un giudice che avrebbe poi dovuto giudicare la prova. L’odore e il calore del piatto appena pronto si diffondeva per la stanza mentre Ashton impiattò ed entrambi si sedettero al tavolo.
-Sei silenziosa stasera.. più del solito- le fece notare Ash poco prima di iniziare a mangiare
Quella affermazione spiazzò Jen. In effetti non avevano parlato né durante il percorso per arrivare all’appartamento né durante la preparazione della cena.
-Hai ragione, a volte penso troppo. Dai mangiamo, non vedo l’ora di sgonfiare il tuo ego – e così dicendo, prese un primo boccone.
-Mhh..- quasi gemette al primo assaggio e Ashton scoppiò a ridere.
Non era riuscita a contenersi, quello che mangiava era davvero troppo buono per essere stato cucinato da un ragazzo della sua età
-Te lo avevo detto che ero davvero, davvero, davvero bravo – si vantò il ragazzo con aria soddisfatta
-Ok, per quanto mi costi ammetterlo, questo piatto è fantastico! Non riesco a credere che lo hai cucinato tu, davanti ai miei occhi per giunta!-
-Assaggia il vino, ti piacerà- lui le offrì un bicchiere di vino rosso che accettò volentieri. E quel vino era tanto buono quanto forte. Bicchiere dopo bicchiere i ragazzi, complice ottimo vino e ottima cena, si rilassarono e l’atmosfera divenne adatta per dare inizio a chiacchiere tra amici.
Dopo ore trascorse così, tra una risata e l’atra, Ashton spiazzò Jen
-Credo che ora ti svelerò un mio segreto.-
Era calato improvvisamente un silenzio imbarazzante tra i due e Jen iniziava a sentire la tensione assalirla. Posò la forchetta e aspettò che Ash continuasse.
-Sono cresciuto senza la presenza di mio padre – iniziò il biondo

“una cosa in comune” avrebbe voluto dirgli, ma preferì aspettare che continuasse lui

-Solo pochi anni fa ho scoperto che fosse ancora vivo. Sono cresciuto con mia madre a Parigi. Lei mi ha insegnato tutto quello che so sulla cucina, perché è una cuoca di professione- si interruppe e impiegò qualche secondo ad osservare le emozioni che si dipingevano negli occhi di Jen, ora annebbiati dal vino.

“anche mio padre è un cuoco. Aveva un ristorante.. l’ultima volta che l’ho visto” Ma le parole non volevano saperne di lasciare la sua bocca

-Quando sei piccolo, molte cose non riesci a capirle, perciò credi a tutto ciò che il tuo unico genitore ti racconta.. compreso che tuo padre è morto ancor prima che tu nascessi. Non sto qui a raccontarti come sono stati i miei anni passati nella consapevolezza che mio padre fosse morto per davvero.. e poi un giorno, dopo circa 16 anni, piomba nella mia vita quest’uomo che conosce mia madre e così scopro la verità: lui è mio padre, e non è morto. Ho scoperto che aveva un’altra famiglia già prima che incontrasse mia madre. Lei lo sapeva  e proprio per questo aveva deciso di sparire da lui appena ebbe saputo di aspettare me. – Ashton abbassò lo sguardo sulle mani poggiate ai bordi del piatto.
-L’ho odiato, sai?- chiese in tono retorico. –Sono scappato di casa per un paio di giorni, non riuscivo a guardare nessuno di loro due e soprattutto non volevo sapere ragioni. Il terzo giorno avevo però deciso di voler ascoltare quello che avevano da dirmi, e così li ho perdonati entrambi.-
Jen non aveva idea di cosa poter rispondere né del motivo per cui lui le stava dicendo quelle cose, riusciva ad avvertire solo una sensazione di disagio.
-Se ti sto dicendo queste cose è perché lo vedo nei tuoi occhi e nella tua personalità che anche tu hai sofferto proprio come me. Io LO SO che hai sofferto. Ma sai, per rimediare a tanta sofferenza, a volte, basta concedere una seconda possibilità.- concluse lui fissandola con uno sguardo ricco di sottintesi.
Lei era stordita, dal vino, dalle parole che aveva usato, da quel discorso senza un senso apparente e da lui.
-Io non so..- stava per ribattere quando il cellulare le squillò. –Devo rispondere- si alzò di scatto appena lesse il nome sul display e si allontanò andando a rispondere in bagno.
 
Quel corpo così perfetto contro il suo, era l’unica cosa che affollava i pensieri di Liam dopo il pomeriggio al negozio di Jen e Sophie.
Non sapeva nemmeno lui stesso come fosse arrivato ad abbracciarla. Un attimo prima era sulla porta e quello dopo teneva fra le sue braccia la persona più bella che avesse mai visto. Era stato un gesto così spontaneo e rischioso allo stesso tempo, che non potè fare a meno di stupirsi di come lei non si fosse ritratta. Era stata rigida all’inizio, quasi come se combattesse contro se stessa per resistere all’assalto che Liam le aveva mosso contro; ma poi si era abbandonata a lui. Si era arresa a se stessa e a lui.
-Liam smettila di fissare quel cellulare. Chiamala e basta, non capisco perché devi pensarci così tanto. Vuoi una cosa? Prenditela. Non la vuoi? Non prendertela, ma non stare a rimuginarci troppo. Semplice. – Louis lo riscosse dai suoi pensieri.
-Già, Louis, tu non capisci..- alzò lo sguardo verso l’amico e spese alcuni minuti a metabolizzare il discorso di lui
-Sai che ti dico? Hai ragione. – Liam si alzò, infondo voleva davvero tanto parlare con Jen e sapere che questa sera avrebbe cenato con un altro ragazzo che non fosse lui stesso, lo innervosiva. Aveva trascorso tutta la giornata con un umore pessimo, si agitava per qualsiasi cosa e non prestava molta attenzione a quello che gli amici gli chiedevano.
-Io ho sempre ragione, amico. – Louis aggiunse divertito prima che l’altro sparisse nella sua stanza
Uno squillo, poi un altro… e se non avesse risposto? E se fosse stata troppo impegnata con Ashton? Ma soprattutto, impegnata a fare cosa?
L’umore di Liam peggiorò ancora di più, stava per riattaccare quando..
-Mhmh… ehm.. pronto?- biascicò una voce leggera all’altro capo nel cellulare
-Jen? Jen! Hai risposto..- lasciò passare qualche secondo – come  sta andando?-
-Ciao Liam, che bello sentirti!- Liam sorrise guardando il soffitto, steso sul letto della sua camera
-..credo che ti devo un favore. Mi hai salvato da una domanda imbarazzante, sai?- Jen scoppiò a ridere.
Era sempre bello per Liam sentire il suono della risata di Jen, ma qualcosa nel suo tono di voce lo fece allarmare
-Dimmi la verità Jen, sei ubriaca?-
-Mh no, però ho bevuto un vino buonissimo-
Si sentì un tonfo
-E ora dove sei?- Liam era già sull’attenti
-Credo.. di essere caduta nel bagno di Ashton..- spiegò la ragazza
-Vengo a prenderti.- dal tono duro che aveva appena assunto, quella non era affatto una domanda ma una constatazione –Dammi l’indirizzo- continuò cercando di modulare la voce
-Non c’è bisogno, posso prendere un taxi-  e rise, pensando a quanto fosse apprensivo quel ragazzo
-Non c’è problema, volevo comunque vederti anche prima di sapere che fossi ubriaca… Ashton si è comportato bene, vero?- indagò mentre infilava le scarpe e si preparava ad uscire.
-Da veeero Geeentlemaann..anche se non regge il confronto con il gentleman che è in te Liam, devo ammetterlo-
Era così seria mentre gli spiegava quelle cose, ma Liam sapeva che se non fosse stata ubriaca non le avrebbe mai confessate a lui. E solo allora fu grato all’alcol di aver avuto quell’effetto su di lei.
-Jen, tutto bene lì dento? Ho sentito un rumore..-  Liam sentì una voce ovattata chiedere, probabilmente era Ashton che bussava alla porta del bagno
-Devo andare, ti mando un messaggio con il nome della via- e così agganciò.

-Scusami, credo di essere un po’ brilla, sono inciampata sul gradino. A quanto pare non reggo molto bene l’alcol- Jen gli sorrise a mo’ di scusa
-Figurati, volevo solo accertarmi che non ti avessero rapita o cose del genere- Ashton si sedette sul divano aspettando che anche lei facesse lo stesso.
-Posso fare qualcosa per te e il tuo essere brilla?-
Jen scosse il capo in segno di diniego.
-Era Liam al cellulare, vero?- le chiese dopo una manciata di secondi
-Sssi- biascicò evitando lo sguardo interessato che lui le puntava – si, era lui. sta venendo per riaccompagnarmi a casa.- chiarì
-Quindi state insieme, voi due?- indagò Ash
Jen quasi saltò sul posto. Come poteva pensare cose del genere, dopotutto, era l’ultimo arrivato della squadra e non poteva certo sapere che anche Liam era arrivato da poco nella sua vita.

“Forse perché vi comportate come una coppia in molte cose, piccola Jen. E ora sta persino venendo a prenderti a casa di un altro ragazzo.”
“zitta tu, torna da dove sei venuta!”


-Non so quanto possa esserti utile come informazione ma no, noi non siamo una coppia- lo fulminò con lo sguardo
-Parlami di lui.. come vi siete conosciuti? Mi sembra un tipo apposto -
Quella richiesta di Ashton spiazzò Jen. Ci pensò per qualche secondo prima di sapere cosa fare e alla fine, aiutata dalla poca lucidità ma anche da un irrefrenabile voglia di parlare a qualcuno che non fosse la sola Sophie di quanto Liam fosse meraviglioso, iniziò a raccontargli di come il destino aveva messo l’uno davanti all’atra più volte nella stessa giornata. Gli raccontò della settimana precedente in cui lui si era offerto di aiutarla al negozio per farsi perdonare, dato che mancava il personale. Gli raccontò di quel giorno in cui le portò il pranzo, nonostante lei lo avesse mandato via. Gli raccontò della passeggiata al parco e di come lui avesse imparato a strimpellare la chitarra per suonarle una loro canzone davvero melodiosa. Gli raccontò persino in che guai lui si era cacciato con il management, per lei.
Le parole le uscirono sicure e, senza che riuscisse a spiegarsi il perché, era a suo agio a parlare ad Ashton di Liam. Ashton d’altra parte, sembrò realmente interessato al discorso e seguiva continuando a sorriderle con un sincerità.
-Allora è davvero la persona fantastica che sembra. – commentò Ashton alla fine
-Si, lo è- confermò lei ancora assorta nei suoi pensieri.
Il suono del campanello riscosse entrambi.
-Jen prima che tu vada, devi sapere che credo.. anzi sono convinto, che tu sia una persona altrettanto fantastica. So che ne hai passate tante, e forse nessuno più di me può capirti, in un certo senso… Se avrai bisogno di qualcosa, qualcuno con cui parlare, conta pure su di me- Ashton si alzò senza aspettare una risposta e si diresse alla porta.
Liam era lì, con la testa china verso le sue scarpe. Quando la porta si aprì, si riscosse subito –Ciao Ashton – porse la mano al ragazzo che ricambiò subito la stretta
-Ciao Liam accomodati-
-Ciao Liam!- una voce trillò dietro le spalle di Ashton – grazie per la cena e.. per le chiacchiere, anche se non sono affatto una tipa da “chiacchiere”. Sono davvero stanca, perciò scusaci ma noi andiamo.. a domani- Jen scese le scale, passò affianco ai due senza guardare Liam e lo aspettò qualche metro più avanti, con la sola compagnia della brezza estiva che le carezzava le guance e un cielo coperto di nuvole spesse che minacciavano pioggia.

Liam però non la seguì subito, aveva intenzione di parlare con Ashton, preoccupato di quello che era potuto accadere tra i due
-Ashton, ascolta. Non so cosa sia successo tra voi stasera ma mi preoccupa il modo in cui Jen è ridotta. Farla bere fino ad ubriacarsi! Andiamo amico, cercare di approfittarsi di una ragazza con questi mezzi, è semplicemente sleale, e fa schifo! Non so quale sia il vostro rapporto né quello che provi per lei, tantomeno se per te significa solo una delle tante da portare a letto una volta per poi passare a quella successiva ma.. ti do una notizia: lei non è affatto come “una delle tante” e credimi, dovrai passare sul mio cadavere prima che questo possa accadere. Quello che posso dirti riguarda cosa provo io per lei, quanto lei sia la persona più fragile e al contempo la più forte che abbia mai incontrato, posso dirti quanto lei mi spinga a volerle così bene al punto tale da fare questa scenata davanti alla tua porta. – mentre gli riversava addosso queste cose, aveva alzato la voce, ma se ne rese conto solo una volta finito il discorso, poiché dovette espirare profondamente per riprendere fiato. Pregò che Jen fosse abbastanza lontana da non poter aver sentito quello che aveva appena detto.
-Ascolta Liam- iniziò Ashton –Credo di capire quello che tu voglia dirmi e spero tu mi creda quando dico che ti considero davvero una brava persona capace di decifrare gli altri prima ancora che tu li abbia davvero conosciuti, quindi spero mi crederai quando ti dico che non avevo la minima idea di quanto poco Jen potesse reggere l’alcol e se c’è altro che tu voglia sapere su questa serata, non devi far altro che chiedere. Ma nel frattempo, devi capire che ci sono cose più grandi di me e te, cose che tu non sai e io invece si.. quindi amico, dovresti imparare a conoscere meglio Jen prima di avanzare alcun tipo di pretesa –
-Fare il vago non ti porterà da nessuna parte. Credo sia tutto per ora- un’ultima occhiata ad Ashton per poi voltarsi e raggiungere Jen in strada.

Quella sera, Liam era riuscito a scappare dalla supervisione del management, e con una felpa scura con un lungo cappuccio che gli copriva gran parte del volto, era riuscito ad arrivare senza troppa fatica casa di Ashton ricorrendo ad un percorso alternativo fatto di stradine secondarie e nascoste. Ora che ripercorreva di nuovo proprio quelle stesse strade con Jen al suo fianco, il percorso sembrava diverso, nuovo, sconosciuto. Aveva più volte imboccato una strada sbagliata con il solo risultato di raggiungere zone sempre più lontane da casa di Jen che continuava a stringersi il busto con le braccia incrociate per il freddo improvviso. Più volte Liam le aveva chiesto se volesse la sua felpa, ma la risposta della ragazza era sempre stata la stessa: no.
Dopo circa mezz’ora di cammino, e la casa di Jen ancora lontana da lì, la ragazza si fermò all’improvviso accanto ad una panchina.
-Liam, non capisco perché ancora non siamo arrivati. Avrai capito che non reggo molto bene l’alcol, sono distrutta, fa freddo e ad essere sinceri, stasera non sei delle migliori compagnie. Non hai detto una parola da quando siamo usciti da casa di Ashton eccetto “prendi la mia felpa”. Mi serve un minuto. – Jen si sedette, i gomiti sulle ginocchia e le dita della mani che accarezzavano le tempie. Lo stato d’animo di Liam passò in fretta dall’essere nervoso per le parole di Ashton al sentirsi una merda per come si era comportato con Jen fino a quel momento: non aveva pensato al suo stato d’animo e fisico, ormai camminavano da tanto e lui non aveva fatto che sbagliare strada perché troppo impegnato a rimuginare sulle parole di Ashton.
-Hai ragione, scusami- si sedette accanto a lei e poggiò i gomiti sulle ginocchia tenendo però lo sguardo fisso sul suo profilo che, illuminato dai lampioni, risultava ancora più bello.
-E non cominciare a chiedermi scusa!- sbottò esasperata Jen, alzando le braccia al cielo e poggiando la schiena sulla panchina.
Liam sorrise. A volte si comportava come una bambina e quando era stanca, beh, sembrava davvero avere 10 anni ed era davvero, davvero tanto carina.
Liam allungò un braccio dietro la sua schiena e la strinse al suo fianco. La testa di lei poggiata contro il petto di lui, così vicina al cuore che era impossibile non sentirgli il battito accelerato che viaggiava allo stesso ritmo del proprio. Arrossì subito dopo quella consapevolezza e ringraziò la notte e quella posizione, di nasconderle il viso dallo sguardo del ragazzo. Infondo era troppo stanca anche per spostarsi

“certo Jen, continua a raccontarti queste bugie, tanto sappiamo tutti che tu tra i suoi abbracci, ci stai fin troppo bene”

Ma proprio quando era sul punto di spostarsi, Liam parlò
-Ho parlato con Ashton prima-
Jen ricordò, con la mente meno annebbiata di prima, di averli lasciati soli e quando lei si era girata per vedere che fine avesse fatto Liam, lo aveva visto parlare con Ash ma non era riuscita a capire di cosa stessero parlando a causa della distanza e il mal di testa. Aspettò quindi che lui continuasse
-So che forse non è il momento migliore per parlarti ma non posso continuare senza mettere in chiaro una cosa: tu mi piaci.- Liam parlò con un tono così basso che se la bocca di lui non fosse stata attaccata all’orecchio di Jen, lei non avrebbe capito una sola parola.

“Liam anche tu mi piaci!”  la sua vocina interiore quasi urlò quelle parole, ma Jen non disse nulla di tutto ciò. Il suo stomaco però aveva deciso di organizzare un party proprio in quell’istante. C’era qualcosa che non andava lì, “magari un’intossicazione alimentare” pensò.

Jen si staccò da quello strano abbraccio e guardò Liam senza però parlare
-Non allontanarmi però ora, Jen, perché ormai sai che con me le tue difese non resisteranno a lungo. -
Silenzio, ancora.
-..E non voglio avanzare alcun tipo di pretesa, né lo farò mai perché io non sono così. Però sapere che Ashton ti ha invitata a cena a casa sua per giunta, sentirgli dire che lui sa cose di te che io non so, mi manda in bestia. Perché io vorrei sapere tutto di te, ogni fottuta minima cosa, vorrei sapere cosa ti ha ferito così tanto e vorrei poter guarire ogni tua ferita. Ma tu continui ad allontanarmi e a non raccontarmi niente di te, perciò per quanto io possa essere testardo e per quanto mi ripeta di darti tempo, non riesco ad accettare che tu dica cose ad uno che conosci da quanto? Tre giorni? E non a me… perché, siamo sinceri, è abbastanza palese quello che provo per te.-
Ancora, Jen lo fissava cercando di immagazzinare tutto ciò che lui le stava dicendo, senza dire una parola. Ma cosa aveva detto ad Ashton di sé? Proprio non riusciva a ricordarlo e certamente, non aveva raggiunto quel livello di sbronza.
-Io ti voglio bene, Jen, nel caso tu ti stessi chiedendo cosa provo. Ti voglio bene, e sai, non è una cosa cattiva, non è una malattia che tu puoi curare o un neo da rimuovere chirurgicamente. Quindi è inutile progettare un modo per farmi pensare il contrario… sempre che sia questo il motivo per cui ancora non dici niente. – Liam l’aveva sconvolta, era evidente.
Quelle parole avevano scatenato una valanga di emozioni in Jen, che le scaldarono il cuore. Non era abituata a quelle parole e ora non sapeva proprio come comportarsi o cosa dire. L’unica cosa che riusciva a pensare era: Liam, mi piaci.
-A dire il vero- tossì la mora come per riscuotersi dai propri pensieri –pensavo ad un modo per uccidere Ashton – sorrise malignamente, e Liam capì che era ritornata la solita Jen e lui non aveva fatto male a parlarle di quello in quel momento.
-Liam ascolta – Jen decise che dirgli la verità non sarebbe stato poi così difficile –Io ed Ashton non siamo nulla se non “amici”.. non che ti debba alcun tipo di spiegazione, è chiaro-
-Chiaro- ribattè Liam, felice per quella verità
-Abbiamo cenato e parlato, vero, e non so proprio a cosa si riferisse Ash quando ti ha detto quelle cose, dato che si potrebbe dire che la conversazione è stata monopolizzata da lui. Le cose di cui ho parlato io sono state: Liam James Payne. Non so perché ma parlare di te mi sembrava così…- tentennò per trovare la parola adatta - .. giusto, non so in che altri termini esprimerlo. Era così facile e avevo questa strana voglia di parlare con qualcuno che non fosse Sophie (che diciamocelo, lei ti adora ed a volte è fin troppo di parte) di te.. e lui ha saputo mettermi a mio agio e ha subito fatto la domanda giusta: parlami di Liam- le parole le erano uscite così semplicemente, senza alcun freno che quando ebbe finito di parlare, la sola cosa che la fece tornare con i piedi per terra, furono gli occhi lucidi di Liam e il suo sorriso luminoso che mostrava i suoi denti perfetti
-Dio, non berrò vino mai più!- Jen si coprì il volto con le mani una volta capito che quelle parole avevano davvero lasciato la sua bocca
-Tranquilla – disse Liam con voce bassa – sarà il nostro piccolo segreto – Jen avvertì il soffio di quelle parole raggiungere le sue mani, sempre più vicino, finchè quel tocco fatto di parole fu sostituito dal tocco caldo delle mani che separarono le proprie, per poi intrecciare le dita. Erano così grandi, le dita lunghe, i palmi caldi e chiuse nelle proprie, sembravano essere state create apposta per essere unite alle sue.
-Ora ti dico cosa faremo – Liam non vedeva altro se non i suoi occhi azzurri che in quella penombra risultavano blu, illuminati da quel luccichio così simile al proprio –Sigilleremo questo segreto. Io bacio te, e non dirò a nessuno della dichiarazione che mi hai appena fatto – sorrise
-Ehi la mia non era affatto una dichiarazione! Lo sarebbe stata se avessi detto: Liam mi piaci tanto!- lo interruppe lei
-Lo hai fatto in questo momento però - ora Liam rideva
-Ma non… oh merda, sei una merda Payne! Mi hai ingannata – Jen si agitò in quella presa
-Stavo dicendo.. – riprese – non dirò a nessuno che tu hai ammesso quanto ti piaccio, a meno che tu domani non ti penta di questo bacio- concluse
-Cosa ti fa pensare che non ti dia un calcio ancora prima che tu possa avvicinarti? O peggio, che io possa ricambiare?-
-Perché ti piaccio tanto?- la prese in giro Liam
-Smettila!- cercò ancora una volta di agitare le mani, ma era praticamente impossibile liberarle da quelle del ragazzo
-Prometti. Promettimelo, Jen. Devo sapere che domani non sarai pentita. Potremmo fare finta che non sia successo, ma non voglio che tu ti penta di nulla quando sei con me.- Liam era serio e continuava a scrutare ogni sua espressione.
Ciò che accadde poi, nessuno lo aveva previsto. Le labbra di Jen furono su quelle di lui ancor prima che lei potesse pensarci. Fu un bacio lento, uno sfioramento di labbra.
-Te lo prometto- gli sussurrò Jen prima di baciarlo di nuovo, questa volta con più decisione.
Cercarono di trattenere entrambi il proprio desiderio, le mani di Liam correvano lungo la schiena della ragazza, mentre quelle di Jen erano ferme alla base della felpa di lui che stringeva forte.
Le labbra di Liam mordicchiarono quelle morbide di lei che subito gli concesse il permesso per approfondire quel bacio. Era una sensazione così bella e così familiare. La mente di entrambi viaggiò subito al primo incontro di quelle labbra, la sera della festa a casa di Liam, in quella stanza buia, e proprio come allora nessuno confessò all’altro di sapere.
-Sapevo di piacerti- disse sorridendo Liam, sicuro di sé, staccandosi da Jen per riprendere fiato
–..ma non così tanto- la prese in giro mentre inspirava ed espirava velocemente, il petto si gonfiava contro quello di Jen e i loro nasi si sfioravano mentre i loro sguardi non accennavano a staccarsi
La testa le girava, così come lo stomaco, gli occhi luccicavano nel buio della notte londinese, il freddo che fino a poco prima l’aveva assalita ormai aveva lasciato spazio a un calore profondo che si irradiava in ogni organo, il cuore aveva preso a correre una maratona e non accennava a rallentare.. il traguardo era ancora lontano.
-‘Sta zitto - e così dicendo, Jen lo tirò di nuovo a sé e riprese da dove lui li aveva interrotti.


Beh, che dire.. in questo capitolo succedono davvero tante cose
Spero vi sia piaciuto e vi ringrazio di aver letto
Lasciatemi un commento però..
che ne pensate di Ashton? Si è capito che ruolo avrà nella vita di Jen?
Sicuramente è un personaggio abbastanza misterioso e che confonde un pò
E Liam e Jen? Finalmente qualcosa inizia ad uscir fuori :)
Al prossimo aggiornamento :*



 
  
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