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Autore: Drunk on Love    26/08/2015    1 recensioni
Il cane corse via, in direzione dell'ospedale. Solo allora, si accorse che la piccola piangeva. Kakashi andò di fronte al tavolo, osservando con il suo occhio attento la bambina. Aveva la carnagione molto scura, i capelli ricci e degli occhi verdi che contrastavano con la sua pelle. Notò un piccolo graffio sulla guancia. Si decise a prenderla in braccio.
Questa ff parla di Kakashi, che da un giorno all'altro si ritrova padre di una bambina di cui sa solo il nome. Spero che vi piaccia ;)
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Team 7, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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*Spazio Autrice*
Salve.

Ho voluto prendermi un piccolo spazio all'inizio piuttosto che alla fine perché ci tenevo a scusarmi per non aver aggiornato da così tanto tempo.
La verità è che ci sono stati vari motivi, primo fra tutti un blocco. Per cui ho iniziato a scrivere altre storie (delle one-shots) che mi tenessero impegnata e ho tralasciato questa. Ma ora sono tornata e spero di riuscire a continuare quella che per me è una storia alquanto importante, dato che è la più lunga che abbia mai scritto qui su EFP.
Detto questo, volevo solo avvisarvi che questa parte sta giungendo al termine e che ci sarà un sequel.
Be', ora vi lascio al capitolo (sperando che c'è ancora qualcuno a leggerlo) e scusatemi ancora.


-Drunk on Love-





 
Sakura doveva ancora abituarsi ad andare in missione senza il maestro Kakashi, nonostante ultimamente succedeva spesso.
Mentre saltava da un ramo ad un altro degli alberi della grande foresta che stava attraversando, seguita da Naruto e Sai, osservava il capitano Yamato e si sorprendeva ogni volta nel non vedere i capelli argentei di Kakashi mossi dal vento.
Lo stesso valeva per Naruto. Neanche lui si era abituato, e questo influenzava molto l’andamento della missione.
Sai, dal canto suo, non ci badava molto, essendo stato addestrato ad adeguarsi ad ogni cambiamento, e quindi proseguiva tranquillo al seguito dei suoi compagni.
 
Erano partiti ancora una volta per Sasuke, ma, stavolta, il loro scopo non era quello di farlo tornare al Villaggio.
Sasuke e i suoi tre o quattro seguaci avevano provocato molta confusione nella regione ai confini della Terra del Fuoco.
Da quelle parti c’è un tempio, un luogo sacro in cui sono custodite molte pergamene proibite.
La squadra di Yamato era stata mandata sul luogo per sapere se c’erano state vittime e quante pergamene erano state rubate.
 
Poco prima della meta, la squadra si fermò, scese dagli alberi e si riunì in cerchio. Yamato prese la parola.
«Bene, prima di proseguire assicuriamoci che non ci sia nessuno nei dintorni; non vogliamo problemi. Naruto e Sai, voi controllerete la zona ad est, io quella ad Ovest. Sakura, tu rimani nei paraggi e tieni gli occhi aperti. Ci ritroviamo qui fra due ore esatte. Appena ci rincontriamo, voglio un rapporto dettagliato su ogni foglia che si è mossa. Andiamo.» Detto questo, il team si separò.
Naruto e Sai ora andavano molto più d’accordo rispetto ai primi tempi, ma il biondo si trovava ancora un po’ a disagio quando rimaneva da solo con il compagno; non sapeva mai come doveva comportarsi.
Anche Sai era quasi sempre in imbarazzo: da quando aveva provato ad imparare a relazionarsi con gli altri aveva fatti dei progressi, ma le situazioni del genere lo lasciavano interdetto.
Infatti, fra i due, c’era un silenzio tombale.
 
Sakura si era spinta leggermente più a sud del punto di ritrovo, ma non vide nulla di sospetto, per cui tornò indietro e controllò dall’altro lato. I suoi occhi erano attenti ad ogni movimento: riusciva a vedere ogni scoiattolo che, come lei, saltellava sui rami, percepiva le foglioline che cadevano al suolo, il venticello leggero che smuoveva gli arbusti.
Aveva anche un buon udito. Il suo punto debole era l’olfatto. Non ci aveva mai fatto caso fino a quel punto.
In quell’istante si rese conto che di solito era Kakashi a fiutare ogni tipo di odore, anche quello più fine, e ad avvertire lei e Naruto se c’era qualche pericolo.
Si sentì quasi indifesa, ma fu un solo momento di esitazione. Non vedendo nulla neanche a nord, raggiunse il punto di ritrovo e aspettò.
 
Yamato invece, ci mise un po’ di più. Aveva sentito un rumore che non gli era piaciuto e si era spinto un po’  troppo lontano.
Assicuratosi che quel rumore non erano altro che due lepri che si inseguivano, decise di cominciare a tornare.
Due lepri. Un momento… due lepri?! In questa foresta non si sono mai viste lepri!
Suo malgrado, era troppo tardi per rendersene conto, e un kunai gli colpì la gamba di striscio, costringendolo a rallentare.
Lui, però, non era stupido né inesperto. Si girò subito nella direzione dalla quale proveniva il kunai e, con un a delle sue tecniche, alzò un muro di legno per evitare che altre armi lo colpissero.
Appena ebbe un appoggio sicuro su un albero, abbassò il muro per vedere il suo avversario, ma non vide nessuno.
Aguzzò la vista e tese le orecchie. Un sibilo. In una frazione di secondo, un altro kunai lo raggiunse, stavolta all’altezza del viso, ma lui fu più rapido e lo schivò, facendo un salto di lato.
Prima che potesse rimettersi in piedi, un terzo kunai venne lanciato, stavolta legato ad una carta bomba. Yamato si mise al riparo sotto una barriera di legno che fece appena in tempo ad erigere, prima che l’esplosione potesse raggiungerlo.
Aspettò che il fumo si diradasse, prima di uscire dal suo riparo, e si guardò intorno per cercare il suo nemico.
Sentì una risata provenire da un albero, così alzò lo sguardo e scorse appena l’ombra di quello che era stato il suo rivale, prima che se ne andasse senza lasciare traccia.
Yamato, ansimante più per la velocità con cui si era svolto tutto che per la fatica, si apprestò a tornare al punto di ritrovo, nonostante la gamba gli sanguinasse.
 
Appena Sakura vide che il capitano Yamato era ferito, si precipitò a curarlo.
«Cosa è successo?» gli chiese preoccupata.
«Ti spiego dopo. Dove sono Naruto e Sai?» chiese frettolosamente Yamato.
«Non sono ancora tornati, se vuole vado a cercarli, appena avrò finito» si propose la ragazza. Il capitano scosse la testa.
«No, aspettiamoli qui. Se entro dieci minuti non tornano, andiamo a cercarli insieme» disse.
La kunoichi lo guardò con le sopracciglia aggrottate, poi annuì e si concentrò sulla ferita di Yamato.
Fortunatamente, Naruto e Sai tornarono prima dello scadere dei dieci minuti, completamente illesi.
«Capitano Yamato!» escalmò il biondo, correndo verso Sakura e Yamato.
«Per fortuna siete tornati. Avete visto qualcosa?» gli chiese l’adulto.
Sai e Naruto si guardarono interrogativi, poi scossero la testa.
«Non c’era niente, perché?» domandò Naruto.
«Venite qui, sediamoci» disse Yamato, poi si sedette accanto a Sakura e fece cenno agli altri due di raggiungerli.
«Ci dice cosa è successo, ora che ci siamo tutti?» chiese impaziente la rosa.
Yamato sospirò un momento, poi si schiarì la voce e raccontò l’accaduto.
Finito il racconto, rimasero tutti e quattro in silenzio, a pensare. Perfino Naruto non aprì bocca.
«Non doveva essere qualcuno che sapeva del nostro arrivo. Sarà stato solo un bandito qualunque andato a rubare delle pergamene» suppose Sakura.
Yamato non sembrò convinto.
«Non credo. Sapeva dove e come colpire. Era addestrato, e aveva anche una buona tecnica. Non era precisa, ma aveva uno scopo» disse.
«Cioè?» si intromise il biondo.
«Creare confusione e distrazione. Non voleva ucciderla, da come ha agito si direbbe più un avvertimento, una minaccia.»
Tutti si voltarono verso Sai, dato che era stato lui a parlare.
«Esatto: sapeva che mi sarei riparato, una carta bomba non sarebbe stata sufficiente» concordò il capitano.
Sakura abbassò lo sguardo.
«Magari la prossima volta userà qualcosa di più efficace..» disse con un filo di voce.
«Che intende fare ora?» chiese Naruto, rivolto al capitano.
«Fare quello per cui siamo venuti fin qui: portare a termine la missione. Non possiamo certo fermarci ora. Le pergamene custodite in quel tempio sono di altissimo valore, una in particolare.»
Sakura si chiese quale pergamena fosse e quali meravigliose e potenti tecniche vi fossero custodite all’interno, ma Yamato non diede alcuna spiegazione.
 
Giunto il crepuscolo, Yamato e i giovani ninja erano ormai arrivati a destinazione.
Il tempio era enorme: era situato in cima ad una collina appena fuori il bosco e si allargava circolarmente su di essa.
Il cancello d’ingresso era fatto di legno, con pesanti cerniere di ferro. Nonostante a prima vista sembrasse un cancello resistente, era stato spezzato esattamente al centro e il grosso portone era ripiegato all’interno.
Il gruppo scavalcò i resti dell’ingresso e si guardò intorno: era tutto distrutto.
Naruto strinse forte i pugni e digrignò i denti: non sopportava assistere a certi scenari.
Sai, invece, valutò in silenzio la situazione e osservò con attenzione scientifica ogni minimo dettaglio.
C’era qualche sacerdote steso inerme al suolo. Qualcuno era ferito gravemente, ma non c’erano morti.
Sakura si precipitò ad aiutare chi più ne aveva bisogno e li curò meglio che potè.
Yamato si addentrò nel tempio vero e proprio non appena si fu accertato dell’assenza di vittime.
L’edificio era di forma quadrata e il tetto era basso; al centro si innalzava invece verso il cielo e alla sua estremità c’era una fessura circolare che lasciava entrare un fascio di luce. Dato che era il tramonto, quella poca luce arancione non bastava a schiarire l’ambiente, ma gli occhi allenati di Yamato ci misero poco ad abituarsi all’oscurità.
Esattamente sotto il fascio di luce c’era un altare di pietra e tutto intorno Yamato notò delle panchine.
Evidentemente i fedeli si riunivano intorno a quell’altare, ma ora le panche erano distrutte e scaraventate da una parte e dall’altra.
Si avvicinò con circospezione all’altare. Non ebbe neanche bisogno di tastare con i piedi il pavimento: era risaputo che le pergamene erano custodite sotto l’altare. Nonostante fosse di pietra, non impiegò molte forze per spostarlo.
Sotto i suoi piedi quindi spuntò una botola di legno.
Strano, pensò, perché prendersi la briga di rimettere l’altare al suo posto?
In quell’istante arrivò Naruto alle sue spalle.
«È terribile, ci sono un sacco di sacerdoti feriti» disse con voce grave.
Yamato annuì distrattamente. Non lo stava davvero ascoltando: cercava piuttosto di capire se aprire quella botola fosse una buona idea.
Di certo non era prudente.
Naruto, però, non si fece tanti problemi: si inginocchiò e sollevò il legno.
Yamato fece qualche passo indietro, preparandosi a qualche trappola, ma non successe nulla.
«Capitano! Guardi qui!» lo voce di Naruto era incredula.
L’uomo si avvicinò e guardò dentro la botola: niente era stato toccato.
«Ci sono tutte le pergamene.»
Yamato e Naruto impugnarono un kunai e si misero in guardia, fissando il punto da cui proveniva la voce.
«Eccolo!» Naruto indicò l’angolo più buio del tempio.
«Chi è lei?» domandò Yamato, rimanendo immobile.
«Sono un sacerdote. Il più anziano di questo tempio» rispose l’uomo. In effetti, dalla voce sembrava parecchio in là con gli anni.
Il capitano fece qualche incerto passo in avanti, quanto bastava per riuscire a vederlo meglio.
«Non sono venuti per quelle pergamene» continuò il sacerdote.
«E per cosa allora?» chiese il biondo.
Il sacerdote indicò un punto sul pavimento dinanzi a sé.
I due ninja guardarono in quella direzione: delle mattonelle erano state sollevate dal suolo.
«Lì sotto c’era il motivo per cui sono venuti» rispose il vecchio.
Naruto corse verso le mattonelle, poi si avvicinò di più al sacerdote.
«Cosa c’era? Un’altra pergamena?»
Il sacerdote scosse la testa, prima di rispondere: «una mappa.»
Yamato spalancò gli occhi.
È impossibile.
C’era una leggenda su una mappa, custodita in quel tempio: sulla mappa vi era segnato il luogo esatto in cui era nascosta un’arma micidiale e le istruzioni per arrivarci. Solo poche persone, tuttavia, erano in grado di sciogliere i sigilli che la tenevano al sicuro, chiusa.
«Ma non l’hanno trovata,» continuò il vecchio, «qualcuno, prima di loro, è giunto qui, l’altro ieri. Era mascherato, e l’occhio di fuoco aveva. È arrivato in silenzio, così come se n’è andato. Non abbiamo potuto fare niente. Uno dei nostri ragazzi più giovani ha provato a fermarlo» si fermò, sospirando.
«Cosa è successo?» chiese titubante Naruto.
«L’ha ucciso.»
  
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