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Autore: Manu_Green8    20/08/2015    1 recensioni
Lauren poteva contare soltanto su una persona nella sua vita: Louis Tomlinson, suo vicino di casa e migliore amico da ormai tanti anni. E la svolta nella vita del neo cantante, porterà di conseguenza un cambiamento in quella della ragazza.
Il trasferimento, la conoscenza della band, il passato alle spalle.
Ma Lauren riuscirà a gestire il tutto? Con il nuovo lavoro accanto al migliore amico, un irlandese biondo e un nuovo mondo da esplorare, riuscirà ad avere una vita "normale"?
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Niall/OC; Larry Stylinson
E dopo una lunga riflessione, ho deciso di far venire a galla ancora una volta la mia ossessione per i One Direction con una fan fiction (rimandando altri lavori in programma).
Partirò dall'inizio, tenendo conto (per lo sfondo) di fatti realmente accaduti (tappe del tour, interviste e roba varia), ma tutto il resto è pura fantasia. L'unico personaggio che mi appartiene (ovviamente!) è quello originale.
Buona lettura!
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Niall non riusciva ad emettere suono. Continuava a fissare il collo della ragazza, che incurante aveva poggiato la sciarpa sul tavolo.
Non che Niall non avesse mai visto una cicatrice, ma quella che stava vedendo per la prima volta su Lauren gli fece venire un brivido lungo la schiena. La forma di essa lasciava intendere che fosse stata generata da un qualcosa di affilato e sottile, forse un coltello. Quel segno era più chiaro rispetto al colore della pelle della ragazza e partiva quasi dall’attaccatura dei capelli per poi procedere e sparire oltre la sua maglia. Niall non riusciva a pensare a chi avesse potuto fare del male a Lauren e si chiese subito quando quello potesse essere accaduto.
Si sentì improvvisamente infuriato con chi avesse toccato la sua Lauren, così amabile, divertente e quando non era impegnata a fare la dura, anche dolce.
E mentre il braccio del ragazzo ricadeva lungo il fianco, Lauren attirata dal movimento alzò lo sguardo su di lui e si accorse finalmente dell’errore che aveva commesso. Guardò la sciarpa che teneva ancora con una mano. No. Non poteva essersi tolta la sciarpa davanti a Niall. Non davanti a lui.
Non sapeva neanche il perché del suo gesto. Non sapeva che cosa le fosse passato per la testa. E forse il problema era proprio quello: mentre si stava togliendo la sciarpa, lei non stava pensando proprio a nulla.
Il rumore della sedia che strisciava sul pavimento ruppe il silenzio tombale che era piombato in cucina, mentre Lauren si alzava in piedi di scatto. “No. No. No, no, no, no” iniziò a dire in preda al panico. Sciolse immediatamente la coda di cavallo, facendo ricadere i capelli in modo che la cicatrice venisse in parte coperta. “No. Questo non doveva succedere. No” disse, mentre le lacrime iniziavano a scendere sul suo viso. E poi si era voltata di scattò ed era uscita dalla stanza. E solo a quel punto Niall, che aveva gli occhi spalancati, riuscì a riscuotersi. Lasciò i tovaglioli sul tavolo e seguì la ragazza fuori dalla stanza. “Lauren!” esclamò, mentre lei entrava nel bagno al pian terreno e si richiudeva la porta alle spalle. Il rumore della serratura che scattava fece entrare nel panico il ragazzo.
“Lauren.  Lauren, apri la porta” disse Niall, abbassando la maniglia con una mano, invano.
Il biondo riusciva a sentire soltanto i singhiozzi dall’altra parte della porta.
“Lauren, ti prego. Fammi entrare” continuava a ripetere, ma Lauren non era intenzionata ad ascoltarlo.
Niall poggiò la fronte sul legno freddo e cercò di mantenere al loro posto le lacrime che minacciavano di uscire. Quella era la loro vacanza, dannazione. Non doveva andare in quel modo.
“Rennie, per favore. Piccola, va tutto bene. Aprimi la porta, ti prego” disse alla fine, il più dolcemente possibile.
Ci furono parecchi secondi di silenzio e Niall sospirò. Poi lo scatto della serratura, che lo fece sobbalzare e staccare di colpo dalla porta. Non capì come fosse riuscito a convincerla, ma l’importante era che lo avesse fatto.
Aspettò qualche altro secondo prima di dire: “Sto venendo dentro, ok?” nonostante non sopraggiunse alcuna risposta.
E poi delicatamente abbassò la maniglia, aprendo leggermente la porta e intrufolandosi all’interno.
Lauren era in un angolo per terra, con le ginocchia al petto, facendosi più piccola possibile. Tremava in modo incontrollabile e Niall poteva sentire i suoi singhiozzi attutiti.
Si avvicinò alla ragazza, ma lei allungò un braccio davanti a sé.
“No! Non avvicinarti. Non toccarmi. Non guardarmi: è orribile. Sono così orribile” disse, senza guardarlo.
E Niall non riuscì a fermare alcune lacrime silenziose che erano scappate via dai suoi occhi.
“Tu non sei affatto orribile” disse, avvicinandosi lentamente.
Si abbassò sulle ginocchia a pochi centimetri da lei, ma Lauren continuò a piangere e se era ancora possibile continuava a spingersi contro la parete.
“Ti prego, non avere paura di me. Non ti farò del male” sussurrò Niall.
Lei alzò la testa lentamente, incrociando gli occhi arrossati con quelli del ragazzo.
“No. Mi dispiace, questo non doveva succedere. Sono così orribile” ripeté, tirando su con il naso.
“Ehi” disse Niall dolcemente, cercando di toccarla, ma lei si ritrasse e il ragazzo poté sentire una fitta dolorosa che lo investiva. “Non userei mai quell’aggettivo per te, Lauren. Non dirlo neanche” rispose sempre con voce dolce.
“E’ colpa mia. È colpa mia” iniziò a ripetere Lauren, abbassando di nuovo lo sguardo e il capo. “E’ solo colpa mia”. Sembrava quasi quella volta in cui Niall era stato raggelato dalla scena nel salotto di Louis ed Harry, quando soltanto Louis era riuscita a calmarla dopo il suo incubo.
Niall cercò di toccarla di nuovo, ma sortì lo stesso effetto di qualche secondo prima. “Babe, non lo è” cercò di rassicurarla. “Sai che puoi fidarti di me. Sono qui per starti accanto, Rennie” continuò. E non si accorse nemmeno di aver usato quello strano nomignolo per la seconda volta. Ma Lauren lo fece.
Le parole che Niall aveva usato riuscirono a farle rialzare il volto. “Niall” sussurrò, tirando su con il naso e tornando a guardare il ragazzo più piccolo davanti a sé.
“Sono qui” disse, facendole un sorriso triste. Poi aprì le braccia e Lauren ci si tuffò dentro senza pensare, cingendogli il collo con le braccia. Niall cercò di non cascare e sospirando la strinse a sé. Improvvisamente qualcosa le era scattato nella testa e lei voleva soltanto toccare il ragazzo. Voleva stare al sicuro e gli abbracci di Niall l’avevano sempre fatta sentire in quel modo. Niall era accogliente. Niall era protezione.
Lauren continuava a piangere in modo più silenzioso, quando lui si era alzato in piedi e passandole un braccio sotto alle ginocchia, la sollevò e la condusse fino in camera sua.
La fece distendere sul suo letto e dato che la ragazza non aveva la minima intenzione di lasciarlo andare, si sistemò accanto a lei.
La testa di Lauren si adagiò sul suo petto e a Niall sembrò di essere tornato a Sydney, quando nel  cuore della notte si era ritrovato la ragazza nella sua camera d’albergo.
Quella volta era stato un brutto sogno a renderla così. Adesso invece, era stata la scoperta della sua cicatrice. In entrambi casi si erano trovati in quella posizione e il ragazzo iniziava a pensare che sarebbe potuto rimanere in quel modo per il resto della sua vita.
Piantala, Niall! Non è il momento di pensare a quello, il ragazzo si disse mentalmente. Adesso doveva solo aiutare la sua migliore amica.
Senza neanche riflettere iniziò ad accarezzarle i capelli, ma Lauren si irrigidì. “N-non toccarla” disse con voce atona e Niall si rese conto che la sua mano era vicina al punto sul collo.
“Mi dispiace” disse a bassa voce, spostando la mano dai suoi capelli alla schiena e iniziando a fare cerchi rassicuranti.
Rimasero in silenzio per parecchio tempo, tanto che Niall si chiese se si fosse addormentata. Il biondo continuava a chiedersi chi potesse aver portato tanto dolore a Lauren, lasciandola a pezzi e decisamente fragile.
E poi Lauren iniziò a parlare. “Avevo sei anni quando è successo”.
Niall sentì il cuore che gli martellava nel petto. “Lauren, non devi se non vuoi…”
Sentì la ragazza che scuoteva la testa. “E’ giusto che sappia anche tu”.
E poi iniziò a raccontare.

I Frost erano una normalissima famiglia di Doncaster. I genitori di Lauren, Colin e Lilith si erano conosciuti ai tempi della scuola e si erano subito innamorati. Lilith aveva amato il suo futuro marito sin dal loro primo incontro. Aveva sempre continuato ad amarlo e forse lo faceva anche troppo. Dopo qualche anno di fidanzamento avevano organizzato il matrimonio e dopo la luna di miele, Lilith portava già una piccola creatura in grembo: Lauren. Entrambi i genitori erano entusiasti di quella notizia e i nove mesi trascorsero molto velocemente. I primi anni di Lauren furono i migliori nella vita dei Frost. Sia Lilith che Colin vivevano per quella bambini dagli occhi verdi identici a quelli della madre. Ma la loro felicità non era destinata a durare. Lauren aveva appena compiuto quattro anni quando Lilith iniziò a convincersi fermamente del fatto che suo marito amasse sua figlia più della sua stessa vita. Più di sua moglie. Per Colin quella bambina era la sua felicità. La loro famiglia era abbastanza ricca da poter comprare tutto ciò di cui avevano bisogno e l’uomo non esitava a fare regali a sua figlia e a darle tutto ciò che le serviva. Tutto ciò che faceva sorgere quel meraviglioso sorriso sul viso della bambina.
E poi Lilith iniziò a sentirsi male. Le diagnosticarono un grave caso di depressione. Nessuno sapeva la causa di questo suo problema, ma non dovettero aspettare molto per capirlo. Lilith iniziò a prendere farmici e si allontanò completamente da sua figlia. Nei rari momenti in cui stava bene, infatti, voleva passare il tempo soltanto con suo marito. Colin stette piuttosto male per quella situazione, ma si fece forza e continuò a gestire entrambi le donne della sua vita, lasciando la figlia dai vicini, i Tomlinson, quando lui andava a lavoro.
Da lì nacque l’amicizia di Lauren e Louis. Anche quando erano  più piccoli avevano passato del tempo insieme, ma solo le mattine trascorse con Louis all’asilo e i pomeriggi a casa Tomlinson, avevano fatto sì che il loro rapporto diventasse indistruttibile.
La depressione di Lilith durò quasi due anni. Lauren aveva compiuto appena sei anni, quando Colin e Lilith avevano avuto un grosso litigio in cucina, mentre la bambina giocava nella sua camera. Le voci erano diventate così forti dopo diversi minuti che Lauren, talmente spaventata, aveva deciso di nascondersi  sotto la scrivania della sua camera, dopo aver spento la luce.
Quando la porta di casa era stata sbattuta violentemente, Lauren aveva iniziato a piangere. Suo padre era uscito da quella casa, lasciandola lì nelle mani di sua moglie.
I passi che riecheggiavano sul pavimento, la sua ingenua uscita da sotto la scrivania e la porta che si apriva. La lama. Il grosso coltello da cucina nelle mani di Lilith.
“E’ colpa tua. È solo colpa tua. Colin ha sempre amato me. Ma poi sei arrivata tu e lui ha smesso di amarmi. C’eri solo tu. Ci sei solo tu. Non saresti dovuta nascere, Lauren. È solo colpa tua”. Quelle parole avevano risuonato nella testa di Lauren e ancora adesso, dopo anni,  la tormentavano nei sogni.
Lauren non ricordava nulla di quell’accaduto, a parte il dolore lancinante sul collo e sulla schiena, dopo aver tentato di scappare. Non che riuscisse a farlo, dato che sua madre prima di aggredirla l’aveva portata in bagno e l’aveva infilata nella vasca impedendole ogni via d’uscita.
E prima di finire nell’oblio l’urlo disperato di suo padre: “Che cosa hai fatto?”. Suo padre era lì, ma il buio per Lauren era decisamente più invitante.
 
A quel punto Lauren si era fermata, anche a causa delle lacrime che non le permettevano di parlare. Niall era raggelato: era stata sua madre. La madre di Lauren aveva tentato di ucciderla e le aveva procurato quella cicatrice. Come poteva fare tutto quello una madre?
“Ssh. È tutto ok” sussurrò Niall, mentre le baciava i capelli e sentiva la sua maglia inumidirsi di lacrime.
Passò qualche minuto prima che la ragazza si calmasse.
“Mia madre pensava che papà non riuscisse ad amarci entrambe. Pensava che io avessi preso il suo posto e che lei non avrebbe più avuto la priorità su di lui” disse ridendo tristemente, mentre tirava su con il naso e si staccava dal ragazzo.
“Fortunatamente mio padre aveva deciso di tornare subito dopo aver svoltato l’angolo della nostra via. Si era reso conto un attimo troppo tardi di quello che avrebbe potuto fare lei. Ma arrivò in tempo per salvarmi la vita” concluse, seduta contro la testiera del letto. Anche Niall, nel cui sguardo lei poteva leggere contemporaneamente strazio e rabbia, aveva preso la stessa posizione.
“Se non se ne fosse andato non sarebbe successo” disse lui con voce gelida, facendo un commento  per la prima volta in tutto il racconto.
Lauren rabbrividì, ma capì che Niall non ce l’avesse affatto con lei. Sorrise tristemente. “Lo so. Niall, sono quindici anni che ci penso. E lo so, credimi, ma l’importante è che io sia ancora viva, no? Beh, parecchie volte ho pensato che se lui non fosse arrivato, sarebbe stato tutto più facile. Sarebbe stato meglio” continuò, lanciando appena uno sguardo al ragazzo.
Poté vedere l’orrore e la paura negli occhi di Niall. Lei sospirò. “Io finii in ospedale, mentre mia madre in una casa di cura. Mio padre soffrì molto in quel periodo della sua vita. Aveva perso la moglie e per poco anche la figlia. Non che io lo stia giustificando, ma iniziò a bere. Già dimessa dall’ospedale aveva iniziato a lasciarmi più spesso dai Tomlinson, mentre lui si chiudeva nei pub a bere tutte le volte che poteva. E poi mia madre si suicidò. Colin non riusciva ad andare a trovarla e lei impazzì ancora di più. Si impiccò con le tende della sua camera neanche sei mesi dopo” disse, fissando intensamente un punto indefinito della stanza.
“E a quel punto Colin divenne un alcolizzato. Perdere sua moglie era stato troppo doloroso e ovviamente diede la colpa a me. La mia vita divenne sempre peggio. Colin lavorava sempre meno e beveva sempre di più. Aveva anche i suoi periodi buoni, sai?” fece, tornando a guardare Niall, che dal canto suo non riusciva a distogliere lo sguardo dalla ragazza. Aveva notato anche che la parola “padre” si era tramutata in “Colin”.
“Non so, forse si sentiva in colpa. O forse il suo amore per me riemergeva di tanto in tanto. Sinceramente non lo so; comunque ero ancora sua figlia e si sentiva obbligato a fare cose come pagarmi tutti i corsi di musica e lo sport. E poi in quel modo io fuggivo di casa e lui non mi aveva tra i piedi. Era un buon compromesso” disse, di nuovo con le lacrime agli occhi.
A Niall apparve nella mente l’immagine di Lauren quando era arrivata a Londra. Il suo livido sullo zigomo e le occhiaie.
“Ti picchiava” disse a voce bassa, ma Lauren sussultò ugualmente.
Tirò su con il naso e sospirò. “All’inizio no. Quando iniziai a crescere, però, le cose si fecero più difficili. Mio malgrado somiglio tanto a mia madre. E lui non riusciva a guardarmi. Rivedeva in me la donna che gli aveva rovinato la vita, anche grazie all’aiuto dell’alcol”.
Niall sentiva la rabbia crescergli dentro.  “Non hai mai dovuto trattare con… con degli assistenti sociali?” chiese, mentre il suo tono si faceva più sommesso.
“Assistenti sociali?” Lauren rise. “No. Niall, non so nemmeno come io riesca a parlarne con te adesso. Nessuno sapeva della mia condizione. Beh, i segni sul corpo erano visibili, ma avevo già l’età per capire che se avessi parlato mi avrebbero mandata via. E io non volevo assolutamente. Il conto in banca non ci mancava e io vivevo relativamente bene agli occhi della gente. Apparentemente. Solo i Tomlinson non si lasciavano travolgere dalle apparenze. Non so come avrei fatto a vivere senza di loro. Senza Johannah. Senza Louis. Era il mio punto di forza e il mio motivo per restare. Beh, a parte il dolore, avevo tutto in quella città” ridacchiò ironicamente.
“E poi quando Louis è uscito da X-Factor ti sei trasferita a Londra” terminò Niall.
Lei annuì. Si voltò a guardarlo e sorrise. “Già. Ho incontrato uno strambo gruppo che mi ha procurato un lavoro e una possibilità per farmi una vita come si deve”.
Niall sorrise dolcemente a sua volta. “Noi non siamo così strambi” protestò, leggermente divertito.
“No, hai ragione. Solo fuori di testa” ribatté Lauren e entrambi si ritrovarono a ridere.
La tensione non era scemata del tutto, ma in quel momento Lauren si sentiva meglio. Le aveva fatto bene raccontare tutto a Niall. Era la prima persona a cui aveva raccontato il suo passato. A parte Louis ovviamente, ma il ragazzo di Doncaster lo aveva vissuto con lei, standole accanto.
E poi piombò di nuovo il silenzio. Niall rifletté per un po’ per poi dire: “I tuoi incubi…”
Lauren sospirò e si distese su un fianco, dando le spalle al ragazzo. “Mi perseguiteranno sempre. È solo questione di abitudine, anche se… beh, io non ci sono ancora riuscita” sussurrò.
Niall la guardò dall’alto. “Lauren?”.
“Sì?”.
“Grazie per esserti fidata di me” disse il ragazzo con una sincerità che la fece rabbrividire.
“Grazie a te per avermi ascoltata, Ni. Sei uno degli amici migliori che io possa avere”  rispose, senza voltarsi.
E per Niall fu un bene, dato che sul suo viso apparve una smorfia. Che ti aspettavi? Che a questo punto si sarebbe dichiarata? Si disse.
Niall doveva rassegnarsi. Lauren non provava gli stessi sentimenti che sentiva lui e lo aveva appena confermato: lo considerava un suo amico.
I suoi pensieri vennero interrotti dalla ragazza. “E poi non è facile trovare un ragazzo che sia pronto a consolarti come stai facendo tu con me. E non sto parlando solo di adesso” terminò.
“Non voglio vederti soffrire” sussurrò Niall istintivamente.
Lauren non rispose e a causa della sua posizione il biondo non riuscì neanche a vedere il piccolo sorriso che le si era stampato sul viso.
Poi dopo attimi di silenzio lei si voltò verso di lui e Niall la guardò. “Posso farti una domanda?” gli chiese.
Lui annuì e Lauren proseguì: “Come mi hai chiamata, mentre stavamo di sotto?”.
Niall aggrottò le sopracciglia e rifletté. “Oh” disse poi. “Ti ho chiamata… Rennie” disse, mentre le sue guance prendevano colore. “Ti… ti da fastidio? Cioè se non vuoi…” iniziò a dire, ma lei lo interruppe.
“No, non mi da fastidio. Mi piace. Nessuno mi aveva mai chiamata così prima” disse, con un sorriso sulle labbra.
Niall si sentì rassicurato e anche lui fece un mezzo sorriso. “Allora lo terrò a mente” disse, ampliando ancora di più il suo sorriso.
Il fatto che le avesse appena trovato un nomignolo lo rendeva felice. Sapeva benissimo che era una piccola cosa, ma ormai stava iniziando a capire che tutto ciò che lo legava alla ragazza per lui era importante. Soprattutto quando si trattava di qualcosa che riguardava soltanto loro, proprio come in quel momento.
 


L’estate era quasi finita e tutti erano tornati a Londra. Lauren aveva passato anche la prima settimana di agosto in Australia con Louis. Nonostante cercassero di godersi la loro vacanza, proprio come facevano ogni anno durante il campeggio a Doncaster, si trattava pur sempre di una vacanza organizzata dal management  ed era stata decisamente stancante, tra uscite fotografate, eventi e roba per far vedere quanto i due ragazzi  fossero in amore. Ridicolo.
Lauren pensava che se avessero confrontato il dietro scena della vacanza segreta dei Larry con quella dei Louren (la gente aveva iniziato a chiamarli così, separando in due il fandom), si sarebbero fatti una grande risata. O in alternativa sarebbero rimasti sconvolti.
Per i due amici quei gironi da soli, comunque furono utili per le confidenze reciproche.
Louis stava quasi per piangere nella loro camera d’albergo quando le aveva detto che la Modest! era riuscita a rovinare i loro ultimi giorni in vacanza.
“Mancavano due giorni, Cristo! E loro lo sapevano. Continuano a farlo apposta. Pensano che trattandoci in questo modo ci stancheremo di tutto e io ed Harry torneremo ad essere amici, proprio come dovremmo. Proprio come dovremmo” ripeté facendo il verso a qualcuno dei manager. “Forse pensano che potrei  innamorarmi improvvisamente di te, dimenticando Harry. Come se potessi” protestò, cercando di non alzare troppo la voce.
Lauren, che intanto giocava con un elastico che aveva tra le mani alzò il capo e cercò di sdrammatizzare: “Beh, forse potresti. Dopotutto io sono affascinante” disse, sorridendo divertita, ma Louis la guardò esasperato.
“Lauren!” disse, gettandosi pesantemente sui cuscini dietro di sé, facendo rimbalzare leggermente la ragazza che era distesa accanto a sé sul letto matrimoniale.
Lei ridacchiò, ma subito dopo tornò seria. “Ok, scusa. Vieni qui, stupido” disse e Louis si appoggiò alla ragazza diventando una sorta di piccolo cucchiaio. Sembrava quasi divertente: con Harry non lo era praticamente mai, anche se il riccio era diventato già più alto di lui, mentre con Lauren si stava facendo coccolare.
E poi spalancò gli occhi e si staccò dalla ragazza. “Guarda!” quasi urlò indicando freneticamente con le mani entrambi. “Hanno anche preso una camera matrimoniale! Perché non con letti singoli? Perché vogliono cercare di farci innamorare, dormendo insieme o facendoci fare sesso!” adesso stava urlando.
Lauren aggrottò le sopracciglia e poi scosse la testa. Il suo migliore amico era proprio una causa persa.
“Tu fai tanto il duro, Tommo…” disse, ma lui lo interruppe.
“Ma io lo sono” disse Louis, guardandola con diffidenza.
“Va bene, tesoro. Comunque… ti rendi conto di quello che stai dicendo? Forse no. Allora è un bene che noi dormiamo insieme da quando eravamo bambini, no? Un letto matrimoniale diviso con me non ti farà diventare etero! E tanto meno ti farà tradire Harry!” ribatté decisa.
Louis la guardò per un attimo in silenzio. “Hai ragione” disse il più grande, tornando ad accoccolarsi su Lauren.  
“Sai come la penso, Louis. Sono solo una setta di stronzi” iniziò la ragazza, accarezzandogli i capelli morbidi. “Quanto male gli farei” sibilò, poi.
Louis sospirò. “Lascia da parte gli istinti omicidi per ora, Len. Non ti ho ancora detto con chi sono in trattative…”.
Lauren aspettò in silenzio, fino a quando Louis disse: “Taylor Swift”.
“Cosa?”.
“Sì, Lauren. Proprio lei. Quella biondina perfetta dovrebbe diventare la ragazza del mio Harry” piagnucolò Louis. “La odio” borbottò poi.
“Oh, Louis. È solo finzione. E non la conosci nemmeno”.
“Sì, ma… non voglio che lo baci, non voglio che lo tocchi, non voglio che lo guardi. Harry è mio e dovrei esserci io accanto a lui. Non Taylor Swift o qualsiasi altra ragazza famosa o meno” .
“Harry si sentirà allo stesso modo vedendoci insieme, Louis”.
Il ragazzo sbuffò. “Non mi fa sentire meglio”.
“Scusa” disse la ragazza, massaggiando il cuoio capelluto del più grande. “Però sono convinta che il vostro amore sia più forte di me o di Taylor o di chiunque altra mettano in mezzo, Boo”.
Louis per tutta risposta fece un sospiro stanco, lasciandosi cullare dalla sua migliore amica.
 
Quando Lauren si era decisa a dire a Louis quello che era successo in Irlanda, il ragazzo le aveva quasi urlato: “Perché non me lo hai detto prima? È da tre giorni che siamo qui e…”.
Erano in un piccolo ristorantino chic nel centro di Melbourne.
“Calma, calma, Louis-Boo. Adesso te l’ho detto e lo sai. Non gridare, ci guardano tutti” disse Lauren, mentre notava le occhiate infastidite che gli altri clienti stavano lanciando loro. “Invece, potresti dirmi che ne pensi?” chiese lei mangiucchiandosi l’unghia del pollice.
Louis vide quanto fosse nervosa e annuì. “Penso… penso che hai fatto bene. Insomma, non fa mai male condividere qualcosa di così…” Louis non riuscì a trovare la parola esatta.
“Sì, ho capito. Continua” lo esortò Lauren.
“Beh… con qualcuno. E penso che Niall sia un qualcuno adatto” terminò.
Lauren sorrise. “Mi fido di lui. E l’ha presa meglio di quanto pensassi. Meglio di me” ridacchiò lei.
“Beh, non è difficile” disse Louis, con un sorriso divertito, ma Lauren non la prese come uno scherzo.
Abbassò lo sguardo e si incupì.
“Ehi, stavo scherzando, Len. Guarda che è difficile affrontare tutto come hai fatto tu. Sei una roccia. Potresti incarnare la perfetta eroina dei fumetti” la rassicurò.
Lauren lo guardò storto. “Idiota” disse poi, alzando gli occhi al cielo. In quel momento del cibo venne messo davanti a loro e i due ragazzi iniziarono a mangiare.
“Pensi che dovremmo dirlo agli altri?” chiese Lauren, dopo aver masticato un boccone.
“E’ una tua scelta Lauren.” Le disse, mentre lei rifletteva spostando con la forchetta il cibo sul suo piatto.
“Li conosco da un anno e tu ti fidi di loro, giusto?” chiese.
Louis annuì. “E poi, Len… non ti piacerebbe stare senza le sciarpe quando stai in casa con noi?”.
Lauren sentì l’ansia al solo pensiero. “Io… cioè, non lo so…” iniziò a balbettare.
Louis stette un attimo in silenzio, poi si sporse in avanti verso di lei. “Facciamo una cosa. Io parlerò con il resto dei ragazzi. Darò qualche spiegazione anche senza la tua presenza. Beh, loro non hanno bisogno tutti i particolari, giusto? Ti sentiresti più tranquilla?”.
Lauren annuì. “Mi dispiace lasciare Liam e Zayn un po’ fuori dalla situazione, ma sì, mi sentirei più tranquilla”.
“Non manca qualcuno?” fece Louis, aggrottando le sopracciglia.
“Harry?” Lauren fece un sorrisetto. “Tanto lo so che a lui hai detto tutto, Louis”.
Il ragazzo arrossì. “Oh” disse. “Mi dispiace” cercò di scusarsi.
Lei fece un gesto noncurante con la mano, tra un boccone e l’altro. “Figurati. È normale, credo. E poi stiamo parlando di Harry”.
Louis annuì. “D’accordo. Allora faremo così. Parlerò con loro, poi se vorrai toglierti quei maledetti collari dentro casa mia, potrai farlo quando vuoi, ok?” le chiese.
Ormai Lauren non faceva più caso alla poca delicatezza del ragazzo e anzi ne era grata. Louis era sempre lì a sostenerla, ma sapeva perfettamente che Lauren non voleva essere compatita.
“Non sono collari. Sono sciarpe”.
“Trappole”.
“Sciarpe”.
“E’ uguale” disse Louis roteando gli occhi.
Lauren sollevò gli occhi al cielo e sorrise, prima di dire: “Penso che possa andare”.
 

Settembre 2012
A Londra l’aria stava tornando di nuovo fresca.
I ragazzi erano tornati a lavorare e passavano molto tempo in studio per la realizzazione del nuovo album. Anche Lauren era tornata in azione con loro, tirando fuori il suo quaderno degli appunti e lavorando singolarmente con ognuno di loro.
Ormai anche Liam e Zayn sapevano che la ragazza aveva un passato alquanto difficile (Louis le aveva assicurato di non essere entrato nel dettaglio) e che sotto le sciarpe aveva una cicatrice. Non che l’avessero vista ancora senza di esse.
Soltanto con Niall la situazione era cambiata. Ogni volta che i due erano da soli, nell’appartamento dell’uno o dell’altra, Lauren lasciava il collo libero, staccandosi dalle sue protezioni. La prima volta era successo a casa di Lauren e Niall l’aveva guardata sorpreso, tanto che la ragazza si era affrettata a chiedergli se gli desse fastidio.
“No. Va benissimo così. Con me puoi indossare, o in questo caso non indossare, ciò che vuoi” le aveva risposto con un piccolo sorriso, che era stato subito ricambiato. Subito dopo Niall si rese conto di quanto suonasse male quella frase, ma la ragazza non sembrava averci fatto caso.
Lauren era davvero grata del fatto che Niall non le fissasse la cicatrice, come le era capitato in passato, e la trattasse come al solito.
Dal canto suo Niall, dopo la rivelazione della ragazza, non la guardava con occhi diversi da prima. Anzi, quando Lauren l’aveva lasciato in Irlanda, tornando a Londra, il biondo aveva riflettuto sull’accaduto ed era arrivato alla conclusione che la ragazza fosse troppo bella per essere vera. Niall pensava che i suoi sentimenti si fossero intensificati e credeva anche non avrebbe retto a lungo. Non aveva proprio la minima idea di come fare.
 
E poi era successo anche in casa Stylinson. Il loro mini torneo di FIFA era stato organizzato e Lauren era arrivata per ultima, come al solito. Mentre era all’ingresso con Louis, oltre alla giacca leggera si era tolta anche la sciarpa, poggiandola nell’attaccapanni.
“Sei sicura?” le chiese Louis.
Lei sollevò le spalle e annuì. Quando entrarono in salotto tutti rimasero colpiti da quel fatto. Harry, Liam e Zayn non l’avevano mai vista prima e nonostante l’avessero salutata normalmente, Lauren aveva notato che la loro curiosità li portava a guardare il suo collo.
Ma quello durò davvero poco e lei sorrise. “Avete già fatto le squadre?”.
I ragazzi negarono. “Bene. Io prendo Niall e Harry” disse la ragazza, andando a sedersi accanto al biondo.
Ma Louis ovviamente protestò: “Il mio ragazzo sta con me”.
“No! Non separarmi i Narry” disse Lauren, afferrando il braccio di Niall alla sua destra e quello di Harry alla sua sinistra, dato che si era seduto lì dopo l’affermazione della mora.
“Io direi: non separiamo i Larry” ribatté Louis e Lauren sbuffò.
“Va bene. Allora dammi Zayn” contrattò.
Louis stava per protestare, ma poi sbuffò. “Va bene” acconsentì.
“Io mi sento molto escluso” disse Liam, imbronciandosi.
Lauren a quel punto guardò Liam. “Oh no, tesoro. Era solo per fare un dispetto a Louis. Allora prendo Liam” disse, mentre Harry e il diretto interessato scuotevano la testa e si scambiavano di posto sui divani.
“Sei bipolare” disse Louis guardando la ragazza.
“No, sono Lauren. E voglio anche Zayn”.
“Cosa? Ma non puoi!” protestò Louis, allibito per la maggioranza numerica che Lauren pretendeva.
“4 contro 2, che importa? Non vinceresti mai, Tommo” lo provocò Lauren, ma Louis non ci cascò.
“No che non vincerei. Harry gioca da schifo. Senza offesa, amore” disse poi voltandosi verso il riccio.
Harry gli lanciò uno sguardo truce, ma non commentò.
“Scusate, ma perché dovete decidere sempre voi come fare le squadre?” chiese Zayn, seduto accanto a Louis.
“Perché il gioco è mio” fece Louis.
“E perché siamo i più grandi” continuò Lauren e il ragazzo annuì d’accordo. I ragazzi pensarono subito che quando i due si alleavano erano intrattabili. Un Louis al quadrato: da brivido.
“D’accordo allora. Zayn resta con Louis. Io mi tengo i Niam” terminò la ragazza.
Louis e Zayn rotearono  gli occhi, mentre Niall diceva: “E’ raccapricciante questo tuo unire i nostri nomi”.
 “Ti fa tanto fangirl dei One Direction” aggiunse Harry.
La ragazza prese il joystick, ridacchiando. “Perché lo sono” disse, facendo ridere con lei i ragazzi. “E adesso giochiamo”.
 

Quel pomeriggio di fine settembre erano tutti nel salotto degli Stylinson, come al solito. Doveva essere un pomeriggio di lavoro, dopo essere tornati dallo studio, ma alla fine si stavano più che altro rilassando. Louis ed Harry stavano di sopra, spariti in chissà quale angolo della casa; Zayn stava leggendo un libro su uno dei divani; Liam era seduto al tavolo con Niall, anche se stavano compiendo azioni differenti: Liam stava scribacchiando parole su un foglio, cercando di abbozzare una canzone, mentre Niall sfogliava un giornale sportivo. E poi c’era Lauren, distesa sull’altro divano con le cuffie alle orecchie e già da un po’ stava ascoltando sempre la stessa canzone.
Nel salotto regnava il silenzio, fino a quando Louis ed Harry riemersero da chissà dove. Il più piccolo decise di sedersi accanto a Liam, cercando di aiutare, mentre Louis si era guardato attorno e sorridendo maleficamente si era diretto da Lauren. Aveva proprio voglia di stuzzicarla un po’. Era da troppo tempo che non lo faceva.
Si sedette sul bordo e la guardò, aspettando che lo degnasse di uno sguardo. Ma lei non lo fece.
E lui sbuffò. “Che ascolti?” le chiese, solleticandola con le dita.
Lei lo guardò e abbassò la musica, per sentirlo meglio. “Cosa?”.
“Che ascolti?” ripeté il più grande.
“Musica”.
Louis sbuffò di nuovo. “Oh, davvero? Pensavo che stessi ascoltando il discorso del Papa in latino”.
“Il Papa parla in italiano, Louis” lo corresse Lauren.
“E’ uguale. Che ascolti?” richiese, mentre la ragazza sollevava gli occhi al cielo.
“Niente”.
“Lauren, eddai. Chi stai ascoltando?”.
“Va ad aiutare Liam ed Haz” disse l’altra, con un sorrisino falso.
“No grazie” rispose Liam, ma Louis non lo calcolò minimamente.
“The Fray? The Wanted?”.
“No” rispose lei piccata, mentre dalle cuffie la canzone ricominciava per l’ennesima volta.
“One Direction?”.
Lei ridacchiò e alzò gli occhi al cielo senza rispondere. Anche quello era un no, Louis lo capì, ma la cosa lo insospettiva. E improvvisamente pensò alla cover che aveva fatto Louis (Look After You) e di come Lauren si fosse innamorata a tal punto da sentirla spesso.
“Fammi sentire” le chiese, curioso di sapere se la sua intuizione fosse corretta.
Lei scosse la testa. “Eddai. Voglio sentire” continuò ad insistere, ma lei continuava a negare.
E poi cercò di afferrare il telefono dalle mani della ragazza, ma lei fu più veloce e lo allontanò da Louis. E da lì iniziò quella sorta di lotta, che attirò l’attenzione di tutti. Zayn però, alzò gli occhi al cielo e tornò al suo libro dopo pochi secondi, così come Liam ed Harry che erano troppo impegnati per dedicargli più tempo. Niall invece aveva alzato lo sguardo dal giornale e li osservava incuriosito da come sarebbe andata a finire.
Louis si era sporto verso di lei e cercava di prendere il telefono.
“No. Sta fermo, Louis. Piantala!” continuava a dire Lauren, mentre quasi si azzuffavano.
“Eddai” diceva invece il ragazzo.
“Harry! Aiutami” disse Lauren esasperata, quando non riusciva più ad allungare il braccio in modo che l’oggetto restasse lontano da Louis. Ma Harry non li calcolò neanche. Perfino Niall era tornato al suo giornale, nonostante continuasse ad ascoltare quella piccola guerra.
“No, Lou!” protestò Lauren.
E poi accidentalmente Louis, che si era appoggiato a lei, si impigliò nel filo delle cuffie, che si staccarono dal cellulare. Louis, che non se ne era reso conto fece un salto indietro, quando la musica inondò la stanza.
E tutti a quel punto prestarono attenzione. Le note di “The A Team” riempivano il salotto. Ma non era Ed a cantarla: era la cover di Niall.
Tutti si bloccarono di colpo. La testa di Niall si alzò di scatto per guardare la ragazza, che era arrossita e cercava di mettere pausa imprecando. Le labbra di Niall erano dischiuse per la sorpresa.
Le reazioni degli altri ragazzi furono diverse: Liam ed Harry guardarono straniti, mentre Zayn aveva alzato la testa dal libro e adesso cercava di non ridere.
Louis era confuso. Confuso più dall’atteggiamento di Lauren che dalla canzone.
Lei riuscì a fermare la musica e si alzò in piedi, spostando Louis con il braccio. Lasciò il telefono sul tavolino.
“Idiota” borbottò, prima di uscire dalla stanza. E poi si sentì la porta del bagno che sbatteva e Louis sobbalzò.
“Merda” disse Louis guardando la porta da cui era uscita Lauren.
“E adesso devi scusarti, Lou” disse Harry.
“Sì, lo so. O mi uccide. Ma… stava ascoltando Niall! Perché se l’è presa tanto?” chiese. “Poteva dirmelo e basta”.
Harry sollevò le spalle, mentre Niall continuava a guardare il telefono incriminato.
“Stava ascoltando Niall” disse Zayn a bassa voce, mentre cercava di non scoppiare a ridere del tutto.
Liam guardò Zayn chiedendosi se fosse impazzito e anche Niall voltò la testa nella stessa direzione.
“E allora? Che c’è di male se stava ascoltando Niall?” chiese Louis esasperato, mentre cercava di dare un senso alla cosa, ma senza riuscirci. Probabilmente Lauren aveva soltanto la giornata storta e si era infastidita tanto per il fatto che Louis era riuscito nel suo intento iniziale. Sì, doveva essere così.
“Niente” rispose Zayn tornando al suo libro. Liam ed Harry sbuffarono, mentre Louis si alzava in piedi.
“Harry, ricorda che ti ho sempre amato” disse in modo plateale, mentre usciva dalla stanza per raggiungere la ragazza e andarsi a scusare.
Il riccio ridacchiò e alzò gli occhi al cielo, per poi tornare alla canzone.
“Lauren” disse Louis una volta arrivato nell’altra stanza, aprendo la porta del bagno che non era chiusa a chiave. Non aveva neanche bussato o chiesto se potesse entrare, ma si trattava di Lauren, quindi non si era neanche posto il problema.
Lauren era seduta sulla tavoletta abbassata del water, a gambe incrociate e con i gomiti sulle ginocchia. “Va via. Fammi almeno sbollire” disse, con le mani ai lati del viso.
“Sono venuto con la bandiera bianca. Porto pace”.
“No, tu porti istinti omicidi”.
Louis rabbrividì. “Sì, è vero. Mi annoiavo. Però mi dispiace, sul serio. Sono qui per scusarmi” disse, avvicinandosi.
“Ti avevo detto di non farlo”.
“Lo so. Posso…” Louis esitò. “Posso chiederti perché?” disse alla fine.
“Perché ti avevo detto di no” disse lei, fulminandolo con lo sguardo e Louis si rassicurò. Quella risposta lo portava a pensare che era proprio come credeva lui: Lauren non era dell’umore di sopportare i suoi scherzi e aveva reagito in quel modo.
“Mi dispiaaaaaace” disse Louis allungando un po’ tutte le vocali e andandola ad abbracciare.
Lauren gli diede un pizzicotto e lui fece un salto indietro. “Ahi”.
“Piccola vendetta” disse la ragazza ghignando.
“Mi perdoni?” chiese Louis speranzoso.
“Sì, solo per questa volta” rispose e Louis l’abbraccio.
“Grazie” disse dandole un bacio.
“Sì, sì” bofonchiò Lauren, prima di scollarselo di dosso e uscire dal bagno, mentre Louis sorrideva divertito.
 
Quasi contemporaneamente all’uscita di Louis, Niall si era alzato in piedi e passandosi una mano sui capelli, era uscito dalla stanza senza dire una parola. Solo Zayn lo aveva guardato fino a quando non era sparito dalla sua vista.
Niall arrivò in cucina e prese un bicchiere d’acqua, poggiandosi al lavello.
Al diavolo. Perché Lauren stava ascoltando una sua cover? Quella cosa lo aveva destabilizzato. Non sapeva se sentirsi felice o confuso. Sapeva che a Lauren piaceva la sua voce, ma tutto quello era strano.
Quando aveva sentito la sua voce uscire da quel telefono, il suo battito era iniziato ad accelerare e istantaneamente le sue guance erano andate a fuoco.
Bevve l’acqua fresca. Merda, quella ragazza lo stava facendo impazzire.

 
 


Angolo dell'autrice: Holà gente! Spero che vi siate goduti il capitolo :3 Mi farebbe piacere avere la vostra opinione sul passato di Lauren, quindi vi aspetto!
All the love xx
-M
  
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