Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Sa_hp    27/08/2015    3 recensioni
- Diamine, Swan! Hai rovinato tutto. – si lamentò.
- Buongiorno anche a te, tesoro. – gli rispose, calcando volontariamente l’accendo sull'ultima parola come lui faceva spesso. – che stai pianificando, Capitano?
- Volevo portarti la colazione a letto, ma ormai il mio piano è andato in fumo. Pazienza, vorrà dire che dovrai accontentarti di un buongiorno meno romantico.
Una raccolta di one-shot l’una indipendente dall’altra, il cui unico scopo è di raccontare come Emma e Killian si rapportano alle piccole cose quotidiane.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Si mise a sedere di scatto, ansimando, gli occhi spalancati per la paura. Era il terzo nel corso di una settimana e aveva l’impressione che le cose sarebbero peggiorate. Credeva di aver superato qualsiasi trauma, qualsiasi conseguenza, ma le immagini nei suoi sogni erano sempre più crudeli e vivide, che le era impossibile pensare che fosse solo il suo subconscio a giocarle quei brutti scherzi.
Si accorse si star stringendo convulsamente le lenzuola lisce e morbide, le lasciò e si passò le mani sul viso. Se le ritrovò bagnate. Stava piangendo e non se ne era resa conto. Portò le mani tra i capelli, sia per allontanarli dal viso sia per cercare di controllare i brividi. Aveva perso totalmente il controllo del suo corpo.
Tremava come una foglia, come una bambina spaventata dal buio o da quegli stupidi mostriciattoli che si crede siano nascosti nell’armadio o sotto il letto. Lei però sapeva che nessun mostro era nascosto in quella stanza, nessun demone avrebbe cercato di rapirla o di mangiarla. Erano solo stupidi racconti per far paura ai più piccoli. Non aveva intenzione di scappare da nessuno, eccetto che da se stessa. Da sé e da quei terribili ricordi, da quelle grida spaventate, da quell’odore di disperazione. E la cosa peggiore era che sapeva di esserne la causa, l’unica e sola colpevole di tutto quell’orrore. Che razza di persona era?
Fu riportata alla realtà dal cigolio del materasso accanto a lei, dal fruscio delle lenzuola, da un respiro regolare e calmo, così diverso in quel momento dal suo, da un paio di occhi luminosi, grandi e molto molto preoccupati che la guardavano apprensivamente, da delle braccia forti che la strinsero in modo protettivo e confortante. Solo allora prese una boccata d’aria, la prima da quando aveva riaperto gli occhi, e quasi automaticamente le lacrime iniziarono a venir fuori più copiosamente. Il pianto la scuoteva totalmente, non riusciva a smettere di singhiozzare e si sentiva così piccola, stupida e indifesa che se qualche abitante di Storybrooke l’avesse vista in quel momento le avrebbe immediatamente tolto il titolo di salvatrice. Ma non lui.
- Un altro incubo? – le chiese, conoscendo già la risposta.
Gli sembrava di vivere un déjà-vu, un ricordo fresco e ancora doloroso che avrebbe voluto restasse tale per sempre, ma non aveva questa capacità. Questa volta sembrava addirittura peggio del solito. E tornò a farsi vivo dentro di lui il senso d’impotenza, il sentirsi inutile e incapace, il sapere di non poter fare niente di sufficiente per far cessare tutto quel dolore e quella disperazione.
Le accarezzò la schiena, lasciò che la sua maglia accogliesse i suoi singhiozzi, asciugasse le sue lacrime. Quel pezzo di stoffa bianca gli sembrava decisamente più utile di lui in quel momento.
- Ti va di raccontarmelo? Potrebbe farti stare meglio. – tentò nuovamente. Voleva che reagisse, che combattesse. Non poteva permetterle di abbattersi, di diventare un’altra vittima dell’oscurità. Avrebbe fatto anche l’impossibile affinché non accadesse.
Ma in quel letto, tra quelle lenzuola che sapevano di loro, che ascoltavano ogni sera le loro parole, le loro speranze e i loro progetti si sentiva di conforto tanto quanto un cuscino.
- Emma. – riprese quando vide che il suo respiro si era regolarizzato. – Devi lottare. Combatti. Fallo per i tuoi genitori, fallo per Henry. – le aveva afferrato i polsi, costringendola a guardarlo, a non distogliere gli occhi dai suoi, che cercavano in tutti i modi di non lasciar sfuggire le lacrime. Non poteva permetterselo. – Ti prego, fallo per me. – concluse. Il tono da deciso e dolce che era, si era tramutato quasi in disperazione.
Le sue parole sembrarono scuoterla. Vide i suoi occhi aprirsi per la consapevolezza e si liberò dalla sua presa per asciugare gli ultimi residui di pianto dal viso.
- Vado in bagno. – disse solo.
Senza rivolgergli nessuno sguardo si allontanò da lui, uscì dalla stanza e si recò in quella adiacente.
Vide la luce opaca illuminare il corridoio, sentì lo scorrere dell’acqua. Poi di nuovo il silenzio, il buio, i suoi passi sul pavimento, il materasso abbassarsi sotto il suo peso e lei distesa accanto a lui, come se non fosse mai successo niente.
Si sistemò su un fianco per guardarla meglio mentre lei continuava a fissare con insistenza il soffitto, come a chiedere di essere risucchiata.
Dopo quelle che sembrarono ore di silenzio, la sua voce lo spiazzò come una doccia gelata. Aveva ormai perso le speranze.
- È sempre la stessa scena. – iniziò a raccontare, evitando sempre di guardarlo. – Un villaggio, uno dei primi un cui sono stata. Ci sono tutti gli abitanti radunati in uno spiazzale. Sono tutti in silenzio, terrorizzati e alcuni non osano nemmeno respirare. Poi un vecchio si fa avanti, parla, ma non riesco a sentire, a capire le parole. Mi fa arrabbiare. Percepisco il sangue riscaldarsi nelle vene, la magia fluirmi nelle mani e l’oscurità annebbiarmi il cervello. È un attimo: morto. Tutti gli abitanti fanno la stessa fine, alcuni li torturo. Sorrido compiaciuta nel sentire le loro urla, i pianti dei bambini, i lamenti delle figlie e delle madri, la disperazione degli uomini. E alla fine ci sono solo io, sovrasto una pila troppo alta di corpi morti e non sento alcun senso di colpa. – concluse, la voce appena strozzata per trattenere altre lacrime.
- Ehi, guardami. – disse dopo aver ascoltato il suo racconto. – Quella non eri tu, sei qui adesso, con me e non c’è alcuna traccia di oscurità in te adesso. Andrà tutto bene, questi sogni scompariranno presto. – la tranquillizzò.
- Questo non significa niente, Killian. Potrei comportarmi così di nuovo, da un momento all’altro, e sareste tutti in pericolo. Non voglio ferire nessuno. E non merito niente da voi. – mormorò, più per convincere se stessa che per essere ascoltata.
Le portò la mano sotto il mento, costringendola a voltarsi e a guardarlo. Sapeva benissimo quello che stava provando, ci era già passato, più volte di quanto gli piacesse ricordare e soprattutto con lei, quando si era accorto di esserne innamorato, ma restava pur sempre un pirata, un cattivo e i cattivi non hanno mai un lieto fine.
- Chi meglio di me può sapere come ti senti Emma? Ma credimi se ti dico che allontanarti da chi ami farà soltanto peggiorare le cose. Non erigere di nuovo dei muri attorno a te, lascia che ti aiuti, lasciati amare da tutti. Quello che hai fatto non ha cambiato e non cambierà niente tra noi, né i tuoi genitori o tuo figlio smetteranno di volerti bene. E sono sicuro, e lo sono anche loro, che non farai del male a nessun altro. È passato tutto, era l’oscurità ad agire, non tu. Nessuno è così potente da combatterla da solo, nemmeno tu, senza offesa, tesoro. – sdrammatizzò, riuscendo a farla rilassare.
- Sei sicuro di non voler scappare da me? Da quello che potrei fare? – gli chiese, senza cercare di nascondere il timore per la sua risposta.
L’uomo sorrise.
- Ho passato così tanto tempo a rincorrerti in tempi e luoghi diversi. Come puoi anche pensare che ora che ti ho finalmente raggiunto voglia arrendermi così facilmente?  Sono stato un cattivo anch’io, ma ora ho il mio lieto fine. Quindi niente e nessuno, Emma, potrà toglierti il tuo. – rispose convinto.
La abbracciò stretta cercando di infondergli tutta la sicurezza e tutta la sua fiducia in lei e nelle sue capacità. Era forte e ce l’avrebbe fatta a superare tutto quello. E in caso contrario, sarebbe stato ben contento di offrirle la sua mano. Ma non avrebbe lasciato che si allontanasse e si isolasse come era già successo tempo fa.
- Grazie, Killian. – sussurrò contro il suo petto, stringendolo a sua volta.
- Torna a dormire tesoro. – le consigliò, lasciandole un tenero bacio sulla punta del naso. – Qualcosa mi dice che non avrai altri incubi. 
 
Eccomi di nuovo qui, purtroppo non molto puntuale, ma spero mi perdoniate anche questa volta.
A dire il vero non so da dove sia uscita questa one-shot, ma non ho potuto fare a meno di scrivere quelle che potrebbero essere le conseguenze una volta che Emma ritorna se stessa. È meno allegra rispetto alle altre, ma spero vi sia piaciuta lo stesso.
Prima di andare vi ringrazio per aver letto e naturalmente le recensioni sono sempre le benvenute.
A presto (stavolta sul serio!), Sa :) 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Sa_hp