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Autore: charliespoems    24/08/2015    5 recensioni
Il dolore e l’odio di Sasuke erano troppi per essere contenuti in quell’esile corpo. Lo spirito combattivo di Naruto, invece, gli lacerava l’anima. Tutte quelle emozioni erano esagerate anche per loro, quelli che sarebbe dovuti diventare gli eroi, ma che morirono da tali, uccidendosi a vicenda.
In una pozza di amore e sangue, con le parole non dette sulle labbra, le lacrime incastrate nelle ciglia e il cuore che, debolmente, batteva. Eppure a tutti è data una seconda possibilità, e Sasuke deve ancora riscattarsi. Deve riscattare lui, gli Uchiha, l’amore del ragazzo che giace al suo fianco.
E tutto si racchiude in un fascio di luce, che lo accoglierà accarezzandolo. Gli ricorda il suo Naruto, e ci si tuffa dentro.
Sasuke sconterà la sua pena, capirà i suoi errori in modo giusto seppur doloroso. Lo stesso dolore che, a causa sua, ha subito Naruto.
Perché nel nuovo mondo - quello di città, dove nessun coprifronte o casata conta - Sasuke dovrà rincorrerlo, e fare di tutto per essere di nuovo suo.
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Storia nata da una fanart trovata su Tumblr. É un esperimento; considerata un AU, ma sempre collegata al mondo del manga.
É la mia prima storia, spero vi incuriosisca!
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Sorpresa | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Sono in un ritardo assurdo, lo so.
Per chi non dovesse ricordare bene (riepilogo molto, molto breve):
Nello scorso capitolo Naruto racconta a Sakura la sua vicenda con i signor Otsutsuki, il suo incontro con Sasuke e le sue impressioni. Poi, leggendo la trama del libro di Jiraiya, si accorge e capisce molte più cose.

Capitolo decimo:
I pezzi rotti vanno ricomposti.
 
     Sentì le guance bruciare per colpa di quello che doveva essere uno schiaffo affettuoso, se solo i palmi della sua migliore amica non fossero appiccicate al suo viso con una forza tale da svegliarlo nel bel mezzo del suo sonno. Probabilmente uno dei risvegli peggiori. Dire che la incenerì con lo sguardo risulterebbe una sciocchezza. In compenso Sakura gli sorrise allegramente, facendolo alzare. Notò lo sguardo azzurro spostarsi dal suo viso. Naruto si coprì con le coperte come un bambino, cominciando a mugolare e lamentarsi dell’orario e del suo amato sonno perduto. «Credi siano le otto? Sono le undici, testone. È ora di portare il tuo didietro fuori di qui» lo canzonò lei, riuscendo a strapparlo dalle coperte e scompigliandogli i capelli. Naruto sbuffò rumorosamente, pensando all’ennesimo sogno e al mal di testa. Pensava davvero di aver bisogno di aiuto. Qualcuno che potesse ascoltarlo senza conoscerlo, che riuscisse a liberargli la mente da tutte quelle immagini scollegate. Voleva trovare un filo logico a tutto quello, eppure più sognava – o meglio, sembrava di ricordare – più pensava di essere un imbecille senza speranza con qualche accenno di schizofrenia. D’altronde le voci le sentiva. “Lei è innamorata di lui, Naruto.” Sbuffò ancora, levandosi completamente da dosso le coperte, per poi alzarsi stizzito e andare a lavarsi sotto lo sguardo preoccupato dell’amica.

      «Allora, mi vuoi raccontare cos’è successo ieri?» gli chiese, una volta trovato pronto. Naruto incespicò un poco, cominciando a parlargli del colloquio con i due signori Otsutsuki, anche se più che persone normali sembravano due idioti. Eccetto quello, a detta sua, brutto e cattivo. Non aveva niente di sbagliato – forse, si diceva – ma il suo sguardo lo metteva in soggezione. Sentiva come se gli trapassasse il corpo, l’anima, i pensieri. Come una grande radiografia. Ce lo vedeva, con i raggi X incorporati negli occhi. Rimase a bocca aperta, immaginandosi il tutto, mentre Sakura l’osservava con un sopracciglio inarcato. «E quindi? Cosa ti hanno proposto?» «Devo dipingere dei quadri, per il momento ho carta bianca. Mi faranno sapere loro sul nuovo professore» si grattò il naso con fare impacciato. Si sentiva strano a sapere di dover condividere totalmente la sua arte con qualcuno. Alla fine lui dipingeva per sé stesso, per trovare quel qualcosa che mancava nella sua vita, e avere una persona accanto sarebbe strano diverso.

      «Ho anche incontrato quel Sasuke, ieri. E mi ha dato dell’Usuratonkachi» mise le braccia conserte, pestando un piede a terra. Sakura a quelle parole s’illuminò. Quel demonio di ragazzo non aveva accennato ad un incontro con il biondo. Stronzo. Glielo avrebbe rinfacciato, non dopo essersi fatta dire da Karin la sua reazione all’uscita del nuovo trio d’oro, ovviamente. Sasuke sapeva essere il bello-dannato-e-sempre-impassibile, certamente, lo faceva sempre. Ma non quando si trattava di Itachi. Anche a Konoha perdeva le staffe a causa sua. Le venne da sorridere. Usuratonkachi, era così che lo chiamava tutte le volte. Guardò il viso di Naruto con un’espressione colma di malinconia. Le mancava, Konoha. Le mancava la sua vita al villaggio, il suo chakra, tutte le regole che doveva ribadire quando proprio lui non le ricordava – o meglio sapeva, dato che non le aveva mai studiate in vita sua. Le mancava il Team 7, soprattutto. Era difficile dover superare tutto. Si chiese come ci riuscisse Sasuke. E così candidamente, poi. Ma lui era fatto in quel modo. Lui sapeva sempre tutto, in questo non era cambiato.

         «Tu lo conosci, vero? Sasuke, intendo» lo sentì chiedere, stringendo appena le labbra. Sorrise apertamente, per poi scuotere la testa in un sì. «Lo conosci anche tu» rispose poi, senza pensare. Era giusto così. Avrebbe dovuto ricordare, prima o poi. Ignorò lo sguardo sorpreso del suo amico, per poi sorprendersi lei stessa quando lo vide abbassare la testa ed annuire a sua volta. «Già, lo so» portò il gomito sulla gamba, per poi appoggiare la testa nella sua mano, incurvandosi. Gongolò un poco, per poi tornare a sbuffare. In quei casi sembrava proprio un bambino: era incapace di fare altro. «L’ho sognato» sussurrò, guardando verso il basso. «Era un... contesto un po’ particolare» lo vide alzare la testa verso di lei, le gote rosse seguite dalle orecchie. Era già arrivato a quel tipo di sogni?! Anche Sakura sentì le guance scaldarsi. Va bene, era ovvio che quei due sarebbero stati insieme per davvero, ma parlare già di quello le sembrava prematuro. O forse no? Si conoscevano da sempre, quei due. Che Naruto avesse ricordato tutto? O stava fraintendendo? «Quale contesto, Naru?»

        Ora non sapeva proprio cosa fare. La guardava, guardava lei e i suoi occhi verdi che lo scrutavano con un lieve accenno di curiosità e proprio non riusciva a dire niente. Sentiva la lingua impastata fra i denti. Provò a respirare, ma niente. Sembrava andato. «Ehm, ecco» sussurrò, cercando di guardarsi attorno. Pregò tutti i Kami che Iruka potesse interromperli in quel momento, ma nessun rumore, nessun bussare alla porta, nessun vaso rotto. Niente di niente. La casa sembrava muta, morta. Riprese un po’ di fiato. Lo avrebbe detto tutto insieme, senza pensarci, così sarebbe finita prima. «Hosognatounbacioconluiascuola» strinse le labbra fino a farle sbiancare, sotto lo sguardo della sua migliore amica che da curioso passava a… divertito? Infatti la vide scoppiare a ridere, portandosi addirittura le mani allo stomaco. «Scusa, davvero!» riuscì a dire, dopo essersi asciugata le lacrime. «Hai sognato di baciarlo, a scuola? Che scuola?» «Era strano, mi sembrava di non conoscerla ma in fondo sì, la conoscevo. Era la mia scuola, no? E poi boh, non so, ero su un banco e lui era davanti a me, seduto, e sembrava rimpicciolito» si grattò la testa. «Però la pettinatura terribile c’era sempre!» gesticolò con le mani, formando un grande semicerchio per evidenziare la sua “disperazione”.

         «E qualcuno ti ha dato uno spintone, così siete finiti uno addosso all’altro» continuò Sakura, con gli occhi persi nel vuoto. Si ridestò subito dopo, arrossendo. «Ho indovinato?» Naruto rimase esterrefatto. Si bloccò di nuovo per qualche secondo, osservando le iridi sempre più verdi dell’amica. Dopo di che annuì, era successo proprio quello. Eppure non gli sembrava una cosa prevedibile, anzi. Pensava che avrebbe riso fino alla settimana dopo. Nel senso, chi è il cretino che sogna di baciare sbadatamente, su un banco di scuola per giunta, il cameriere di un bar? Continuò ad accarezzarsi i capelli sulla base del collo, in un moto di agitazione. Non sapeva proprio come prenderla. Era una situazione bizzarra, probabilmente troppo. «Sono stata brava, mh?» «Sakura» la interruppe, guardandola attentamente. C’era una vena terribilmente seria, a detta dell’amica, in quegli occhi azzurri. «Sakura, io… ti ho mai…» deglutì. «Ti ho mai amato, ?» La ragazza dai capelli rosa rimase interdetta, non sapendo cosa dire. Sorrise semplicemente, scompigliandogli i capelli ancora una volta. «Dicevi di avere una cotta per me» sussurrò, guardandosi le mani. «Siamo sempre stati insieme comunque, no?» «E tu? Tu provavi qualcosa per me?» la vide irrigidirsi a quella domanda. Dopo di che scosse la testa in senso di diniego. «Non c’è proprio un motivo, ma...» e Naruto capì.
       «C’è, il motivo»
       «Mh» annuì.
       «Forse»

«Provavo davvero qualcosa per te?» chiese, con fare indifferente. Si toccava le mani, era abbastanza imbarazzante come situazione, ma sapeva di dover fare quelle domande. Erano uscite dalla sua bocca spontaneamente. Era stato come se un fulmine gli fosse piombato addosso. «Mh, non credo, sai?» rispose lei, ancora incerta sul “” che lui intendeva. «Anche tu come tutti eri affascinato da, bé…» ma Naruto le fece segno con la mano di tacere. Si alzò con uno sguardo colmo di decisione, per poi dirigersi verso la porta e «Aspetta, devi uscire proprio adesso?» per poi aprire la porta di scatto e trovare dei capelli argentati, un viso scoperto ed un sorriso caloroso e al contempo inquietante. «Buongiorno, Naruto!»
 
 
     Aveva capito come impugnare la tazzina per non farla cadere mentre ci passava il panno sopra. Era riuscito a pulirne dieci senza romperne nemmeno una, ed era un traguardo. Ci stava attento, certo, ma quelle cose sembravano avere vita propria, delle volte. Vedeva Suigetsu osservare Karin e Itachi in modo torvo, specialmente quando parlottavano fra loro. Gli faceva quasi pena. Anzi, senza il quasi. Non avrebbe mai creduto che un cretino del genere potesse davvero innamorarsi di qualcuno. Scosse la testa, alla fine proprio tutti potevano prendersi delle sbandate. Tu compreso. Si morse la lingua, per poi continuare a strofinare con il sapone le stoviglie. In fondo non gli importava dove fossero andati Sakura, Itachi e Karin. L’unica cosa strana era la ragazza in rosa, e soprattutto la collaborazione con la talpa occhialuta. Se separatamente erano una palla al piede, insieme dovevano essere qualcosa di catastrofico. Si segnò di non averci niente a che fare. Guardò il suo Nii-san, era convinto che gli dicesse cosa stessero combinando, ma aveva tenuto il silenzio. Era impossibile che fosse un appuntamento, anche perché Itachi aveva la ragazza e soprattutto non sarebbe mai uscito con persone così. Dunque, in tutta quella storia doveva c’entrare Naruto. E se c’entrava Naruto, allora la cosa gli interessava.

     «Merda, ho bruciato i croissant» sibilò Suigetsu. «JUGO!» urlò subito dopo, facendolo sussultare. E anche incazzare. Parecchio. «CHE DIAMINE HA QUESTO AFFARE DI SBAGLIATO?» strillò ancora. Sembrava star mettendo tutta la sua frustrazione sul macchinario ma, no, a Sasuke non avrebbe fatto pena e no, non gliel’avrebbe fatta passare facilmente. Fatto sta che gli si avvicinò dandogli uno scappellotto, sotto le ovvie proteste dell’albino. «Che cazzo vuoi, tu?» «La vuoi piantare di gridare come una ragazzina isterica?» lo freddò con lo sguardo, e Suigetsu giurò di aver visto delle sfumature rosse in quegli occhi. Dopo di che lo vide alzare gli occhi al cielo. «Piantala di lagnarti, chiaro? Non è quello che pensi. Fai pena» detto questo tornò alle sue tazzine, lasciandolo sempre più frustrato e pieno di dubbi vorticanti per la testa.

      Però per Suigetsu non era finita lì, difatti prese il primo mestolo che trovò e si avvicinò nuovamente a Sasuke, ignorando i due clienti che entravano e sussurravano un impacciato «Buongiorno». Per prima cosa gli restituì lo scappellotto, nonostante seppe che dopo l’avrebbe ucciso a calci, ma non era importante. Al limite sarebbe scappato in Tanzania, dove quel cretino apatico – a detta sua – non l’avrebbe mai trovato. «Sarei io quello patetico, umh?» sussurrò con fare incazzoso, cercando sempre di mantenere il controllo della voce. Karin si avvicinò di soppiatto, prendendo le ordinazioni dei nuovi clienti ma tendendo l’orecchio con un sorriso furbo in volto. Sapeva già cosa stava per accadere. «Volete accomodarvi ai tavoli o preferite stare al bancone, signori?» pregò che se ne andassero, poiché prevedeva lanci di bicchieri, posate e anche piatti spaccati l’uno in testa all’altro. Le venne da ridere: i suoi ragazzi.

       L’unica cosa che fece Sasuke fu di alzare, per l’ennesima volta, gli occhi al cielo. Le provocazioni di Suigetsu non gli facevano né caldo né freddo, voleva solamente essere lasciato in pace. «Mio caro Uchiha da strapazzo, quello che fa pena e che sembra una ragazzina col ciclo perenne sei tu. Il fatto del ciclo credo te l’avessero già detto, perché non è difficile da notare. Comunque sia, fammi finire o giuro che prendo una pentola e te la sbatto sul naso» fermò l’occhiata di fuoco con una mano. «Quel disgraziato dell’Uzumaki starà diventando sempre più cretino a furia di aspettarti, e tu fai la dolce principessa che aspetta quando potresti cercarlo tranquillamente. Invece no, sei tu che ti fai inseguire, ma a quanto pare ti riesce magnificamente» finì con un ampio gesto delle braccia, lasciando Sasuke un po’ stordito e senza parole. Da quando Suigetsu tirava fuori i coglioni per fare un discorso del genere? Quello non era il cammello del suo Team. Doveva per forza esserci una spiegazione. «Sai cosa, Suigetsu?» si sentì Karin, che si fermò di poco accanto a loro. L’albino si preparò a qualche strigliata per via del cattivo comportamento con il caro, dolce, piccolo Sasuke. «Se non fosse che ci sono clienti e tutto il resto probabilmente adesso ti bacerei»
Adesso Sasuke era proprio privo di voce.
 
       «Quindi fino ad adesso questi sono stati i tuoi quadri, giusto?» quegli occhi neri l’osservavano in un modo strano. In un modo o nell’altro gli metteva una leggera inquietudine addosso. Annuì, deglutendo. Aveva un portamento strano, quell’uomo. Sorrideva sempre chiudendo gli occhi, e proprio in quel momento si era infilato una strana maschera addosso, per poi cominciare a colorare qualcosa su una tela bianca. Lo guardava bene, e più osservava quel volto coperto, più qualcosa dentro lui scattava. Decise di sopprimere il ricordo sul nascere. Aveva capito che c’era qualcosa sotto di cui non ricordava, ma l’emicrania l’avrebbe ucciso prima ancora di sapere. Muoveva la mano con destrezza, sapeva esattamente quello che stava facendo, ma rimase davanti alla tela, non riuscendo a vedere cosa fosse effettivamente il disegno. Aveva abbozzato qualcosa con il verde, il giallo, il blu ed il marrone. Una volta terminato si avvicinò, e notò varie sfumature di colore. Gli alberi, le foglie definite, il prato che si estendeva a piena vista, e poi tre pali di legno posizionati al centro uno accanto all’altro. Vide Sakura stringere forte le mani l’una con l’altra.

      «Era un posto in cui insegnavo prima, era abbastanza divertente» disse, continuando a sorridergli. «Il campo d’addestramento» sussurrò lui, scaturendo lo stupore della migliore amica. Naruto si sedette, frustrato. Sembrava che ogni emozione avesse deciso di abbandonare il suo corpo. Lo sguardo era fisso nel vuoto, così come la sua mente. Non aveva idea di cosa pensare. Perché? Perché non poteva ricordare come tutti gli altri? «Naruto, credo che prima dovremmo presentarci come si deve, prego» Quelle parole furono un’illuminazione. Sentiva le tempie pulsare, ma sapeva le risposte. «Io» si ritrovò gli occhi colmi di lacrime senza un vero motivo. «Io sono Naruto Uzumaki, amo il ramen istantaneo, soprattutto quello di Ichiraku che mi viene offerto spesso da Iruka-sensei, e» deglutì, tremando. Sakura si sedette accanto a lui con le lacrime agli occhi e gli prese le mani stringendole forti fra le sue. «L’unica cosa che odio sono i minuti da aspettare prima che cuocia» sorrise, ironico. «E il mio sogno è quello di superare qualcuno, per poter essere accettato. E questo qualcuno io so chi sia, ma non lo capisco a pieno» si massaggiò la testa, confuso ancora più di prima. Tutti sapevano tranne lui, era quella la verità.

        «Vorrei solo sapere cosa c’entra il barista» sbuffò. «Ascoltami bene, Naruto. Questa storia è meglio che te la spieghi io» «Sensei, no. Dev’essere lui a ricordare» Sakura lo bloccò, alzandosi in piedi. Era compito di Sasuke e di Naruto, di nessun’altro. «E sentiamo, come pensi di fare?» chiese poi, guardando il ragazzo biondo. Quello si scompigliò i capelli, si alzò di scatto e uscì di fretta. Si erano fatte le nove, e sperò con tutto il cuore di trovarlo. Doveva sapere cosa ci faceva lui in tutta quella storia. Era la sua vita, lui non ne faceva parte. E allora perché? Nonostante sentisse Sakura chiamarlo, Naruto accellerò il passo, deciso di andare a chiarire quella situazione una volta per tutte. Si sentiva un cretino con chissà quale problema psicologico. Tutto quello non era possibile. Si sentiva preso per il culo, anche. Si stavano prendendo gioco di lui, ne era quasi sicuro. Quell’Uchiha, poi, con quell’aria da strafottente e il suo Usuratonkachi del cazzo. Lo avrebbe volentieri preso a testate da lì all’Europa.

          Entrò nel bar di fretta e furia, notando il ragazzo sorridente che aveva servito lui e Sakura la prima volta. «Oh, ma guarda un po’ chi si vede» dopotutto aveva una parvenza simpatica. Non sembrava una cattiva persona, e pensava che avesse parecchio senso dell’umorismo. A differenza di Sasuke, che probabilmente aveva la simpatia di un cetriolo cotto. E i cetrioli cotti gli facevano davvero schifo. Si avvicinò al suo obiettivo, guardandolo fisso negli occhi. Non appena lo vide alzare un sopracciglio le mani gli diedero fastidio, come se lo invitassero a prenderlo a pugni. «Quando cazzo puoi prenderti una pausa?» chiese, con fare nervoso ma mantenendo sempre il tono fermo. «E a te cosa importa?» «Senti, Uchiha, non è questo il momento. Devo parlarti» lo vide alzare gli occhi al cielo e pregò le sue gambe di star ferme e non saltare sul bancone per poi andare a massacrarlo. «Non puoi andare da ogni sconosciuto che ti capita sotto tiro e dirgli di parlare con te, Usuratonkachi» Oh sì, voleva proprio ucciderlo. «Uno sconosciuto non chiama Usuratonkachi un altro sconosciuto. Ho detto che devo parlarti» ripeté, stringendo forti le dita. La mano destra doleva. «E ti pare che ora ci stiamo mandando i segnali di fumo?» chiese, scettico. A quel punto Naruto si sporse completamente sul bancone, lo afferrò nuovamente per il colletto – come la prima volta – e lo fece abbassare su di lui. Contava di essere più alto, ma probabilmente si sbagliava. Nonostante il bancone fregasse era convinto di essere almeno dei centimetri più basso, anche se ovviamente non troppi.

       «Quando. Cazzo. Hai. La. Pausa» scandì bene le parole, sussurrando. L’altro si liberò dalla presa con uno strattone, per poi indicargli l’uscita e andare fuori. Naruto sbuffò ad alta voce, scompigliandosi ancora i capelli. Sarebbe uscito di testa presto. 












Angolo autrice:
sono in un ritardo allucinante, vi chiedo scusa, davvero.
Contavo di poter pubblicare molto prima ma fra caldo, impegni vari, Ferragosto e tutto il resto mi sono trovata abbastanza incasinata e non ho avuto il tempo di scrivere niente.
Inoltre il capitolo è sottotono, ha delle incertezze e ci sono delle inconcordanze. Spero dal prossimo di poter rendere le cose più chiare, anche perché forse sto accellerando un po' troppo.
Non doveva essere una lunghissima storia, infondo. Credo si aggirerà intorno ai sedici/diciassette capitoli al massimo. Quindi diciamo che stiamo per entrare nella fase di conclusione.
Ripeto, probabilmente il fatto che Naruto stia ricordando così di botto è troppo accellerato, ma ci sono i motivi, e contando che a settembre comincerò la terza liceo dovrò buttarmi sullo studio in una maniera maniacale e probabilmente il tempo per scrivere sarà ancora meno, quindi cercherò di terminarla in modo dignitoso ma ahimé il prima possibile.
Spero che dal prossimo capitolo i toni si rialzeranno. Le calate ogni tanto, sfortunatamente, ci sono.
In questo scritto comunque vediamo Naruto ricordare fiumi di cose, Kakashi intraprendente che vuole cercare di far ricordare ogni cosa al caro sfigatello, ma niente, perché lui da bravo ragazzo qual é decide di andare a chiedere proprio al suo graaande amore, che lo sta aspettando.
Inoltre anche Suigetsu sta avendo i controcazzi e non so, penso sia giusto così.
Sono di frettissima, perdonate eventuali errori.
Scusate ancora il ritardo e se il capitolo è sottotono.
Un bacione,
Charlie;
   
 
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