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Autore: _Girella_    25/08/2015    3 recensioni
-Va bene, Atsuya. Hai vinto. Puoi tornare sulla Terra, tuo fratello ha ancora bisogno di te.
Vivrai ancora per un po’. Ma ci sono dei limiti, e tu li conosci bene.
E soprattutto, non potrai restarci per sempre. Arriverà il momento in cui la tua anima terrena si consumerà
e sarai costretto a dire addio una volta per tutte a Shirou. Sei sicuro di volerlo fare?-.
Dal cap. 13
-Non manca molto ormai-.
-Cosa? Di già?-
-Atsuya sta per fare la sua scelta. E il suo destino si compirà-.
Gabriel non rispose. Semplicemente, si ritrovò a sperare che facesse la scelta giusta.
Ben sapendo che non sarebbe stato così. 
Genere: Angst, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La minaccia di Luc
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-Ragazzi!-.

Atsuya apparve in cima alle scale che portavano al secondo piano della Raimon.

-Ehi, Atsuya!- lo salutò Endou col suo solito tono di voce molto al di sopra del consentito, agitando la mano.

Gouenji gli tappò la bocca con un gesto rapido, e lo guardò male.

-Endou. Per l'ennesima volta. Vorremmo evitare che l’intera scuola sappia del segreto di Tayou-. Pronunciò il suo nome a denti stretti, fissando i propri occhi in quelli del portiere, che si fece piccolo piccolo.

-Hai ragione, scusa, me ne ero dimenticato-.

-Ragazzi!-. Atsuya saltò gli ultimi due gradini della scala, interrompendo i pensieri di Gouenji che si chiedeva come fosse possibile che Endou si fosse potuto dimenticare una cosa del genere. -Sapete che giorno è oggi?-.

Midorikawa, che non ne aveva idea, dato che da quando si era chiarito con Hiroto viveva nel mondo delle nuvole, dovette guardare il cellulare. –Il dieci gennaio-.

-Esatto!-. Atsuya era trionfante. –Il che vuol dire che tra una settimana…-.

-E’ il compleanno di Shirou!- concluse Gouenji illuminandosi.

Raggiunsero il loro solito posto nel cortile della scuola. Quel giorno, Shirou era rimasto a casa perché, con tutta la neve che era caduta e che continuava a cadere, aveva preso la febbre, che lo inchiodava sotto le coperte con una tazza di thè sempre in mano e il naso perennemente rosso.

Il giardino era deserto. Gli studenti della Raimon, col freddo che faceva, preferivano di gran lunga pranzare al caldo nelle proprie aule piuttosto che sulla neve. E non avevano tutti i torti, ma Endou voleva sempre uscire, e gli altri non potevano che seguirlo ogni giorno sospirando, sfidando vari centimetri di neve.

-Ehi, è vero- commentò il portiere. –Accidenti, come passa il tempo. A proposito, At… Tayou, quando è il tuo compleanno?-.

Si beccò un’occhiata truce dall’intera squadra. –Secondo te? Siamo gemelli!-.

-Oh, giusto…- mormorò imbarazzato Endou grattandosi i capelli. Midorikawa e Kazemaru scoppiarono a ridere, gli altri si limitarono a sospirare.

-Ecco pensavo…perché non gli organizziamo una festa a sorpresa?-.

-Che idea geniale!- esclamò Hiroto. –Io adoro organizzare le feste a sorpresa!-.

-Hai mai organizzato una festa a sorpresa??- si informò Midorikawa.

Hiroto si strinse nelle spalle –No. Ma so che se lo avessi fatto, lo avrei adorato-. Midorikawa si battè una mano sulla fronte.

Endou iniziò a saltellare per tutto il giardino, affondando nella neve fino al ginocchio. La sciarpa che aveva attorno al collo svolazzava da tutte le parti. –Che cosa fantastica! Posso organizzare io i preparativi?-.

L’unico che rispose alla sua domanda fu il vento, che soffiava tra i rami spogli degli alberi e faceva sbattere qualsiasi finestra chiusa male.

-Che c’è?- domandò Endou fermandosi di colpo, stupito da quel silenzio.

-Non so se è una buona idea…- commentò Hiroto dopo qualche istante, cercando di usare quanta più delicatezza possibile.

-Perché?-.

-Bhè, da uno che pensa che due gemelli compiano gli anni in giorni diversi, ci si può aspettare di tutto-.

Mentre gli altri scoppiavano a ridere, Endou mise il broncio e Kazemaru, ovviamente, si sciolse. –Si, okay- rispose. –So che farai un grande lavoro-.

Midorikawa sospirò. –Qualche volta, Kazemaru, dovresti provare ad essere oggettivo-.

Endou, nel frattempo, aveva già recuperato il buon umore. Da nessuno capì dove aveva fatto spuntare un taccuino e una matita. Si tolse un guanto con i denti e lo tenne tra le labbra. –Dunque…- mugugnò.

Kazemaru provò un fiotto d’invidia per quel guanto, ma tenne per sé i commenti.

-Allora… Gouenji e Kidou potrebbero pensare alle decorazion. Gouenji si occuperà anche di tenere Shirou lontano in un modo o nell’altro, il giorno della festa, prima che tutto sia pronto-.

Gouenji fece per strozzarlo leggendo i troppi sottintesi in quella frase, ma Endou sfuggì alla sua presa, continuando a scrivere come se nulla fosse. –Io e Kazemaru pensiamo al posto e agli invitati…-.

-Proprio no!- s’intromise a quel punto Kidou. –Voi due dovete stare a distanza di sicurezza, altrimenti non combinate niente. Facciamo che io e Kazemaru ci occupiamo degli invitati, tu e Gouenji dei festoni-.

Kazemaru divenne di fuoco, mentre Endou s’incupiva.

Però entrambi dovevano ammettere che, come al solito, Kidou aveva ragione.

-E va bene…  Hiroto e Midorikawa penseranno a cucinare, dato che Mido-kun è l'unico che se la cava in cucina-.

Kazemaru lo interruppe, accigliandosi. –Eh no, non è giusto. Io e te non possiamo fare coppia, e Hiroto e Midorikawa possono?-.

Il ragionamento non faceva una piega.

-E’ vero, ma  Hiroto è molto ligio al proprio lavoro. Prima il dovere poi il piacere- disse Kidou.

Hiroto annuì con forza, per poi piegarsi e sussurrare all’orecchio di Midorikawa –Anche se qualche volta potrei fare un’eccezione…-.

  
***

*sei giorni dopo*

  
-Ti ha mai detto nessuno che sei un mago in cucina?- domandò Hiroto abbracciando da dietro Midorikawa, occupato a infornare i biscotti. –E poi stai molto bene con il grembiule, ti fa un lato b niente male-.

Midorikawa lo colpì in testa col mestolo, senza preoccuparsi di non metterci tutta la propria forza. –Ma ti sembrano cose da dire?- gridò.

-Perchè non accetti mai i complimenti?- si lamentò Hiroto, allontanandosi per proteggersi da eventuali altre mestolate.

Midorikawa sospirò, e iniziò a raccogliere la farina sparsa sul piano della cucina. Hiroto aspettò qualche altro istante, poi lo abbracciò di nuovo.

Era da quella mattina che Hiroto faceva di tutto per distoglierlo dal proprio lavoro. Altro che ligio al dovere! Cercava continuamente scuse per abbracciarlo, baciarlo, e nel frattempo rubare qualsiasi cosa stesse cucinando. Midorikawa aveva raggiunto il limite della propria pazienza.

Si girò e gli sorrise dolcemente. E, senza tanti preamboli, gli vuotò in faccia il sacco di farina che era avanzata dalla preparazione del dolci.

Hiroto si allontanò di colpo, starnutendo e spargendo farina in ogni dove. –Ma… Mido-kun!-.

-Così impari. Mai disturbare un cuoco al lavoro- si giustificò il ragazzo scoppiando a ridere. Hiroto sembrava un pupazzo di neve.

Lui sospirò, cercando di togliersi un po’ di farina dal volto. Bloccò i polsi di Midorikawa con una mano.

-Questo non dovevi farlo- mormorò guardandolo fisso.

-Davvero?-.

-Potrei arrabbiarmi- lo minacciò Hiroto.

Suo malgrado, Midorikawa arrossì mentre Hiroto lo schiacciava contro il frigorifero e iniziava a baciarlo, tenendogli i polsi sollevati.
 
-Sai di farina- rise alla fine Midorikawa.

-Ragazzi, a che punto siete? Siete chiusi lì dentro da ore!-. Senza bussare, Endou aprì la porta della cucina, osservò la scena, sospirò e tornò indietro.

-Hanno finito?- chiese Kidou finendo di gonfiare un palloncino.

Endou scosse la testa, e Kidou non ebbe bisogno di altre spiegazioni. Non che ci volesse un genio per capire come mai quei due ci mettessero così tanto.

-Non amo dire ve lo avevo detto, ma ve lo avevo detto- commentò Kazemaru scendendo dalla scala. Aveva appena finito di appendere i palloncini al piano di sopra, dopo aver praticamente riempito il giardino di festoni colorati.

Il suono del campanello fece immobilizzare i ragazzi sul posto. Midorikawa ed Hiroto apparvero preoccupati sull’uscio della cucina.

-Non sarà Shirou, vero?- chiese Kazemaru già nel panico, decidendo di non fare domande sul perché pareva che Hiroto si fosse tuffato di testa in un sacchetto di farina.

Guardando la stanza, anzi l’intera casa, era impossibile non intuire che stavano organizzando una festa. Palloncini di ogni colore immaginabile volavano per il salotto mentre il giardino era già stato addobbato da Kazemaru e Kidou. La scritta “Buon Compleanno” era ovunque.

-Impossibile, Gouenji ci ha assicurato che avrebbe tenuto Shirou lontano da qui fino a domani-.

-Aspettavi qualcuno?- chiese Midorikawa a Kidou. I ragazzi avevano concordato che casa di Kidou fosse il luogo migliore in cui organizzare la festa, soprattutto perché il giardino, ricoperto di neve, era davvero fantastico.

Quest’ultimo scosse la testa.

Kazemaru si avvicinò alla porta con circospezione.

-Chi è?- chiese.

Nessuna risposta. Prese un sospiro e aprì.

Sull’uscio c’era un ragazzo. “Almeno non è Shirou” si disse Kazemaru prima di interrogarsi sull’identità dello sconosciuto. Non ricordava di averlo mai visto, non gli sembrava nemmeno che fosse uno studente della Raimon.

Doveva avere un paio d’anni più di lui ed era incredibilmente alto. Lo superava di una buona spanna. Aveva i capelli neri e portava jeans e una maglia a maniche corte, senza nemmeno un giubbotto. Come facesse a non tremare nemmeno, col freddo che faceva, era un mistero.

-Sono qui per Atsuya- disse prima ancora che Kazemaru riuscisse ad aprire bocca.

Quelle parole bastarono per metterli tutti sulla difensiva.

Certo, era possibile che fosse un angelo, un amico di Atsuya. Eppure quel tizio aveva tutto, fuorché fattezze angeliche.

Kazemaru cercò di comportarsi in modo più disinvolto possibile., nonostante la loro reazione di poco prima li avesse senza dubbio traditi .–Chi?- chiese.
-Già, dimenticavo, qui si fa chiamare Tayou-.

Il disprezzo con cui sputò quel nome convinse definitivamente i ragazzi che quello non poteva essere un angelo, e senza dubbio non era un amico di Atsuya. Ma allora come faceva ad essere a conoscenza del suo segreto?

-Mi dispiace- rispose Kazemaru. –Ma qui non c’è nessuno con quel nome…-.

Lo sconosciuto non gli diede nemmeno il tempo di finire la frase. Lo afferrò per il colletto della camicia e lo sollevò alla propria altezza. I piedi di Kazemaru quasi non arrivavano a toccare terra.

-Ehi!-. Endou fece per andargli incontro, infuriato, ma Kidou lo fermò. Gli occhi dello sconosciuto avevano iniziato a brillare di rabbia.

-Ascoltami ragazzino, so riconoscere una bugia quando la vedo. Le abbiamo inventate noi, le bugie. Quindi sarà meglio per te, e per tutti voi, che mi diciate dov’è Atsuya, perché lo troverò comunque, ma farei molto più in fretta se mi aiutaste- soffiò a pochi centimetri dalla faccia di Kazemaru.

Kidou lo fissò con calma, senza lasciare la presa sul braccio di Endou.

-Perché vuoi sapere dov'è?- chiese.

-Quindi lo conoscete-.

-Rispondi!-.

Lui scoppiò a ridere e lasciò andare di colpo Kazemaru , che cadde pesantemente a terra, colto di sorpresa.

-Ho capito, non volete aiutarmi. Peggio per voi. Ditegli che la decisione è stata presa. Domani tornerò, ed è nel suo interesse raccontare a suo fratello la verità e poi seguirmi senza fiatare.-.

Detto ciò sparì a una velocità che non poteva appartenere a un essere umano.

-Chiamiamo Atsuya- disse Kidou mentre Endou correva accanto a Kazemaru e lo aiutava a rialzarsi. L’aria allegra e spensierata che si respirava solo pochi minuti prima era svanita del tutto.

***

-Qual'era il suo aspetto?- chiese Atsuya. Era arrivato di corsa, in nemmeno dieci minuti -Lucifer…- mormorò poi, dopo che Kidou gli ebbe descritto lo sconosciuto.

-Lucifer?- ripetè Kazemaru.

-E’ un demone- spiegò Atsuya a denti stretti.

-Cosa vuol dire che è stata presa una decisione? Su cosa?-.

Atsuya esitò un attimo, silenzioso. Guardò i suoi amici, indeciso se raccontare o no anche quell'ultima parte della storia, su cui aveva ancora taciuto. Ma se ciò che Luc aveva detto era vero, non c'era più niente di cui aver paura.

O meglio, c'era tutto di cui aver paura.

-Su di me. Devono aver deciso che le mie azioni sono andate contro le regole, e adesso Lucifer vuole che io mi unisca ai demoni, come hanno fatto in tanti prima di me-.

Hiroto ruppe il silenzio pesante che si era creato. -Cosa farai?-.

-Racconterò la verità a Shirou-.

Era una decisione sofferta e affrettata, ma l’unica possibile. Non poteva lasciare che Shirou sapesse la verità da un demone. Anzi, non poteva proprio lasciare che Luc e suo fratello entrassero in contatto, lo avrebbe impedito, a qualsiasi costo.

-Atsuya… sei sicuro?- chiese Midorikawa a bassa voce.

-Devo farlo. Non posso andarmene senza che lo sappia. Siamo alla fine dei giochi, ormai-.

 
 
Sapevo cosa avrei fatto.

Avrei raccontato la verità a Shirou. I demoni mi sarebbero venuti a prendere.

Io sarei andato con loro.

E Shirou sarebbe stato salvo.

Inutile dire che, anche quella volta, niente andò come avevo previsto.

[Atsuya]

 





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