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Autore: Soleil Jones    26/08/2015    5 recensioni
Ovunque fossero, sull'orologio di Molly, la lancetta di quei due era sempre lì; sì, c’era una sola lancetta per due, perché Molly Weasley sapeva che sarebbero sempre stati nello stesso posto. Si muovevano praticamente in simbiosi, i suoi figli; mai, però, avrebbe immaginato che un brutto giorno non sarebbe più stato così.
[...]
«Mh, siete per caso dei patiti dei prodotti Weasley & Weasley?» Tirò ad indovinare: perché, beh, quei due avevano tutta l’aria di due bambini che tutto possono avere tranne che buone intenzioni. I due gemelli annuirono all’unisono «Anche!»
«Ma non è questo il motivo per cui siamo qui, giusto Eric?»
«Giusto John! Detto senza mezzi termini, vuoi indietro tuo fratello, vero?»
«Oh, se è vero!»
[...]
«È semplice, tanto che neanche tu avrai problemi a capire come usarla.»
«Simpatica quanto un troll nel suo periodo rosso del mese, noto.» Bofonchiò tossicchiando sottovoce George. Gli occhi verdi dello spirito si ridussero a due fessure taglienti quanto il suo tono di voce. «Hai detto qualcosa, Weasley?»
«Io? Niente!»
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Nuovi personaggi; volti e nomi di quelli che appaiono in questo capitolo:
Zachary Wright;
Samantha Puckett;
Nyall MacFly;
Anthony Hale & Claire Mitchell;
Hikaru & Kaoru Hitachiin
;


 

 
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Lo Smistamento

 




L’ufficio del preside Arrow era molto diverso da quello di Silente. Era anch’esso pieno di oggetti strani, vero, ma più che ad un ufficio somigliava quasi ai Tiri Vispi: colori ovunque, rumori, oggetti svolazzanti, qualche Fuoco Fatuo qua e là…
Anche il suddetto Arrow era diverso dal prototipo di preside cui George era abituato: non aveva una lunga barba argentea o occhiali a mezzaluna; era alto e nonostante fosse palesemente anziano i suoi capelli, dall’aspetto spinoso e disordinato, conservavano una luminosa tonalità biondo cenere screziata di ciocche più chiare. Sommati agli occhi vispi e azzurri e all'aria sbarazzina con cui vestiva, non c'era da stupirsi che sembrasse essere sulla quarantina.
Quando Coraruff aprì la porta la prima cosa che la compagnia vide fu, appunto, il preside seduto dietro la sua scrivania che mangiava cupcake in compagnia di Eric il quale, appena li vide, sorrise radioso a John.
«Stai meglio.» Constatò sollevato il castano, mentre Son si nascondeva dietro George.
«Lukas!» Esordì Arrow, illuminandosi e rivelando una voce dal tono squillante e forte che fece sussultare il sopracitato. «Chissà perché mi aspettavo una tua visita. Alice è andata via pochi minuti fa.» Continuò l'uomo, sporgendosi dalla sua postazione. «Mi ha raccontato tutto.»
Il viso del giovane Cobaltaurora perse colore, tant’è che le efelidi che gli puntellavano le guance e il naso divennero ancor più visibili di prima.
«Eh?»
«E il piccolo Eric ha provveduto ad aggiungere quanti più dettagli possibili.» Aggiunse Arrow. Al che George e John guardarono il bambino con espressione inebetita. Il preside si alzò e andò a stringere la mano al rosso.
«Allen Arrow, ragazzo, piacere. Non è la prima volta che riceviamo studenti da Hogwarts, ma è sempre magnifico.» Disse con fare vivace, shackerando il braccio di George con energia. «Voi inglesi siete così... così inglesi!»
«Già, dovrebbe vederci all'ora del the! George Weasley, comunque.» Rispose sorridendo sfacciato il rosso, sebbene fosse alquanto perplesso. Cosa a cui, comunque, il mago più anziano non parve fare caso, in quanto prese come a fare un discorso che più che tale sembrava un vero e proprio monologo.
«Certamente capisco che il motivo della tua visita non sia poi così piacevole. Ho settantadue anni, ho combattuto anche io per il mio paese. Non sono stato uno dei primi americani ad avere accesso ad Amstrong, forse, ma ora eccomi qui, fiero di me stesso e dei miei studenti. Certo, è stato poco ortodosso da parte di Richards, Raimbow, Ootori e i fratelli Storm. L'ho detto, io: troppo giovani, dovevano pensarci due volte. Ma onestamente? Avrei fatto altrettanto!»
George guardò Eric chiedendogli in labiale di che diavolo stesse parlando quell’uomo. In tutta risposta, il ragazzino gli fece un cenno noncurante con capo.
«Parla dei membri più anziani dell'Armata, quelli già diplomati al momento della fondazione.» Sussurrò loro Lukas.
«Lei sa perché siamo qua, quindi?» domandò ad alta voce John, per sovrastare la voce di Arrow.
«Ovviamente!» Annuì vigorosamente quest'ultimo, decidendosi a lasciare andare George per allargare le braccia con eloquenza. Era un tipo che gesticolava molto, evidentemente.
La sua espressione si rattristò quando aggiunse: « Sei reduce dalla guerra, mi ha detto Eric, e come ti ho già accennato prima non sei il primo studente che arriva da Hogwarts.»
«Per cui…?» Mormorò confuso Lukas.
«Oh, andiamo, ragazzo mio, sei un Cobaltaurora, fa' due più due! È logico che siano qui per la cerimonia di commemorazione! Ed è stato molto gentile da parte tua e di Alice raccattar— ehm, dar loro una buona accoglienza, ecco. Specie dopo l'impiccio di Upside Street.»
«Di cos—?» Prima che Eric potesse aprire bocca, John gli diede uno schiaffetto dietro la nuca. «Una mosca.»
«È davvero un bel gesto, il tuo. Magnifico! E a proposito, i coniugi Fitzgerald ti sono grati per quel che hai fatto per Sonia.»
«Sonia?» Ripeté George, battendo le palpebre. John diede un colpo di tosse e gli indicò col capo la suddetta, e allora il ventenne si ricordò della piccola Metamorfomaga nascosta dietro di lui. «Oh, be', in realtà io non c'entro—»
«Vuoi un biscotto, piccola? Sei una Metamorfomaga come tuo fratello, eh?»

«—ma sono solo futili dettagli!»
Accigliati, tutti guardarono Lukas, mentre il preside Arrow continuava a parlare e parlare e parlare. Senza mai prendere fiato. Il Cobaltaurora, a bassa voce, bisbigliò loro di lasciarlo parlare senza interromperlo.
«Arriva alle conclusioni prima che ce lo possiate condurre voi. Potrà anche sbagliarsi, ma vi farà comodo, credetemi.»
«Tornando alla cerimonia, George... Scommetto che non hai la minima idea di come si svolga. È una tradizione che Amstrong riserva alle battaglie magiche cui partecipano anche gli studenti, per rendere omaggio al loro coraggio.» Continuò Allen Arrow, dopo aver messo tra le braccia di Son l'intero piatto di biscotti al burro. «Maggiorenni per legge, ovviamente, e solo in casi estremi, ma puoi capire che questa è un’occasione diversa dalle altre. Dieci persone non sono tante in confronto alle vostre perdite, ma molti di loro erano ancora minorenni. Le famiglie sono sconvolte, alcune sono addirittura furiose con me e gli insegnanti per non aver fatto qualcosa. Hanno ogni ragione di esserlo, ma, be', i ragazzi erano molto, molto ben organizzati. Non se la sono svignata tutti in una volta, ma l'hanno sempre fatto di notte; quando ce ne accorgevamo, erano già oltre il confine nazionale, oltre il quale io non ho autorità su di loro. In ogni caso, prima o poi l'aquila spicca sempre il volo, lasciando il nido per volare in solitaria. Quando non si sa, alle volte temo che alcuni di loro non fossero ancora pronti. Altre realizzo che ho di questi pensieri subito dopo aver ricevuto una lettera minatori da qualche membro delle famiglie dei ragazzi che non sono tornati a casa sani e salvi. Temo di non essere più sulla lista degli auguri natalizi del signor Anderson, in effetti.»
«Non si abbatta, potrebbe sempre decidere di spedirle un po' di carbone in regalo! In quel periodo dell'anno e a quest'altitudine farebbe comodo.» Concluse annuendo Eric, soffocando una risata. John lo guardò sconcertato, assestandogli una gomitata nelle costole.
«Ora, io ho fame.» Esordì Arrow, ravvivandosi. Evidentemente non aveva fatto caso ad Eric, preso com'era a divagare sull'appassionata minaccia di morte ricevuta il mese prima da un certo signor Sanchez. «Per cui non vi trattengo più del dovuto. Il succo è: tu vieni da Hogwarts, una studentessa di quelli periti in battaglia veniva da Hogwarts, la cerimonia di commemorazione si terrà tra qualche giorno, tu sei qui. È tutto chiaro come il Sole.»
George fece per aprir bocca e parlare, ma fu interrotto da Lukas il quale, illuminandosi, esclamò con fin troppa enfasi: «Questo spiega molte cose!»
«Lo penso anche io, Lukas! A proposito, ragazzo, credo che la signorina nascosta lì dietro—» Fece un cenno amichevole a Son, appostata dietro George con la bocca piena e le labbra sporche. Sentendosi tirata in ballo, scaricò il resto del suo dolce carico ad Eric per pulirsi al meglio col dorso della mano. «—non dovrebbe trovarsi qui. Ho provveduto a mandare un Patronus ai suoi genitori che, immagino, dovrebbero essere per strada, da qualche parte nei cieli del Kansas. Saresti così gentile da condurla incontro a loro in ?»
«Come vuole, professore.» Annuì esitante Lukas, facendo un cenno di saluto a George, Eric e John e aggiungendo rivolto a Son: «Vieni?»
La prese gentilmente per mano ed entrambi uscirono dalla presidenza; non prima d'aver salutato Coraruff.
«E sta' attento a come chiudi la porta, ragazzaccio! Cinquantadue anni che sono appesa qui e credi che sia ancora una giovincella?!»
In risposta la testa d'aglio ricevette un secco: «'Notte, Ruff.» e un borbottio stanco.
Una volta soli, se non fosse stato per l'indole spontanea e spiccia di George si sarebbe potuta venire a creare una situazione d'imbarazzante silenzio.
Con Arrow che faceva vagare lo sguardo sorridente e bonario ovunque e i gemelli che si guardavano pensando di trovare negli occhi dell'altro qualcosa di intelligente o sensato da dire.
«Ha detto di avere fame, per cui passiamo al sodo. Dunque, noi—»
«Non devi preoccuparti, ragazzo, Amstrong è perfettamente attrezzata per avere ospiti! La cerimonia si terrà dopo la fine degli esami di fine anno, cioé tra una settimana. Fino ad allora ti prego di fare come se fossi a casa tua: gironzola, conosci gente, divertiti... se dovessi incappare in un folletto con una maglia dell'NBA, digli per piacere di farmela riavere.»
«Che cos'è l'—?» Fece per chiedere Eric.
«—Perfetto!» Esclamò John. Guardò entusiasta prima George e poi Eric. «Potremmo scoprire molte, molte, molte cose nuove. Non trovate?»
«Oooooh, sì! E assaggiare la cucina locale, anche quella è cultura.» Aggiunse Eric.
«Ben detto, Johnny!» Esclamò il preside Arrow, confondendoli. «Sei Johnny, sì? Be', comunque... a questo punto vi congederei, ma non posso non dedurre che nessuno di voi tre sia mai stato Smistato qui. Giusto?»
«Ma noi non siamo studenti.» Obiettò George.
«Vero, ma Amstrong non è un luogo che ti rende la vita facile se non ti conosce. Forza, forza!» Così dicendo, fece il giro della scrivania, attraversò l'ufficio in poche falcate e aprì la porta con tanto trasporto che Coraruff cacciò un urlo di protesta. «Piccole misure per la vostra sicurezza, si tratta solo di una formalità che vi assicurerà il via libera a ogni angolo dell'isola e della scuola. Forza, chi ha tempo non aspetti tempo!»
George scrollò il capo e uscì, seguito dai gemelli. «Va bene, ci faccia strada!»
«Io? Volentieri, George, credimi, ma giusto poco fa un aereo del Ministero mi ha avvisato di una riunione circa l'utilizzo che i miei studenti fanno dei loro poteri fuori dalle mura della scuola.» Arrow mostrò loro un aereoplanino di carta ripiegato con cura. «Vi lascerò alle cure degli studenti, garantisco io: sono ragazzi molto piacevoli! Oh, Zachary! Capiti a fagiolo, ragazzo!»
Stava passando di lì, evidentemente; aveva i capelli neri folti e scompigliati, pelle diafana costellata di chiarissime efelidi e imperscrutabili occhi chiari, dal colore indefinibile.
Indossava gli stessi abiti di Lukas, ma le tonalità più che sul blu erano concentrate sull'indaco.
Si voltò ricettivo verso Arrow, aggrottando le sopracciglia scure. Lanciò uno sguardo fugace anche agli altri presenti, ma in esso non c'era molta curiosità.
Non appena lo vide, Eric sgranò gli occhi e si aggrappò al braccio di John, che gli scoccò uno sguardo d'intesa.
“ L'hai già visto, vero? ” chiedevano gli occhi color smeraldo di uno.
“ In una visione, su Avalon, credo che fosse lui! ” rispondevano quelli dell'altro.
«Ha bisogno di qualcosa, professore? »
«In effetti sì, Zachary — un Prefetto è... perfetto! Aha! — Oggi la ronda per gli Indacocclumanti tocca a te e a Samantha, giusto? »
«Puckett, esatto.»
«Farò riferire alla tua compagna che ritarderai un poco. Avrei bisogno della tua disponibilità.»
Senza batter ciglio, il ragazzo si avvicinò alla compagnia.
Il preside Arrow lo indicò con uno sguardo a George. «Lui è Zachary Wright, Prefetto Indacocclumante. Zachary, lui è George Weasley. E questi due giovanotti sono Eric e John — siete Weasley anche voi? Be', sì, ovvio
Li indicò rispettivamente, confondendo i gemelli.
«Sono ospiti, per la cerimonia.» aggiunse, ed Eric poté giurare di aver visto un'ombra scura tersa di rabbia e tristezza fare capolino nello sguardo di Zachary.
Mentre il preside Arrow gli dava istruzioni su cosa fare, entrambi i gemelli fissarono il ragazzo.
Eric perché sopraffatto dal suo sesto senso, John perché aveva notato di aver già visto quei lineamenti e quegli occhi.
«Puoi farmi questo piacere?»
«Non c'è problema. Seguitemi pure.»
George gli fu subito dietro, seguito dai gemelli.
A passo svelto, Eric affiancò Zachary, chiedendogli se potesse fargli una domanda.
«L'hai appena fatto.» rispose senza guardarlo Zachary, per poi aggiungere: «Ma d'altronde non sei mai stato qui prima, giusto? Chiedi pure.»
«Che anno frequenti?»
«Sesto.»
«Colore preferito?»
«Cremisi.»
«Cibo preferito?»
«Sushi.»
«Sei americano americano?»
«Californiano, di Santa Monica.»
«Il colore della tua Casa è l'indaco?»
«Tecnicamente no. Il colore che spicca sulla divisa varia a seconda dello studente. Neanche tra i membri della stessa Casa sarà mai identico.»
«Sai già evocare un Patronus?»
«Vagamente.»
«E che cos'è?»
«Non lo so ancora.»
«Giochi a Quidditch?»
«Sono Cercatore.»
«E sei figlio unico?»
«Non preferiresti farmi delle domande sulla scuola, piccoletto?»
«Ma—»
Zachary si fermò di colpo e guardò accigliato Eric, prima di annunciare a George: «Ci siamo.»
Tirò fuori la bacchetta e la picchiettò sul sigillo che teneva chiuso un portone alto almeno tre metri.
«Maride canterina
Un movimento circolare del polso e il sigillo si aprì così come la porta, rivelando una stanza circolare dalle piastrelle di marmo chiaro.
«Maride canterina?» Domandò con la fronte aggrottata e un sorriso divertito George.
«È la parola d'ordine della settimana.» Precisò prontamente Zachary, guardando altrove. «E questo è l'Auditorium.»
Era come la Sala Comune dei Cobaltaurora – pensò George – solo che era completamente sgombra, sulle pareti alte e sul soffitto doveva esserci impresso lo stesso incantesimo che animava la Sala Grande.
Al centro si ergeva un piedistallo su cui era appoggiato un grosso calice dorato, nel quale ardeva una fiamma senza colore.
Bianca, eterea.
«Di solito gli studenti più grandi assistono alla cerimonia di Smistamento da lassù.» Spiegò loro Zachary, indicando una fila di balconate che prima il rosso non aveva notato. «E quelli del primo anno si dispongono in cerchio lungo la parete. Uno per volta, vengono chiamati e sistemati ognuno nella propria casa. È il primo incantesimo ufficiale che compiono, quello dello Smistamento. Tu, grillo parlante fuorimisura, sarai il primo. Bacchetta alla mano.»
Eric, per nulla offeso dall'appellativo ironico usato dall'Indacocclumante, annuì e si fece avanti.
«Che devo fare?»
«Puntare, dare un colpo, ruotare, parlare.» Zachary fece vedere il movimento che andava fatto. «Mira al calice e, al momento opportuno, di': Detecto Cor
«E dopo che succede?» S'inserì George.
«Non lo so, succede qualcosa di diverso per ogni persona e ci si regola di conseguenza. Bando alle ciance, procedi pure.»
Eric annuì e rivolse lo sguardo davanti a sé; si umettò le labbra con un certo nervosismo e alzò il braccio destro. Un movimento, una formula e dalla sua bacchetta partì uno spruzzo dorato, come un fulmine, che andò a colpire in pieno il calice senza scalfirlo.
Le luci, nella stanza, si spensero all'improvviso, lasciando il posto solo al paesaggio esterno che per magia persisteva, nuvoloso e privo di stelle.
«Ho sbagliato qualcosa?» mormorò Eric, guardando il profilo in penombra di Zachary il quale, prim'ancora di aprir bocca, fu zittito da una piccola lucciola dorata.
Tutti guardarono in alto, dunque, e dal soffitto scuro videro iniziare a cadere quelli che a prima vista parevano fiocchi di neve color del Sole; sempre più numerosi e sempre più persistenti.
Dopo un po' il pavimento ne fu puntellato, mentre altri scintillii dorati volteggiavano e schizzavano per tutta la stanza attorno alle figure dei presenti.
Alcuni di essi rimasero imbrigliati nei capelli di Eric anche quando quasi tutti gli altri, raggruppandosi in un grosso mucchio, si riversarono tutti dentro il calice, che si accese di una calda e grande fiamma splendente come il Sole di agosto.
«Questo è stato. . .» farfugliò con crescente eccitazione Eric, voltandosi verso il gemello il quale, fiero, annuì: «Epico, Eric!»
«Wow! Semplicemente wow. Niente male davvero!» commentò con gli occhi nocciola sgranati George.
«Terresploratore. Non c'è bisogno di aspettare che torni bianca.» Commentò semplicemente Zachary, facendo cenno a Eric di cedere il posto al fratello.
Il colore del fuoco acceso nel calice dorato cambiò colore in una sola vampata non appena John eseguì l'incantesimo, divenendo di un intenso e forte violetto.
Le lucciole dorate rimaste prima sospese a mezz'aria, tra il pavimento e il soffitto, cambiarono colore una per una al venire collegate tra loro da un filamento di luce, anch'esso viola.
Tutti videro formarsi bozze di costellazioni, molte delle quali George non ricordava neanche di aver mai studiato.
Adesso era come stare sotto il cielo notturno, in tutto e per tutto.
Con mille costellazioni in continuo movimento.
E quando non furono che pochi, i puntini solitari sospesi, le stelle caddero nel calice. Semplicemente: come lacrime di San Lorenzo.
E la stanza rimase parzialmente al buio.
«Indacocclumante.» Sentenziò non molto sorpreso Zachary.
Senza farsi attendere, George impugnò saldamente la sua bacchetta.
«Detecto Cor!»
Il calice esplose — o meglio, la fiamma al suo interno saltò in aria; in una vampata fu subito tinta di un rosso intenso e dardeggiante, ricco dei riflessi e sfumature più disparati.
Zachary, Eric e John dovettero immediatamente coprirsi gli occhi e allontanarsi, per riflesso, ma George rimase lì dov'era col capo reclinato all'insù; gli occhi color nocciola sgranati dalla meraviglia, riflettenti i grandi e colorati scoppi di fuoco che riecheggiavano rumorosi.
Gli sembrava di rivivere una scena passata, appartenente a giorni ormai lontani e memorie celate dal tempo e dal dolore.
Per qualche attimo gli sembrò di trovarsi nuovamente a Hogwarts, di star sfrecciano sulla sua Scopalinda lanciando Fuochi Forsennanti Weasley a destra e manca.
Riusciva, George, a sentire due risate gemelle, fischi, urla eccitate, acclamazioni. Erano nell'aria, in quell'incantesimo, nei suoi ricordi e non si potevano scacciare via.
Due sagome identiche e scoppiettanti si rincorrevano in mezzo a tutto quel fantastico, grandissimo caos; a giudicare dalle fattezze sembravano due volpi che, dispettose, sfrecciarono intorno a George più volte prima di disperdersi nella confusione.
«Okay, Rossincendio, senza dubbio! Ora però ferma tutto prima che—» Zachary non ebbe il tempo di finire che le due volpi scoppiettanti erano già corse fuori dalla grande sala, lasciandosi dietro una scia di fuochi d'artificio.
«. . .Questo, appunto.»
«Non provare a farle Evanescere, te lo sconsiglio.» esordì in un moto di solidarietà George, divertito. «Si dissolverà tutto da sé, no?»
Sicuramente ci sarebbero voluti tutti i migliori sforzi di Zachary e della sua compagna Prefetto per fare il loro dovere, quella sera.
Il ragazzo affidò George, Eric e John ai primi loro Concasani che incontrò.
«Ogni Dormitorio ha sempre qualche stanza inutilizzata. I Terresploratori ne hanno ben cinquanta dalla fine del diciannovesimo secolo solo per gli ospiti, a quanto ne so.»


 

*



“Sta' giù!”
Uno scoppio, delle urla soffocate; Max si agitò nel sonno, cercando di scacciarle e di ignorare quella stessa voce che, insistentemente, lo chiamava da lontano. Non voleva sentirla, non voleva ascoltarla: faceva troppo male.
“È colpa mia...”
“Ehi, ragazzino, taci un po', mh? Non è colpa di nessuno. A mia figlia è sempre piaciuto molto fare l'eroina.”

«Ma cosa...? Colpa di chi, Max?»
Il moro avvertì il dolce tepore di una carezza data con timidezza; eppure non riusciva a smettere di agitarsi perché sapeva che stava per arrivare il colpo peggiore di tutti. E nel mentre, dall'altra parte, Hailey cercava di svegliarlo.
“Non ne sono certa, ma potrebbe non ricordare nulla degli avvenimenti di questi ultimi giorni. Data la reattività dei suoi poteri, io non azzarderei alcun incantesimo, non vorrei peggiorare la situazione. Infondo perderebbe solo qualche chiacchierata e le lezioni che ha seguito, no? Recupererà da sola.”
«No...»
«Che cos'hai che non va? — Max? Ehi?»
Un candido viso bianco come il latte, riccioli castani macchiati di rosso, bende a volontà, pelle fredda. E niente che lui potesse dire per fermare quegli occhi caldi che si aprivano e lo guardavano senza davvero vederlo.

Papà, dove...?”
Nell'infermeria della scuola. Come stai? Ricordi cosa ti è successo?”
Mi fa male la spalla... Sono caduta da parecchi metri, stavolta? La mia scopa andrebbe revisionata...”
«Max—?!»

Nella speranza che le loro vite continuino in un posto migliore, guidate dalla bellezza di quel che, a undici anni, con innocenza, loro hanno donato a noi. Si dia inizio alla cerimonia. Rendiamo omaggio ai nostri compagni caduti e ringraziamoli di cuore per l'amore e la forza che ci hanno dimostrato; perché a loro importava.”
«NO!» Scattando in piedi, il brusco incontro con la moquette svegliò del tutto il giovane Scrutatore il quale, con gli occhi lucidi, guardò spaventato Hailey. Si passò una mano tra i capelli e non appena vide l'Empatica cercare di avvicinarglisi si ritrasse, scuotendo il capo.
«Max, era... solo un sogno, okay?» Hailey fece un passo indietro, assecondando l'impulso di repulsione del ragazzo con evidente riluttanza e cercando di parlargli con quanta più dolcezza possibile.
«Stavo sognando?» Le fece eco con diffidenza il moro senza smettere di guardarla stralunato, rimettendosi a sedere sul letto dove era stato adagiato.
Hailey annuì «Stavi sognando. Un incubo, credo.» e sospirò sollevata; non poteva immaginare cosa stesse passando per la testa di Max e, sinceramente, per chissà quale motivo a lei ignoto avrebbe preferito tornare al loro stato “Facciamo finta che tu non esista e viceversa” piuttosto che vederlo in preda agli incubi.
A disagio, abbassò lo sguardo e si passò una mano tra i capelli.
«Ti preparo qualcosa di caldo, quando faccio brutti sogni funziona.» Così dicendo, girò i tacchi e fece per dirigersi in cucina quando la voce di Max, malferma, le giunse alle orecchie e la costrinse a fermarsi.
«Hailey?»
Le si avvicinò; nella sua mente era chiaro il pensiero – il desiderio – di rivolgerle anche solo un gesto d'affetto; non ci sarebbe stato nulla di strano, d'altronde, ma una parte del suo subconscio doveva non essere concorde con il resto della sua volontà, poiché la sua mano si fermò a mezz'aria, in prossimità della nuca dell'Empatica.
Hailey arrossì lievemente e guardò Max con curiosità e sbigottimento: quest'ultimo serrò la mascella, distolse lo sguardo dal suo e, dopo qualche attimo, fece ricadere il braccio propeso lungo il fianco, scuotendo il capo.
«No, niente.»


 

*



Eric fu lasciato alle attenzioni di un trio di ragazzini del quarto anno che ricordò all'istante di aver già visto nella foto dell'Armata di Amstrong, a casa di Cheryl Greene.
Di uno di loro conosceva addirittura già il nome — Nyall MacFly: capelli biondi e folti, occhi chiarissimi.
Gli altri due erano Claire Mitchell — occhi verdi, capelli corti e biondi — e Anthony Hale — suo cugino, meno esile di lei, gli stessi occhi e i capelli di un caldo castano.
Di tutti e tre Nyall era quello che pareva più sulle sue – notò Eric – ma per quanto potesse essere riservato trattò il nuovo arrivato con estrema gentilezza.
«Tu di che anno dovresti essere?» domandò mentre, insieme a Anthony e Claire, si allontanavano da John e George.
«Del terzo anno, credo.»
«Non essere timido, se hai bisogno di qualcosa basta fare un fischio. Per qualsiasi cosa.» lo raccomandò Claire.

«Confermo. Non so, se ad esempio ti serve un rene, o se hai fame, o se finisce la carta igienica in bagno... Cose così!» Esclamò Anthony, beccandosi uno scappellotto dalla cugina e un'occhiata rassegnata da Nyall.
Il più fortunato fu indubbiamente George, che andò via con Alice — di ritorno dall'infermeria — fino al Dormitorio dei Rossincendio.
Zachary dovette portarsi appresso John per un po', sopportando le domande a bruciapelo del ragazzino, prima che Samantha Puckett – un concentrato di strafottenza alto un metro e settanta dai capelli biondi – li raggiungesse, tenendo per i polsi due ragazzi asiatici alti come sì e no dieci centimetri più di lei.
«Zach, hai finito di fare da babysitter ai nuovi arrivati? Perché, sai, avrei bisogno del tuo aiuto con queste due piccole pesti!» Sbottò sarcastica, dando uno strattone ai due gemelli — erano identici, in una maniera a dir poco impressionante anche per John, che di gemelli ne sapeva parecchio.
Per poco non le venne un colpo quando si ritrovò a tenere due mani e basta, senza il resto dell'arto o del corpo. Inorridita, si voltò verso i due ragazzi, che ridevano senza ritegno.
«Fanno sempre così, se non peggio. E non ci si abitua mai.» Bofonchiò Zachary, rivolto a John. «Certi trucchi non invecchiano mai, vero, gemelli?» Commentò poi in uno sbuffo rassegnato.
«Mai!» confermarono in coro i due. «Non è ancora scattato il coprifuoco che, ti ricordiamo, per noi che siamo più grandi inizia dopo!»
«Stavano dando fastidio a dei marmocchi del primo anno.» Affermò Samantha. «Tanto vale che se ne vadano nelle loro Sale Comuni, se devono seminare zizzania!»
«Ci hanno fermati loro.» Obiettò uno dei due con fare annoiato.
«Stavamo solo giocando.» Aggiunse l'altro, con disinteresse.

«E tu non puoi proprio parlare, Sammie!» Terminarono in coro.
«Gemelli, io e Samantha siamo Prefetti e potremmo tranquillamente mettervi nei guai, lo sapete bene, quindi dateci un taglio.»
«Nei guai? E con chi, con il preside Arrow?» Commentarono i due, per nulla colpiti. «Ce l'hai detto anche gli altri miliooooooni di volte, in effetti!»
«Se non fosse per vostra madre svreste già rischiato di essere espulsi, per cui zittitevi e ascoltatemi. Hikaru—» Si rivolse al gemello la cui giacca sfoggiava uno stemma poco differente da quello del fratello. «—dovresti fare gli onori di casa e portare lui—» Indicò John con un cenno del capo. «—alla nostra Sala Comune. Spiegagli un po' come vanno le cose; non è uno studente, è qui per la cerimonia.»
«Ma io non sono Hikaru, sono Kaoru.» disse con nonchalance il ragazzo. La sua copia annuì con fare offeso: «Siamo nella stessa Casa e non mi riconosci nemmeno!»
«Non prendeteci per scemi, vi si riconosce dalle divise!» Lì riprese alzando gli occhi al cielo Samantha.
Uno era chiaramente un Indacocclumante, mentre l'altro un Cobaltaurora; rispettivamente Hikaru e Kaoru, per quel che aveva capito John.
«Vero.» Annuì il gemello dalla divisa blu oltremare.
«E falso.» Scosse il capo quello dalla divisa viola.
«Oggi mi sono detto: “Il blu si intona ai miei occhi” e così Hikaru mi ha ceduto la giacca e la cravatta.» aggiunse l'altro.
«Ma... non ha senso! Nemmeno due secondi fa hai detto di essere tu Hikaru!» Obiettò confusa Samantha, indicando il Cobaltaurora. «Se sei Kaoru, be', quella in teoria dovrebbe essere la tua divisa! E quindi non dovrei avervi scambiati!»
«Sul serio?» Domandarono contemporaneamente i gemelli, guardandosi. «Non sa nemmeno chi di noi è il Cobaltaurora e chi l'Indacocclumante, eh?~»
Era evidente che ci provavano un gusto immenso, a far ammattire così le persone.
«Okay, sapete che c'è? Non importa!» Sbottò Zachary, trattenendo la Concasana dall'Affatturare entrambi. «Chiunque di voi due sia Hikaru faccia quanto ho appena detto. Noi andiamo a fare la ronda. John,—»
«Sì?»
«—cerca di sopravvivere ai gemelli Hitachiin.»
Difficile dire se fosse una raccomandazione o un augurio, quello di Zachary. Quando si fu allontanato con Samantha, uno dei gemelli esordì atono: «Bene. Allora vieni, piccoletto?»
John annuì e seguì i due asiatici, stando un passo dietro di loro i quali, ogni tanto, si scambiavano qualche parola in giapponese.
«Voi inglesi siete silenziosi, eh?» esordì a un certo punto il gemello con la divisa da Cobaltaurora.
«Come fate a dire che sono inglese?»
«Perché ce n'era una, in quella che chiamano l'Armata di Amstrong.» Fece spallucce l'Indacocclumante ragazzo, per poi rivolgersi al gemello. «Hailey Grint, giusto?»
L'altro annuì.
«Voi ne facevate parte?» chiese John, determinato a iniziare a sondare il terreno.
I gemelli Hitachiin risero e negarono col capo. «Assolutamente no!»
«Non era qualcosa che ci riguardasse.» affermò l'Indacocclumante.
«E a fare gli eroi kamikaze ci hanno comunque pensato in trenta.» aggiunse il Cobaltaurora.
«Trentadue.» Precisò l'altro. «Wright e Lynch non erano membri dell'Armata, hanno fatto tutto all'ultimo minuto.»
«Wright? Cioè Zachary Wright?» S'inserì interessato John, accelerando per poter affiancare i gemelli. I due annuirono, commentando: «Cosa non si fa per il sangue del proprio sangue, d'altronde?»
«Non vi seguo.»
«Mettiamola così: l'Armata di Amstrong è tante cose, piccoletto.» iniziò l'Indacocclumante.
«Dimostra cosa può fare la tenacia di poche ma brillanti menti messe insieme, —»
«— è un simbolo di solidarietà tra maghi di nazionalità diverse, —»
«— è anche un buon modo per ammazzare il tempo, suppongo, —»
«— ma soprattutto è stata causa di cambiamenti.»
«Ha cambiato molte persone, qui dentro, e ha distrutto l'unità di molte famiglie.»
«Prime fra tutte quelle dei MacFly e degli Wright. Noi lo sappiamo colo perché la prima è nel giro di affari del Mondo Magico come la nostra. E anche perché le voci corrono, sia lì che qui.»
«Basta che ti guardi intorno o chiedi in giro. Di trentadue ne sono tornati ventidue, in America. A parte i membri già diplomati, quattro di loro non si sono neanche fatti rivedere a scuola.»
«Sono rientrati in tredici poche settimane fa. Li si vede spesso andare in giro a gruppetti, devono essere ancora sconvolti.»
«Altri non sembrano avere molta voglia di vedersi tra loro, invece.»
«Wright è uno di questi. Non ha mai approvato l'idea di sua sorella di unirsi a questo gruppo.»
«Ma Harmony era caparbia, e certo non si sarebbe tirata indietro solo perché suo fratello minore era contrario.»
«Hanno litigato.»
«Poi lei è andata via.»
«Poi lui l'ha seguita in Inghilterra.»
«Hanno fatto pace.»
«Ma alla fine lei è morta.»
«Ai MacFly è accaduto quasi lo stesso. I due più grandi, Martyn e Jamelié, e il più piccolo, Nyall, erano tutti parte dell'Armata.»
«Ma solo per via di Jamelié. Nyall era ed è troppo giovane per essere messo intenzionalmente a combattere, e Martyn ha sempre lasciato la parte di figlia ribelle e pecora nera della famiglia a sua sorella.»
«Ora non è più così, dicono. Martyn non si è più rifatto vivo, a quanto dicono i Cobaltaurora, ha solo rispedito a scuola Nyall.»
«Ma sicuramente i suoi compagni d'armi sanno qualcosa in più.»
«Molto di più.»
John, attento ad assimilare ogni singola parola, quasi non non si accorse che i gemelli si erano fermati alla base di quella che riconobbe essere la torre dei Cobaltaurora.
«Ti lasciamo qui.» disse uno dei gemelli Hitachiin all'altro, che annuì.
John notò la delicatezza con cui l'Indacocclumante passò una mano ad accarezzare la nuca del gemello, scompigliandogli affettuosamente i capelli. E non gli sfuggì nemmeno il sorriso che il Cobaltaurora rivolse al fratello: era genuino, sincero, luminoso e a dirla tutta anche molto dolce.
Niente a che vedere con quelli che gli aveva visto sfoggiare il castano nei minuti precedenti.
«Buonanotte a tutti e due.» Si congedò, incamminandosi per le scale.
Dopo un po', John esordì: «Quindi non vi aveva scambiati.»
«Mmh?»
«Quella Samantha, intendo. Tu sei davvero Hikaru.»
Il giapponese si strinse nelle spalle. «Che gusto c'è se te lo dico?»
«Anche io ho un gemello.» Lo incalzò John. «È con i Terresploratori, si chiama Eric. Anche noi siamo identici, ma non... sai, non ci scambiamo mai intenzionalmente.»
«Per me e Kaoru è diverso, a noi sta bene così. Anzi, è divertente.» Disse semplicemente Hikaru, guidando John attraverso delle scale che prima, il ragazzino ne era certo, non c'erano. Apparivano e sparivano sotto i piedi del ragazzo il quale, vedendo il castano così sbigottito, gli fece cenno di seguirlo.
«Un piede dietro l'altro, senza farti problemi. Se sei stato Smistato questo posto ti conosce e segue le tue esigenze. Esigi di salire le scale e lo farai.»
Ora John capiva perché il preside Arrow aveva voluto farli Smistare a ogni costo, per potersi muovere liberamente per Amstrong!
Incerto, seguì l'esempio di Hikaru e quando fu certo di poggiare metà del suo peso sull'aria, in realtà c'era un gradino bianco, marmoreo.
«Wow!»
«Muoviti, dobbiamo arrivare al terzo piano: aula di Astronomia teorica.»
«Perché lì?»
«Lo vedrai. E tieni per te il modo in cui arriveremo al Dormitorio, intesi?»
«Scommetto che Kaoru lo conosce.»
«Forse sì, forse no, la verità io la so è tu no — Spicciati, piccoletto.»


George ed Alice dovettero vagare un po' prima che il ragazzo si fermasse dopo aver scorto un bagliore bluastro con la coda dell'occhio.
«Là!»
«Finalmente! Certe volte è proprio una rottura dover giocare a nascondino con loro... Forza, seguiamolo. E non perderlo di vista!»
Seguirono quella fiammella nonostante questa sparisse e riapparisse a suo piacimento, e nel mentre Alice spiegò a George che se erano diversi da quelli che conosceva, quei “mostriciattoli lampeggianti”, era perché era stato Rifel - il fondatore della loro Casa - a portarli ad Amstrong e istruirli a comportarsi in quel modo.
«Alcuni dicono che glieli abbia donati un saggio stregone durante uno dei suoi viaggi, altri pensano che quando morì la sua anima si dissolse in tutti questi Fuochi Fatui. Per guidare i Rossincendio, sai, nessuno sa quanti siano veramente e non tutti possono vederli.»
Da parte sua, la mente di George lavorava senza sosta, elaborando tutto quello che sapeva e che avrebbe potuto condurlo all'ultima, agognata Noce Crononauta.
Sapeva che il terzo custode, il vichingo Emil Køhler, secondo delle leggende si era innamorato di una donna chiamata Califia e le aveva donato il suo prezioso tesoro, cioè la Noce.
Sapeva che i Babbani conoscevano Califia come regina della leggendaria isola di California ― John l'aveva letto nel libro riguardante la storia di Amstrong, a casa di Cheryl, prima che se ne andassero.
Concretamente sapeva che il luogo magico più importante della California era la scuola di magia.
E ultimo ma non meno importante Hailey Grint aveva scritto a Cheryl che ad Amstrong c'era un solo fantasma, le cui fattezze parevano corrispondere a quelle di Ailis e Ailleann, i creatori della Pozione Crononauta.
L'obiettivo, dunque, era il suddetto spirito.
«Hogwarts pullula di fantasmi, sono all'ordine del giorno! Una scuola di magia senza mi sembra quasi innaturale! Troppo, troppo silenziosa.» Esordì a un certo punto, con nonchalance, George, camminando con Alice lungo un corridoio deserto, rivolgendo un pensiero quasi affettuoso al ricordo di Pix.
«Hanno preferito l'isola di sotto.» Scrollò le spalle Alice. «Sai, troppo Sole a questa altitudine. Ma c'è chi afferma che un fantasma ci sia, qui.»
«Ed è vero?»
«Non ne ho idea, io non l'ho mai visto! O vista. L'ultima persona che ha detto di averci parlato―» Era ovvio che Alice non credesse all'esistenza di quel fantasma solitario. «―è stato un tizio morto qualche secolo fa. Oltre a Ivory Thriving, ma non è un segreto che quella ragazza sia un po'... ecco, per farla breve credo sia solo una che legge troppo. Con tutti i libri che ha la sua Sala Comune, poi! È strana, bizzarra!»
Mentre Alice pronunciava la parola d'ordine e un passaggio si apriva davanti a loro, George sorrise soddisfatto: nella sua mente ricordò con un moto di affetto di conoscere già una ragazza che leggeva troppo e una considerata un bel po' strana, entrambe grandissime streghe.
Sicuramente provare a parlare col concentrato vivente che era Ivory non l'avrebbe ucciso.
E nel frattempo, si rese conto che c'era sempre più vicino; quando si ritrovò sotto le lenzuola, con lo sguardo rivolto al soffitto, George chiuse gli occhi con la consapevolezza che, sì: ne stava valendo davvero la pena.
E dopo più di un mese dormì senza sognare, senza vedere o sentire nulla. Profondamente; perché gli sarebbe servita quanta più energia possibile, per quell'ultimo, grande sforzo.


 


 

Writer's side
Ehilà, gentaglia!
È da un po' che non ci si sente — come vi va l'estate (agli sgoccioli, per la mia personalissima gioia)? Spero meglio della mia...
Comunque, avviso che dopo la pubblicazione di questo capitolo, il ventinovesimo, passerà un pochetto prima che anche il trentesimo & seguenti siano completi. Un po' perché non ho ancora fatto mezzo compito e devo affrettarmi, un po' perché il tempo che ho di fare ciò che realmente vorrei – e dovrei, in questo caso! - non è mai abbastanza.
Poi, be', se qualcuno l'ha notato ultimamente vi ho tartassati con tre o quattro fanfiction nuove di zecca postate in, quanto?, un mese? Di meno! E coi gemelli come protagonisti!
Ne sto scrivendo adesso adesso un'altra, che non so quando finirò & pubblicherò.
Per cui volevo lasciarvi il capitolo e un messaggio speciale in cui, notatelo, ho iniziato a lasciarvi delle piste per districare un po' l'alone di mistero che attornia i TimeRiders e, in particolare, il da sempre complicato e burrascoso rapporto tra Max e Hailey. ;)
Gradualmente tutti i nodi verranno al pettine e, per quel che riguarda il contesto di George & Co., be', sto cercando di introdurvi nella realtà di Amstrong in maniera graduale, non troppo improvvisa. Questo è un capitolo di transito, potremmo quasi dire.

E questo l'ho detto.
POI. . .
Avevo in mente di fare qualcosa di particolare per la fine della storia che, credetemi, non è lontana. E per questo invito chiunque a lasciare qui su EFP (come recensione o messaggio privato), o su Facebook (come, anche qua, messaggio privato — al mio account o alla pagina Facebook che mi hanno costretta ad aprire per i miei disegni xD Rendiamola utile), o su Ask.fm eventuali domande, impressioni etc.
Davvero, di tutto!
Domande sui personaggi (sul loro concepimento, su qualsivoglia della loro personalità, sul loro rapporto con altri personaggi, sui loro atteggiamenti & compagnia bella), sulla trama (chiarimenti, versioni alternative, momenti particolari della storia e, davvero, chi più ne ha più ne metta) e qualsiasi cosa vi venga in mente.
Credo che lascerò questo messaggio alla fine di tutti i capitoli che verranno fino al penultimo, ma ho pensato di iniziare già da ora; I dunno, è un'iniziativa, la mia.
Nel frattempo vi lascio e vi mando un gigantesco abbraccio.

Soleil

 

  
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