Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Yunan    27/08/2015    1 recensioni
Helen, sedicenne asociale, decide di cambiare scuola dopo un anno passato fra discriminazioni ed ingiustizie. Il nuovo istituto pare essere stata la scelta migliore: nuove amicizie, nuovi insegnanti, sembra che la sua vita sociale stia prendendo un risvolto positivo finalmente. Ma ben presto, la pace verrà offuscata da un'amicizia opprimente e possessiva, che farà cadere Helen nel baratro della tristezza e del dubbio.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le mie braccia stavano comodamente distese sul mio banco, quando un ippopotamo con una treccia ci si buttò sopra.
- Hey! Non dormire durante le lezioni, se poi non vuoi lamentarti dei quattro spiaccicati sul diario! Forza, reagisci, vivi, esprimi la tua arte al mondo!
In uno sbadiglio, alzai lo sguardo, per incontrare quello della mia migliore amica, nonché comandante supremo del gruppo “STUDIA, CAPRA” (l’ennesimo gruppo di whatsapp creato da lei, dove includeva tutti gli asini –me inclusa- della classe) che mi guardava per nulla convinta di quello che stava dicendo. In realtà, lei faceva ben poco più di me, durante l’arco della giornata. Io vivevo di divano, computer e cibo contenuto in sacchetti di plastica. Lei in più aveva solo un gatto obeso a cui badare e, ovviamente, i suoi amati gruppi. Vita sociale al di fuori del telefono? Macché. Nemmeno sapevamo la traduzione di quella parola tanto strana quanto sconosciuta.
- Eddai Jenny, non vedi che ti sei seduta sulla sua bava? Insomma, vai a prendere un mocio al posto di dire queste idiozie.
- Vi ammazzo. E poi non è vero che sbavo, go away, Nata. – dissi, tirandomi su e pulendomi la bocca. - Cavolo, è vero. Mentre dormo sbavo… - sussurrai con un certo imbarazzo, guardando altrove, mentre le mie due amiche scoppiarono in una fragorosa risata.
- Va beh, lo sai che scherziamo. Però sul serio, cerca di non dormire a tutte le lezioni, sir. – ecco un altro motivo in più per farmi arrossire. Sir. Era il primo nomignolo carino e adatto, secondo me, che qualcuno mi avesse mai affibbiato. Sorrisi e guardai prima Nata, poi Jenny, scrollando le spalle.
- Lo sapete che la prima ora per me non esiste. Non è colpa mia se c’è sempre scienze. Ma tanto mio fratello fa lo scientifico, per cui tranquille, gli spillerò qualche lezione prima delle verifiche.
- E sappiamo anche quanto tuo fratello abbia voglia di spiegare. Su, dai, sii più matura…Sir? Così ti ha chiamata Nata? – Jenny rise, mentre la bionda annuì. Io intanto mi stavo solo coprendo di più la faccia col ciuffo di capelli scuri che mi ricadeva sull’occhio.
- Storia lunga. –tagliai corto, mentre invece Natalie si intromise dandomi una pacca sulla spalla che mi fece quasi sputare la gomma che stavo masticando.
- Ma che lunga, è la storia di una notte.. – sussurrò maliziosa.
- Uuh! Qui si formano coppiette notturne e nessuno mi dice nulla, ovviamente. Grazie, grazie mille, eh. – una cosa di cui Jennyfer andava letteralmente pazza erano le coppie. Ma non quelle tutte bacini, coccole, amore e altre cose sdolcinate di questo tipo. No no, proprio quelle coppie create così, dal nulla. Fosse per lei, dovrei già avere tremila e passa fra fidanzati e amanti. Ma la cosa più inquietante è che tutte queste ship le annotava in un quadernetto, chiamato l’OTP BOOK.
- Jenny, no. Non ricominciare, non è esattamente così… - a quanto pare il rossore non aveva proprio intenzione di andarsene. Ma questa storia del shipparmi con Nata mi faceva sorridere.
- Ti prego fammi leggere quella roba, ne ho bisogno. – disse Nata prendendo il libricino dalle mani di Jenny. La peggior cosa che avesse mai potuto fare. Questo perché la nostra amichetta dai capelli di mille colori era particolarmente possessiva sulle proprie cose. E quel libretto era praticamente la sua Bibbia. La immaginai impugnare una spada e caricare un fendente contro di lei, dopo aver gridato con tutto il fiato che aveva in corpo, un terribile grido di battaglia.
E invece se lo riprese normalmente, togliendoglielo dalle mani e lanciandole un’occhiataccia. Pensai che probabilmente vedere telefilm fino alle tre del mattino non era l’ideale. In quel momento esatto, suonò la campanella, segno che era giunto il momento di cambiare classe. Presi il mio zaino nero e verde petrolio e lo misi in spalla, uscendo, affiancata da Jennyfer e Natalie.
La lezione di discipline plastiche si svolse come al solito: il professore parlava per mezz’ora delle sue grandi avventure da giovane, poi ci assegnava qualcosa da riprodurre e ci lasciava un quarto d’ora alla fine della lezione per riordinare la stanza. Solitamente per finire un lavoro con la plastilina -la creta la usavano solo quelli delle classi superiori, dalla terza in poi, perché costava troppo darne a tutti- ci impiegavo due o tre ore. Troppo poco, dicevano alcuni, ma il risultato ottenuto era gradito la maggior parte delle volte al prof.  Quel giorno creai un albero, a cui era attaccata una vecchia altalena, la classica che si vedeva nei film. Affianco avevo fatto una panchina. Nulla di che, in fondo, ma erano molto dettagliate. E questo piaceva. Otto assicurato in pagella almeno in una materia.
Le altre erano la solita storia: molto brava nel disegno, ma non la migliore; matematica buono, storia indistintamente brava, italiano discreto, disegno geometrico appena sufficiente…e poi scienze. La mia palla al piede dalle medie. Una materia totalmente raccapricciante ed incomprensibile per la mia pigra mente. Per di più, se prima me la sono sempre cavata grazie a buoni professori, quell’anno non fu esattamente così per me. Infatti la mia insegnante era più noiosa e maledetta della materia stessa. Una certa nana malefica con i capelli biondi, magra e con un paio di occhialoni appoggiati sul naso a cui non stavo di certo simpatica. Ma poco mi importava, tanto non era né di ruolo né tanto meno fondamentale per un liceo artistico.
I giorni passavano e l’inverno arrivò in poco tempo. Non ho mai amato il freddo, ma era una buona scusa per starsene a casa attaccati al divano: cioccolata calda, libro alla mano e cuffie ben sistemate nelle orecchie. Avevo bisogno solo di questo per auto convincermi di essere felice. Quando mia madre e mio padre lavoravano, potevo beatamente fare quello che mi pareva a casa, ma la maggior parte delle volte, non era così. Mi alzavo la mattina, e se un po’ in ritardo, anche di poco, mia madre mi urlava dietro. Uscivo di casa tenendomi la sciarpa ben messa attorno al collo e coprendo in parte il viso, e filavo dritta in stazione, incontrandomi con Jenny sul treno. Una volta arrivata, passavo si e no una buona giornata scolastica. Poi la solita routine: autobus, treno, casa. Mamma che mi sgridava per qualcosa che dimenticavo di fare, papà che mi metteva in punizione per un commento sarcastico fatto, i miei fratelli che non mi davano molta importanza e l’immancabile cane che decideva di urinare sulla mia sedia per segnare il territorio. Più o meno la mia giornata era questa. Se non ero sola in casa.
- Helen? – una voce femminile mi stava chiamando. Non era lontana, non era vicina. Era solo…una voce.
- Hey…mi senti? Sono io… - una bellissima, incantevole e pura voce. Mi trovavo in un prato, sdraiata sotto un pesco. Mi guardai attorno, e capii di trovarmi in un frutteto. Sentii del calore improvviso alla spalla, per poi espandersi per tutto il mio corpo.
- Ti sei di nuovo addormentato, Thomas? – mi voltai, e vidi una ragazza dai capelli biondi sorridermi, quasi intenerita. Mi strofinai gli occhi e la guardai meglio.
- Natalie? Che ci fai qui? Anzi,  che ci faccio qui? – chiesi.  – E perché mi chiami Thomas? –
Lei rise, accarezzandomi i capelli. Mi sentii arrossire ovunque. Avrei potuto vincere miss pomodoro dell’anno (che sciocchezze sto a pensare?).
- Come dovrei chiamarti scusa, è il tuo nome. Tommy, preferisci? – rispose lei, tranquilla. Si sedette accanto a me, appoggiando la testa sulla mia spalla.
La guardai un po’ stranita, ma notai che il mio solito ciuffo di capelli non mi copriva la visuale. Mi toccai la testa, rimanendo basita per qualche istante. Avevo i capelli cortissimi, con tanto di gel a tenerli su. Diedi un’occhiata ai miei vestiti: camicia blu a quadri e jeans, larghi, da ragazzo. Avevo le mie solite all stars nere e un paio di fantasmini sporchi di erba. Guardai la mia amica, che mi sorrise, stringendomi la mano.
- C’è qualcosa che non va? – mi sussurrò ad un orecchio, probabilmente rosso fino alla punta. Io scossi la testa, dando una fugace occhiata alle sue labbra. Aveva messo il rossetto, le stava benissimo. Lei notò dove i miei occhi si erano posati e si avvicinò col viso al mio. Lentamente, feci lo stesso, inclinando di poco la testa, e appoggiando una mano sulla sua tenera nuca. Eravamo a pochi centimetri l’una dall’altra, forse millimetri…
- HELEN VEDI DI ALZARTI O FARAI PER L’ENNESIMA VOLTA TARDI! – mi svegliai di soprassalto, sgranando gli occhi e affannando. Guardai la sveglia sul mio comodino, che segnava le 5:57. Mi sbrigai a vestirmi, il treno partiva alle 6:19 ed io non ero per nulla pronta per uscire. Feci tutto di fretta, ragionando per nemmeno un secondo e, in poco tempo, mi precipitai in stazione, attendendo l’arrivo del treno.
Era stato solo un sogno. Quella serenità, quella pace, quel desiderio…tutto solo uno stramaledetto sogno. Che mi stava succedendo? Perché tutt’un tratto desideravo di chiamarmi Thomas, di essere un ragazzo?
Perché mi sentivo il cuore in frantumi, capendo di non aver mai ricevuto quel bacio?


Spazio Autore

Ed eccomi qui con il terzo capitolo! Spero non lo abbiate trovato noioso. Ho aggiunto più dialoghi, per dare un po' di carattere agli altri personaggi e far vivere di più questa storia. Non esitate a lasciare recensioni/commenti/consigli/critiche. E' tutto ben accetto! 
Mi trovate anche su WattPad, al nome di StriderKun. Grazie! :D
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Yunan