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Autore: Kurokage    26/08/2015    1 recensioni
[Storia in fase di revisione | Sarà interrotta per un lungo periodo]
Era una calda giornata di sole e Eris Williams stava salvando la vita ad una persona.
Quello sarebbe stato l'errore più grande della sua vita.
Ma Eris si era dimenticata, o forse scordata, che un'invisibile legge aleggia fra la vita di tutti gli esseri umani, dimenticata ma sempre presente.
Sarà questa invisibile legge a trasformare la vista di Eris, e a farle vedere che dove c'è luce c'è ombra, dove c'è bene c'è male, dove c'è vita c'è morte.
Eris non sarà sola in questo viaggio, un viaggio dove sarà soppesata la sua vita e la sua anima.
...Dicci, Eris, ci sono sconti nel luna park della vita?
...E tu, il tuo, lo otterrai?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 - Fiducia. È solo questione di Fiducia
7. Fiducia. È solo questione di Fiducia

«Lasciala» disse una voce alle mie spalle, abbastanza arrabbiata dovrei aggiungere.
Thy si voltò curioso - io con lui - e vedemmo lo sguardo freddo ed insensibile di Matt che si avvicinava.
"Gli farei soffrire le pene dell'inferno per farlo stare lontano da te"
Oh. No.
Giove divino!
«Ok, calmiamoci tutti...»
«Io sono calmo» mi rispose Matt, decisamente poco convincente.
Lo sguardo di Thy si fece più serio.
«Tu non sei suo padre. Né un suo parente. Né il suo ragazzo» disse lui con una fredda calma.
Ma in quella calma, il mio sesto senso aveva notato qualcosa, come una tacita affermazione che nasceva da anni di sapienza.
«Lasciala andare, ho detto» ripetè Matt leggermente più minaccioso.
«Ragazzi, per favore, basta...!» tentai di dire, ma nessuno dei due mi ascoltò.
«È una questione d'onore, ora?» disse Thy serio, ma i suoi occhi celavano un sorriso divertito.
Matt, istigato e colpito nell'orgoglio, non tardò a rispondere: 
«È sempre stata una questione d'onore»
Mi voltai nell'esatto istante in cui la voce parlò.
"Le questioni d'onore mi sono sempre piaciute. Sono sempre state il mio passatempo preferito..."
Là.
Dietro una colonna.
La vidi.
Un'ombra nera si nascondeva dietro la colonna, osservando silenziosa ciò che stava succedendo fra noi tre.
Un terrore che mai avevo provato s'impossessò di me, ma il mio istinto mi disse di rimanere dov'ero, che non mi sarebbe successo nulla.
Sentii l'ombra voltare il suo sguardo su di me e sorridermi.
Rabbia, odio e cattiveria erano le tre sensazioni principali - e le più forti - che emanava l'aura di quell'ombra; ma il mio istinto, ancora una volta, mi disse di rimanere tranquilla.
"Dovresti essere onorata che due uomini siano lottando per te. Sai... in un certo qualmodo ti invidio. Io avevo già ciò che desideravo, ma nessuno ha mai lottato per me. Anzi..." disse - più chiara - la melodiosa voce femminile.
"Buona fortuna, Eris. Ci reincontreremo quando avrai bisogno di me. Perchè tu avrai bisogno di me..."
E sparì.
Nel nulla.
L'ondata di terroe che mi aveva preso, se ne andò con lei, e solo allora mi resi conto che Thy era piegato, poggiando le mani sulle gambe e Matt era a terra che si tastava la guancia.
«Oh... Divini... DEI!» sbraitai infuriata, mentre gli addetti del museo si avvicinavano per separare quei due idioti.
 
«Signorina, la prego di calmarsi. C'entra anche lei in tutto questo?» mi chiese cordiale un'assistente che mi si era avvicinata.
Vidi la nuvola di rabbia nera che circondava il professore man mano che si avvicinava.
«WILLIAMS!» sbraitò, tentando di mantere il controlo «Se c'entri in mezzo a questo casino, giuro che ti faccio sospendere!»
«Come stavo per rispondere alla signorina, è possibile che la causa sia io, ma io personalmente non c'entro nulla con la faccenda» dissi calma, puntando poi il dito verso il busto che avevo ammirato poco prima «io stavo guardando quello, tentanto di ricordarmi chi potesse essere, vista la mancanza della targhetta esplicativa»
Mezza bugia, mezza verità.
Non mi sarei fatta sospendere per due idioti come loro.
Nel mentre, Matt e Thy erano stati separati e si stavano subendo una bella lavata di capo.
«Che ha combinato mio fratello, ora?» mi chiese una voce, improvvisamente arrivata dal nulla.
Mi voltai e vidi Phy.
«Credo abbia provocato un già irritato Matt e che quest'ultimo gli abbia tirato un pungo. Thy ha ringraziato con gli interessi, da quanto riesco a capire»
Phy sbuffò.
«Tipico di mio fratello. Lui è "onnipotente", fa qualunque cosa voglia perchè può farlo...» abbassò la voce fino ad un sussurro impercettibile «... ma è come tuti gli altri, qui, ora...»
Corse dal fratello ed io mi voltai.
A differenza di quanto predetto, la visita al museo era praticamente già finita, e non avevamo rovinato il divertimento a nessuno.
Il professore e l'assistente, si erano avvicinati ai due incriminati e gli stavano dando una quarta lavata di capo.
Io tornai a fissare il busto.
«Interessante, eh?» mi chiese Phy, riavvicinatosi.
«Sì, ma non so chi sia...»
«Beh, dovremo aspettare fin quando non metteranno la targhetta» mi disse con un sorriso, prima di tornare da Sherley.


Chiusi la porta di casa che non ero scioccata.
Peggio.
In casa notai con piacere l'assenza di tutti.
«Ael?» chiamai con tono stanco.
«Hei, umana! Come butta?»
Rimasi ancora più scioccata.
«...Si... Si dice così, giusto?» chiese lui preoccupato.
«Ael, ti prego, salutami normalmente. Mi sono già successe un sacco di cose, non ho bisogno anche dei tuoi tentativi di umanizzarti»
«Ah» mi rispose deluso.
«Scusa. È che.. me ne sono successe un po', oggi. Comunque, sì, alcuni salutano così, ma a me non piace. Preferisco ancora la cordialità e l'intelligenza alla moda»
«Oh, beh, bentornata, allora» disse lui, più rincuorato.
Gli sorrisi, un sorriso stanco, mentre mi dirigevo in cucina e mi sedevo.
«Sembra che Atlante ed Ercole ti abbiano scaricato il loro lavoro sulle spalle per prendersi una vacanza alle Hawaii... che è successo?»
Fissai l'ombra scura un paio di minuti là dove avrebbero dovuto esserci gli occhi.
«Si... Si tratta di Thy. E Matt. E me» incominciai a dire.
«Umh» fece lui semplicemente.
«Beh, ecco..» cominciai così a raccontargli tutta la storia, della cotta di Matt, dell'incidente, dell'arrivo di Thy e suo fratello, di come era diventato Matt dopo che Thy mi aveva avvicinato e l'episodio del museo.
«...In realtà...» conclusi dopo una buona ora di chiacchierata «... non ho la più pallida idea del perchè mi stia confidando con te. Cioè, sarei dovuta correre da Mary e raccontarle vita morte e miracoli, e invece...»
«E invece sei qui con me. La cosa ti crea dei problemi? Posso andarmene, non devi preoccuparti...» mi disse lui, rassicurandomi.
«No, cioè... ormai mi sono abituata. Mi adatto velocemente alle situazioni e, onestamente... mi sento un po' meno sola...» gli dissi, con un mezzo sorriso sulle labbra e gli occhi bassi.
Passarono un paio di secondi prima che Ael parlasse di nuovo.
«Come... come potrai aver intuito, io non sono... come te, ecco, diciamo così, e queste sono competenze umane, quindi probabilmente la tua amica Mary avrà più che ottimi consigli a riguardo. Ma voglio che tu sappia, che... beh, se ti succedono cose... "strane", hai il signor Stranezza davanti al naso» mi disse affettuosamente.
«A... A dire il vero... mi è capitata una cosa abbastanza strana, oggi, al museo...»
«E cosa?» mi chiese interessato.
«Ecco... mentre.. mentre eravano tranquillamente ad ascoltare la guida che parlava, sentivo un'altra persona parlare»
«Eh?» mi spronò lui.
«Il suo tono sembrava molto irritato. E il fatto è che quella persona la sentivo solo io. Ha incominciato a "lamentarsi" quando la guida aveta tirato in causa Ares: stava spiegando che insieme alle divinità principali si muovo anche divinità meno importanti ma, a volte, altrettanto potenti»
«E cosa ti ha detto?» chiese Ael serio e concentrato sulle mie parole.
«Beh, la prima volta la voce si è lamentata perchè la guida non l'aveva citata al seguito di Ade. Poi, quando siamo passate alla zona delle dee, si è lamentata perchè la guida non l'aveva minimamente accennata»
«E qui cosa ti ha detto? Ricordi le parole?»
Strinsi gli occhi, come se farlo mi aiutasse a focalizzare la cosa.
«Ha detto che magari poteva anche non essere uno schianto in bellezza, o uno... uno... erano sette...»
«Uno dei sette savi?» mi aiutò Ael
«Sì! Ma che comunque un po' di rispetto dovevano darglielo»
Ael tacque e io continuai.
«La terza volta, aveva una voce triste, e credo avesse risposto a cosa mi aveva detto Thy»
«No, aspetta, cosa?!»
Feci un cenno di assenso con la testa.
«Sì. Ero davanti a quel busto di cui ti ho parlato, e Thy mi aveva preso scherzosamente in giro dicendo che magari potevo far schifo in arte ma avevo buon gusto per le statue, così gli ho chiesto se per caso conosceva il pezzo e lui mi ha risposto di no»
«Ed è stato allora che la voce ha parlato?»
«Sì. Ha detto che Thy era un bugiardo e che non era mai stato bravo a mentire, non a quella persona. Il suo tono era triste, come se si conoscessero da un sacco di tempo e per una triste cosa si erano dovuti separare. In realtà, anche a me sembra che Thy avesse mentito, ma se gli avessi detto per quale motivo lo pensavo, mi avrebbe preso per pazza. E, sinceramente, ho passato un brutto quarto d'ora con me stessa»
Mi alzai per andare a prendere un bicchiere d'acqua.
«Poi? È successo qualcos'altro?»
«Sì» dissi, dopo aver bevuto.
«Quando Matt e Thy stavano per fare a pugni. Avevano menzionato qualcosa sull'onore e la voce se ne era uscita dicendo che aveva sempre amato le questioni d'onore» feci una pausa e ripresi, ricordando il terrore che mi aveva invaso «È stato allora che l'ho vista. Era nascosta dietro una colonna ed era un'ombra»
«Un'ombra?»
«Sì. Si è si voltata verso di  me e ha normalmente chiacchiarato come se fossimo amiche di vecchia data. E... mi conosceva»
«Com'era? L'ombra, intendo»
«Era molto più nera di te e aveva un'aura terrificante. Mi ha detto che dovevo essere onorata che Matt e Thy stessero facendo a cazzotti per me, perchè nessuno lo aveva mai fatto con lei, e mi ha augurato buona fortuna, dicendomi che sarebbe tornata quando avessi avuto bisogno. "Perchè tu avrai bisogno di me...", ha detto proprio così» dissi, rabrividendo «Poi non l'ho più sentita per tutto il giorno. È stato allora che ho capito che la voce apparteneva ad una donna»
«Io... ne parliamo più tardi» disse Ael scomparendo, mentre mia mamma apriva la porta.
Mia mamma, Mary Margaret Jones - ma chiamata da tutti Meg -, lavorava come wedding planner a orari incomprensibili, e quello era uno dei pochi giorni fortunati in cui veniva a casa per pranzo.
«Tesoro!! Sono a casaaa!!» sbraitò dalla porta d'entrata, emozionata e stanca perchè poteva condersi del tempo in più con la figlia.
Tempo che in realtà avrebbe passato a dormire, ma poco importava, l'intento era sempre buono.
La accolsi in salotto con un sorriso.
Chissà cosa ci sarebbe stato da cena...

Papà tornò a casa tardi, quella sera. Era andato a pesca con alcuni colleghi ed era tornato a casa stanco e a mani vuote, ma sorridente e divertito.
Mangiammo tramezzini nel solito chiacchiericcio famigliare raccontando la giornata, ed al mio turno liquidai il tutto con un "nulla di nuovo": se avessero saputo la verità, sarebbero andati fuori di testa dalle risate.
Diedi una mano alla mamma a sparecchiare e mi buttai a letto.
Presi in mano il cellulare che suonava la sua solita musichetta da messaggio - che, per carità non era il tipico bip-bip simile al suono delle allarmi - e notai tre chiamate perse e una quarantina di messaggi.
Le chiamate le liquidai, i messaggi erano un 99% provenienti da Mary tutti con lo stesso succo: "com'è andata?".
Ci misi un sacco di tempo nel risponderle, e le raccontai la giornata tralasciando la voce dell'ombra e la sua visione: Ael forse no, ma Mary mi avrebbe reputato con seri problemi.
Solo due messaggi, gli ultimi ricevuti per l'esattezza, non erano di Mary: Matt.
Il primo, più vecchio, era stato inviato pochi minuti dopo il riesntro a casa, e recitava un semplice "Scusami"; il secondo, ricevuto un paio di minuti fa, recitava un'ampia carellata di spiegazioni.
"Non avrei dovuto.
Perdonami.
Quando ti ho vicina, Eris, non capisco più nulla e una ceca possessione - nonché rabbia - s'impossessano di me.
Vorrei spiegarti che non sono così, che non è da me fare ciò che ho fatto oggi, e posso solo contare sul tuo buonsenso.
Mi conosci da una vita, Eris,
ci conosciamo da una vita.
Te l'ho già detto, vederti con Soahc mi manda in bestia, ma non so nemmeno il perchè, è la prima volta che succede, te lo giuro!
E oggi.. beh, non ho retto.
Difendilo finchè vuoi, ma non è un santo: lui mi ha provocato e lo hai visto anche tu.
E tira dei ganci destri che fanno maledettamente male!"
Wow. Era il messaggio più lungo che Matt mi avesse mai scritto da quando lo conoscevo.
Bloccai la schermata e rimasi a fissarmi un paio di minuti in quello schermo nero.
"Che poi, non è nero, è grigio" pensai fra me e me.
Posando il telefono sul comodino al mio fianco, piazzandolo sopra la pila di libri meno alta, pensai a ciò che era accaduto quel giorno, in particolare all'ombra nera che era nascosta dietro la colonna del museo.
Da quanto era lì dientro, nascota? Da quanto tempo ci stava osservando? Da quanto... Da quanto tempo mi conosceva, benché io non conoscessi lei?
Come faceva a conoscermi?
Con tutti questi quesiti chiusi gli occhi, e dormii un sonno agitato.

Non c'era aria, ma sentivo un leggero venticello che mi muoveva i capelli.
«NON PUOI FARLO!» urlò una voce da dietro di me.
Mi voltai per vedere chi fosse, ma era tutto sbiadito, sfocato, non si vedevano nemmeno i contorni delle cose.
«NON SARAI TU AD IMPEDIRMELO!» tuonò di rimando una voce femminile.
Nonostante i due urlassero, anche il suono era ovattato, facendomi sentire a fatica le parole dei due.
«Non puoi farlo, ...!  Lui non te lo perdonerà mai!» disse un lui, quasi piagnucolando.
Ecco, non avevo sentito il soggetto della frase.
Ma che diavolo di sogno era?!
Poi, una piccola lampadina si accese, mettendo illogicamente a posto tutti i pezzi.
Questo sogno era strano, diverso... perchè non era un sogno.
Era un ricordo.
Solo che non mi sembrava fosse mio.
O almeno... "Vuoi vedere che è un ricordo cancellato?" pensai fra me e me, mentre quei due litigavano di brutto.
Avevo avuto una discussione del genere, una volta, con Matt, ma non mi ricordavo ci fossimo detti quelle parole.
«Quanto vuoi che me ne importi del suo perdono?! Dovrebbe chiedere il mio, invece!» disse la donna, ancora più irata di prima.
«Ti prego...» disse l'uomo, fermando a pochi centimetri dalla donna « Ti prego, non andartene. Non... non lasciarmi da solo»
Se non fosse stato un sogno alquanto strano, sarei corsa io personalmente ad abbracciare quell'uom- no, ora che focalizzavo meglio era un giovane adulto, più che un uomo.
Comunque fosse, lo avrei abbracciato comunque.
Il tono della donna si rabbonì
«Non ti lascerò solo, ... Non lo farò mai»
«Lo stai appena facendo» ribadì il giovane.
«Non ho scelta, ...»
Che diamine, già sentivo male i discorsi, perdersi anche i soggetti non era il massimo.
«Ci parlerò io! Lo farò ragionare, farò ragionare tutti!»
«..., non puoi fare nulla. Lui non ragionerà. E nemmeno loro lo faranno»
«Ma...!»
«"Ma" nulla. Hanno paura, ..., paura di me. È per questo che lo hanno fatto: pensano solo a sè stessi, sè stessi e nient'altro»
«Ci dev'essere qualcosa che farà cambiare loro ide-»
«Non c'è. La faccenda è chiusa»
«Allora verrò con te» disse il giovane, dopo attimi di silenzio.
«Tu non farai nulla di così malsano e stupido. Loro hanno bisogno di te, qui, io posso benissimo andarmene»
«Non puoi costringermi!»
«Oh, posso eccome!» disse la donna in tono affilato «E tu non te ne accorgeresti nemmeno»
«Non oserai farlo» disse lui, con un traballante accento ma convinto delle sue parole.
«Hai ragione» disse la do- beh, ora che li vedevo più chiaramente, erano entrambi giovani.
«Non oserei mai farlo. Con tutti, persino con il mio stesso padre, ma non con te» finì lei in tono dolce.
«Tu non hai padre» disse lui in tono leggermente divertito
«Il tuo è ancora da decidere» gli rispose lei, divertita.
«Lo devi... Lo devi veramente fare?» le chiese lui, in tono triste, deluso e sommesso.
«Sì»
«Io...» iniziò lui.
«Lo so, ..., lo so. Non c'è bisogno che tu me lo dica di nuovo»
«No, ascoltami! Io.. c'è qualcosa che devo veramente dirti!» il tono del ragazzo si era fatto serio e pregante.
«..., non ho tempo ora... devo andare. Non ho più tempo»
E poi, non sentii più nulla.
Le labbra rosee del ragazzo divennero più chiare, e dissero qualcosa che non riuscii a sentire.
La giovane donna, dal canto suo, rimase stupita dell'affermazione che gli aveva fatto il giovane, e gli rispose con un triste sorriso parole che non riuscii ad udire.
Poi, come se nulla fosse successo, due occhi viola intenso mi fissarono preoccupati.
«Eris? Tutto bene? Sei un po' pallida...»
Mi guardai intorno, macchine tutte curve giravano allegramente per le strade, ed io ero seduta su un marciapiede.
O meglio, ero seduta a mo' di caduta.
Notai il mio vestito che mi designò l'epoca attuale.
Era un vestito molto carino, nero a pois rossi, svasato dalla vita in giù con un po' di tulle alla fine della gonna.
Ah, no, era la sotto-gonna.
Il busto stringeva, ma non tanto quanto quelli delle altre volte, e lo scollo a "U" er un tutt'uno con gli spallini larghi abbastanza da coprire le spalle.
Non mi serviva nemmeno guardare la capigliatura, che avrei scommesso essere cotonata, per dedurre gli anni '50.
«Dove... Dove siamo...?» domandai spaesata ad uno Shin, che mi fissava curioso e preoccupato nel suo gessato grigio.
Decisamente elegante.
Mi sorrise dolce «Ti interessa davvero così tanto? Forza, andiamo, ho una sorpresa per te...»
«Una sorpr-» non feci nemmeno in tempo a finire che Shin mi tirò su con una mano e mi tenne stretta a sé per un paio di secondi, giusto il tempo che bastava per farmi diventare un peperone rosso.
«Fo-Forza, andiamo» disse lui, voltandosi per non farsi vedere e trascinandomi in strada, attraversandola.
Mi guardò negli occhi intensamente e quasi non lo sentii mentre mi parlava.
«Chiudi gli occhi»
«Perchè?»
«Tu fallo» mi disse con un sorriso «Non te ne pentirai. Fidati di me»
«O...Okay» gli dissi.
Chiusi gli occhi e mi feci guidare dalla mano di Shin senza sapere la destinazione.
"Fidati di me" aveva detto.
Perchè mai dovevo fidarmi di qualcuno che incontravo solo nei mei sogni e che non conoscevo per niente?
Eppure lo feci.
Mi fidai di lui.




/*Angolo Autore*/
Non guardatemi male, i "...," sono volutamente usati. Al posto dei puntini avrei dovuto inserire i nomi dei personaggi che si parlavano.
Avrei dovuto
xD
Spero che anche questo capitolo vi piaccia

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