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Autore: 5sofstvles    26/08/2015    0 recensioni
"Questa non è una storia d'amore ma una storia sull'amore"
Un giovane artista decide di abbandonare la sua quotidianità per riuscire a trovare il suo posto nel mondo: per riuscire a trovare quel luogo in cui può esprimere al massimo se stesso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Questa non è una storia d'amore. Questa è una storia che parla di amore.
Louis sorrise guardando un'ultima volta il soffitto bianco della sua stanza; era sua abitudine distendersi sul letto e passare anche intere ore a guardare quel soffitto e pensare: pensare a tutto ciò che riguarda la sua vita e i suoi amici, pensare a cose più serie così come alle cose più stupide. Il giovane artista sorrise ripensando a tutto il tempo che trascorse in quella stanza, a tutte le speranze morte in quella stanza e tutti quei sogni che erano nati nello stesso luogo; sospirò per poi sedersi sul letto e scendere da questo. Guardò la sveglia che teneva vicino al suo comodino e sospirò nuovamente capendo che ormai era giunto il momento di salutare quella casa che l'aveva cresciuto per iniziare una nuova vita: una nuova vita all'insegna dell'arte, una nuova vita che avrebbe vissuto in pieno. Decise di spegnere il telefono prima di infilarlo nella tasca posteriore dei pantaloni: l'artista sapeva che avrebbe potuto cambiare idea facilmente se solo qualcuno l'avesse pregato di non farlo e per questo motivo decise di mantenere il silenzio fino a quel momento e di non guardare il cellulare fino a quando non sarebbe stato troppo lontano per tornare. Prese lo zaino in cui aveva posto alcune magliette, il suo laptop senza il quale non si sarebbe mai spostato, un album da disegno e altri oggetti che gli sarebbero potuti servire per i primi giorni di quella sua nuova vita; Louis aveva intenzione di ricominciare da capo e sicuramente non avrebbe mai potuto ricominciare continuando a portare con sé degli oggetti che lo legavano al passato. Prima di uscire da quella stanza che lo vide crescere, da quella stanza che fu il suo nascondiglio, da quella stanza che lo accolse in ogni momento, si guardò nuovamente intorno e prese tra le mani quella lettera che avrebbe dovuto consegnare alla sua famiglia; quando la sua mano nivea toccò la carta ruvida della busta che teneva fra le mani un brivido attraversò la schiena del giovane artista. Quella non era una stupida busta, quella era la busta che avrebbe cambiato la sua giovane vita; quella busta conteneva quella lettera che segnava il ponte tra la vita monotona del giovane artista e la sua nuova vita, quella busta conteneva tutti i sogni del giovane artista e soprattutto conteneva la sua speranza e la sua felicità. Louis sospirò per la terza volta prima di aprire quella porta di legno e uscire dalla sua stanza: lui sapeva che una volta aperta quella porta non sarebbe potuto tornare indietro, non sarebbe potuto tornare indietro perché avrebbe vissuto col rimorso di non aver avuto il coraggio di far quel salto che l'avrebbe diviso dal suo passato e che l'avrebbe aiutato a crescere e lui era pronto a fare quel salto anche se non ne era del tutto convinto. Posò la mano sul pomello dorato, deglutì per poi spingere questo lentamente in modo da permettere alla porta di aprirsi. Il ragazzo decise di uscire velocemente da quella casa senza far rumore e senza dar un ultimo saluto ai suo familiari: sapeva che se li avesse rivisti, anche mentre dormivano, avrebbe sentito un drappo al cuore e non avrebbe avuto il coraggio di lasciarli per inseguire i suoi sogni. Louis sapeva di star sbagliando nei loro confronti ma sapeva anche che i suoi genitori l'avrebbero compreso: perché, diciamocelo, quali genitori si arrabbierebbe col proprio figlio se questo cerca la sua felicità? L'artista dunque scese velocemente le scale per poi raggiungere la porta d'ingresso; guardò quella porta e pensò "ora o mai più, Lou" e dopo ciò non ci volle molto tempo ad aprire con delicatezza la grande porta e chiudersela poco dopo alle spalle. L'aria fredda, pungente e frizzantina di una Londra dormiente inizio a solleticare il volto niveo del ragazzo che era rimasto scoperto dal cappuccio della sua felpa e successivamente abbracciò il corpo dell'artista provocando nuovamente dei brividi lungo la schiena; il ragazzo si strinse nella felpa che aveva indossato poco prima di uscire da quella che era stata la sua casa fin da quando era piccolo. Guardò nuovamente la busta che teneva tra le mani e dopo qualche secondo in cui il suo sguardo azzurro si posò su questa, come se volesse scrutare qualche imperfezione, mise la lettera nella casetta della posta; ormai era troppo tardi per tornare indietro e Louis lo sapeva, così il ragazzo nascose le mani nella tasca della felpa ed uscì dal vialetto di casa sua. La città era avvolta dal buio, dalla calma e dal silenzio; Louis aveva sempre amato la notte per questo motivo: gli piaceva vedere come quella città caotica in poche ore poteva cambiare aspetto diventando una città opposta alla Londra amata e apprezzata dai turisti. Per ogni passo che il giovane artista faceva, sentiva il suo cuore sempre più leggero ma la sua mente sempre più pesante: iniziò a chiedersi se fosse giusto lasciare tutti in questo modo, iniziò a domandarsi se la sua famiglia l'avrebbe supportato realmente o meno, iniziò a chiedersi se quella fosse effettivamente una pazzia o qualcosa di più utile; Louis era fatto così: aveva così tanti propositi ma appena cercava di farne avverare anche uno stupido, il suo cervello iniziava a porsi così tante domande fino a quando Louis si pentiva di aver deciso di mettersi in gioco ma questa volta era diverso, questa volta sapeva di non poter tornare indietro. Il giovane artista decise, dunque, di raggiungere il parco della sua città e successivamente lasciare questa: quel parco aveva avuto un ruolo importante nella vita di Louis e lui non poteva dire addio a quella città senza prima passare per l'ultima volta da quel luogo. Il parco non distava molto dall'abitazione del giovane e lui impiegò pochi minuti a raggiungere la meta tanto desiderata; il parco era vuoto e Louis non si stupì di ciò visto che non era la prima volta che visitava quel luogo durante la notte. Iniziò a percorrere quel parco per vari metri alla ricerca di una panchina, non perché al parco ci fosse una sola panchina o perché queste fossero poche, ma perché Louis doveva andare nella sua panchina. La sua panchina era il secondo luogo preferito da Louis: era una panchina rossa che si trovava nel punto più alto del parco e dalla quale si poteva osservare la città e la gente che dava le varie sfumature a questa. Quel luogo era magico per Louis: era magico perché gli aveva sempre dato l'ispirazione giusta, era magico perché riusciva a vedere la sua città pur non essendo dentro questa, era magico perché l'aveva visto crescere, era magico perché era conosciuta da poche persone e quindi lontana dagli schiamazzi dei bambini che visitavano il parco, era magico perché lui andava lì per osservare l'alba e come una magia vedeva la città svegliarsi ma soprattutto era magico perché lì conobbe la ragazza che per Louis aveva significato così tanto nella sua vita. Il giovane artista sorrise non appena raggiunse quel luogo: si sfilò lo zaino dallo spalle per poi poggiarlo ai piedi della panchina che l'avrebbe sorretto per l'ultima volta; lui si sedette portando le gambe al petto per poi cercare nella tasca della felpa il suo pacchetto di sigarette. Louis aveva sempre detto di non apprezzare il fumo ma quando le cose iniziarono a diventare difficili per lui, il ragazzo si lasciò andare a quel vizio: sapeva di sbagliare ma come poteva essere così nociva qualcosa che lo faceva sentire vivo? Con molta cura uscì il pacchetto dalla tasca della felpa per poi aprirlo e prendere da questo una sigaretta e il suo amato clipper; il ragazzo sollevò, successivamente, quella sigaretta per portarsela sulle sue labbra rosee e subito dopo averla accesa aspirò per poi buttare il fumo fuori. Quel gesto poteva sembrare così banale davanti gli occhi di qualche osservatore esterno ma per Louis non lo era: il giovane scrittore aveva la sensazione di cacciare fuori di sé tutti i pensieri che continuavo a torturarlo, aveva la sensazione di allontanarsi da quel passato che l'aveva fatto diventare quel Louis che è ancora oggi; quel gesto non era così banale ma era un momento che Louis si concedeva per stare bene. Lo sguardo del ragazzo fu fisso verso la città ancora dormiente mentre la sigaretta ardeva lentamente tra le sue labbra; una volta che questa si consumò, il ragazzo la spense per poi gettarla ai suoi piedi e pestarla un'altra volta per essere sicuro di averla spenta. Adesso era giunto il momento e Louis doveva cogliere l'opportunità che la vita gli stava concedendo; a malincuore l'artista si alzò dalla panchina, posizionò lo zaino sulle sua spalle e iniziò a camminare verso la stazione dei bus. Non ci volle molto prima di raggiungerla e quando vide che la navetta che l'avrebbe portato all'aeroporto stava per partire, il ragazzo si guardò nuovamente le spalle per poi iniziare a correre e salire su quella navetta. Ormai Louis aveva deciso: ormai non poteva più cambiare idea, ormai aveva deciso di fare quel salto e di chiuder con quel passato che l'aveva fatto stare fin troppo male. Prese il primo posto che trovò, mise il fedele zaino tra le gambe e soltanto appena vide che la navetta si allontanava dalla sua città in direzione dell'aeroporto, lui sorrise. Sorrise perché sapeva che quello sarebbe stato un nuovo inizio.
Il giovane artista posizionò il suo sguardo gelido sulla campagna che si muoveva velocemente sotto quest’ultimo: Louis aveva sempre amato fare lunghi viaggi in macchina e osservare il paesaggio che sotto i suoi occhi cambiava velocemente la forma mostrando le distese verdi e tutte le volte che quello spettacolo si mostrava ai suoi occhi, il desiderio dell’artista era quello di uscire da quella macchina per poi correre in una di quelle grandi distese verdi e iniziare ad osservare il mondo intorno a lui. Louis aveva sempre apprezzato la natura e i colori presenti in essa: adorava guardare le albe e i tramonti perché, a suo parere, quei colori si incastonavano tra loro in un maniera così perfetta che avrebbero lasciato chiunque senza parole, adorava distendersi e cominciare ad osservare il cielo fin quando non sentiva un brivido percorrere il suo esile corpo. Un brivido provocato dall’idea che noi siamo così piccoli in confronto all’universo e che siamo quasi inutili se veniamo paragonati a tutto ciò che ci circonda; Louis aveva sempre adorato tutto ciò che la natura poteva offrire e molto spesso era anche triste del fatto che molte persone hanno perso la capacità di rimanere stupiti davanti tali piccoli miracoli. Il filo conduttore dei suoi pensieri sul mondo e sulla natura fu bruscamente interrotta dalla voce di un uomo che avvisava i passeggeri, ovvero Louis e una coppia di giovani innamorati, che avevano raggiunto il luogo desiderato. Louis odiava quando qualcuno doveva interrompere il corso dei suoi pensieri: era solito riuscire ad isolarsi dalla realtà per compiere viaggi metaforici e nei quali si sentiva realmente vivo; ed era proprio così: ogni volta che Louis iniziava a scrivere o a pensare riusciva ad isolarsi così tanto dalla realtà che, non appena veniva riportato bruscamente in questa, si sentiva rinato. 
Il giovane ragazzo prese nuovamente il suo zaino, che in quelle poche ore aveva sfilato diverse volte dalle sue spalle per poggiarlo vicino a sé, e lo posò delicatamente su una spalla. Scese velocemente dalla navetta, non tanto per sua volontà ma soprattutto perché il conducente stava iniziando a sbraitare contro di lui, e con passi veloci raggiunse l’entrata principale dell’aeroporto. Ormai mancava così poco e Louis era sempre più orgoglioso perché non avrebbe dovuto più posticipare la sua felicità, perché si, quel viaggio significa la sua felicità. Le grandi porte scorrevoli si aprirono davanti la sagoma del giovane e dopo che questo prese un grande respiro entrò nell’aeroporto con un fare sicuro: un atteggiamento che non si sarebbe mai collegato al nostro artista. Non appena la sua figura esile fu dentro il luogo tanto desiderato, il corpo dell’artista fu abbracciato da alcune note musicali e la voce di Freddie Mercury entrò a contatto con le orecchie del giovane artista che iniziò a sorridere per via delle sensazioni che quell’artista riusciva a provocare in lui. I Queen erano una delle band preferite dell’artista: dalla prima volta che aveva sentito una loro canzone, questa entrò a contatto con l’anima dell’artista e in quel preciso istante Louis ebbe la sensazione che quella canzone Freddie l’avesse scritta per lo stesso Louis anche se ciò era impossibile.
I want to break free
I want to break free
I want to break free;
Louis sorrise quando quelle dolci parole entrarono a contatto con le sue orecchie: quella era la sua canzone e decise di considerare questa come un segno del destino. Lui non era tipo da credere al destino o al caso ma questa volta dovette ricredersi: quella canzone gli aveva sempre dato una fiducia, una fiducia ad essere libero da un passato che non gli si addice ma soprattutto essere libero da tutto ciò che non era adatto a Louis. Il volto dell’artista si illuminò grazie a quella canzone: i suoi occhi azzurri iniziarono a brillare come quando un bambino vede un pallone di calcio, il suo sorriso si espanse nel suo viso e chiunque poteva notare la felicità di quel ragazzo: una felicità che pochi riescono a raggiungere con una canzone.
When I walk out that door
Oh how I want to be free baby
Oh how I want to be free
Oh how I want to break free;
Louis, dunque, con ormai la sicurezza di cui aveva bisogno e che aveva cercato per tanti anni nelle persone sbagliate, raggiunse l’ala dell’aeroporto che lo stava attendendo. L’aeroporto era abbastanza grande tanto che all’interno di questo si poteva trovare qualsiasi cosa: da negozi di abbigliamento, a negozi di cibo; da negozi di musica a negozi per souvenir. Quando era più piccolo il giovane artista continuava a ripetere che un giorno avrebbe vissuto in quel luogo poiché avrebbe trovato il necessario per vivere e si arrabbiava quando la mamma rideva per quella dichiarazione. Louis aveva sempre viaggiato nella sua vita ed è questo il motivo per cui raggiunse velocemente l’ala che stava attendendo: era una sorta di stanza formata solo da varie macchinette attraverso le quali si potevano acquistare dei biglietti aerei a prezzi quasi stracciati; Louis aveva sempre adorato quella parte dell’aeroporto non tanto perché poteva acquistare dei biglietti ma perché lui vedeva quel posto come un posto in cui i sogni dei giovani si avveravano. Diverse volte, quando era più piccolo, aveva visto coppie che correvano lì con la speranza di trovare un biglietto per la loro dolce metà; aveva visto persone che andavano in quel luogo con qualche soldo racimolato negli anni e la speranza di un cambiamento e ottenerlo attraverso quella macchinetta. L’artista non avrebbe immaginato che la macchina della felicità, così come era solito chiamarla quando era più piccolo, un giorno sarebbe servita anche a lui: si avvicinò ad essa e in pochi minuti selezionò il volo più economico per Los Angeles. Sicuramente se avesse riflettuto qualche minuto in più su quella scelta, avrebbe cambiato meta perché Louis cercava un posto più piccolo e tranquillo e non una grande città ma non ebbe neanche il tempo di farsi qualche domanda poiché aveva già inserito il pin della carta di credito del suo patrigno: probabilmente avrebbe dovuto dare qualche spiegazione sul perché quell’uomo si trovava addebitato un biglietto per la California ma sperava nella sua comprensione.
Dopo qualche minuto da quella operazione, qualche minuto che per Louis fu eterno, il biglietto fu stampato dalla macchina della felicità e Louis lo prese il prima possibile: forse decise di non perdere tempo perché aveva paura che qualcuno potesse rubare quell’angolo di felicità che aveva desiderato da tempo o forse decise di non perdere tempo per non dare alla sua mente la possibilità di farsi domande sulla sua scelta. Il biglietto caldo, poiché stampato da qualche minuto, fu stretto tra le mani del giovane artista e quest’ultimo iniziò ad andare verso il suo gate.
God knows, got to make it on my own
So baby, can’t you see
I’ve got to break free.
 
ANGOLO AUTRICE:
Questa è la prima volta che pubblico qualcosa scritta da me e ho deciso di provarci perché mi piacerebbe sapere cosa ne pensate da un punto di vista stilistico.
Pensavo di mettere, a fine di ogni capitolo, questo angolo in cui darò qualche avviso sulla fan fiction. Come ho già detto sopra non sono esperta di queste cose: ho letto molte fan fiction ma mai ne ho condivisa una mia con qualcuno ma dato che ho sempre amato scrivere ho deciso di osare, un  po’ come sta facendo il nostro giovane artista.
Mi piacerebbe avere qualche parere sia sulla trama, sempre se così si può chiamare visto che ancora non ho in mente una trama precisa, ma soprattutto sullo stile.
Spero che vi piaccia e non so più cosa dire lol
Un bacio -C

 
  
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