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Autore: Nikilu    28/08/2015    3 recensioni
Questa storia porta semplicemente un po' di novità al romanzo che già conosciamo. Le scuole sfidanti che gareggiano per il Torneo Tremaghi portano una ventata di freschezza e novità a Hogwarts. Nuovi personaggi sono inseriti in un contesto a noi tanto familiare e ci saranno cambiamenti, amicizie, amori... ma soprattutto il Torneo Tremaghi.
Genere: Fantasy, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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La sera di Halloween arrivò presto e gli studenti di Hogwarts, Whitehorse e Gibralfaro vennero accolti nella Sala Grande addobbata per la ricorrenza: centinaia di zucche fluttuavano leggiadre sulle teste di studenti e insegnanti, e a forma di zucca erano anche le lanterne poggiate sui lunghi tavoli in legno. Sebbene fuori dal castello il cielo fosse sereno e stellato, il soffitto della Sala Grande riproduceva un terrificante temporale con tanto di tuoni e fulmini che calavano l’intero ambiente in penombra; migliaia di pipistrelli si staccavano in volo dalle pareti e sorvolavano i tavoli in bassi stormi che facevano tremolare le candele delle lanterne, e i fantasmi di Hogwarts che si aggiravano tra gli studenti riflettevano i loro corpi argentei sulle stoviglie d’oro.
Un gruppo di studenti di Whitehorse, seduti al tavolo dei Corvonero, era intento a scrutare il Calice di Fuoco che era stato posizionato davanti al tavolo dei professori.
“Rassegnatevi ragazzi” esordì uno di loro mostrando un sorriso sghembo “verrò scelto io”
“E cosa te lo fa credere, Bob?” domandò Jeremy scettico.
“Sono il migliore tra voi in combattimento” si vantò Bob.
“Non serve solo la forza al Torneo Tremaghi” specificò una ragazza con i capelli rossi seduta di fronte a Bob. “Ti dice niente qualcosa come l’astuzia?” lo rimbeccò, facendo intendere che lui non ne avesse affatto.
“Selina, taci!” sbottò Bob adirato mentre la ragazza ridacchiava.
“Non prendertela, sappiamo tutti che hai un cervello di gallina” continuò Selina a stuzzicarlo.
“Bada a come parli” tuonò Bob, serrando la mascella squadrata e riducendo i suoi occhi neri in fessure.
“Altrimenti cosa mi fai?” chiese lei istigatrice.
“Non ti farà un bel niente” sbottò un altro ragazzo “Non è vero, Bob?” incalzò poi.
“Già…” fu la breve risposta del ragazzo che fu messo così a tacere.
Ad un tratto, Selina si alzò dal tavolo e si diresse verso l’uscita; l’amico che l’aveva difesa la inseguì.
“Selina, dove vai? Tra poco comincia il banchetto”
“Devo andare alla toilette, Logan. Vuoi salvarmi anche dal gabinetto?”
“Non c’è bisogno che te la prendi perché ho speso una parola per difenderti” si rammaricò lui “Sai benissimo che è meglio non stuzzicare Bob… è un violento”
“Forse quando gioca a Quidditch, ma credimi è più docile di un gattino. Nel mondo dei Babbani esiste un detto ‘Can che abbaia non morde’ “
“Qui non siamo nel mondo dei Babbani, Selina. Sarà anche stupido come un troll ma ha pur sempre una bacchetta”
“E non sa come maneggiarla” rimbeccò lei, sprucida. “Ora se non ti dispiace corro al bagno prima che cominci la cena” e così dicendo corse via.
Logan rimase a guardarla allontanarsi e scosse la testa: erano amici da sette anni, ormai, e lei non aveva cambiato neanche di una virgola il suo atteggiamento scontroso verso il mondo.
“Ehi!” sbottò Logan quando qualcuno, poco delicatamente, gli era andato a sbattere addosso. “Fa attenzione!” lo rimproverò.
“E tu non rimanere imbambolato qua in mezzo!” si inacidì Esteban.
“Ciò non ti da il diritto di venirmi addosso” replicò Logan passandosi una mano sul ciuffo biondo.
“Sarà così, ma se eviti di piazzarti davanti all’ingresso, ci sono meno probabilità che vieni investito” controbatté il ragazzo spagnolo. Nonostante i nervi a fior di pelle, Logan trovò la frase divertente e la sua tensione per lo scontro si allentò.
“Forse hai ragione” ammise poi “la mia amica mi ha lasciato qui come una pera cotta” si giustificò.
“Ah, beh, ti capisco. Io ne ho due di amiche che mi piantano in asso”
“A me una basta e avanza” replicò Logan sorridendo “se non fosse che siamo cresciuti insieme non credo che l’avrei mai avvicinata a scuola”. Esteban fu scosso da una breve risata, poi convenne che le donne erano difficili da trattare.
“Beh, comunque piacere, Logan Frychild” si presentò il canadese.
“Esteban Perez” si strinsero forte la mano e il canadese disse subito “Battitore?”
Este rimase interdetto, poi capì che alludeva al ruolo del Quidditch.
“Sì… come hai fatto a capirlo?” domandò stupito.
“Per i tuoi calli” rispose il biondo sorridendo timidamente; Este si guardò istintivamente la mano destra.
“Anche io giocavo come Battitore a Whitehorse e avevo lo stesso problema” spiegò “Quindi, riconosco un Battitore… con una stretta di mano” ridacchiò ed Esteban lo seguì a ruota.
“Piccolo intoppo del mestiere” asserì il moro con un sorrisetto.
“Este!” si sentì la voce di Nora che si stava avvicinando ai due ragazzi.
“Ecco una delle amiche di cui ti parlavo” mormorò Esteban mentre Nora – che per l’occasione sfoggiava una treccia elaborata e un fiocchetto arancione – li raggiungeva.
“Ciao!” salutò sorridente e si presentò al ragazzo canadese. Dopo lo scambio di convenevoli annunciò che il banchetto sarebbe cominciato a breve e che quindi avrebbero fatto meglio ad accomodarsi. Logan lanciò una fugace occhiata al tavolo dei Corvonero mentre si congedava dai due ragazzi spagnoli e notò che Selina era ritornata, ma lui non se n’era accorto. Aveva occupato il suo posto accanto a Jeremy forse sperando che non tornasse a sedersi affatto.
Quando tutti gli studenti e i professori si furono accomodati, Silente diede inizio al banchetto con fare gioviale e tutti si fiondarono sulle pietanze preparate dagli elfi domestici: dal pollo arrosto alla crema di carote e pinoli, dal filetto alla Wellington al budino di funghi e pastinaca, per finire con zuccotti di zucca e pipistrelli di cioccolato.
“Ma quanto fai schifo?” sbottò Nora, disgustata, tirando un buffo sulla spalla di Esteban che sedeva accanto a lei.
“Cchecciuè?” chiese lui con la bocca piena.
“Sei un pozzo senza fondo! Ma non hai un po’ d’ansia?!” rimbeccò la bionda.
Esteban deglutì e rispose “Certo che ho l’ansia… ma ho anche fame”.
“Tu piuttosto” s’intromise Alicia “non hai mangiato quasi nulla. Prendi almeno lo zuccotto”
“No, Ali, se mangio qualcos’altro do di stomaco” riferì l’amica disgustata. Alicia ci rinunciò e tese il collo, così come tanti altri, per vedere se Silente avesse finito di mangiare. Passò un altro quarto d’ora prima che il preside di Hogwarts si alzasse in piedi e i tavoli venissero sgomberati. Ai lati di Silente, il professor Tremblay e la professoressa Garcìa sembravano abbastanza in tensione; Ludo Bagman sembrava un bambino al quale erano stati promessi nuovi giocattoli; Barty Crouch pareva del tutto indifferente.
“Mister simpatia, quello lì” commentò George all’orecchio di Nora indicando Crouch; la ragazza fece un risata sommessa dato che Silente era sul punto di parlare.
“Bene, il Calice è quasi pronto!” annunciò il preside “Mentre attendiamo un altro minuto, prego i campioni che verranno chiamati di venire da questa parte della Sala, passare davanti al tavolo degli insegnanti ed entrare nella stanza accanto” nel dirlo indicò il portoncino di legno alle spalle del professor Vitious “dove riceveranno le prime istruzioni”.
Estrasse la bacchetta e con un ampio gesto fece spegnere tutte le candele, tranne quelle nelle zucche intagliate: se prima la Sala Grande era in penombra, adesso era quasi totalmente al buio. L’unica fonte di luce era il Calice di Fuoco che risplendeva più che mai; era quasi doloroso guardare le sue fiamme azzurre scoppiettanti. Il silenzio che pervadeva l’ambiente era surreale e come se il calice sentisse gli sguardi piantati addosso si animò: una lingua di fuoco divampò, rossa, accecante; un pezzo di pergamena bruciacchiato fluttuò nell’aria… la tensione si tagliava con il coltello… Silente allungò la mano e prese al volo il pezzo di carta. Lo scrutò per pochi attimi e poi disse a voce alta “Il campione di Whitehorse… è Jeremy Smith!”.
Un boato si levò dal tavolo dei Corvonero a cui era seduto Jeremy Smith con gran parte dei suoi compagni; tutti gli studenti di Whitehorse si erano alzati in piedi e ululavano, fischiavano, gridavano “Vai Jeremy!”. Jeremy aveva un sorriso a trentadue denti, abbracciò Logan e Selina velocemente e si diresse spedito verso il tavolo degli insegnanti; Silente gli strinse la mano con un sorriso cordiale e il ragazzo dai capelli nerissimi sparì oltre la porta designata.
I battimani e i commenti si spensero quasi subito; l’attenzione si concentrò di nuovo sul calice, che dopo pochi attimi tornò rosso fuoco. Un secondo foglietto di carta guizzò dalle fiamme.
“Il campione di Gibralfaro” annunciò Silente “è Nora Flores!”
Dal tavolo dei Grifondoro si levarono schiamazzi e applausi, mentre Nora, incredula, non si mosse di un millimetro. Guardava gli altri attorno a lei come se si trovasse in una bolla di sapone: i suoni erano ovattati, i movimenti, gli abbracci, le strette, le pacche sulle spalle al rallentatore. Non notò minimamente che gli studenti di Gibralfaro si erano alzati dagli altri tavoli per raggiungerla, per congratularsi, o anche solo per sfiorarla perché era ufficialmente un Campione Tremaghi. Si ridestò quando Esteban e George la alzarono di peso e, felici più che mai, la sospinsero nella direzione di Silente. Percorse il corridoio tra il tavolo dei Grifondoro e quello dei Serpeverde con il cuore a mille; camminava per inerzia, era intontita dal frastuono e dall’euforia. Silente le strinse la mando dolcemente, il contatto con la pelle calda e ruvida del preside di Hogwarts la fece sentire a casa. Oltrepassò la porta di legno e l’unica cosa che riuscì a pensare fu “Ora come lo dico a mia madre?”
 
 
+++
 
 
“24 novembre” annotò diligentemente Alicia sulla sua agendina.
“Ali non è mica la data di un esame” disse Esteban mentre sedevano sui gradini della Sala d’Ingresso.
“Beh, una prova o un esame… è meglio ricordarne la data”
“Credimi, non me la dimentico questa volta” ridacchiò Nora. Era la domenica mattina successiva all’estrazione dei campioni e faceva troppo freddo per stare fuori, almeno con le divise che si ritrovavano. Nora era ancora incredula e ci aveva messo più di un’ora a scrivere una lunghissima lettera a sua madre, nella quale le spiegava i motivi per cui si era iscritta al Torneo e – soprattutto – che era stata scelta.
“Mi sento come se non fossi io” biascicò all’improvviso “è come se stessi osservando me stessa dall’esterno, come se tutto ciò stesse capitando ad un’altra persona”.
“Credo sia normale, non stai nella pelle!” esclamò eccitato Esteban, neanche fosse stato scelto lui.
“Ti dirò, ero preoccupata” intervenne Ali “cioè, sono preoccupata… però cavoli quando Silente ha letto il tuo nome… WOW! Ero al settimo cielo!” i due amici erano in brodo di giuggiole, più di quanto Nora potesse mai aspettarsi.
“A proposito, ci stavi raccontando di Harry. Non l’ho visto a colazione” disse Este stendendosi sui gradini di pietra.
“E’ stato assurdo ieri. Poverino. Lui era lì, indifeso e scioccato, e gli altri gli davano addosso. E poi, il geniaccio di Moody dice che secondo lui qualcuno ha iscritto Harry al torneo perché lo vuole morto. No, ma grazie, sei di conforto!”
“Moody è fuori testa, cosa ti aspettavi? Vede Magia Nera ovunque” commentò Ali scuotendo la testa. “Ma perché poi non si può estromettere Harry dalla gara? Non ha sedici anni… il calice come ha fatto a sbagliarsi?”
“Ricordi? Il Calice di Fuoco è un contratto vincolante… è questo che significa. Chi viene estratto non può tirarsi indietro! Per di più, pare che la persona che ha inserito il nome di Harry abbia usato un incantesimo Confundus potentissimo. Deve essere stato un mago molto potente”.
“E non sospettano di nessuno?” chiese Esteban curioso.
“Ma certo che no, non posso dare sentenze o incolpare alla leggera. Non ci sono prove di alcun tipo… anche se io credo fermamente che sia stato un adulto, non di certo un ragazzo”.
“Uno dei professori, intendi?” domandò Ali orripilata.
“Chi altri?” insinuò l’amica.
“E’ un’accusa molto grave” disse Ali ad un tratto severa.
“Ali, nessuno del settimo anno saprebbe fare una cosa del genere. Quelli di Gibralfaro a stento sanno fare gli Incantesimi Non Verbali…”
“Ma non parliamo di studenti ospiti, cioè nessuno di noi conosceva Harry, che motivo avrebbe avuto di fargli questo?” domandò la mora.
“Appunto. Ma neanche un ragazzo di Hogwarts gli farebbe questo… cioè, un ragazzo normale intendo” confermò Nora.
Esteban era rimasto in silenzio ad ascoltare le ipotesi delle sue amiche, poi mormorò: “Per me c’è lo zampino di Voldemort”.
Le due ragazze lo guardarono con occhi spalancati; Alicia si morse la lingua prima di fare qualche commento acido e irremovibile come successo sul battello il primo settembre; Nora scrollò le spalle e restò pensierosa.
Passarono una decina di minuti in cui ciò che aveva detto Esteban rimase sospeso sulle loro teste, come se il solo parlarne di nuovo potesse ghigliottinarli. Poi, il ragazzo cambiò argomento e riprese:
“E quindi, questa è la prima edizione del Tremaghi… con quattro campioni?”
“In assoluto. Non è mai successa una cosa del genere” rispose Nora.
“Allora devi vincere per forza! Sul tuo curriculum ci sarà scritto: Nora Flores, campionessa del primo Torneo Quattromaghi
Le due ragazze si sbellicarono dal ridere e convennero che Torneo Quattromaghi fosse un nome geniale.
  
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