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Autore: Kotoko_chan    28/08/2015    5 recensioni
Kuroko Tetsuya è un ragazzo timido e di poche parole, che entra nella squadra di basket del liceo Seirin, dove incontrerà Kagami Taiga, il suo esatto opposto. Tra i due si creerà una certa intesa anche se Kagami non riesce a spiegarsi il motivo per cui Kuroko odia essere toccato. Che sia colpa del suo passato? E qual è il suo legame con la "Generazione dei miracoli"? Cosa unisce questi sei ragazzi straordinari ma così altezzosi? Tra partite di basket e colpi di scena, riuscirà il nostro sesto uomo a liberarsi dei suoi vincoli? Lo scoprirete solo leggendo...
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kiseki No Sedai, Satsuki Momoi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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32. TeikoArc: la fine di tutto
 
Erano seduti in assoluto silenzio nella camera di Kuroko. Kagami gli dava la schiena appoggiato al davanzale della finestra. Da lì poteva vedere i ragazzi e una buona porzione di giardino. In lontananza riuscì a scorgere Aomine prendere a calci un albero mentre Kise si stava allontanando in lacrime. Momoi era stretta tra le braccia di Midorima e sembrava stesse piangendo. Solo Murasakibara non si vedeva da nessuna parte quindi ipotizzò che fosse tornato al capezzale di Akashi.
La storia che gli era appena stata raccontata continuava a ronzargli in testa. Il legame tra i Miracoli, il loro passato così tortuoso e la relazione tra Kuroko e Akashi.
Si rabbuiò. Quel bastardo lanciatore di forbici amava veramente Kuroko, a costo di uccidere qualcuno pur di salvarlo. Come poteva rivaleggiare con lui?
Lanciò un’occhiata a Kuroko. Era seduto sul letto e guardava con aria assente di fronte a sé. Aveva avuto troppe emozioni in un colpo solo: il suo primo amore, diventato un aguzzino, aveva commesso un gesto troppo grande per poterlo dimenticare, gli aveva salvato la vita e inoltre aveva ucciso per lui.
Chissà cosa stava pensando in quel momento… forse si sentiva in colpa?
“Perché è finita?” chiese infine ad alta voce.
Kuroko si voltò verso di lui sorpreso. Dal suo sguardo si poteva percepire la confusione che regnava nella sua testa.
“Cosa?” chiese.
“La vostra storia, la Generazione dei Miracoli. Insomma… tutto”.
“Per colpa mia”.
 
Stava uscendo dall’ospedale con passo traballante a causa delle stampelle. I suoi genitori gli erano accanto, accompagnandolo con pazienza verso la loro auto. Finalmente, dopo due mesi, sarebbe tornato a casa. Le ferite si erano tutte rimarginate ma, a causa di alcuni danni subiti, era costretto a camminare con le stampelle. Per fortuna poteva completare la sua fisioterapia a casa e andare a cadenza settimanale in ospedale per controllare i progressi. Non vedeva l’ora di ritornare nella sua camera, tra i suoi libri, palloni da basket e videogiochi.
Il viaggio dall’ospedale a casa durò circa un’ora a causa del traffico e, al suo arrivo, ebbe una spiacevole sorpresa: ad attenderlo nel suo appartamento c’erano gli Aomine e i Momoi al completo.
“Bentornato, Tetsuya!” esclamò il signor Aomine con entusiasmo.
La signora Aomine fece un mezzo sorriso, molto simile a quello del figlio. La signora Momoi scoppiò in lacrime iniziando ad elencare la cena che aveva preparato con tutte le portate preferite di Kuroko mentre, il signor Momoi cercava di calmarla.
Dietro di loro erano nascosti Daiki e Satsuki che lo guardavano con titubanza. Nella stanza calò la tensione e, la signora Kuroko, decise di spezzarla.
“Ciao ragazzi! Cosa ne dite di aiutare Tetsuya a disfare la valigia? E’ ancora presto per l’ora di cena”.
I due ragazzi annuirono e Daiki prese la valigia di Tetsuya mentre, Satsuki corse verso la sua camera aprendogli la porta. I tre ragazzi entrarono in assoluto silenzio, chiudendo la porta in modo da isolarsi dai loro genitori.
“Dove l’appoggio?” chiese Aomine.
“Mettila sul divano. Penso che Testu-chan preferisca stare sul letto…” rispose Momoi titubante.
“Ok”.
Posò la valigia come gli era stato ordinato e andò a sedersi ai piedi del letto. Momoi corse ad aprirla, mettendo fuori la biancheria e  Kuroko andò verso il letto, sedendosi a distanza da Daiki.
Non parlarono per molto tempo, ognuno troppo teso per proferire parola. Momoi e Aomine non sapevano come comportarsi con lui e lo stesso valeva per Kuroko.
I due mesi di permanenza non avevano riguardato solo il suo recupero fisico ma anche psicologico. I dottori, a causa delle sue reazioni, avevano impedito qualsiasi visita. Inizialmente anche i genitori non potevano stare a contatto con lui poiché, al minimo tocco, urlava e cercava di scappare riaprendo le sue ferite così, ogni volta che i medici lo dovevano visitare, lo riempivano di tranquillanti. Con il passare del tempo i genitori riuscirono ad entrare in contatto con lui però, gli altri erano off-limits. Per questo motivo non aveva visto né sentito nessuno, fino a quel giorno.
“T-Tetsu-chan, dove metto questi pigiama?” chiese Momoi incerta.
Kuroko indicò titubante il comodino posto accanto a lui e, quando lei si avvicinò, si alzò velocemente. Nel farlo perse l’equilibrio e fu solo grazie ai riflessi pronti di Daiki che lui non cadde.
“Tetsu, stai bene!?” chiese allarmato l’amico.
Il corpo di Kuroko iniziò a reagire a quel tocco tremando, mentre il suo respiro diventava più affannoso.
“Dai-chan! Lascialo!” esclamò Momoi nel panico.
Aomine lo mise sul letto mettendosi il più lontano possibile, imitato da Momoi, per concedergli spazio. Pian piano il respiro di Kuroko tornò normale e il tremore cessò. Alzò lo sguardo verso i due amici: Aomine aveva il volto sofferente e Momoi era sull’orlo delle lacrime.
“M-mi dispiace. N-non volevo” balbettò lui con tono triste.
“Non devi scusarti… presto tornerà tutto come prima, Tetsu. Tutto come prima. Noi non ti abbandoneremo”.
 
Cadde un silenzio teso tra i due. Kagami si avvicinò e lo prese per mano, intrecciando le dita e, Kuroko chiuse gli occhi ricambiando la stretta.
Quanto aveva lavorato per arrivare a quel punto? Quanto duro lavoro aveva compiuto insieme agli altri per potersi nuovamente fidare del prossimo?
“Questo è stato uno dei punti di rottura della mia relazione. Immagina cosa può aver passato Akashi-kun senza potervi vedere e sentire in quei due mesi? Inoltre al mio ritorno a scuola non poteva neanche toccarmi, così lasciai la squadra di basket, per potermi abituare pian piano a convivere con gli altri” continuò Kuroko riaprendo gli occhi “il nostro primo incontro non è stato dei migliori. Eravamo cambiati entrambi ed ora capisco il perché…”
 
I giorni successivi al suo ritorno a casa, furono i più difficili da affrontare. Dopo la scuola Momoi e Aomine andavano da lui portandogli i compiti, studiando insieme. Inoltre gli raccontavano tutto ciò che accadeva a scuola, di come gli allenamenti fossero diventati più leggeri con l’arrivo del nuovo coach, delle lezioni, dei loro compagni.
“Quando riprenderai il telefono, Tetsu? Manchi a tutti” provò Aomine alzando gli occhi dal suo quaderno di matematica.
Sapeva che non poteva ancora tornare a scuola e poteva incontrare poche persone alla volta, quindi preferiva iniziare a sciogliersi con i suoi migliori amici e poi con gli altri.
“So che non puoi vedere altri però… non pensi ad Akashi?” chiese Momoi mordicchiando la matita nervosamente.
Lui si irrigidì e si alzò in piedi per avvicinarsi alla finestra.
"Tetsu?"
"Ho bisogno di stare solo. Per favore, andate via" disse in tono cupo.
Momoi lo guardò con le lacrime agli occhi e Aomine la prese per mano conducendola fuori.
"Ci vediamo domani, Tetsu" disse mogio.
Si chiuse la porta alle spalle lasciandolo così solo, immerso nei suoi pensieri. Chiuse gli occhi cercando di calmarsi.
Akashi... chissà cosa stava facendo in quel momento. Gli mancava così tanto eppure non poteva stringerlo tra le sue braccia e, dopo tutto quel tempo non sapeva cosa dirgli.
Sentì la porta aprirsi nuovamente e sospirò.
"Dai-chan, ho detto che voglio restare solo" disse voltandosi.
Quando lo fece spalancò la bocca per la sorpresa. Akashi in persona aveva appena varcato la soglia e lo stava fissando intensamente. Rimasero così, in silenzio, incapaci di dire qualsiasi cosa, scrutandosi a vicenda, studiando i dettagli della persona tanto amata. Akashi indossava la sua divisa scolastica e aveva perso peso, inoltre i suoi occhi erano diversi.
"Posso accomodarmi?" chiese rompendo il silenzio.
Lui annuì deglutendo nervosamente. Akashi si sedette sul pavimento osservando i quaderni e i libri posti sul tavolino.
"Stavi studiando?"
"Si".
Si sedette anche lui titubante, non sapendo cosa dire. Il silenzio che calò fu il più lungo e teso di tutta la sua vita, non aveva mai provato tutta quell’ansia, neanche con Aomine e Momoi al suo ritorno dall’ospedale.
“Allora… come ti senti?” chiese Akashi spezzando il silenzio.
“Bene” rispose di getto.
Che cosa gli poteva dire d’altronde? Dirgli che stava ancora male era fuori discussione, poteva cogliere negli occhi di Akashi la pena che provava nei suoi confronti, quindi perché farlo soffrire ancora?
Alzò lo sguardo e vide che lo stava scrutando attentamente.
“E tu? Come stai?” chiese nella speranza di distogliere l’attenzione su di lui.
“Bene”.
Quella situazione di stallo iniziava ad innervosirlo. Non era ancora pronto per quell’incontro, avere Akashi lì, di fronte a lui, senza poter fare nulla.
“Forse è meglio che te ne vai…” mormorò.
Akashi spalancò gli occhi stupito.
“Perché?”
“Perché è meglio così”.
“Ti prego, vai via, vai via… non posso piangere di fronte a te… ti prego” pensò cercando di trattenere le lacrime.
“Tetsuya…” lui allungò la mano sfiorando la sua ma, Kuroko sobbalzò tremante emettendo poi un gemito di dolore. Il movimento improvviso non era stato apprezzato dal suo corpo ancora dolorante.
“Vai via” disse mantenendosi la mano.
Akashi si alzò senza aggiungere altro, dirigendosi poi verso la porta.
“C-ci vediamo a scuola” disse prima di scomparire dalla sua vista.
Kuroko si accasciò a terra, incapace di trattenere oltre le lacrime.
 
“L’ho trattato male, non trovi?” chiese cupo.
“Kuroko…”
“Dopotutto quello che aveva fatto, l’ho cacciato pensando solo a me stesso, ignorandolo, non preoccupandomi di lui…”
“Kuroko non è colpa tua” Kagami strinse più forte la sua mano “non condannarti. Eri appena uscito da uno dei periodi più difficili della tua vita e avevi ancora tanta strada da percorrere, come potevi accollarti anche i problemi degli altri? Non ce l’avresti fatta e…”
“Ma non ci ho provato! Ho pensato solo a me!!” urlò liberandosi dalla stretta.
Kagami sospirò rassegnato alzandosi dal letto. Si diresse verso la sedia accomodandosi con poca grazia. Non sapeva più come comportarsi con Kuroko, tutte quelle rivelazioni avevano mostrato un ragazzo che lui non conosceva affatto quindi, chi era la persona di cui si era innamorato?
“Poi, cos’hai fatto?” chiese allontanando quei pensieri dalla mente.
“Un mese dopo sono rientrato a scuola e ho dovuto lasciare la squadra di basket. Troppi contatti fisici…” disse con un sorriso amaro “a scuola evitavo tutti, non tolleravo tutta quella gente… così pian piano ho allontanato anche Dai-chan e Satsuki” aggiunse con un sospiro “non parlavo più con nessuno e, nonostante i tentativi di Akashi-kun, non sono riuscito a migliorare. Ho solo litigato con lui e ad ogni litigio fronteggiavo un Akashi-kun mai visto prima… ormai l’Imperatore era una presenza costante nella sua vita e questo mi agitava. Non riuscivo a fidarmi di lui…”
“Come darti torto” commentò sarcastico Kagami incrociando le braccia.
Kuroko sorrise di fronte a quel commento, un sorriso spontaneo che Kagami non vedeva da tempi immemori.
“Però mi ricordo che tu al terzo anno eri in squadra, ricordo questo dettaglio” disse Kagami.
“Sì, perché al terzo anno presi la decisione di rientrare in squadra ma, ormai era troppo tardi” commentò cupo.
“Tardi per cosa?” chiese curioso.
“Per far tornare tutto com’era prima: Akashi-kun mi trattava come un semplice giocatore, ignorandomi; Midorima-kun e Murasakibara-kun… per loro era come se non ci fossi; Kise-kun…” strinse i pugni con rabbia “preferisco non commentare! Mentre Dai-chan… mi trattava diversamente dal passato, era arrabbiato con me per come lo avevo trattato e non veniva più a casa mia… solo Satsuki è rimasta sempre la stessa” spiegò.
“Come? Ma è idiota!?” esclamò Kagami contrariato.
“Era solo un ragazzino delle medie” lo giustificò lui.
“Un ragazzino delle medie un corno! Giuro che la prossima volta che lo vedo lo strozzo!!” pensò con rabbia.
“Riprendendo il basket le mie prestazioni risultarono più scarse di prima… non mi allenavo da molto, quindi il coach creò per me una speciale scheda di allenamento” continuò non cogliendo l’espressione irritata di Kagami “in quel periodo cercai di riallacciare i rapporti, riuscendo ad abbattere di poco la corazza che si era creata intorno ai miei compagni di squadra. Con gli altri giocatori le cose tornarono come prima ma, con i Miracoli no, riuscii solo a scambiare due parole con Midorima-kun su un libro che entrambi stavamo leggendo e Murasakibara-kun iniziò ad offrirmi i suoi dolci”.
“Aomine?” chiese Kagami sbuffando.
“Tutto tornò come prima dopo che lui riuscì a toccarmi”.
 
Era stufo di quella situazione. Stufo del comportamento del suo migliore amico, colui che aveva considerato un fratello dalla nascita. Stufo di essere trattato come un fantasma.
Con passo spedito si diresse verso la scalinata che conduceva al tetto della scuola, zigzagando tra gli ignari studenti, intenti a parlare delle lezioni. Giunto in cima, spalancò la porta con talmente tanta forza da far sobbalzare  gli unici due avventori presenti sul tetto, intenti ad amoreggiare.
La ragazza emise un gridolino imbarazzato staccandosi da Aomine. Si alzò rapida gli slip e corse via abbottonandosi la camicetta. Aomine la seguì con lo sguardo, indignato.
“Ehi Tetsu, come osi disturbarmi? Stavo per concludere!” sbottò alzandosi la cerniera dei pantaloni.
“E tu? Come osi ignorarmi in quel modo!?” urlò Kuroko.
Aomine abbottonò la camicia con disappunto.
“Guarda che dovrei essere io a farti questa domanda! Sono mesi che mi ignori!” urlò di rimando.
Si guardarono per un attimo in cagnesco. Aomine negli ultimi tempi era cresciuto tantissimo in altezza e Kuroko si sentiva a confronto un bambino delle elementari.
“Sto provando in ogni modo a riallacciare i rapporti con te ma tu ti ostini come un mulo!”
“Mulo a chi!?”
“A TE!!!”
In un impeto di rabbia, si fiondò verso di lui afferrandolo per le spalle e scuotendolo. Kuroko reagì spingendolo contro il muro e, per il colpo, Aomine si sentì senza fiato.
“Razza di stupido! Come puoi gettare così la nostra amicizia? Lo sai che per me non sei un semplice amico ma un vero fratello!” esclamò Kuroko mentre una lacrima di rabbia gli sfuggì dal suo volto.
“Anche tu sei per me un fratello, però…”
Si zittì improvvisamente mentre il suo volto, contratto dalla rabbia, passò allo stupore.
“Che c’è ora? Non sai più cosa…”
“Tetsu” disse lui interrompendolo “ti sto… toccando…” continuò confuso.
“E con questo? Non è la prima volta che…” si zittì registrando l’informazione appena ricevuta.
Era vero, non stava tremando. Guardò le mani di Aomine che intanto, tremanti, si stavano spostando verso il suo volto.
“Tetsu…” mormorò incredulo.
“D-Dai-chan!” singhiozzò lui.
Non si era nemmeno accorto che stava piangendo e, Aomine dolcemente, gli asciugò le lacrime con i polpastrelli.
“P-per-per-ché p-piangi anche t-tu?” chiese tra un singhiozzo e l’altro.
Aomine si lasciò toccare il volto bagnato dall’amico, chiudendo gli occhi.
“Perché sono felice, idiota” replicò.
Kuroko emise l’ennesimo singhiozzo e si fiondò tra le sue braccia, affondando il viso nel suo petto, stropicciando la camicia con le mani.
“Daaaai-chaaan!!”
Aomine lo strinse forte piangendo insieme a lui. Non seppero per quanto tempo rimasero così stretti l’uno tra le braccia dell’altro. Desideravano solo che il tempo si fermasse per assaporare, il più a lungo possibile, quel momento.
 
“Dai-chan…” concluse con un dolce sorriso.
Kagami lo guardava con una punta di gelosia e invidia. Gelosia perché quel bastardo aveva osato abbracciare in quel modo il suo ragazzo, invidia perché lui non aveva mai avuto un’amicizia così importante nella sua vita. Forse solo la coach negli ultimi tempi poteva essere definita tale, lo aveva sostenuto nel suo momento più buio senza demordere, appoggiata da Hyuuga e Kiyoshi. Non gli era andata poi così male…
“Però solo con lui e Satsuki funzionava questa storia del contatto, oltre alla mia famiglia e anche con…”
“Akashi?” lo interruppe lui bruscamente “vi siete riavvicinati?”
Kuroko lo guardò per un attimo timoroso. Kagami era visibilmente irritato, le labbra un’unica linea e il volto corrugato. Quanto poteva essere difficile per lui sentire parlare dell’ex del suo ragazzo? Fino a quel momento si era comportato bene… forse aveva raggiunto il suo limite? Chiuse gli occhi cercando di mettersi nei suoi panni. E se la storia si fosse svolta al contrario, con un Kagami che gli raccontava del suo ex? Spalancò gli occhi irritato. Di sicuro non avrebbe mantenuto la calma.
“Allora?” incalzò lui.
Kuroko si spostò verso il bordo del letto, facendo sporgere i piedi fuori. Scivolò lentamente fino a sentire il pavimento freddo. Kagami si alzò immediatamente, avvicinandosi per aiutarlo.
“Dove vuoi andare?” chiese perplesso porgendogli le mani.
“Da te” rispose lui semplicemente.
“Bastava chiamarmi…” replicò dubbioso.
“No, dovevo venire da te”.
Si guardarono negli occhi, rosso contro azzurro, finché Kagami distolse lo sguardo imbarazzato.
“Stupido” mormorò stringendolo in un abbraccio, nascondendo il volto tra i suoi capelli.
Kuroko ricambiò la stretta, rimanendo fermo in quella posizione e, quando Kagami cercò di scioglierlo, lui si strinse più forte.
“Che c’è?” chiese curioso.
“Niente, voglio restare ancora un po’ così” rispose.
Kagami non disse nulla, spostandolo verso il centro del letto in modo da potersi sdraiare accanto. Kuroko appoggiò la testa sul suo enorme petto, inspirando a pieni polmoni il dolce profumo di bagnoschiuma alla vaniglia che emanava.
“Va bene così?” chiese Kagami.
Lui annuì chiudendo gli occhi. Forse non era Kagami ad avere bisogno di lui dopo tutte quelle rivelazioni. Era lui a desiderare di essere rassicurato, di potersi sentire tranquillo tra le sue braccia, senza pensare a nulla. Purtroppo però, nella sua mente i ricordi volteggiavano confusamente, facendo pressione.
 
Gli allenamenti erano finiti da un pezzo e lui era rimasto, come ogni giorno, più a lungo. Doveva recuperare il tempo perso, raggiungere l’abilità dei Miracoli, non poteva rimanere indietro.
Dopo l’ennesimo tiro, finalmente il pallone entrò nel canestro, suscitando la sua gioia. In quei giorni Aomine aveva fatto di tutto per insegnarli a segnare e, gli allenamenti stavano dando i loro frutti. La porta della palestra si aprì mentre lui era intento a recuperare il pallone.
“Dai-chan, sei in ritardo! Ti sei appena perso il mio canestro e poi sto cercando di creare una nuova tecnica utilizzando la misdirection”.
Si girò sorridendo, pronto ad accogliere l’amico però, rimase stupito quando vide Akashi al posto di Aomine. Il sorriso scemò dal suo volto, assumendo così la sua solita aria di impassibilità.
“Che ci fai qui, capitano?” chiese freddamente.
Era arrabbiato con lui perché non gli aveva dato la possibilità di scusarsi nonostante i suoi sforzi. Aveva tentato diverse volte, inutilmente. Si metteva sempre in mezzo Murasakibara oppure quello strano Imperatore che nominava. Inizialmente aveva pensato che “l’occhio dell’Imperatore” fosse una semplice tecnica del basket invece, era sempre più presente nella sua vita.
“Il lupo perde il pelo ma non il vizio” commentò ridacchiando.
“Come?” chiese lui perplesso.
Era da tanto che Akashi non gli rivolgeva la parola al di fuori degli allenamenti e, per di più stava sorridendo.
“Ho ricevuto una segnalazione su un presunto fantasma che gioca a basket, al di fuori dell’orario di allenamento, nella palestra 1” rispose.
“Ah…” commentò distogliendo lo sguardo.
“Inoltre” continuò lui avvicinandosi “dicono che si tratti di un fantasma di uno studente, morto con il rimpianto di non aver potuto giocare la sua ultima partita di basket”.
Kuroko rimase con lo sguardo basso, contemplandosi i lacci delle scarpe.
“In conclusione, hanno mandato me a controllare”.
“Capisco” commentò.
Akashi si avvicinò di più in modo da trovarsi a pochi centimetri di distanza.
“Ti stai di nuovo allenando da solo?” chiese pacato.
“Sì, capitano” rispose.
“Perché? Già segui degli allenamenti speciali”.
“Non mi bastano. E ora, se vuoi scusarmi, capitano” disse l’ultima parola con irritazione.
Akashi inarcò un sopracciglio sorpreso. Nell’ultimo periodo non andavano particolarmente d’accordo però, Kuroko non era mai stato così ostile.
Palleggiando, si allontanò da lui, riprendendo ad allenarsi. Stava per tirare quando fu ostacolato da Akashi che, con un gesto fluido, gli rubò la palla.
“Che intenzioni hai?” chiese infastidito.
“Mi sembra ovvio” rispose lui facendo un sorriso sghembo.
Iniziarono così un 1 contro 1 che durò un quarto d’ora. Al termine Kuroko si accasciò a terra esausto, seguito da Akashi.
“Sei migliorato” commentò con il fiatone.
“Dici?” chiese Kuroko cercando di riprendere fiato.
 “Dico”.
“Da quando sei diventato così pieno di te?”
“Da quando sei diventato così simpatico?”
“Da quando una certa persona mi ha messo da parte” replicò con rabbia.
“Sei stato prima tu a farlo” rispose calmo.
“Si, ma non stavo bene! E poi non mi hai più dato la possibilità di scusarmi!” sbottò mettendosi a sedere.
“Quindi sei disposto a riallacciare i rapporti con me? Sapendo che non potremo più essere come prima? Sapendo che per noi sarà impossibile toccarci?” chiese irritato “Vuoi farmi ancora soffrire? Non è meglio continuare così?”
“Ma… io… io… non volevo questo! Io ti amo! Non riesco a stare più senza di te, Sei-chan! E non mi importa se sei cambiato, voglio stare con te lo stesso!” disse con tono angosciato.
“Allora dimostramelo” disse lui.
“Come?”
“Così”.
Si sporse in avanti, tirandolo per la divisa e, lo baciò. Kuroko rimase impietrito e il suo corpo reagì a quel tocco, tremando convulsamente.
“Sei-cha…” fu zittito da un altro bacio e si arrese.
Le sue mani si mossero, circondando il collo di Akashi, approfondendo quel bacio represso per troppo tempo. Stavano esprimendo tutti i loro sentimenti e Kuroko si abbandonò completamente a lui. Quanto gli era mancato il suo tocco, le sue labbra, i loro cuori che battono all’unisono, i loro gemiti. Non oppose resistenza quando gli tolse la maglia, nemmeno quando iniziò a succhiargli i capezzoli, facendolo gemere forte.
In quella palestra i suoni erano più amplificati e le dolci parole di Akashi risuonavano tutt’intorno, avvolgendolo tutto. La loro unione fu dolce e, guardandosi negli occhi, raggiunsero l’apice del piacere.
“Ti amo, Tetsuya”.
 
Un bacio sulla fronte lo fece trasalire.
“Che succede? Ti ho svegliato?” chiese Kagami accarezzandogli dolcemente la schiena.
“Ah? Si, si. Credo di essermi appisolato” rispose imbarazzato.
Non poteva dirgli di aver appena ricordato un momento di intimità con il suo ex. Era fuori discussione. Si rilassò nuovamente tra le sue braccia lasciandosi coccolare.
“Cos’è successo poi? Perché alla fine vi siete lasciati? E quando sei diventato un Miracolo?” chiese Kagami curioso.
“Dopo la nostra riconciliazione ho iniziato a notare cose strane che avevo colto già prima. Lui era più autoritario e non si comportava bene con gli altri. Il suo lato paziente e comprensivo era scomparso. Ehm… non del tutto” si zittì sentendo Kagami irrigidirsi “con me lo era ancora… però il più delle volte mostrava questo suo nuovo lato!” si affrettò ad aggiungere.
“Capisco” si limitò a rispondere.
“Poi tutto è andato in frantumi alla vigilia della nostra ultima partita”.
 
Gli allenamenti erano terminati da poco e la squadra si stava affrettando a mettersi in fila per le ultime raccomandazioni e direttive del capitano. Kuroko aveva il fiatone e si mise accanto ad Aomine che gli offrì un braccio. Negli ultimi tempi si era sovraccaricato di lavoro fisico pur di raggiungere il loro livello, solo che i risultati non  erano stati un granché.
Akashi si mise di fronte a loro con aria minacciosa e alcuni aggrottarono la fronte. Gli allenamenti erano andati piuttosto bene ed erano riusciti quasi tutti a raggiungere gli obiettivi prefissati, soprattutto i Miracoli.
“Siete una delusione” disse con tono secco.
I ragazzi si guardarono perplessi.
“Mi aspettavo molto da voi e invece… mi avete deluso ancora. Domani giocheremo la finale e voi non siete ancora pronti!”
Murasakibara si limitò a sbadigliare mentre Midorima strinse le fasce intorno alla mano sinistra. Kise guardava le sue scarpe con aria nervosa. Solo Aomine reagì.
“Che stai dicendo? Non essere paranoico. Siamo andati bene e per domani siamo pronti” ribatté lui.
Akashi gli lanciò uno sguardo fulminante che non intimorì per niente Aomine.
“Vorresti provare il contrario?” chiese con tono di sfida.
“Ahahah! Akashi, non farmi ridere!” disse sprezzante “Ormai lo dovresti sapere, l’unico che può battermi sono io” aggiunse con un sorriso strafottente.
“Dai-chan” disse Satsuki con tono di avvertimento.
“Vediamo” replicò Akashi togliendosi la giacca della divisa.
Aomine strappò dalle mani di Satsuki il pallone da basket e, si fece largo tra gli altri giocatori per disporsi in campo. Akashi invece camminò con passo elegante, mostrando già l’abisso esistente tra lui e l’impulsività dell’asso della Teiko.
“Pronto? Si arriva a 5 canestri” disse Aomine facendo rimbalzare il pallone a terra.
“D’accordo”.
Satsuki fischiò e la sfida iniziò con uno scatto fulmineo di Aomine. Era talmente veloce che Akashi non lo vide arrivare e subì il primo canestro.
“1-0 per Aomine”.
Aomine sorrise mentre Akashi si voltava verso di lui.
“Nessuno può battermi” disse facendo girare sull’indice il pallone.
Si riposizionarono e la scena si ripeté altre due volte.
“Sei sicuro di voler continuare, capitano? Non credi che sia meglio fermarti prima di essere battuto definitivamente?” chiese Aomine con un ghigno.
Akashi lo guardò inclinando la testa di lato, come se stesse osservando un fenomeno raro. Aomine si innervosì segnando nuovamente. Il resto dei compagni applaudivano, felici che Aomine  stesse battendo il loro capitano.
“Finito?” chiese improvvisamente.
Nella palestra calò un silenzio teso e Kuroko guardava Akashi con apprensione.
“Ora tocca a me”.
Recuperò il pallone rendendo Aomine nervoso e, iniziarono a fronteggiarsi.
“Non puoi battermi Akashi!!” urlò avventandosi contro.
“E’ giunto il momento di stare al tuo posto, Daiki” disse calmo.
Con un unico gesto fluido lo superò, mentre Aomine si ritrovò a terra, in ginocchio.
“Dai-chan…” mormorò Kuroko tristemente.
La scena si ripeté altre quattro volte, lasciando Aomine senza fiato e con il volto contratto dalla rabbia. I ragazzi non dissero nulla, osservando il capitano mentre si avvicinava a Aomine. Si inginocchiò al suo fianco avvicinando la bocca all’orecchio.
“Ricordati questo Daiki, io sono assoluto” disse con tono di voce freddo.
Si rialzò in piedi lasciando Aomine in preda alla rabbia.
“MALEDIZIONE!!” urlò colpendo con un pugno il pavimento.
I ragazzi in silenzio si allontanarono dirigendosi negli spogliatoi, tranne Satsuki che si avvicinò a lui. Kuroko invece seguì Akashi che, invece di seguire gli altri, era uscito fuori.
“Sei-chan!” lo chiamò rincorrendolo.
“Tetsuya” disse con un sorriso.
“Perché? Perché l’hai fatto?” chiese raggiungendolo.
“Era una sfida, quindi ho giocato e…” rispose lui perplesso.
“No! Tu non hai giocato! L’hai umiliato!” disse irritato.
Il sorriso sulle labbra di Akashi si spense.
“Non è vero. Gli ho solo fatto capire che ha dei limiti” rispose freddo.
“Sei-chan, non mi è sembrato così. E’ stato di nuovo l’Imperatore?” chiese.
Akashi strinse i pugni guardandolo con rabbia.
“Ancora con questa storia dell’Imperatore? Quando ti deciderai che non esiste? E’ solo una stupida tecnica!”
“Non ti rendi conto che sei cambiato?”
“Cambiato? Senti chi parla, la persona più perfetta al mondo! Colui che ni ha ignorato per tanti mesi, colui che quando è tornato ha continuato a farlo, ferendomi giorno per giorno. Sei tu che mi hai cambiato!” urlò frustrato.
“Io? E’ forse colpa mia se sono stato preso di mira da uno psicopatico? No!” urlò ferito “tu sei cambiato… Non sei più tu, sei più strafottente, prepotente… il vero Sei-chan non avrebbe mai fatto o detto cose così crudeli a Dai-chan!”
Fu un attimo. Accecato dalla rabbia, Akashi alzò il braccio colpendolo in pieno volto con uno schiaffo. Per il colpo subito, la testa girò verso destra, sorprendendo Kuroko che spalancò gli occhi per la sorpresa.
Akashi scosse la testa ritrovando la calma. Guardò prima la sua mano che formicolava per il colpo e poi Kuroko, scuro in volto. Quest’ultimo, con mano tremante, andò a coprire la parte lesa.
“T-Tetsuya…” mormorò Akashi avvicinandosi.
Kuroko fece un passo indietro allontanandosi da lui.
“N-no… Tetsuya, ti prego!” esclamò con tono supplichevole.
“Non mi toccare” disse in tono freddo.
Gli diede le spalle e corse via, lontano da lui, lontano dalla scuola, lontano dal suo cuore.
 
“Aveva ragione… è cambiato per colpa mia. Sono io colui che ha scatenato tutta questa serie di eventi. Io e soltanto io” disse con le lacrime agli occhi.
“Tetsuya…”
“Inoltre il giorno dopo l’ho lasciato, dopo la partita l’ho lasciato! Perché durante quell’incontro non ha fatto altro che provocare tutti, me incluso e io… mi sono arrabbiato. In campo ho mostrato le mie vere potenzialità entrando in trance agonistica, non ero più lucido. Niente più mi importava perché Akashi mi aveva ferito e, non parlo dello schiaffo. Mi aveva ferito nel cuore” si batté la mano sul petto “una ferita difficile da rimarginare. Solo che tutto è partito da me” si allontanò da Kagami mettendosi in piedi “capisci? Ho scatenato io tutto!”
“Non dire così, non è colpa tua! Anche quel gigante ha detto che Akashi già prima aveva mostrato segni di squilibrio e…”
“Non erano segni di squilibrio!” urlò lui girandosi di scatto.
Kagami si zittì sorpreso da quella reazione. Kuroko era visibilmente agitato, gli tremavano le mani e aveva il respiro affannato.
“E’ colpa mia… solo colpa mia… d-devo rimediare…” con sguardo folle e gesti frenetici si accomodò sulla sua sedia a rotelle.
“Dove vai?” chiese Kagami allarmato alzandosi immediatamente.
“Da Sei-chan” rispose uscendo “non mi seguire”.
“Tets…!”
La porta si chiuse alle sue spalle e Kagami si riaccomodò sulla sedia con aria frastornata. La testa gli girava vorticosamente e, il suo ragazzo l’aveva appena lasciato per andare dal suo ex, ignorandolo, non degnandoli uno sguardo.
Si portò la mano al cuore e chiuse gli occhi con aria affranta.
“Tetsuya…”
 
 
Angolo della follia @.@
E finalmente ho finitoooo!!! *festeggia*
Questi sono gli ultimi pezzi del puzzle e la storia e quasi giunta al termine. Secondo voi cosa accadrà? Akashi si risveglierà? Oppure la storia terminerà con una morte inaspettata?
Ciao e alla prossima =D
 
   
 
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