Coral
non riuscì nemmeno a vedere le spie muoversi talmente lo
fecero in fretta.
All’ordine di Jeremy tutti quanti si voltarono di spalle e
andarono ad aprire
l’armadio blindato che avevano trasportato lì
all’apertura del locale. Non
appena Puppet o aprì la donna rimase sorpresa nel vederne il
contenuto: armi
ovviamente, ma da una delle squadre più preparate dei
servizi segreti si
sarebbe aspettata le armi da fuco più moderne e
all’avanguardia; invece
all’interno della cassaforte prevaleva un ampio assortimento
di armi bianche.
Le uniche armi da fuoco erano un fucile, che Coral non avrebbe saputo
identificare, e un paio di pistole; per il resto troneggiavano i
coltelli
balistici, lame di varie lunghezze, un arco con le frecce e perfino una
spada giapponese.
-Jeremy,
cosa farete?- chiese Coral con un filo di voce –Non vorrete
mica ucciderli
tutti?-
Suo
fratello era rimasto seduto alla scrivania, senza armarsi come invece
avevano
fatto tutti gli altri. –Dobbiamo, o preferisci che
raggiungano l’arma
nucleare?- Coral non rispose, abbassò la testa e
abbracciò il braccio di
Lorenzo.
-Siamo
pronti!- Disse Freddy allacciandosi la katana alla cinta dei pantaloni.
Anche
una rapida occhiata avrebbe potuto notare la profonda differenza che
vigeva ora
nei ragazzi in piedi davanti all’armadio; fino a pochi attimi
fa erano dei
camerieri, allegri, solari e pronti a far divertire i bambini, ora
invece si
erano trasformati in perfette macchine per uccidere e gli unici sorrisi
che
sfoggiavano erano quelli beffardi e di sfida.
-Molto
bene, allora andate…ma prima, per favore, toglietevi quelle
ridicole
orecchiette dalla testa.-
-Oh
grazie al cielo!- esultò Foxy. Tutte le spie uscirono dalla
sala delle
telecamere lanciando sulla scrivania i loro cerchietti con le orecchie.
L’unico
rumore rimasto fu quello appena udibile della corsa dei ragazzi nei
corridoio,
ma anch’esso in breve sparì.
Lorenzo
accarezzò la testa della moglie senza distogliere lo sguardo
dal cognato. –Chi
è che vuole impossessarsi della bomba?-
-Questo
non lo sappiamo, non è solo un gruppo che la sta cercando,
capisci che un
ordigno atomico fa gola a molti, e non solo qui in America.-
-Giustamente…solo
che mi chiedevo…-
-ooooh!-
sbuffò Jeremy –Ma fai sempre tante domande?-
-Come?
Ascolta cretino in oro, te le faccio perché sono
preoccupato, di certo non
perché mi diverta a farmi una cultura sulla tua vita!-
-Ci
mancherebbe altro! Stolker!-
Coral
si massaggiò le tempie con entrambe le mani –La
possiamo fare finita? State
facendo un rumore bestiale, di sicuro le spie nemiche si saranno
accorte che
qui c’è qualcuno e ora saranno ancora
più all’erta-
-Non
ti preoccupare Coral, la stanza è insonorizzata e comunque
non credo che quelle
spie siano venute qui credendo di trovare il locale vuoto, saranno
all’erta in
ogni caso…oh guardate la camera 4A, fate ciao a Chica!-
In
effetti sullo schermo si vedeva chiaramente la ragazza camminare
furtiva per i
corridoi con in mano un piccolo coltello da lancio e almeno un'altra
decina di
questi agganciati alla cintura che aveva indossato sopra la gonna e il
grembiule da cameriera.
Coral
la indicò sullo schermo –Jeremy, ricordati di
darle una promozione solo per il
fatto che combatte in gonna e ballerine, sul serio, è un
mito quella ragazza!-
-Certo,
lo so! Non l’ho ingaggiata per niente!-
-beh-
Lorenzo si portò una mano sotto il mento
–è carina, forte ed a quanto ho capito
anche single…sicuro di averla ingaggiata per
qualità professionali?-
-Lorenzo
caro, vuoi che ti butti fuori in corridoio in preda alle spie nemiche,
o
preferisci che ti uccida io stesso? A te la scelta!-
-Suvvia
Jeremy!- lo rimproverò Coral –Lorenza ha esagerato
come sempre, ma in effetti
Angeles è una splendida ragazza e ha quasi la tua stessa
età, potrebbe funzionare
tra di voi.-
Jeremy
si alzò dalla sedia irritato e prese dall’armadio
l’unica delle armi rimaste.
-Dove
vai?-
-A
rendermi utile, invece che stare qui a sentire voi che pianificate la
mia vita.
Chiudetevi dentro così starete al sicuro.-
Detto
ciò chiuse la porta alle sue spalle e se ne andò.
Appostato
in uno dei condotti di aereazione Puppet si tolse dal viso la maschera
che
portava sul posto di lavoro diurno. Osservò quel volto
bianco, rallegrato, se
così si poteva dire, solo dalle piccola labbra scarlatte e
le lacrime violacee
che colavano sotto gli occhi; non era di sicuro il massimo per far
divertire
dei bambini, ma a lui quel costume piaceva moltissimo, rispecchiava il
suo
carattere.
Un
fruscio fece scattare Puppet sull’attenti, sotto di lui stava
passando
qualcuno. Si sporse dal condotto tendendo davanti a sé la
pistola pronto a
premere il grilletto, quando notò i capelli bianchi dai
riflessi rosati. “Mangle”.
Falso
allarme; la giovane corse fino alle porte dei bagni e girò
nel corridoio di
sinistra. Dopo pochi secondi però apparve una delle spie
nemiche, camminava all’indietro
tenendo la pistola alzata davanti a sé, le braccia tremanti
e gli occhi fissi
sul corridoio con espressione terrorizzata. Il perché non
tardò a presentarsi.
A passo lento e provocatorio si fece avanti Foxy, con in viso un ghigno
diabolico e le lame a scatto che fuoriuscivano dalle maniche della
giacca
rossa.
-Sta…stammi
lontano!- gridò l’uomo premendo il grilletto e
facendo fuoco; Foxy schivò il
proiettile senza fatica, la mira della spia era resta molto precaria
dalla sua
agitazione, chissà cosa aveva fatto Foxy per spaventarlo
tanto?
Puppet
si preparò per sparare, quando vide Freddy avvicinarsi alle
spalle della spia;
questo convinse il ragazzo a non fare fuoco ed a limitarsi ad osservare
la
scena da dietro la sua folta frangia color carbone.
La
spia non fece nemmeno in tempo ad accorgersi della presenza di Freddy
alle sue
spalle, che lui gli aveva già tranciato la testa con un solo
colpo di spada.
-Uno
in meno di cui preoccuparsi!-
-Dovevi
lasciarlo a me!-
Freddy
non riuscì a rispondergli perché fu costretto a
gridare –Foxy! Alle tue
spalle!-
Un
colpo di pistola colpì la spalla del rosso facendolo gridare
e raggomitolare a
terra. La spia nemica sparò altri due colpi contro Freddy,
che per fortuna lui
riuscì ad evitare. A quel punto Puppet decise che doveva
fare qualcosa anche
lui, appoggiò una mano sul metallo del condotto e
saltò giù nel corridoio
sparando contro l’uomo, lui si nascose dietro la parete del
corridoio
proteggendosi dai proiettili; poi riapparve sparando di nuovo contro i
ragazzi.
Puppet estrasse anche la seconda pistola ed evitando i colpi del nemico
riuscì a
sparare e a colpirlo al petto con quattro coolpi.
Riabbassò
le pistole lungo i fianchi ruotando la testa versi i compagni.
–Stai bene
Foxy?-
-Si,
sto benissimo, non è nulla!-
Freddy
aiutò Foxy ad alzarsi e lo sorresse con un braccio; Puppet
annuì e rimise le
pistole nelle fondine. –Almeno ora siamo a meno due!-
-Meno
tre!- lo corresse Foxy –Ne ho ucciso uno vicino al Pirate
Cove. Gli ho fatto un
bellissimo jumpscare da dietro la tenda e gli ho infilato la lama in
gola…traumatizzando quello lì!- disse indicando
con il capo la spia decapitata
–è stato bellissimo!- Freddy sospirò
rassegnato –Non cambierai mai!-
La
spia rifoderò la pistola e allungò la mano per
appoggiarla alla maniglia della
porta dello scantinato “Ci sono quasi!”
pensò
tra sé e
sé mentre fissava orgoglioso l’ultimo ostacolo tra
lui e l’arma che era venuto
a cercare. Abbassò la maniglia, ma ovviamente la serratura
era saldamente
chiusa a chiave. “Me lo aspettavo”
Estrasse dalla
tasca il kit per scassinare la serratura, ma proprio mentre si stava
preparando
per aprire la porta un ronzio sinistro lo convinse a voltarsi, appena
in tempo
per riuscire a vedere una freccia conficcarsi nella porta a pochi
centimetri
dalla sua testa.
D’istinto
riestrasse la pistola e sparò tre colpi nella direzione da
cui era venuta le
freccia; solo quando i sui pensieri tornarono lucidi si rese conto che
nel
corridoio davanti a lui non c’era nessuno.
Eppure…quel colpo non poteva di
certo essersi tirato da solo.
Di
nuovo. Un’altra freccia venne scoccata e si
conficcò nella porta, ma questa
volta avrebbe preso la spia se lui non fosse stato abbastanza rapido da
schivarla. L’uomo si guardò in giro frenetico,
alla ricerca del minimo indizio
su dove poteva nascondersi il tiratore; non vide nulla, ma
capì che se voleva
salvarsi la vita doveva per forza uscire dalla pizzeria, in quel
corridoio così
stretto non avrebbe avuto via di scampo, poteva schivare quanto voleva,
ma
prima o poi lo avrebbero preso.
Per
fortuna in fondo al corridoio di destra c’era
l’uscita d’emergenza, gli sarebbe
bastato raggiungerla e avrebbe avuto più spazio per muoversi
ed individuare chi
lo stava braccando.
Corse
a perdifiato riuscendo in fine ad uscire nel cortile sul retro della
pizzeria.
Era piccolo e il terremo presentava pochi ciuffi d’erba
secchi; recintato da un
muro altro poco più di due metri, l’unico elemento
d’arredamento era un
cassonetto della spazzatura.
L’uomo
deglutì e si voltò per non dare le spalle alla
porta. Nessuno pareva
avvicinarsi, ma in cuor suo sapeva che era solo calma apparente.
Un
fortissimo dolore gli colpì la spalla destra e gli fece
cadere la pistola di
mano. Una freccia lo aveva trafitto, attraversandogli la spalla e
conficcandosi
nel muro alle sue spalle, tenendolo così bloccato contro di
esso. Un secondo
colpo gli bloccò al muro anche la spalla sinistra,
tramutandolo in un perfetto
bersaglio.
Alla
spia bastò chiudere gli occhi per un secondo, per poi,
quando gli riaprì,
trovarsi davanti un ragazzo con in mano stretto un arco. Era molto
alto, di
sicuro non meno di un metro e ottanta, ma chiaramente molto giovane, lo
si
capiva facilmente dal suo viso ancora acerbo.
-Ahahah
ti ho preso!- Disse lui ridendo e allungando un dito contro
l’uomo. La spia lo
fissava impaurito, ma allo stesso tempo sbigottito.
-chi…sei?-
Lui
saltò sul posto facendo sobbalzare i capelli viola -Io? Oh
già! Qui mi chiamano
Bonnie! Sono un cameriere! E a volte, quando non
c’è molta clientela, suono
anche la chitarra!-
“Che mare di
assurdità!” Pensò la spia “non
riesco a capire se sia una tattica per distrarmi o se fa sul serio”
-Però-
continuò Bonnie –Non mi fanno mai
cantare! La mia amata Chica dice che ho la voce di un’oca a
cui stanno tirando
il collo, e io credo ciecamente alla mia Chica!-
-Dove
eri nascosto? Non ti vedevo.-
Bonnie
sorrise solare –Una spia non rivela i suoi segreti, dovresti
saperlo!-
-Giusto.
Beh congratulazioni, sei un occhio di falco. Uccidimi e falla finita,
mi sento
solo preso in giro dalle tue farneticazioni.-
Il
sorriso di Bonnie scomparve, sostituito da un’espressione
quasi rattristata; si
avvicinò alla spia e gli posò le labbra vicino
all’orecchio –Non sono io
l’occhio di falco della squadra.-
Si
allontanò spostandosi di lato. –Com..- non
riuscì a concludere la parola che un
proiettile lo colpì in fronte schizzando il sangue fino
sulla camicia di
Bonnie.
Il
ragazzo alzò la testa sul tetto. –Ciao Jeremy!
Sono stato bravo a
fermarlo?-
Jeremy
si rialzò e si issò in spalla il fucile da
cecchino. –Bravissimo Bonnie! ma ora
vai a togliere quelle frecce dalla porta dello scantinato…e
sistemala, non
voglio i due buchi sopra! Al corpo ci penso io.-
Bonnie
tornò a sorridere facendo il saluto militare –Ai
suoi ordini capo!-
Angolo
dell’autrice
Ciao
a tutti quanti! Finalmente sono riuscita a pubblicare il terzo
capitolo. Questa
volta abbiamo visto il lato da spia dei nostri
“animatronici”, anche se ho
deciso per il primo capitolo d’azione di non cominciare
subito con troppo
sangue, quello lo lasciamo per qualche capitolo più avanti. ;)
Volevo
ringraziare chi ha recensito i primi due capitoli e chi ha inserito la
storia
tra le seguite e le preferite! Non mi aspettavo così tanto
successo solo nei
primi due capitoli, spero di continuare bene!
Ciaooooooo
Giuls