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Autore: Nikilu    24/08/2015    2 recensioni
Questa storia porta semplicemente un po' di novità al romanzo che già conosciamo. Le scuole sfidanti che gareggiano per il Torneo Tremaghi portano una ventata di freschezza e novità a Hogwarts. Nuovi personaggi sono inseriti in un contesto a noi tanto familiare e ci saranno cambiamenti, amicizie, amori... ma soprattutto il Torneo Tremaghi.
Genere: Fantasy, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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La settimana seguente fu dedicata esclusivamente ad un solo argomento: il Torneo Tremaghi. Certo, tutti gli studenti sapevano già che si sarebbe tenuta la competizione magica, ma la semplice affissione del cartello nella Sala d’Ingresso aveva avuto un effetto notevole su tutti. In ogni angolo del castello si sentiva parlare di ciò che sarebbe accaduto: quali prove avrebbero dovuto affrontare i campioni; chi sarebbe stato scelto; come si sarebbe svolto il tutto.
“Avete intenzione di candidarvi per il Torneo?” domandò Nora a George mentre passeggiavano lungo la costa del Lago Nero.
“Beh, l’idea è quella” ammise lui con un sorriso. “Se venissi scelto, faresti il tifo per me?” le domandò speranzoso.
“Dovrei fare il tifo per il campione di Gibralfaro, non credi?” sviò lei la domanda.
“Tecnicamente, sì. Ma lo scopo del Torneo Tremaghi è la cooperazione tra maghi e streghe di diverse nazionalità… e se facessi il tifo per me sarebbe solo perché stiamo cooperando”
Nora scoppiò a ridere e gli diede una pacca sul braccio.
“Hai sempre la risposta pronta, non è vero Weasley?” constatò giocosamente la ragazza.
“Senti chi parla” replicò lui con lo stesso tono.
Passeggiarono per un bel po’ mentre chiacchieravano di svariati argomenti; Nora notò piacevolmente che la compagnia di George era davvero genuina e rilassante, riusciva a farla ridere con piccoli gesti e la faceva sentire speciale. A Gibralfaro non aveva mai instaurato un tipo di rapporto simile con un ragazzo, quel tipo di rapporto che era totalmente diverso da quello che aveva con Esteban. Certo, c’erano stati dei corteggiatori ma lei non si era mai sentita così presa da un ragazzo, non aveva mai provato davvero piacere anche solo a parlottare con qualcuno, così come lo provava con George.
“Sarà meglio rientrare, o ti congelerai” disse premuroso George notando che le labbra di Nora cominciavano a diventare bluastre.
“Okay” disse la ragazza, poi guardò l’orologio ed esclamò “Sono le 17.40! E’ tardissimo!”
Così, allarmati, i due incominciarono a correre lungo le pendici della collina che li avrebbe portati dritti all’ingresso del castello.
 
Quando tutti gli studenti si furono accomodati ai loro posti nella Sala Grande, Silente invitò tutti al silenzio: “Il momento è giunto” esordì eccitato “Il Torneo Tremaghi sta per cominciare, ma prima vorrei presentarvi coloro che hanno organizzato tutto. Il signor Bartemius Crouch, Direttore dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale” – ci fu un applauso educato – “e il signor Ludo Bagman, Direttore dell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici”. Per Bagman si sollevò un vero e proprio frastuono di applausi giacché la sua fama di Battitore lo precedeva.
Lui rispose con un cenno gioviale della mano, mentre Crouch non aveva né sorriso né salutò.
Dopo la presentazione, Silente riprese il suo discorso: “Il signor Crouch e il signor Bagman hanno lavorato molto negli ultimi mesi per mettere a punto questa edizione del Torneo e si uniranno a me, alla preside Garcìa e al preside Tremblay nella giuria che valuterà le prove dei campioni”.
Alla parola ‘campioni’ l’attenzione degli studenti parve ridestarsi. Forse Silente aveva notato le loro espressioni perché annunciò trionfalmente: “Mastro Gazza, il forziere, prego!”.
Gazza si avvicinò al preside di Hogwarts trasportando un baule tempestato di pietre preziose: aveva un’aria molto antica e delicata. Un chiacchiericcio eccitato si levò dai tavoli degli studenti e alcuni allungarono il collo per poter vedere meglio l’oggetto.
“Le istruzioni per le prove sono state stilate dal signor Bagman e del signor Crouch che ci assicurano la massima sicurezza. Le sfide saranno tre, così come i campioni. Ogni campione verrà giudicato per la propria abilità magica, la propria audacia, i propri poteri deduttivi e, naturalmente, per la propria capacità di affrontare il pericolo”.
Nella Sala Grande regnava un silenzio innaturale, ogni singolo studente pendeva dalle labbra di Silente.
“I tre campioni otterranno dei punteggi in base all’abilità dimostrata in ogni prova e al termine della terza ed ultima prova, chi dei partecipanti avrà il punteggio più alto, vincerà la Coppa Tremaghi e un premio in galeoni. I campioni verranno designati da uno strumento imparziale… il Calice di Fuoco”.
Con un tocco di bacchetta, il preside schiuse il forziere e ne fuoriuscì un calice tempestato di pietre preziose. Lo fece fluttuare verso l’alto e poi lo adagiò sul baule.
“Chiunque desideri proporsi dovrà scrivere su un pezzo di pergamena il proprio nome e la propria scuola, in maniera leggibile, e metterlo nel Calice. Avrete ventiquattr’ore di tempo per farvi avanti. Domani sera, dopo il banchetto di Halloween, il Calice estrapolerà i nomi dei tre vincitori.
“Quest’anno, l’età minima per poter partecipare è di sedici anni; dunque, traccerò una Linea dell’Età intorno al Calice – che verrà posizionato nella Sala d’Ingresso. Nessuno al di sotto dei sedici anni potrà varcare questa linea.
“Infine, vorrei ricordare a tutti voi che il Torneo Tremaghi non è una competizione da prendere alla leggera. Una volta che un campione viene selezionato dovrà partecipare obbligatoriamente all’evento; il Calice di Fuoco è un contratto magico vincolante. Quindi, rifletteteci bene prima di inserire il vostro nome al suo interno. Ora, credo sia il momento di concederci al banchetto!”
 
 
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Era risaputo che il sabato mattina ci si svegliava più tardi perché non c’erano le lezioni, ma la mattina del 31 ottobre nessuno degli studenti delle tre scuole di magia prestò particolarmente attenzione a questa ‘usanza’. Infatti, quando Alicia, Esteban e Nora si recarono al piano terra per fare colazione, molti alunni erano già appostati nella Sala d’Ingresso a contemplare il Calice di Fuoco. I ragazzi che avevano meno di sedici anni lo ammiravano come se fosse la cosa più bella che avessero mai visto in vita loro; le fiamme azzurre che crepitavano all’interno del potente oggetto magico incantavano tutti, difficile era non seguire i movimenti repentini del fuoco e sperare che facesse qualcosa. Era affascinante anche guardare gli studenti che mettevano i loro nomi nel calice: alcuni inspiravano profondamente e poi si dirigevano più veloce che potevano verso il calice per lasciar cadere al suo interno la pergamena; altri ostentavano altezzosità e mettevano il loro nome con ghigno soddisfatto; altri ancora avevano fatto più tentativi prima di trovare il coraggio di avvicinarsi quel tanto che bastava per inserire il biglietto.
I tre amici spagnoli osservarono per un po’ la scena ma poi lo stomaco ebbe la meglio e si recarono al tavolo dei Grifondoro, dove due entusiasti gemelli Weasley parlavano con un gruppetto chiassoso.
“Cosa avete provato?” domandò loro Colin Canon, un ragazzino del terzo anno appassionato di fotografia.
“Il profumo della gloria” rispose Fred, fiero.
“Un peso sullo stomaco che si scioglie e che diventa audacia” condì George.
I ragazzi che li attorniavano pendevano dalle loro labbra, neanche avessero già vinto il Torneo stesso. Fu quando arrivarono i tre ragazzi di Gibralfaro che il gruppetto si sciolse e fece loro posto.
Buenos dìas” esclamarono i gemelli all’unisono, raggianti più che mai.
Hola chicos” rispose Nora mentre gli altri due si limitarono ad un gesto di saluto “scommetto che avete messo i vostri nome nel calice, non è vero?”
“Cosa te lo fa pensare?” domandò George, su di giri.
“Ah, boh, solo il fatto che vi stavate vantando della gloria con i piccoletti” ironizzò Nora.
“Beh, dai, questo almeno devi concedercelo” disse Fred cauto.
Nora non aggiunse altro, si limitò a sorridere e cominciò ad attaccare con ferocia la colazione.
La mattinata era fresca ma soleggiata e trascorse molto lentamente; gli studenti si concessero passeggiate intorno al Lago Nero, pic-nic al limitare della Foresta Proibita e chiacchierate all’ombra dei grandi salici del cortile. Alcuni erano rimasti all’interno del castello, chi per recuperare i compiti, chi perché rinchiuso in biblioteca come Alicia.
Nora aveva fatto una passeggiata con Angelina, Katie e Alicia Spinnet che le avevano fatto vedere il campo di Quidditch e gli spogliatoi.
“In che ruolo giochi?” domandò Katie alla ragazza spagnola.
“Battitore” rispose la bionda giocherellando con il Boccino d’Oro.
“I nostri battitori sono Fred e George” la informò Angelina “peccato che quest’anno non ci sia la Coppa del Quidditch… un po’ mi manca, sapete?” confessò un po’ giù di morale alle altre.
“Anche a me” affermò Nora “quando gioco mi si svuota la testa dai pensieri… esistono solo i Bolidi e i culi dei miei compagni da salvare!” le altre scoppiarono a ridere e dopo poco s’intrattennero a palleggiare con la Pluffa.
 
Dopo pranzo, Alicia sparì di nuovo in biblioteca insieme ad Hermione; guai a chiederle cosa stessero combinando, erano irremovibili a riguardo.
“Si sono trovate quelle due” aveva commentato beffardo Esteban quando entrambe erano corse via con un pezzo di brownies in bocca.
Nel pomeriggio l’aria si fece più cupa; Esteban rimase nella Sala d’Ingresso insieme ai gemelli e Lee Jordan per commentare tutti coloro che mettevano il proprio nome nel calice; Nora, dato che Ali era diventata tutt’uno con le panche della biblioteca, decise di salire nella sala comune dei Grifondoro e sprofondare in una delle poltrone. Era agitata, e preoccupata, e aveva bisogno di parlare con qualcuno ma non voleva disturbare i suoi amici, così iniziò a disegnare cose senza senso su una pergamena che aveva trovato sul tavolo; era quasi da sola nella sala di ritrovo, la maggior parte degli studenti erano intenti a scrutare il Calice di Fuoco e chiunque vi si avvicinasse. Dopo poco, Esteban varcò il buco del ritratto.
“Ehi!” esclamò sorpreso quando la vide “Che diavolo ci fai qui?”
“Disegno” fu la breve risposta.
“Ma se non sai neanche reggere la matita” ridacchiò l’amico. “Perché non sei giù insieme a noi?”
“Mi annoio”
“Okay, cosa è successo cariño?” Este glielo chiese con tono calmo e si andò a sedere sulla poltrona accanto alla sua.
“Credo di essere pazza… penso delle cose da ieri…” disse vagamente la ragazza.
“Fammi indovinare… ha per caso a che vedere con te che vuoi mettere il tuo nome nel Calice di Fuoco?”
Nora lo guardò stupita e disse “Come diavolo hai fatto ad indovinare?”
“Perché è la stessa cosa che sto pensando io” rispose lui, comprensivo.
“Nooo! Lo sapevo che dovevo dirtelo ieri!” sbraitò Nora saltando dalla poltrona. Cominciò a camminare avanti e indietro e argomentava “Allora, Este, pensaci! Noi vogliamo diventare Auror, giusto?”
“Certo che sì!” rispose lui risoluto.
“Perfetto… quindi, ecco, pensavo a cosa ci ha detto tua madre!”
“Anche io” ammise lui sorridendo.
“Oddio, Este, pensaci! Se uno di noi due fosse il vincitore di un Tremaghi, ma te lo immagini che figurone farebbe sul curriculum??” il peso che Nora sentiva sullo stomaco dalla mattina, si era sciolto completamente: stava esprimendo tutte le sue emozioni ed Esteban la comprendeva al cento per cento.
“Certo che me lo immagino! E poi, por Dìos, ho visto certi rincitrulliti mettere il proprio nome nel Calice! Dobbiamo assolutamente inserire i nostri Nory, potremmo avere una chance!” adesso anche Esteban si era alzato in piedi e guardava la sua amica con aria trionfante.
“Sì, sì, assolutamente sì!” esclamò lei convinta, scoppiando a ridere perché l’ansia saliva e scendeva.
“Sai, pensavo che non ci avresti fatto un pensiero… per via di tua madre” confessò il ragazzo, un po’ imbarazzato.
“Se fino ad ora non ci ho pensato concretamente era anche per questo. Ma lei non è qui! Non può impedirmi di mettere il mio nome in quel calice! E se non vengo scelta… beh… non c’è neanche bisogno che le dica che l’ho fatto” i due scoppiarono a ridere immaginando la faccia della signora Flores se avesse saputo una cosa del genere.
L’euforia li contagiò a tal punto che iniziarono a saltellare su e giù per la sala comune. Poi, come improvvisamente folgorata da una scossa elettrica, Nora si fermò.
“C’è un solo problema…” mormorò all’amico.
“… Ali” concluse lui.
Si guardarono afflitti e l’euforia scemò; “Dobbiamo dirglielo, non possiamo nasconderglielo” ragionò Esteban.
“E’ ovvio ma… beh, glielo diremo con mooolta calma. Non può impedircelo, d’altronde” sentenziò Nora.
“Sì, ma non sono sicuro della sua reazione… lo sai cosa ci direbbe”
“Okaaaaay…. Dobbiamo trovare il modo migliore per dire ad Ali questa cosa”
“Questa cosa, cosa?” domandò Alicia che era appena entrata nella sala comune, seguita a ruota da Hermione.
“Che dovrei farti taaaante trecce per il banchetto di stasera! Sarai bellissima!” squittì Nora con il miglior sorriso che potesse sfoggiare.
Ali inarcò un sopracciglio e guardò Esteban che, per buona misura, si era tuffato sul divano per non farsi guardare in faccia.
“Che avete combinato?” abbaiò Ali portandosi le mani sui fianchi.
“Niente, giuro” rispose Nora, continuando a sorridere come un’ebete. “Voglio davvero farti le trecce…”
Norita, por favor” disse stancamente “no soy tonta”.
Nora strattonò Esteban e mormorò “Diglielo, dai”.
“Io?!?” protestò lui mettendosi a sedere.
“Sì, daaai” lo incitò Nora.
“Ragazzi, o parlate o mi procuro del Veritaserum dalla scorte di Piton!”
“Okay, okay, okay” disse Esteban ansioso “Ecco, Ali… voglmomettreilnostonomenelcalcedifuco”.
Alicia gli sferrò un’occhiata gelida che bastò ad Este per pronunciare bene le parole “Vogliamo mettere il nostro nome nel Calice di Fuoco”.
Alicia li guardò scettica; chiese gentilmente ad Hermione di attenderla al tavolo lì vicino e la Grifondoro seguì il consiglio.
“Siete divertenti, davvero” disse con tono calmo. “Ditemi la verità, forza!”
“Ali è questa la verità” affermò Nora, seria tutta ad un tratto.
La ragazza squadrò i due amici e, con una stretta allo stomaco, capì che non stavano affatto scherzando.
“Ragazzi, non potete fare sul serio!” trillò nervosa “Avete ascoltato le parole di Silente? Il Calice di Fuoco è un contratto magico vincolante!”.
“Sì abbiamo ascoltato bene” intervenne Esteban “e siamo più che intenzionati”
“Tra l’altro, ci resta pochissimo tempo” asserì Nora guardando l’orologio.
“No, oddio, ragazzi” Alicia si portò le mani sul viso, disperata; trasse alcuni profondi respiri e riprese “Allora, io sono convinta al cento per cento che potreste farcela ma… cavoli… Silente ha parlato di tributo di morti! Io non… non…”
Nora raggiunse la sua amica e le mise una mano sulla spalla “Devi stare tranquilla Ali, non sappiamo nemmeno se uno di noi verrà scelto. Ti stai fasciando la testa inutilmente”
“Lo so” sibilò lei “ma tengo miedo… ho paura” la notizia l’aveva sconvolta più di quanto potessero pensare. Poi ad un tratto esclamò con tono agitato “Non sapete a cosa andate in contro! No, no, no, siete pazzi! Lo sapete che nell’edizione del 1792 i campioni hanno dovuto affrontare un Basilisco??! No, dico, VI RENDETE CONTO?”
“Ma sono passati quasi duecento anni!” sbottò Esteban esasperato “E le prove sono sempre diverse, quindi di sicuro non dovremmo affrontare un Basilisco”
“Potrebbe capitare qualcosa di peggio!” adesso Alicia era in preda allo sconforto più totale. Cominciò ad andare su e giù dietro al divano di pelle rossa e scuoteva la testa a ripetizione; si stava auto convincendo che fosse una follia e voleva a tutti i costi trovare un modo per far cambiare idea ai due amici.
“Ali, abbiamo deciso” esclamò in tono pacato Nora “ora andiamo a mettere i nostri nomi nel calice. Se vuoi venire ci farà piacere, altrimenti… beh, ci vediamo dopo”
Esteban si alzò in piedi e affiancò Nora, Alicia li guardava con sconforto e trascorsero pochi minuti di silenzio, durante i quali i tre amici si guardavano e l’unico rumore in sottofondo erano le risate di soddisfazione di Hermione che armeggiava con una scatola di latta.
“E va bene” ruppe Ali il silenzio “vengo con voi… ovviamente. Ma se uno di voi due si fa ammazzare al Tremaghi, lo ammazzo!”. Nora ed Esteban scoppiarono a ridere e si fiondarono sulla loro amica per un abbraccio spaccaossa.
 
 
 
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“Al mio tre” disse Esteban. Nora annuì.
Uno… dos… tres…”  le pergamene scapparono dalla mani dei proprietari, fluttuarono leggiadre sopra il bordo del Calice di Fuoco e, pochi secondi dopo, vennero risucchiate dal fuoco azzurro; negli occhi di Nora ed Esteban riflettevano le fiamme crepitanti che non appena toccarono i pezzi di carta guizzarono alte, per poi tornare normali dopo pochi attimi. I due amici restarono lì imbambolati, aspettandosi che il Calice facesse qualcos’altro, ma non accadde nulla. Quando si girarono per raggiungere Alicia, si resero conto che un gruppetto di studenti di Gibralfaro stavano applaudendo entusiasti per loro e fecero cenni di gratitudine da lontano.
“In bocca al lupo!” esclamò una voce raggiante alle loro spalle: era Fred che si congratulava con i due nuovi amici “Chissà che non saremo avversari” ridacchiò poi.
“Weasley, spera per te che non capiterà… non sarebbe carino se facessimo il culo allo studente della scuola ospite” asserì divertito Esteban. Ridacchiarono tutti e poco dopo si avviarono verso il quinto piano; Esteban e Fred parlottavano concitatamente del Torneo, mentre Alicia si decise finalmente a ‘confessare’ cosa aveva fatto tutto il giorno con Hermione.
“CREPA?” domandò Nora alzando la voce.
“C-R-E-P-A. Ovvero, Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti”.
“E tu credi in questa causa?” chiese scettica la bionda.
“Beh, a dire il vero non molto…” confessò la mora “è solo che Hermione me ne ha parlato e io ho semplicemente pensato di aiutarla”.
“E hai perso una giornata intera solo per aiutarla?” Nora non poteva crederci.
“Sì, Nora. Significa essere gentili e aiutare gli altri”
“Oppure significa che ti faceva pena”
“Tenerezza… direi che tenerezza è più appropriato” precisò Alicia “E comunque, non vedo cosa ci sia di male. Crede in una cosa e la porta avanti, è giusto così! E io sono più grande e le ho dispensato qualche consiglio… nulla di più” affermò con fermezza.
“Okay, ma perché tenere il segreto tutto il giorno?”
“Hermione voleva fosse una sorpresa, e l’ho accontentata”
Nora storse il naso e ricevette un buffetto sul braccio dall’amica.
“Non fare l’antipatica” la rimproverò, poi aggiunse “A proposito, dammi due zellini”
Por què?
“Ho promesso ad Hermione che ci saremmo iscritti al C-R-E-P-A. Molla i due zellini”
“Io non te li do due zellini!” protestò Nora “Non voglio iscrivermi al CREPA!”
“Ti ci iscrivi eccome, invece! Sgancia!”
“Este! Este! Este!” chiamò Nora a gran voce per far sì che l’amico, che era già fuori all’ingresso della sala comune dei Grifondoro, la sentisse.
“Che c’è??!!” rispose, fermandosi, infastidito perché era stato interrotto nel bel mezzo di un discorso sulle chimere ad un Tremaghi.
“Dai quattro zellini ad Ali” lo incitò Nora.
“E perché mai?” chiese lecito.
“Tu daglieli” nel frattempo le due amiche avevano raggiunto i ragazzi.
“Dammi una buona motivazione”
“Starò zitta per la prossima ora” offrì Nora.
Esteban cacciò la mano nella tasca dei jeans, contò le monete e disse: “Ali te ne do cinque, ma falla stare zitta per la prossima ora e mezza”.
Le due amiche scoppiarono a ridere, l'eco delle loro risate risuonò per tutto il castello e si dissolse repentino non appena sparirono dietro al ritratto della Signora Grassa.
  
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