“Venite con me” aveva sussurrato nel suo padiglione la regina alla fine del ballo e senza darle tempo di replicare era scivolata verso i propri appartamenti con quella tipica camminata che a Versaille era d'obbligo per qualsiasi dama.Perplessa da quel velato ordine, esitò un poco a seguire la donna poi, forte del suo senso d'onore e obbedienza, ricalcò i suoi passi. La dama la stava attendendo dinnanzi la sua porta che, non appena vide la sua flavia chioma, non esitò ad aprire per darle accesso alla stanza.
“Entra” e fu lei stessa a tenere aperto il legno per il colonnello, non come si addiceva ad una regina, e sempre più turbata e disorientata il soldato obbedì. La stanza sontuosa e sofficemente decorata era abbastanza calda da renderla insofferente alla giacca della divisa e al feltro del cappello che teneva in mano ma nemmeno per un istante pensò di poggiarli da qualche parte e sciogliersi i polsini per darsi sollievo; camminò fino al centro della stanza poi si volse a guardare interrogativa la sua signora, impettita di lato della porta chiusa.