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Autore: Sabaku No Konan Inuzuka    22/08/2015    4 recensioni
Aurora e Dale sono fratelli: Lei, la tipica calma e monotona; lui, il tipico bello, rude ed arrogante. Cosa succederà?
Neal e Allen sono gemelli, ma c’è qualcosa di più dietro?
Quando Hal era diventato zio credeva che si sarebbe divertito. Pensava che quei 8/9 anni di differenza sarebbero stati di giovamento al rapporto tra lui e il figlio di suo fratello, Erik, e che avrebbe facilitato le cose: Niente di più sbagliato. Suo nipote era una vera e propria peste, era più lui che il padre e… Beh, era anche molto carino. Avevano lo stesso carattere e, a dirla tutta, Hal era sempre stato un tipo vanitoso…
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
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NdAutrice: Ehi! E finalmente ecco l'aggiornamente con il POV di Dale :D Sinceramente? E' noiosetto e non è il mio massimo di scrittura, ma questo perché siamo agli inizi: Le cose ovviamente si evolveranno e io migliorerò, ve lo assicuro u.u Intanto, Dale e Aurora :3 Potevo fare di meglio ma questo l'ho scritto di getto tutto oggi, e visto che ho da fare stasera eccolo qua! Grazie a tutti quelli che hanno recensito e messo la storia tra le preferite/seguite. Fatemi sapere :)
Baci
Konan



 

Capitolo 1


Quando hai diciassette anni tutto ciò che vedi tu in una maniera viene percepito dagli adulti in tutt’altra. Così, come Dale Morgan vedeva quella nota rossa tracciata dalla penna dell’insegnante sul suo registro come una scocciatura e un’ingiustizia, era certo che i suoi genitori l’avrebbero visto come una tragedia e una punizione. Ergo: avrebbe evitato di dirlo.
Occhio non vede, cuore non duole.
Era così che si diceva, no? Ah beh, questa era diventata la sua filosofia nei confronti dei suoi genitori ormai. C’erano tante di quelle cose che non sapevano, e che non potevano sapere… Una di queste era della netta inutilità di sua sorella Aurora. Gli aveva chiesto almeno una quarantina di volte di preparare il pranzo anche per lui, poiché lei tornava prima, eppure ogni volta che rientrava la trovava sempre a mangiare da sola per conto suo, senza prendersi neanche la briga di prendergli un piatto, mentre faceva i compiti. Grugnì al suo indirizzo e lasciò cadere pesantemente la sacca sul pavimento, Aurora alzò appena lo sguardo:
<< Ti ho detto di cucinare anche per me >> sbuffò.
Lei masticò con estrema calma prima di rispondere, fissandolo, come se avesse tutto il tempo del mondo. E a Dale faceva salire i nervi a fior di pelle. << Se magari tornassi prima cucinerei anche per te >> ribatté tranquilla, si fermò per un secondo a pensare. << o forse no. Rinfrescami la memoria, perché dovrei? >>
<< Sei una donna. >> rispose Dale, secco.
Lei lo fissò inorridita, poi roteò gli occhi. << Wow. E io che ti paragonavo a un vichingo, mi sbagliavo: sei un cavernicolo. >>
<< La pianti? >> ringhiò l’altro battendo le mani al tavolo.
Aurora non si mosse, continuò semplicemente a scribacchiare qualcosa sul quaderno: << Solo quando tu la pianterai di dirmi che devo cucinare per te >> poi alzò la testa, fissandolo con i suoi pallidi occhi azzurri. << sei capacissimo di farlo da solo, mi pare; usa le manine, forza. >>
Quella non era sua sorella. Non poteva essere sua sorella. L’avevano adottata, sicuramente. Era così noiosa, accidenti. Come facevano ad essere parenti? Le gettò un’occhiataccia e prese ad apparecchiare per sé. Aurora mandò giù un boccone.
<< Altra nota? >> gli chiese.
<< Perché ti interessa, mamma? >> borbottò distrattamente Dale accendendo i fornelli per bollire l’acqua.
<< Le voci girano >>
<< Già. >> disse, semplicemente.
Passarono il tempo restante in silenzio, e nessuno dei due si rivolse uno sguardo o una parola. Parlavano poco, Dale e Aurora. Erano quasi gli opposti, mentre Aurora era la ragazza più paziente e tranquilla che si potesse conoscere, Dale di pazienza non ne aveva e la sua rabbia andava da zero a mille nel giro di pochissimi secondi. A scuola poi, non era tanto diverso. Mentre Dale aveva un gruppo popolare a sé e milioni di ragazze che gli correvano dietro, Aurora era solo una comunissima studente in mezzo alla massa. Mentre Dale era moro, Aurora era bionda, mentre gli occhi di Dale erano verde scuro, quelli di Aurora erano azzurri. Che avevano in comune? Sinceramente, non gli interessava. I suoi pensieri non erano certo per Aurora il giorno. Se sapeva le loro differenze era solo perché erano gli altri a fargliele notare. Di certo il tempo non lo passava a pensare a lui e sua sorella, gli calava il latte alle ginocchia persino a pronunciare il suo nome, e la sua presenza smorzava ogni suo entusiasmo. Mentre sua madre la definiva rilassante, Dale la definiva una noia assurda. Persino adesso, seduto a mangiare senza spiccicare parola, Dale si sentiva sprofondare nella monotonia. Ma dopotutto ormai ci era abituato, aveva vissuto ben sedici anni della sua vita con lei in casa, no?
Quando lei finalmente si alzò e si dileguò al piano di sopra dicendo che doveva studiare per il compito di matematica dell’indomani, Dale ricevette un messaggio da Manuel:

-“Oggi mio fratello ha da fare con una, gli serve la casa libera, mi ha praticamente cacciato…”

-“E tu ti fai cacciare pure?”
 
-“Quando mi sgancia trenta dollari e si offre di prendere le sigarette al posto mio, sì. Passo?”

-“Okay, passa…”

Dale aveva sempre trovato abbastanza irritante il modo di fare di Manuel. Si faceva mettere i piedi in testa pur di avere un po’ di soldi, alcool e nicotina, ma alla fine era simpatico. Era una delle poche persone davvero capaci di farlo ridere, soprattutto con le sue uscite palesemente cattive ma troppo esilaranti. Fu esattamente mezz’ora, il tempo di mangiare e mettere apposto, che Manuel suonò alla porta. Aurora non si era presa nemmeno la briga di scendere tanto era infognata nei libri. Ma sua sorella? Davvero?
Manuel entrò e la loro prima tappa in casa fu il divano. Non sapevano esattamente che compiti avessero, i loro diari erano immacolati… nel dubbio giocarono a Fifa. Dopotutto si sa: una partita a Fifa risolve sempre tutto. Rimasero a giocare probabilmente per delle ore prima che Aurora scendesse.
<< Io esco >> annunciò.
Manuel bloccò la partita, Dale si voltò verso Aurora: << Dove vai? >>
<< A casa di Amber, resto a cena da loro. Dì a papà di passare a prendermi più tardi, quando torna. >> infilò la giacca jeans e solo in quel momento notò Manuel. << Ciao >> salutò.
<< Ciao, Aurora >> rispose lui, accennando a uno dei suoi migliori sorrisi.
<< Okay, ho capito >> sbuffò invece Dale. << vai a piedi? >>
<< No, prendo l’autobus. Compro il biglietto uscendo >> afferrò le chiavi e mormorò un veloce << a dopo >> prima di chiudere la porta. Non era mai stata una ragazza di molte parole, e almeno questo lei e Dale lo avevano in comune.
Dopo che fu uscita, Manuel rimase a fissarla camminare oltre la finestra, poi annuì con aria compiaciuta.
<< Complimenti, Morgan. E’ uscita bene >>
Dale inarcò un sopracciglio. << Ma chi? Aurora? >>
<< No, mia nonna. Certo che dico Aurora. Ha delle belle gambe >> osservò. << pure il fisico non è male, un po’ troppo magra ma è apposto. Poi il cu- >>
<< Smith >> il richiamo di Dale era stato un sibilo. << è mia sorella, non parlare così di lei. Mi fa schifo. >>
Manuel alzò le mani. << Ma dai! Non puoi certo negarlo, che non è niente male… >> da come lo aveva detto sembrava quasi ragionevole. Quasi.
Dale fece una smorfia disgustata, pensare ad Aurora come una ragazza uguale a tutte le altre che lui vedeva ogni giorno gli faceva uno strano effetto. Non avrebbe mai saputo spiegare a parole sue questo, il suo vocabolario non era mai stato così ricco, ma era certo non fosse nulla di buono. Si riscosse dai suoi pensieri solo quando Manuel gli piazzò davanti il telefono aperto sulla pagina Facebook di Aurora, rigorosamente in costume.
<< Dai >> insistette. << è carina >>
In effetti, aveva delle belle gambe e una terza abbondante. Era magra e alta ma… la sua pelle era cadaverica, accidenti. E soprattutto era sua sorella, non ce la faceva proprio a metterla sullo stesso piatto delle ragazze da giudicare. Era abbastanza impressionante. Si strinse nelle spalle con una smorfia e fece cenno verso la televisione.
<< Come ti pare. Ora sblocca, eravamo al punto in cui ti stavo facendo il culo a strisce >>
Era una giornata uguale a tante altre, o almeno così sembrava. Dale però non sapeva a cosa quella semplice considerazione di Manuel avrebbe portato, tutti i problemi che avrebbe dovuto affrontare da quel giorno in poi… ma neanche di tutti i bei momenti, del fatto che avrebbe avuto la felicità a portata di mano. Dale non lo sapeva, non poteva saperlo, ma l’avrebbe presto scoperto.
E, a pensarci bene, era tutta colpa di Manuel…

 
  
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