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Autore: drunk_hotstepper    26/08/2015    1 recensioni
Haruka ha già ventott'anni e non può più permettersi di ignorare i suoi doveri nella società. Come avere una famiglia.
Genere: Introspettivo, Romantico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Love

 

Il sole stava tramontando lasciandosi dietro una scia di fantastici colori accesi e sfumati tra loro. Poche nuovole bianche e rosa ornavano il tutto.
Quella serata estiva era il massimo per una passeggiata fuori città. Almeno secondo Makoto, felicissimo di  portare il loro cagnolino a passeggio.
Sulla strada del ritorno non c'era nessuno. Era ora di cena ma la cosa risultava comunque strana. 
Makoto si guardò attorno come per cercare una sola presenza a rompere quella mancanza di folla.
Da lontano scorse una persona che faceva jogging e un po' si tranquillizzò. Quando questa però gli passò accanto inciampò accidentalmente su un sasso cadendogli praticamente addosso e, cogliendolo di sorpresa, si portò anche lui a terra.  
"Scusami! Mi dispiace! Ti sei fatto male?"
Makoto non rispose. Rimase fermo a fissare la ragazza cadutagli addosso; una bella ragazza dai capelli lunghi e biondi. Non sentiva neppure il cane che gli abbaiava contro.
Quando questa si rialzò e gli allungò la mano per aiutarlo ad alzarsi ritornò sulla terra. Saltò in piedi e parecchio arrossito strinse la mano della ragazza, che rimase spiazzata dal gesto.
"Piacere! Io sono Makoto! Stai bene?"
La ragazza sorrise, uno di quei sorrisi dolci.
"Piacere, Makoto. Io sono Isabel."
Makoto non sentì neppure il nome. Si era completamente imbambolato a guardare il volto di lei senza nemmeno avere la decenza di tenere chiusa la bocca. La sua voce era incantevole e l'accento straniero le donava parecchio.
La sua voce ancora lo riportò giù dalle nuovole dove si era già lanciato nuovamente.
"Allora, ci si vede ... Makoto."
Non fu sicuro se quello sguardo lanciatogli prima di sparire fosse davvero allo scopo di sedurlo, ma le sue ultime parole gli rimbombarono in testa per almeno un quarto d'ora.
'See you tomorrow, darling.'
Mentre caricava il cagnolino in auto e ritornava a casa cercava di ripetere in continuazione queste parole. L'inglese era suo nemico giurato ma doveva assolutamente sapere che cosa aveva detto la ragazza straniera.
Quella sera aveva una telefonata da fare.

"Haruuu! Siamo a casa!"
"Bau!Bau!"
Il cucciolo, ormai quasi il doppio di quando era appena arrivato, saltò addosso ad Haruka che stava dormendo beatamente sul divano e iniziò a leccargli tutta la faccia.
"Ah! Kuso! Smettila!"
"Ahahah!"
"Piantala di ridere tu! Lo sai che mi fa schi...!"
Haru aveva fatto l'errore di parlare mentre il cane lo stava leccando e si sentì mancare sentendo la lingua bagnata pure in bocca.
Makoto si stava scompisciando addosso internamente. Almeno da fuori doveva dare l'idea di non divertirsi troppo vedendo l'altro in difficoltà.
"Ti fa tanto divertire eh?"
Non era riuscito a trattenersi e ora Haru l'aveva raggiunto all'entrata del soggiorno, arrabbiato e ricoperto di saliva.
"Diciamo che quando lo faccio io non ti lamenti!"
Haruka arrossì. Prese Makoto per il colletto della maglietta e lo spinse sul divano dove ad attenderlo c'era l'ingenuo e felice Kuso, pronto a slozzare anche lui. 
Adesso era il moro a ridere.

Uscito dalla doccia Makoto si ritrovò il divano invaso da Kuso e Haruka intento a fargli le coccole.
"Haru, io devo fare una chiamata veloce. Arrivo subito."
L'altro alzò appena lo sguardo.
"Mmmh okay. Vieni Kuso. Andiamo a preparare la cena."
Il Golden seguì il ragazzo in cucina e il castano rimase solo in soggiorno. Prese il telefono e digitò il numero.
"Pronto? Rin?"

La sera dopo Makoto si era ritrovato di nuovo sullo stesso percorso con Kuso per la passeggiata. 
Il sole era tramontato, era tardi e stava correndo dietro al cucciolone che seguiva a sua volta dei volatili. 
Fu proprio quando lo perse completamente che la rivide. 
"Stai cercando il tuo cane?"
Kuso spuntò da dietro di lei e gli saltò addosso. 
"Grazie!"
Sorrise con uno dei suoi migliori sorrisi accarezzando il cane. La ragazza arrossì e guardando per terra trovò il coraggio.
"T-ti andrebbe di uscire a cena una sera?"
Il cervello di Makoto perse un paio di neuroni trasformandolo in un vegetale. Un girasole, per l'esattezza, voltato verso ciò che più lo illuminava. Si riprese subito quando notò che lei stava aspettando soltanto la sua risposta. 
"C-certamente! Con molto piacere!"

I due chiacchierarono a lungo e quando finalmente Makoto e il cagnolino tornarono a casa le luci erano già tutte spente, fatta eccezione per quella quasi accecante nel buio del televisore.
Haruka stava già dormendo.
Il castano spense lo schermo e accese una luce piccola, da non disturbare l'altro. Diede da mangiare al cane e si sedette accanto al divano dove riposava il moro. 
Kuso corse dentro la sua cuccia e si addormentò praticamente subito, mentre il padrone nel frattempo osservava il viso del compagno prima di avviarsi in camera.
Non aveva notato i solchi sotto gli occhi di Haru e tanto meno i fazzoletti usati ai piedi del divano. 
Non aveva notato che le sue guance erano ancora bagnate.

Il sabato sera di solito lo passavano sempre assieme, o fuori o a casa, ma quel sabato Makoto si scusò con Haruka per avere già un impegno in programma.
Il moro non mostrò un minimo di dispiacere per la cosa. Disse che per una sera aveva bisogno di riflettere. 
Makoto non capì a cosa si stesse riferendo e non si fece troppe domande sulla cosa, uscì di casa quella sera lasciando il moro da solo.
Haruka si sedette sul divano e fissò il televisore spento per un paio di minuti prima di prendere in mano un album di foto rilegato. 
Lo sfogliò piano. Quell'album conteneva foto sue e del suo compagno di vita.
Foto sin da bambini li ritraevano sempre insieme. 
Sfiorò con le dita il sorriso luminoso di Makoto che lo abbracciava felice il primo giorno di quarta elementare. Quel sorriso negli anni non aveva perso nessuna delle sue proprietà.
Una lacrima gli rigò la guancia destra.
Sapeva benissimo dove sarebbe andato l'altro quella sera. 
Sapeva benissimo che Makoto vedeva un'altra persona da tempo.
Lo aveva sospettato da subito e ne aveva avuto la conferma.
Kuso sentendolo triste gli si avvicinò per consolarlo.
Kuso; il più bel regalo che Makoto gli avesse mai fatto, dopo sé stesso.
Gli accarezzò la testa e iniziò a singhiozzare forte.
Il cane per consolarlo gli diede una leccata sulla guancia, asciugandogli le lacrime. Sembrava quasi che volesse dirgli qualcosa. 
Quel cucciolo aveva un sorriso come quello di Makoto e la stessa espressione genuina.
Di colpo Haruka ebbe un pensiero.
Che Makoto gli avesse lasciato Kuso come suo sostituto?
Ora non era più triste. Era arrabbiato. Il cucciolo lo sentì e si allontanò subito da lui. 
Il moro si alzò di scatto e lanciò l'album contro il muro mandando foto dappertutto. Lanciò in giro cuscini e tutto ciò che gli capitava a tiro. Gridava, piangeva e imprecava.
Kuso corse verso la camera dei suoi padroni cainando.

Il salotto era completamente sottosopra. Haruka stava accovacciato in mutande seduto su dei pezzi di vetro rotto dei bicchieri che aveva lanciato prima.
Aveva smesso di piangere e ora si guardava attorno osservando cosa gli rimaneva.
Caos e vetri rotti.
Era la una di notte, la porta di casa si aprì e Makoto rientrò come era uscito.
Il moro non disse nulla, rimase a terra in silenzio senza neanche guardarlo.
Makoto si sedette accanto a lui e gli poggiò mano sulla spalla. Rimase così per un po', poi parlò.
"Sai Haru, ho conosciuto una ragazza..."
Haruka sentì il cuore già rotto polverizzarsi.
"... è stupenda. La più bella ragazza che io abbia mai visto. Ha una voce meravigliosa e gli occhi blu."
Le lacrime stavano facendo capolino sugli occhi del moro, sapeva dove voleva arrivare a parare. Era finita.
"Questa sera mi aveva chiesto di uscire. Probabilmente ora sarà tornata a casa. Sai, ho pensato a lungo a lei e quando sono uscito sono andato con l'auto fino ad Iwatobi. Volevo vedere l'oceano. Lo so... sembra strano no? Io che ne ho paura..."
Haruka lo stava guardando, gli occhi umidi lo fissavano confusi.
"E lei?"
Makoto fece spallucce.
"Probabilmente sarà tornata a casa. O avrà trovato un altro ragazzo. Ma continuiamo; sono andato a vedere l'oceano perché avevo bisogno di ricordare quale fosse il colore originale dei tuoi occhi... prima che per colpa mia perdessero la loro vera bellezza."
Makoto si voltò guardandolo negli occhi, quegli occhi color oceano. Spaventosi e magnetici.
"Voglio che i tuoi occhi non smettano mai di brillare."
Makoto sorrise e lo abbracciò.
Anche ora Haruka piangeva. Piangeva di felicità mentre lentamente le sue labbra e quelle di Makoto si unirono. Tremava ogni singolo tocco. Sentiva un brivido percorrerlo tutto. Come la prima volta che si erano baciati.
Non erano più semplici compagni di vita, ora erano di più.
Dal corridoio arrivò scodinzolando Kuso che si sedette davanti a loro, a leccare via tutte le lacrime del moro. 
Haruka abbracciò anche lui. 
Si diede dello stupido a lungo per aver anche solo pensato male di quella stupenda creatura.
 

Continua...

   
 
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