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Autore: A_Marauder    23/08/2015    1 recensioni
{Storia partecipante al contest “Personaggi secondari e coppie!”, indetto da love137063 sul forum di EFP; contest annullato}
Sappiamo che molti ex-alunni di Hogwarts sono tornati per la battaglia del 2 maggio 1998.
Oliver Baston, ad esempio.
Ma cosa potrebbe succedere se in un momento pieno di morte come questo l'amore si ripresentasse?
E se oltre a una vittoria universale ce ne fosse anche una personale?
Magari ambita da più tempo di quanto non si possa immaginare...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katie Bell, Oliver Wood/Baston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Mi aggiro per il campo da Quidditch, pensando a quanto sia diverso dall'ultima volta che l'ho visto.

Circa l'80% delle platee intorno al campo, così come tre dei sei anelli ai margini del campo, sono stati distrutti.

Tiro un calcio a una stecca di legno che cade lontano, mentre tutta la frustrazione per quello che è appena successo mi resta addosso come un'ombra.

“Oliver che ci fai qui a quest'ora? È mezzanotte passata, dovresti essere dentro con gli altri”

“Katie ciao, non ti avevo sentito arrivare.”

Viene al mio fianco e, alla luce della Luna, mi accorgo di quanto sia cambiata.

Certo è che non è più la dodicenne che ho conosciuto ai provini.

Le curve sono tutte al posto giusto, senza togliere nulla al corpo atletico da cacciatrice.

“Non dovresti essere dentro anche tu?”

I suoi occhi color nocciola, così caldi, incrociano i miei per un secondo; poi li distoglie nuovamente e si mette a guardare le stelle.

“Non riuscivo a stare lì dentro... insomma... Fred morto e... oddio non voglio nemmeno immaginare a come si sentano George e Angelina...”

“Ti capisco, dev'essere dura per loro...”

“Due maggio 1998; forse l'unica data che i prossimi alunni di questa scuola ricorderanno dalle lezioni del professor Rüf”

Mi metto a ridere e lei mi segue.

La sua risata cristallina mi fa sentire un po' meglio, come se mi stesse perdonando una colpa grave.

Che in realtà credo pure di aver commesso.

“Comunque grazie -continua lei- per avermi coperto le spalle prima, al quinto piano.”

“Figurati, tra compagni di squadra ci si aiuta.”

“A proposito di squadre -dice prendendosi una ciocca di capelli e cominciando a giocarci- come va con i Puddlemere United??”

“Bene si, tu che hai fatto quest'anno??”

“I miei mi hanno fatto fare un anno di infermieristica al San Mungo ma si sono accorti che io non volevo andare lì, che era solo un loro capriccio.”

“Quindi ora che farai??”

“Li renderò orgogliosi di me a modo mio.”

“E come?”

“Con l'unica cosa che hai in testa, capitano!”

“Il Quidditch o te?” dovrei chiederle, ma l'unica cosa che le rivolgo è uno sguardo interrogativo

“Durante l'anno ho continuato ad allenarmi e credo che a settembre farò i provini per una squadra professionale.”

“I Puddlemere United, vero??” ti prego non dire “no”

“Per che team dovrei giocare, se non per quello del cuore??”

Non posso fare a meno di sorridere a trentadue denti, è quasi come quando abbiamo ottenuto la Coppa del Quidditch qui a scuola, solo che questo è addirittura meglio.

“La scorsa stagione, quando avete vinto il campionato, siete stati davvero grandi!!”

Anche perché c'eri tu in platea, era naturale che tirassi fuori il meglio di me.

“Beh, innegabile dire che avevamo un tifo fantastico.” le rispondo facendole l'occhiolino.

Lei mi guarda e arrossisce; mentre sento che anche le mie guance prendono colore non possono fare a meno di pensare a quanto è bella.

I capelli castani che, da qualche anno a questa parte, hanno le punte blu oltremare, gli occhi color nocciola, il naso all'insù e le labbra carnose.

“Di quella sera cosa ricordi?” chiede lei imbarazzata e ancora rossa in viso (e sempre meravigliosa)

Penso alla tattica migliore da usare: rispondere semplicemente “tutto” non sarebbe d'effetto oltre che nemmeno lontanamente romantico, per cui credo che userò la strategia più lunga

“Dunque... avevo bevuto molto...”

“Mhmh”

“Ed eravamo alla stessa festa...”

“Poi?” la vedo tormentarsi le ciocche blu, segno che è sempre più nervosa

“Vediamo...”

Per qualche eterno secondo si sente solo un silenzio carico d'ansia

“Ah si; John, il ragazzo nato babbano, che aveva portato la musica, ha messo “Angels” di... Robert? Rob? O era William?”

“Robbie Williams”

“Si!”

“Altro?”

Mi metto di fronte a lei, le prendo dolcemente i fianchi e inizio a ballare sulle note di questa canzone babbana che, come una melodia eterna, si è impressa nella mia mente.

“Balliamo più o meno così e poi ho fatto una cosa che aspettavo da... sempre, credo.”

Se possibile arrossisce ancora di più; io la avvicino a me e appoggio le mie labbra alle sue.

Lei approfondisce il bacio e io sento ancora una volta il suo sapore di ciliegia.

Dolce, ma deciso; con quella punta d'amarezza che solo una guerra appena conclusa e il rimpianto di non essersi trovati prima possono dare.

Dopo poco si stacca da me e mi guarda un po' sconvolta ma sicuramente felice.

“Perché l'anno scorso hai fatto finta di nulla?”

“Durante il bacio mi eri sembrata così... distante e io non volevo importi nulla che non volessi. Anche perché dopo che ti ho baciata sei scappata via... Ti ho rivisto solo la mattina dopo. Credimi, mi sono sentito malissimo fin'ora per non essere riuscito a fare di più.”

“Non volevo essere in secondo piano, una riserva.”

“Katie, ma che accidenti stai dicendo?”

“Tu hai sempre avuto in testa solo il Quidditch e...”

“Te.”

“Cosa?”

“Ho sempre avuto in testa solo il Quidditch e te.”

“Ma sei serio?”

“Si, Katie. Serissimo. Da quando ti ho conosciuta proprio qui, circa sette anni fa, e tu.. tu eri solo uno scricciolo.”

“Uno scricciolo?” mi interrompe

“Si, uno scricciolo tostissimo tutto pepe che lanciava la pluffa più forte di molti ragazzi più grandi, che mi lasciavano le mani rosse quando prendevo quelle maledette fiammate al volo e...per tutti e tre gli anni che siamo stati al contatto io non ho fatto altro che... pensare a te e a cercare di non imbambolarmi ogni volta che ti guardavo. E che ti guardo.”

“Oliver. Ti rendi conto che siamo stati due idioti?”

“Si?”

“Si. Perché sono le stesse cose che ho fatto io fin'ora. E anche dopo che hai lasciato la scuola ho continuato a pensarti.”

“Altro che idioti. Siamo stati molto peggio.”

Ride ancora una volta e io con lei.

“Katie.”

“Oliver.”

“Che ne dici se ci provassimo? A stare insieme, intendo.”

“Se abbiamo provato una manovra di Porskoff nel mezzo di un temporale e ci siamo riusciti noi due andremo alla grande”

“Si?”

“Si.”

“Si!” dico prendendola per i fianchi e, sollevandola da terra, comincio a girare su me stesso, anche se mi sento un completo idiota.

Ma lei mi bacia e io non mi accorgo più di nulla.

Né del freddo che si fa sentire, né dell'orologio dell'infermeria che suona ormai l'una, né della guerra che abbiamo appena vinto.

Siamo solo io e lei.

Le due labbra e il suo sapore sono come il Quidditch: più ne ho e più ne voglio.

Ci stacchiamo solo per riprendere fiato

“Torniamo dentro?”

“D'accordo”

Le prendo la mano e insieme ci avviamo verso la scuola.

Sarebbe dovuto accadere un po' prima ma... meglio tardi che mai, no?”

“Hey scricciolo.”

“Oddio, ho già un nomignolo. Dimmi, su.”

“Sei la mia idiota preferita.”

“Anche tu sei il mio idiota preferito.”

Mi da un bacio sulla guancia e mi sento bene.

Come se avessimo appena vinto i mondiali.

E so che finché lei sarà con me sarà sempre così; perché lei è la mia vittoria più grande.

 

Angolo dell'autrice: Salve a tutti!

Già, invece di occuparmi della long (o dei compiti), ho scritto questa one-shot per il contest di love137063 “Personaggi secondari e coppie!”

Ehm... non so che altro dire; spero solo vi sia piaciuta!

Felpata <3

  
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