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Autore: fefi97    27/08/2015    1 recensioni
Chris e Vince sono una coppia di lunga data, una coppia in "crisi", perché per Vince non é una crisi, per Chris lo è anche troppo.
Vince ha quarantanni, é un poliziotto pragmatico e scorbutico, un pò orso, che ama Chris più della sua stessa vita, ma non é bravo a dimostrarlo.
Chris ha trentaquattro anni, é un attore, o almeno ci prova, é irruento, genuino, allegro, dolce e sfacciato insieme,tutto cuore, esattaemente il contrario di Vince. Ama Vince, ma a volte si chiede se sia ricambiato.
Dopo un litigio che porta Chris a chiudersi ottusamente dentro il bagno, Vince ripercorrerà mentalmente i passi della loro storia, a partire da quando era cominciata, dieci anni prima, intrecciando i ricordi ai momenti difficili del presente.
Riusciranno a superare la loro "crisi"?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO 1
 
 
Robbie Garcia é un sud americano trapiantato a New York, con gli occhi piccoli, scuri e lucidi, un viso appuntito e un sorriso furbo che gli hanno fatto guadagnare il soprannome di “volpe messicana” tra gli agenti della sua unità.
Vincent Harper l’ha conosciuto durante il concorso della polizia, sedevano vicini nella sala d’aspetto dell’ufficio del medico, in attesa di essere visitati.
Vince,semplicemente, lo odiava.
Da quando infatti quel maledetto latino con il fisico e lo spirito di un ballerino di salsa gli si era lasciato cadere affianco, non aveva fatto altro che parlare, di cose futili tra l’altro, provocando a Vince la ragionevole voglia di prenderlo a pugni.
-No, cioè ti rendi conto? Quella scema di Izzy sopravvive, mentre George, che lasciami dire amico,era strafico con la divisa da militare, muore per salvare una tizia qualunque! –
-Sconvolgente. – sibila Vince, che ha smesso di ascoltarlo circa tre stagioni fa di una qualche insulsa serie tv che, a quanto pare, Robbie ha evidentemente deciso non può fare a meno di raccontargli.  
Robbie stiracchia un sorriso mortificato e sincero, mentre lancia un’occhiata a Vince.
-Scusa, è che il mio ragazzo è ossessionato da Grey’s Anatomy e mi ha rincoglionito pure a me. – dice gesticolando appena e Vince non poteva sapere che in qualche modo Chris era già entrato nella sua vita.
Vince per la prima volta presta attenzione a Robbie Garcia, voltandosi a guardare la sua sfacciata faccia da volpe. Il suo ragazzo?
Robbie non smette di sorridere, ma il suo sorriso prende una piega leggermente beffarda.
-Si, sono gay e voglio fare il poliziotto. Stai per partire con il repertorio omofobo? Della serie ti piace la pistola, la divisa ti eccita? –
Vince lo guarda un istante senza capire, poi capisce e inevitabilmente si offende. Cioè, questo deficiente crede che sia omofobo?
-No. – sbotta infastidito, poi aggiunge di malavoglia, perché non gli va a genio di farlo sapere troppo in giro: - Sono omosessuale anche io. –
Robbie spalanca la bocca, guardandolo incredulo.
-No! Ma dai, non sembri per niente un fratello gay! –
Vince irrigidisce i tratti del volto, con l’ennesimo istinto di riempirlo di botte.
-Come mi hai chiamato? –
Robbie annuisce solenne, rifilandogli una fraterna pacca sulla spalla, per cui Vince lo trucida con lo sguardo.
-E’ una rara fortuna quella di trovare un compare in un ambiente di norma strettamente eterosessista  come la polizia. Ragion per cui, Victor, ti nomino mio neo migliore amico e fratello di sangue! –
-Mi chiamo Vince. – ringhia il diretto interessato, ma Robbie non si lascia impressionare dalla sua espressione omicida, tanto che gli rifila la seconda pericolosa pacca sulla spalla.
-Fa lo stesso! – esclama allegramente, e Vince non lo uccide solo perché proprio in quel momento il medico esce dalla saletta delle visite e chiama Garcia, Robert.
Ovviamente, perché Vince si è sempre reputato una vittima del destino, sia lui che Robbie vengono presi, finiscono nello stesso dipartimento, nel giro di un anno sono diventati partner e, altrettanto ovviamente, nel giro di due si è realmente affezionato a quel rompiscatole dal muso di volpe.
In realtà loro due funzionano bene insieme, sia come amici che come colleghi. Sono equilibrati: Vince non parla quasi mai, Robbie non sta mai zitto, Vince è bravo nel corpo a corpo, Robbie è più un tipo intuitivo, scaltro come la volpe cui tanto assomiglia. In genere, in un caso, Robbie è quello che elabora una strategia infallibile, Vince quella che la mette in atto e guarda le spalle a Robbie, cercando di evitare che quell’impulsivo di un messicano ci lasci le penne. Vince non lo ammetterebbe mai, ma non crede che potrebbe sopportare che a Robbie capitasse qualcosa, per questo tende ad avere un atteggiamento protettivo nei suoi confronti, pretendendo di fare irruzione senza di lui quando teme un’imboscata, o buttandolo a terra facendogli rischiare gravi fratture appena sente un rumore sospetto.
Ovviamente Robbie lo prende in giro a morte per questo. Lo chiama “mamma chioccia” e sostiene che Vince abbia un alto tasso di iperprotettività repressa da sfogare.
Vince non lo contraddice, perché in fondo sa che ha ragione. Ma, insomma, non è colpa sua se è il più grande di altri tre figli, tutte femmine. L’istinto protettivo ce l’ha nel sangue.
Nonostante siano tutti e due omosessuali, né a Vince né a Robbie è mai passato per l’anticamera del cervello che potesse accadere qualcosa anche solo di vagamente romantico tra loro. E d’altronde come potrebbe essere possibile, dal momento che Robbie ogni singolo momento che passano insieme gli fa una testa tanta sul suo fantomatico ragazzo, quello che c’ha una fissa per Grey’s Anatomy ( e Walking Dead, Glee e un sacco di altre serie a quanto pare)?
Ne parla talmente tanto, che Vince già sente di odiarlo il suo ragazzo, anche se non l’ha mai visto.
Sul serio, Robbie è un cazzo di disco rotto.
-Cazzo, il mio ragazzo mi ha distrutto ieri sera! – ha ghignato malizioso quando Vince, durante un appostamento,  ha avuto la malaugurata idea di chiedergli il come mai di quelle borse sotto gli occhi.
-Il mio ragazzo è una palla, abbiamo litigato di nuovo, Dios mio! –
-Scusa il ritardo, ma il mio ragazzo aveva un’audizione importante ed era in crisi. Te l’ho già detto che mio ragazzo è un attore? –
Sono andati avanti così per circa due anni, poi Vince non ce l’ha più fatta.
-Cazzo Robbie, e presentamelo il tuo stramaledetto ragazzo invece di farmi uscire scemo! –
Ovviamente Robbie è stato entusiasta della proposta, anche troppo in effetti, e Vince sospetta che abbia fatto apposta a tormentarlo per tutti quegli anni, perché non vedeva l’ora di presentargli questo ragazzo che a quanto pare è un attore e,sempre a quanto pare, ha un caratterino niente male ed è ossessionato da Derek Shepherd.
E così alla fine hanno combinato un incontro.
E’ un grigio venerdì mattina di Ottobre, che Vince, rigido nella sua divisa impeccabile, entra in un bar di Brooklyn che gli ha indicato Robbie. Ovviamente Robbie è in ritardo, come al solito, e anche  “l’attore” non c’é ( così chiama nella propria mente il ragazzo di Robbie, immaginandoselo come un povero fallito che crede di essere il nuovo Richard Gere), così si lascia cadere di malagrazia sulla prima e scomoda sedia metallica che vede, appoggiando i gomiti al tavolino e sbuffando forte dal naso.
Già odia il fatto di doversi sorbire “Robbie 2 alla vendetta” ( non si ricorda bene come si chiami il suo ragazzo, anche se Robbie gli ha fatto un nome che gli pare cominci per “C”), in più quei due lo fanno anche aspettare, e lui detesta aspettare.
Annoiato, scocciato e spazientito, prende a giocare svogliatamente con il portatovaglioli, dandosi mentalmente del deficiente per aver ceduto a fare la conoscenza “dell’attore”. Insomma, è ridicolo che Robbie ci tenga così tanto a presentarglielo, lui non ha mai sentito il bisogno di presentargli nessuno dei pochi ragazzi che ha frequentato negli ultimi due anni.
E, okay, forse il motivo è che Robbie ha una storia seria e importante, mentre Vince non riesce a trovare qualcuno in grado di gestire lui e il suo caratteraccio per più di una notte. In realtà, c’era stato un ragazzo un paio di mesi fa, Simon, che sembrava essersi innamorato di lui, ma Vince, per quanto si sforzasse, non riusciva proprio ad essere il fidanzato decente che Simon voleva e meritava, e così alla fine anche lui se ne era andato, lasciandolo di nuovo solo.
Poco male, a Vince la solitudine piace.
-Oh.. porca… ATTENZIONE! –
Vince non fa in tempo nemmeno ad alzare lo sguardo che un liquido scuro e bollente, a giudicare dall’odore forte caffè nero, lo investe senza pietà, macchiando inesorabilmente la sua camicia. La sua pulita, immacolata camicia, quasi commovente nella sua perfezione, e ora sporca e puzzolente. Vince fissa come pietrificato la macchia espandersi velocemente sul tessuto azzurro, senza dire una parola.
Ma a quanto pare è l’unico ad aver perso l’uso della parola.
-Cazzo, mi dispiace! – esclama la mortificata voce maschile che sovrasta Vince - Sono inciampato in una di queste sedie di merda, perché a quanto pare la gente non riesce ad accostarle al tavolo quando si alza! – si guarda intorno con fare eloquente ed alza la voce, come a mandare un messaggio al resto dei pochi clienti che, lungi dal sentirsi in colpa, continuano a fare indisturbati la loro colazione.
Vince non solleva lo sguardo, ancora impietrito, e il ragazzo continua a parlare, come un fiume in piena, un fiume molto volgare.
-No cazzo, davvero, mi dispiace! Cazzo, guarda che macchia! Andrà via in lavatrice? Forse è meglio se la lavi a secco.. anzi guarda, ti pago la tintoria, davvero mi dispiace, sono queste sedie di merda… -
Vince, con lentezza quasi comica, solleva gli occhi verdi, pronto a mettere mano alla pistola e a far fuori questo idiota che gli ha rovesciato una tazza di caffè bollente addosso.
La prima cosa che incrocia sono un paio di enormi e vividi occhi azzurri, chini su di lui, dispiaciuti ed agitati, che guardano la macchia quasi con risentimento, come se non fosse stato lui stesso a provocarla, ma si fosse materializzata sulla camicia candida di Vince solo per fare un dispetto ad entrambi. Vince continua ad osservarlo, ampliando il suo raggio visivo all’intero volto. E’ un ragazzo giovane, sui vent’anni, con un viso tondo e morbido quasi infantile e i tratti delicati. Vince pensa che sia carino, se non fosse per i capelli, che sono tremendi, sparati in tutte le direzioni e chiaramente digiuni di una spazzola da troppo, troppo tempo. Indossa una camicia bianca tutta sbrindellata e macchiata che gli mette semplicemente i brividi, con le maniche arrotolate, e tiene un vassoio pieno di tazze vuote in una mano. E’ un cameriere del bar e sul davanti della camicia, in un corsivo elegante, è stampato quello che deve essere il suo nome, “Christopher”,anche se Vince ci fa appena caso.
Perso nello studiarlo, Vince non si accorge che nel frattempo il ragazzo ha posato il vassoio sul suo tavolo, ha afferrato una decina di tovaglioli dal container e sta goffamente cercando di tamponare la macchia sul petto di Vince, borbottando una miriade di imprecazioni colorite.
-Fermo! Così peggiori le cose! – lo stoppa Vince, afferrandogli un polso magro nella sua mano grande e callosa, lanciandogli anche una mezza occhiataccia. Il cameriere punta gli occhi azzurri nei suoi, e Vince si sente stranamente a disagio sotto quello sguardo vivido e intenso, che sa di vita.
-Scusa.. mi dispiace.. –
-Davvero, si. – lo interrompe Vince sbuffando e lasciandogli il polso. Ha una pelle morbida il ragazzino, e Vince non sa nemmeno perché si è preso la briga di notarlo.
Il giovane gli lancia uno sguardo un po’ offeso, poi abbassa di nuovo gli occhi sulla povera camicia.
-Dovresti metterci un po’ d’acqua fredda, credo.. il caffè era bollente, ti ho bruciato? – chiede guardandolo di nuovo, preoccupato, mordendosi un labbro come i bambini, davvero in ansia. Una piccola, piccolissima parte di Vince pensa che sia tenero. L’altra, la predominante, ha ancora voglia di sparargli.
-Sto bene così, non preoccuparti. – taglia corto, burbero, sperando soltanto che Robbie e “l’attore”, arrivino presto a mettere fine a quella farsa.
-Sei sicuro? Perché secondo me deve bruciarti parec..
-Ma non hai dei tavoli da servire? Magari un caffè da rifare e da non rovesciare stavolta?! – sbotta Vince, spazientito.
Il giovane si porta le mani sui fianchi, squadrandolo indignato.
-Ehi, ti ho già chiesto scusa, vedi di darti una calmata! Solo perché sei grande e grosso non significa che devi fare il gradasso! –
Vince rotea gli occhi.
-Senti, perché non ti rendi utile e non mi porti un panno bagnato, eh? – chiede, rivolgendogli un sorriso falso. Anche il ragazzo gli sorride sarcastico, ma Vince si ritrova a boccheggiare come un idiota, perché, Cristo, il suo sorriso è decisamente più bello.
-Perché non te lo prendi da solo, eh? – lo motteggia, assottigliando gli occhi azzurri.
Rimangono a fissarsi truci per una manciata di secondi, impegnati in una ridicola sfida di chi rivolge all’altro lo sguardo più malevolo.
-Occhi Dolci!–
A quell’esclamazione  si voltano entrambi, Vince perché ha riconosciuto la voce di Robbie, il cameriere forse solo per vedere il nuovo cliente che é appena entrato. Vince quasi si strozza con la saliva quando si rende conto che Robbie l’ha a malapena notato, ma che i suoi piccoli lucidi occhi,un po’ stupiti, sono puntati in quelli del ragazzo in piedi davanti al suo tavolo.  Vince osserva il ragazzo sorridere genuinamente  e trova assurdamente belle le fossette che gli si formano ai lati della bocca.
Prima che Vince possa fare due più due, Robbie ha coperto la distanza che lo separava da loro in poche falcate, ha afferrato la nuca dell’odioso cameriere e gli ha scoccato un veloce e discreto bacio sulle labbra rosse e morbide.
Vince li osserva come stordito, non capendo.
Poi gli si accende una lampadina.
Lancia un’occhiata al nome stampato sulla camicia del cameriere.
Christopher.
L’attore di Robbie ha un nome che inizia per “C”.
Merda.
Bene, il ragazzo con cui ha appena discusso altri non è che la “dolce” metà del suo amico, fantastico.
Quando Robbie si stacca dal ragazzo, alterna lo sguardo tra Christopher e Vince che, imbarazzato, guarda ovunque tranne che nella direzione di quei due.
-Beh, vedo che vi siete già conosciuti. – esordisce in tono allegro, con un sorrisetto divertito che gli solca il volto.
Christopher lancia un’occhiataccia a Vince che, d’impulso, la ricambia, anche se sa che è una cosa molto infantile.
-Perché tu conosci questo idiota? – chiede il ragazzo in tono bellicoso, incrociando le braccia al petto, e continuando a sfidare un incazzatissimo Vince con lo sguardo.
Robbie li guarda sorpreso per un attimo, poi sospira.
-Bueno, vedo che vi adorate già. – ironizza, poi punta gli occhi in quelli perplessi e arrabbiati insieme di quello che è evidentemente è il suo ragazzo.
-Lui è il mio collega, quello che dovevo farti conoscere. Vince, ricordi? –
Per un attimo Christopher rimane immobile, poi i suoi occhi azzurri si allargano come piattini , rendendosi conto che,si, effettivamente ha ustionato e dato dell’idiota al migliore amico del suo ragazzo.
Vince si schiarisce la gola, alzandosi in piedi e cercando di salvare almeno in parte la situazione.
-Mh, piacere di conoscerti Christopher. – mugugna tendendogli stoicamente la mano, ancora un po’ a disagio, sotto lo sguardo sempre più bastardamente divertito di Robbie.
Il ragazzo inarca un sopracciglio chiaro, senza accennare a voler prendere la mano che Vince gli porge.
-E’ Chris, non Christopher. – precisa, ancora un po’ sdegnato per il modo maleducato con cui Vince lo aveva trattato prima.
-O per il sottoscritto Occhi Dolci! Ma questo nomignolo va bene solo quando non si incazza! – interviene Robbie con voce allegra, per stemperare la tensione, facendo un occhiolino a Vince, che per tutta risposta lo guarda male, in contemporanea con Chris.
-Sei proprio un idiota. – lo apostrofa Chris alzando gli occhi al cielo. Vince non può fare a meno di osservarlo perché, capelli e caratterino a parte, carino lo trova davvero.
Chris ricambia lo sguardo, quasi con sufficienza e si legge chiaro e tondo in quegli occhioni, che dolci lo sono sul serio, che Vince non gli piace per niente.
Bene, si dice Vince respingendo una curiosissima sensazione di malessere, tanto nemmeno a lui “l’attore” piace.
E, in fondo, non è neanche così carino.
Quindi non si sa proprio spiegare perché, quando alla fine riescono a sedersi tutti e tre intono al tavolino, lo stomaco si attorcigli in maniera strana ogni volta che Robbie si protende a baciare quella pelle morbida e chiara.
 
 
 
 
-Vince? Vince sei ancora lì? –
Vince si riscuote dai suoi pensieri e solleva gli occhi al cielo, pensando che quella è proprio una domanda idiota alla Chris.
-No, sono andato al bar con il mio amante. – gli risponde ironico, la schiena ancora appoggiata alla porta di legno che Chris si ostina a non aprire.
Chris rimane in silenzio, e Vince per un attimo teme di averlo offeso e di essersi giocato ogni possibilità di sentirsi nuovamente rivolta la parola.
-Stronzo. – borbotta invece Chris dopo un po’, e malgrado tutto Vince si ritrova a sorridere con un angolo della bocca. Chris e le parolacce sono un po’ come la panna e le fragole, un binomio indistruttibile.  
-Chris – sospira poi, stancamente, voltando appena la testa in direzione del muro dipinto di blu alla sua sinistra – Apri la porta. –
Per un attimo c’è silenzio, poi un bisbiglio : - Sei incazzato?- e il cuore di Vince si stringe nel sentire nella voce del compagno del malcelato timore.
Vince non ha mai alzato un dito su Chris, ammazzerebbe chiunque lo facesse, ma spesso nella loro relazione ci sono andati vicini, perché Chris è uno che quando litigano si diverte a provocare e Vince uno che si infiamma facilmente. Ricorda che una volta durante una delle loro discussioni più feroci, aveva per la rabbia colpito con un pugno il muro, in un punto vicinissimo alla testa di Chris. Chris si era spaventato da morire e Vince si era sentito una merda, anche se in fondo non gli aveva fatto niente. Lo aveva abbracciato fortissimo e Chris aveva versato una lacrima o due contro il suo collo, chiedendogli scusa. La cosa era finita lì, ma c’erano stati un paio di episodi simili. Tutti e due sapevano che Vince era capacissimo di rifilare un ceffone a Chris in uno scatto di rabbia ed entrambi erano spaventati da questa cosa. Il suo temperamento irascibile è una delle cose che Vince più odia e vorrebbe cambiare di se stesso, perché spaventare Chris è la cosa che più odia in assoluto.
-No. – risponde quindi Vince, cercando di pronunciare quelle due semplici lettere nella maniera più rassicurante possibile – No, non sono incazzato, Chris. – dice, e il suo tono è stranamente dolce.
 
 
 
-No, non sono incazzato, Chris. –
Chris, seduto contro la porta del bagno, chiude gli occhi a quelle parole.
Sa che chiudersi in bagno è una cosa veramente infantile, ma Vince quando fa l’arrogante misantropo come a cena, proprio non lo sopporta! Odia che l’altro abbia così poca considerazione delle sue opinioni o della sua carriera d’attore.
Cioè, lui non crede nelle forze dell’ordine e ritiene che la maggior parte dei suoi membri siano corrotti e incapaci di gestire in maniera giusta il potere, ma ha sempre avuto una cieca fiducia in Vince, vedendolo un po’ come l’eccezione che conferma la regola. Sa che può avere i suoi difetti, ma è sempre stato di supporto con Vince con la sua carriera nella polizia. E’ troppo chiedergli di ricambiare il favore?
-Chris. –
E Chris, anche se è incazzato, non può fare a meno di protendersi verso il legno, come Ulisse che ascolta il canto delle sirene, perché la voce di Vince è un richiamo irresistibile per lui. Lo ama, è da masochisti?
-Chris, te lo ricordi il nostro primo incontro? –
Nonostante tutto, Chris ridacchia.
-Intendi quando ti ho portato il caffè? – sogghigna, e potrebbe scommettere qualsiasi cosa che dall’altra parte Vince sta alzando gli occhi al cielo.
-Dovevo capirlo subito che eri un impiastro, quella camicia non è mai stata più la stessa! –
Chris aggrotta la fronte, accigliandosi appena – Se  magari tu mi avessi fatto tamponare la macchia con i tovagliolini.. – comincia, petulante, ma Vince lo interrompe.
-Avresti peggiorato il danno! –
-Ma vaffanculo! – risolve la questione Chris, imbronciandosi, mentre Vince pensa che solo loro riescono a litigare per qualsiasi cosa.
-Però.. – comincia Vince dopo qualche minuto di silenzio, la voce esitante – Sono contento di essere arrivato prima di Robbie e di aver avuto l’occasione di farmi annaffiare di caffè da te. E’ in quel momento che mi sono innamorato, se Robbie ci avesse presentati normalmente e avessi saputo sin da subito chi eri, probabilmente non sarebbe successo. –
Chris sorride, un sorriso dolce, che Vince può solo immaginare.
-O forse si, non lo puoi sapere. – sussurra, pieno di ricordi.
Appoggia la testa al legno, nel punto esatto in cui è appoggiata quella di Vince e entrambi ci stanno pensando al loro primo incontro,a loro due, più giovani di dieci anni, che si guardavano truci dalle parti opposte di un tavolino di un bar, sotto lo sguardo divertito di Robbie.  
  
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