Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Pherenike    24/08/2015    3 recensioni
Dopo anni di assenza da Forks la nostra cara famiglia Cullen decide di tornarvici, molte sorprese li attenderanno, ritroverranno vecchi amici, e ne conosceranno di nuovi, le cose però si complicheranno quando in Italia si risveglia l'interesse dei Volturi. Chi sarà questa volta a salvare i nostri amati vampiri dall'essere assimilati dal crudele esercito italiano?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Volevo scusarmi per questo capitolo che è un po’ spoglio anche se più lungo degli altri, ma mi piace l’idea di raccontare anche momenti “casalinghi”, se così si possono definire, della nostra grande famiglia, e in più mi scuso per non riuscire ad infilare più battute di altri componenti, sono tanti e soddisfare tutti è complicato. Buona lettura.
 
Pentimento
 
Un ringhio cupo mi uscì dalla gola, fu inutile provare a rilassarmi, in cento anni da vampira non avevo mai provato la furia di quel momento, nemmeno quando pensai, appena neonata, che probabilmente saremmo morti tutti, mi sarebbe bastato poter salvare Renesmee.
Vederla lì stesa a terra, ricoperta di liquido rosso e denso tolse da me ogni segno di razionalità. Ovviamente ci misi poco più che qualche secondo a formulare i miei pensieri. Probabilmente se Edward avesse potuto leggere i miei pensieri, mi avrebbe fermata, ma non poteva, e io scatenai tutta la mia rabbia. Mi diressi verso Harry, gli diedi uno schiaffo con la mano destra, probabilmente lo colsi di sorpresa, e lo scaraventai a qualche metro da me e la mia bambina. Non appena Leah uscì dagli alberi, e si rese conto di quello che stava succedendo, in un lampo tornò a essere lupo, si mise di fronte a me, sia per evitare che colpissi di nuovo nostro fratello, sia per imporre l’ordine alfa, a quel punto Harry arretrò e sparì fra gli alberi. Io ero furibonda, quando Leah si girò a guardarmi probabilmente vide qualcosa di molto pericoloso nel mio sguardo perché arretrò, chinò la testa in segno di scuse, almeno credevo, ma questo mi tranquillizzò ben poco. Fu la voce di Edward a farmi rinsavire, fino a quel momento non mi ero resa conto di tenere la guardia alta con un ringhio furioso come accompagnamento.
 
«Vai Leah, ce ne occuperemo noi» disse Edward un poco meno agitato di me.
«Edward dobbiamo portarla a casa, devo controllare che non abbia nulla di rotto» intervenne Carlisle metodico.
 
Jacob mostro i denti al consiglio che fino a quel momento aveva assistito immobile alla scena. L’ira tornò a scuotermi e non potei fare a meno di unirmi a lui.
 
«Se uno soltanto di voi, Leah esclusa, oserà avvicinarsi al nostro territorio riterrò il patto nullo, e a quel punto farò in modo che il gene del mutaforma si estingua per sempre» mi ritrassi, con gli occhi del consiglio puntati su di me, più che spaventati, avevo sortito l’effetto sperato.
 
Jake guaì, come per avvertirmi che ce ne stavamo andando, mi voltai mentre Edward stava partendo con nostra figlia tra le braccia, seguito da Carlisle e Jacob. Mi avviai dietro di loro, preoccupata che le ferite di Nes fossero più serie di quel che credevo. Forse avevo esagerato, infondo è Carlisle il capofamiglia, non avrei dovuto scavalcarlo, ma la rabbia era troppo forte in quel momento e decisi che non me ne importava. Corremmo più veloce del solito, e quando arrivammo a casa trovammo ad attenderci il resto della nostra famiglia, forse si aspettavano buone notizie perché quando arrivammo, alla vista di Renesmee in quelle condizioni, rimasero sbigottiti.
 
«Cos’è successo?» chiese Esme a Carlisle preoccupata.
«Vi spiegheranno tutto Edward e Bella, io devo occuparmi di Nes» rispose Carlisle dileguandosi al piano di sopra.
 
Avrei preferito andare con lei, ma dovevo una spiegazione a tutti, il mio comportamento era stato a dir poco irragionevole.
 
«Jacob e Harry stavano per attaccarsi» Esme si portò le mani alla bocca per l’orrore, ormai considerava Jake parte integrante della nostra famiglia, come tutti del resto «Ma Ness si è messa in mezzo proprio quando Harry si è lanciato contro Jake, ed è stata ferita» raccontò, poi si rivolse a me, guardandomi come per dirmi “adesso tocca a te”.
«A quel punto, quando ho visto Nes ricoperta di sangue, non ci ho visto più, ho scacciato via Harry con uno schiaffo, e prima che le cose degenerassero Leah gli ha imposto di andarsene» dissi un po’ vergognandomi.
 
Ora mi toccava dirgli della mia sfuriata e credo che quella non l’avrebbero presa tanto meglio del racconto precedente, probabilmente Jasper avvertì il mio disagio perché mi affiancò in un istante e l’indecisione scomparve.
 
«C’è un’altra cosa, non sono stata molto garbata con il resto del consiglio» tutti mi guardarono incuriositi, Edward mi prese la mano e alla fine parlai «Sì insomma, ecco… li ho minacciati, avvisandoli che al prossimo quileute che avesse sconfinato avrei ritenuto nullo il patto, e di conseguenza fatto estinguere la loro specie, credo di avere esagerato»  ammisi rendendomi conto ora, per la prima volta del guaio in cui probabilmente avevo cacciato tutti.
«Bella non è da te» disse Esme avvicinandosi, mentre Alice mi abbracciava.
«Accidenti Bella, possibile che mi rubi sempre tutto il divertimento?» disse sogghignando Emmett, sotto lo sguardo minaccioso di Rose.
«Forse avrei fatto la stessa cosa» disse Rose guardandomi negli occhi. La nostra amicizia andava oltre i vecchi rancori, ormai dimenticati da tempo, tutto grazie alla mia piccola bambina, che ora stava soffrendo chissà quanto.
 
«Bene, mentre voi discutete se sia stato giusto o sbagliato il mio gesto, io vado a vedere come sta mia figlia.
 
Corsi in camera sua, mentre Edward raccontava nei minimi dettagli la discussione con il consiglio, sentii la meraviglia di tutti quando compresero che non ci avrebbero dato il beneficio del dubbio. Bussai per paura di disturbare Carlisle, decisi che dovevo scusarmi per il comportamento nella radura, ma prima mi sarei accertata delle condizioni di Ness.
 
«Vieni mamma» mi rispose proprio lei e questo mi tranquillizzò un po’.
Era coperta dal seno in giù, su una spalla vidi le bende che la fasciavano sparire sotto le lenzuola, era conciata peggio di quanto sperassi, ma la tempestività di Carlisle probabilmente avrebbe risolto ogni cosa.
«Renesmee Carlie Cullen, non ti azzardare mai più a farmi preoccupare in questo modo» dissi, abbracciandola sotto gli occhi divertiti di Carlisle.
«Mi dispiace. È che quando ho visto che Jake veniva attaccato, non ho capito più nulla, ho agito d’istinto, scusami» mi disse stringendomi, grande sbaglio perché si lamentò «ahi!» la lasciai subito andare, preoccupata di peggiorare la situazione.
«Non preoccuparti, hai fatto quello che avrei fatto anch’io, solo che vederti così» scossi la testa «Mi hai fatto perdere la ragione» ammisi.
«Toc toc» disse Edward.
 
Entrò con passo fermo, era molto più tranquillo di me, ma probabilmente dipendeva dal fatto che poteva leggere nel pensiero e questo lo teneva a stretto contatto con la mente di nostra figlia, quindi con quello che provava.
 
«O papà, non sai quanto mi dispiace, non volevo farvi preoccupare in questo modo» disse scoppiando il lacrime, non c’era nulla da fare, non appena faceva qualche danno con il padre non riusciva a trattenerle.
«Non preoccuparti piccola, dovevi pur ereditare qualcosa da tua madre e credo che la sconsideratezza sia tutta la sua» la rincuorò Edward a mio discapito.
«Ei vacci piano, ricordati che senza la mia “sconsideratezza” lei probabilmente non sarebbe nemmeno nata» trattenni una smorfia a stento.
«Allora viva l’imprudenza di Bella» disse Jake che era appena entrato.
 
A quel punto la stanza era molto più affollata del necessario, fu Carlisle infatti a darci il segnale per uscire.
 
«Bene, a questo punto penso che basti uno solo di noi per farle compagnia» ovviamente Jacob si sedette accanto a lei, e purtroppo per Edward, noi eravamo di troppo.
Io avevo quasi accettato l’idea di Nes, mia figlia, con Jake, mio migliore amico, l’unico che proprio non mandava giù questa storia era Edward, ma prima o poi avrebbe dovuto farci i conti. In quell’istante ricordai un momento passato: quando mi dovetti impegnare a trattenere uno scudo di protezione intorno a Renesmee, una volta adulta, in maniera quasi permanente, in modo che Edward non sentisse per sbaglio qualche pensiero poco adeguato di Ness nei confronti di Jake. Ci vollero quasi cinque anni prima che Edward imparasse a ignorarli, ma probabilmente qualche volta, lo capivo dal suo sguardo, ci ricascava. Baciai mia figlia sulla fronte, Edward fece lo stesso, ci prendemmo la mano e uscimmo dalla stanza seguiti da Carlisle.
 
«Carlisle, vorrei chiederti scusa, non avrei dovuto interferire con il tuo ruolo di capofamiglia ma..» a quel punto m’interruppe.
«Non hai fatto nulla di più di quello che avrei fatto anch’io, o qualcun altro di noi» ammise amareggiato «Ora dobbiamo solo sperare che non ci siano troppe conseguenze» disse fra se.
«Credo che dovremmo riunirci per parlarne, nel frattempo però… sappi che dovrai tenere a bada Nes, ho dovuto metterle dei punti, cosa alquanto complicata come sai, e dovrà prendere degli antibiotici, ma non preoccuparti, tornerà come nuova in pochi giorni» disse vedendo il panico nei miei occhi.
 
Quando scendemmo in sala da pranzo tutti stavano aspettando attorno al tavolo ovale, ormai punto di riferimento per le nostre riunioni di famiglia.
 
«Come sta?» chiese Alice, probabilmente dando voce alla preoccupazione di tutti.
«è stato un gesto avventato, ma si riprenderà» annunciò Carlisle.
Tutti si rilassarono, Edward rise perfino, ma quando Emmett esclamò «Tale madre tale figlia» con un ghigno, li incenerii entrambi.
«Abbiamo capito Renesmee è imprudente quanto me, ora dateci un taglio» dissi urlando.
«Imprudente?» chiese Alice «Ma se attiravi disgrazie come nessun altro» disse lei, scoppiando nella risata argentina che adoravo tanto, ma che il quel momento avrei voluto non sentire, anche Rose e gli altri, notando la mia aria offesa, si unirono al resto della famiglia che si divertiva a mio discapito.
Incrociai le braccia al petto, irritata «Quando avete finito, parleremo del da farsi» sbuffai sedendomi su una sedia che avevo di fronte. Risero ancora un po’, ma alla fine si arresero e si sedettero tutti.
 
«Ci sono molti problemi da affrontare» fu Carlisle, ovviamente, ad aprire il discorso «Per prima cosa vorrei dire, a beneficio di Bella, che il consiglio non ha voluto ascoltare le nostre argomentazioni. Sono convinti che le storie tramandate siano state… alterate in qualche modo, e non ci hanno creduto nemmeno dopo una più che evidente prova della verità su Renesmee» ma di questo ne aveva parlato già Edward, stava per continuare quando Jasper lo fermò.
«Non capisco, perché? C’è perfino Jacob, un quileute, che ha avuto l’imprinting con lei, com’è possibile che non credano ad uno di loro?» chiese sia a se stesso che agli altri.
«Per loro Jacob non è più parte della tribù, lo definiscono traditore, come in qualche modo anche Leah, a proposito… abbiamo visite» disse serio ascoltando qualcosa che solo lui poteva udire.
 
I passi di Leah arrivarono poco dopo i suoi pensieri, la sentimmo tutti. Si arrestò a pochi metri dalla porta, non voleva entrare, probabilmente pensava di non essere la benvenuta.
 
«Vado io» dissi a Edward che stava per alzarsi, lui annuì.
 
Mentre mi avviavo verso l’entrata sentii che lui riprese il discorso da dove lo aveva lasciato. Quando aprii la porta trovai Leah a camminare avanti e indietro, nervosa, con le mani nei capelli, mi sentì e si voltò a guardarmi con un aria di sconforto nel volto.
 
«Mi dispiace Bella, non credevo che Harry potesse fare una cosa del genere» disse realmente dispiaciuta.
«Non preoccuparti, Ness sta già meglio, vorrei scusarmi anch’io, non avrei dovuto minacciarli a quel modo» ammisi colpevole.
«Sei sua madre, ti capisco, io forse avrei fatto lo stesso, quando Harry era piccolo, bastava un niente per aizzarmi, e lui è mio fratello» disse, con gli occhi proiettati in momenti che io non avrei mai potuto capire.
«Vuoi entrare? Stiamo discutendo sul da farsi» le dissi. Lei sembrò sorpresa, ma si riprese subito e annuì «dobbiamo risolvere questa situazione» confermò in sintonia con i miei pensieri.
 
Forse quel piccolo e unico legame, che ci legava ancora ai quileute, ci avrebbe dato una nuova chance, dovevamo soltanto dargli tempo di capire, di conoscerci, se persino Leah alla fine è arrivata alla conclusione di potersi fidare perché non avrebbero dovuto riuscirci anche gli altri? Entrai in casa seguita da Leah, mia sorella, perché in quel momento mi resi conto che lei questo era, la sorella che non avevo mai avuto. Chissà se sarei riuscita a perdonare, e a conquistare quindi anche un fratello? Sorridendo pensai che in fondo ero fortunata ad avere la possibilità di vivere in eterno, avevo il sospetto che Harry non avrebbe accettato tutto questo in poco tempo, quindi mi beai della mia immortalità e tornai al fianco di mio marito, che sedeva al tavolo ovale insieme al resto della nostra numerosa e strana famiglia.
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Pherenike