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Autore: Giulz87    22/08/2015    6 recensioni
Seduta sul cordolo della grande finestra, Darcy osservava il regno.
La sera era scesa e aveva spento anche quel giorno, un impegno che non le era stato richiesto ma che si trovava ad affrontare contro ogni logica e previsione, perché come sempre si era trovata dove non doveva, troppo vicina a quegli amici che l’avevano coinvolta in un viaggio inaspettato, un varco aperto dal custode dei Nove Mondi con l’intento di proiettare i loro corpi su quel suolo chiamato Asgard.
[Questa storia partecipa al contest "E se?... Il contest dell'inaspettato" di milla4]
Genere: Angst, Avventura, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darcy Lewis, Jane Foster, Loki, Thor
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nome:  Giulz87/Giulz In Wonderland
Titolo: Sympathy for the Devil
Fandom: Thor
Rating: Arancione
Genere: Avventura, Agnst, Dark
Numero capitoli: 5
Note: Questa What if? nasce come variante del film Thor: The Dark World, una storia in cui Darcy Lewis non rimane sulla terra ma giunge su Asgard insieme a Thor e all’amica di sempre, Jane Foster.
 


Preludio: “Stories”


 
Seduta sul cordolo della grande finestra, Darcy osservava il regno.
La sera era scesa e aveva spento anche quel giorno, un impegno che non le era stato richiesto ma che si trovava ad affrontare contro ogni logica e previsione, perché come sempre si era trovata dove non doveva, troppo vicina a quegli amici che l’avevano coinvolta in un viaggio inaspettato, un varco aperto dal custode dei Nove Mondi con l’intento di proiettare i loro corpi su quel suolo chiamato Asgard. Una realtà che i suoi occhi stavano adulando, che idoleggiavano nutrendosi di uno splendore impossibile, l’intreccio perfetto tra un medioevo dimenticato e un bagliore vibrante, una tecnologia sconosciuta ed evoluta che sembrava ricordarle di quel divario eterno tra mortali ed immortali.
Le storie di quel posto erano storie sull’inizio e sulla fine, storie di divinità che combattevano per l’intera umanità. Erano parole di speranza, erano racconti mitologici che si materializzavano nel presente. Erano…
 
…erano stati risucchiati da una forza colorata, un’energia che si tingeva di arcobaleno e che si lasciava alle spalle il ricordo della rugiada, della pioggia che s’infrangeva sulla pelle mentre i loro piedi si staccavano dal fango e dalla polvere con una velocità disarmante, con un impeto inatteso capace di portarli a molti anni luce di distanza.
“Ma che ficata!”
Darcy aveva pronunciato quell’esclamazione cercando di mantenere l’equilibrio.
Il suo corpo vibrava e palpitava al ritmo del suo stesso cuore, un organo impazzito che in quel momento sembrava schizzarle fuori dal petto, un rintocco che le rimbombava nelle orecchie isolandola da tutto ciò che la circondava.
“Dobbiamo rifarlo.”
La voce di Jane aveva spezzato il flusso dei suoi pensieri ricercandone l’attenzione. Solo allora aveva notato la presenza di una quarta persona, di una figura guerriera e possente che poco più tardi si sarebbe identificata come il Dio Bianco, la sentinella, colui che proteggeva e difendeva il ponte leggendario, la via tremula che univa cielo e terra.
 
Darcy abbassò lo sguardo sulle sue mani contemplandone il chiarore, raggi lunari che la sfioravano senza però riuscire a toccarla davvero.
Le stelle sembravano sospese al di sopra dei monumenti e delle costruzioni, mura che sfumavano l’oro, l’arancio e il grigio. Tinte che simulavano e si fondevano in altre vite. Vite come la sua, in attesa di un qualcosa di più grande.
A volte ripensava al quotidiano, al suo quieto vivere e a quello che poteva essere catalogato come un’avventura. Ma quello era il passato, un tempo che si era infranto sopra il vetro del suo furgone appena un anno addietro. Attimi fluidi che le avevano mostrato il vero significato di quel termine, un vocabolo che si vestiva di promesse e di scommesse, che legava il certo con l’incerto in un qualcosa d’inflessibile, qualcosa che aveva lo strano potere di trasformare il bene, d’intossicarlo e di opprimerlo con un voto solenne di paura. 
Quello era il giusto significato di avventura, il livello più elevato dell’ignoto.
Forse la sua storia partiva proprio da lì, da quel pellegrinaggio inatteso. Perché le storie potevano iniziare dappertutto, potevano cancellare quello che era stato e creare nuovi presupposti per continuare. Potevano iniziare in luoghi inaspettati, in posti inimmaginabili e tra secondi eterni che inquadravano lo spazio senza riuscire a catturarlo. E come nel suo caso potevano iniziare per disobbedienza, per inseguire una scintilla di curiosità che le nasceva dal cuore. Un cuore che si vestiva di stupida ironia e che ne mascherava le apprensioni. Una mente alimentata da un folle desiderio di sapere che l’avrebbe portata nei meandri del regno, in un antro dimenticato dove cominciava anche un’altra storia, una di quelle che iniziavano dalle ceneri dei giorni andati, da un bisogno infantile orribilmente insoddisfatto e sgretolato. Perché a volte le storie iniziavano con l’unico intento d’intrecciarsi.
Darcy sgusciò fuori dalla stanza scrutando il lungo corridoio. Il rumore dei suoi passi si perse tra le pareti decorate, disegni scolpiti che narravano l’importanza di quel luogo e di chiunque vi abitasse. Era un’arte strana quella che l’avvolgeva, era come trovarsi in un enorme museo dove i sospiri e le meraviglie si continuavano gli uni con le altre, dove l’incompreso trovava almeno un po’ di comprensione.
E mentre il tempo scorreva e lo stupore aumentava, i passaggi s’incrociavano e davano vita ad altri passaggi, finché immobile non si era ritrovata a girare su se stessa, le ciglia aggrottate e le labbra corrucciate. Si era persa e non sapeva dove andare.
“Cazzo.”
Quello che era stato poco più di un bisbiglio si era perso nell’aria.
Per un attimo il pensiero di Odino le aveva sfiorato la mente strappandole un lamento. Il Padre di Tutti era stato chiaro e perentorio riguardo al loro soggiorno. E andarsene a spasso per il palazzo non era certo negli accordi.
“Se vuoi tornare indietro devi andare a destra, tutto dritto fino al quarto bivio e poi nuovamente a destra. Troverai la tua camera ad aspettarti proprio dove l’hai lasciata, mia cara.”
Frigga sorrideva a pochi metri di distanza.
Era un sorriso sincero il suo, era un’espressione familiare e risoluta allo stesso tempo, era una donna che sfidava se stessa e che pareva allontanare ogni sorta timore. Era forza, eleganza e saggezza insieme. Era un tempio di magia che si levava al di sopra del mondo.
“Sì, Signora! Credo proprio che coglierò il suggerimento.”
Darcy le era passata accanto facendo un lieve cenno con la testa, un ringraziamento silenzioso che era svanito con l’immagine della legittima sovrana di Asgard, con un sussurro rimasto ad aleggiare e che aveva tutta l’aria di essere un suggerimento.
Ma nel caso volessi proseguire, ti consiglierei le scale sulla sinistra.”
L’indice si era posato sulla bocca con un movimento spontaneo, un gesto riflessivo con cui aveva imboccato la grande gradinata.
   
 
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