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Autore: PitonTake    27/08/2015    0 recensioni
Storia semi fantasy e con molti tratti epici riguardante una storia interpretata in un luogo fantasy con caratteristiche culturali, storiche, architettoniche Giapponesi. La storia si svolge prima nel nostro mondo e in seguito nell'ambientazione fantasy.
l'ambientazione viene divisa in due, una parte del mondo, conosciuta, giapponese e una parte del mongo non conosciuta mongola con tratti cinesi.
Genere: Fantasy, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
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In seguito mi risvegliai, non so bene dove mi trovavo e nemmeno che ore fossano so solo che mi ritrovai in uno prato gigantesco, era un isola, circondata da un fiume o da un mare, non riuscivo a capire le dimensione ma presto dopo essermi svegliato vicino a esso rotolai, non sentivo la forza per alzarmi, e immersi il polpastrello dell’indice nell’acqua, poi succhiai l’acqua e solo ora capii che era un fiume, stranamente quell’acqua mi diede forza e quindi mi alzai, solo ora vidi completamente il luogo che mi circondava...

Ma prima di scrutare il luogo più attentamente guardai il mio risfesso nell’acqua, ero vestito in modo strano, o meglio, strano per chiunque sano di mente, ma dato che io non facevo parte di essi non vidi nulla di strano, ma anzi vidi qualcosa di magnifico, era un kimono, semplice, ma era pur sempre un kimono, non so come io l’abbia avuto, o come io l’abbia indossato, ma ora alzai il volto e vidi tutto ciò che c’era intorno a me.

L’isola, che io poi in seguito chiama l’isola del Fuoco d’Oro, era un cerchio perfetto e la prima cosa che mi attrasse fu il ponte rosso con le basi e gli angoli neri, ma non fu questo a stupirmi, ma l’immenso Shinto Torii che c’era sopra esso. Io avevo visto molti Shinto Torii in foto e li avevo visto o di cemento, o di legno laccato con parti nere e con parti rosse e a volte bianchi, ma esso era spettacolare, e da qui si capisce perché diedi quel curioso nome all’isola, quindi mi avvicinai per osservarlo meglio e nei minimi particolari e vidi che gli occhi non mi avevano ingannato, c’era del verde al posto del rosso e dell’argento al posto del nero, poi guardai in alto e feci due o tre passi indietro e vidi quella parte, di cui non ricordo il nome, in oro, quando di solito era marrone o nera e c’era scritto qualcosa, con inciso fiamma argentea e rossa, mi stupii in grande modo vedendo quella incisione e dallo stupore continuai a fare passi indietro guardando in modo fisso l’immagine.

Qualcuno mi blocco mentre io andavo sempre più indietro, così tanto che senza accorgermene mi ritrovai al centro del prato, e  quel qualcuno mi disse –Ragazzo!- appena mi sentii preso e chiamato mi girai di scatto. Di fronte avevo un uomo sulla settantina con poche rughe e dei capelli bianchi come la neve aveva degli occhi neri e una lieve barba curata, non aveva ne bastoni ne niente si reggeva perfettamente in piedi anche lui aveva un kimono, molto complicato però, indossava anche un hakama, il suo kimono era marrone e verde, mentre l’hakama era di un nero perfetto, le cinque pieghe davanti erano magnifiche e perdi uno o due istanti per goderne la vista.
-Quindi tu sei il nuovo arrivato- esclamò e io risposi con una profonda aria di incertezza –Nuovo arrivato? Mi scusi signore non so dove sono so solo che dodic...- Non riuscii a finire nemmeno la frase che mi disse –Tranquillo tutti abbiamo passato tutto quello che hai passato tu, il Gruppo delle Dodici Teste Nero (Ecco la prima volta che sentii questo nome) ci protegge e in caso che serve aiuto ci porta dei Nuovi Arrivati- appena disse questo mi sorrise, io nell’immediato non capii cosa mi stesse succedendo ma sorrisi comunque –Vieni su!- mi esclamò quindi lo seguii, l’isola era grande e poco dietro al centro dell’isola, cosa prima non avevo visto, c’era una sorta di villaggio, c’era un grande edificio, che sembrava un castello del periodo Edo, che dominava tutto –Devi Sapere che lì risiede il Gruppo, non si fa quasi mai vedere nel villaggio- disse poi entrammo nel paese e molti salutarono l’anziano signore, tutti lo chiamavano O Bushi (Grande Guerriero) e questo forse era il motivo perché era così rispettato, forse un tempo era un soldato o un samurai.

Arrivammo più avanti –Dai è ora di pranzo, questa è casa mia- Era una magnifica abitazione in pieno stile giapponese, pilatri portanti neri e tanta carta di riso, ma dentro era più spettacolare di fuori e quindi continuò –Inginocchiati pure lì dobbiamo parlare ed è meglio che tu mangi- Non fiatai mi inginocchiai al tavolo, mi venne così natura, l’avevo fatto più volte a casa, che nemmeno io potevo credere di essere così “abituato” a tutto ciò, e aspettai, dopo pochi istanti il Dai Bushi mi diede una tazza con del ramen e mi diede delle bacchette –Su mangia- E anche questa volta obbedii senza fiatare e lui iniziò a raccontarmi la storia –Devi sapere che noi tutti, tu compreso, siamo immortali, possiamo morire solo sotto volere delle Dodici Teste Nere solo se i Kami hanno acconsentito, anche se siamo immortali dobbiamo mangiare e fare tutto ciò che facevamo prima di non esserlo, rimaniamo quindi semi vivi, forse per abitudine o forse perché sennò saremmo senza forse.- Qui si interruppe bruscamente –Cosa hai?- Mi chiese –Cosa penserà mia madre?- mi scruto per un attimo o due e poi disse –Cosa dovrebbe pensare? I Dodici hanno distrutto e infiammato il luogo dove eri?- -Si!- risposi –Allora sei sparito dai loro ricordi, sarà come se non fossi mai esistito, ogni tua traccia, anche online, è stata eliminata e si, ora tu per loro non sei mai esistito, tu ora fai parte della nostra comunità, della nostra immortale comunità-

Non sapevo cosa pensare, le bacchette si fermarono e io non sapevo che cosa fosse stato peggio se essere stato dimenticato da tutto il Mondo oppure se fosse stato peggio per mia madre di non vedermi più in casa, ma dopo qualche ora, dopo aver finito di pensare capii che sarebbe stato meglio così, nessuno, di loro, avrebbe sofferto ancora e forse sarebbe stato meglio per tutti così.
 
   
 
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