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Autore: 7vite    29/08/2015    1 recensioni
Nel deserto più arido, una pozzanghera è speciale quanto l'oceano.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta Rachid.
Era venuto al mondo in un giorno caldo, anche se, da dove veniva, tutti i giorni erano caldi.
Prima di lui erano nati cinque fratelli, dopo di lui tre, ma soltanto sei ne sopravvissero.
Rachid era fortunato, era sopravvissuto.
Iniziò a lavorare all'età di otto anni, bisognava che ognuno facesse la sua parte, perché mamma e papà non avevano abbastanza denaro per sfamare l'intera famiglia.
Un giorno papà arrivò a casa allarmato, diceva che il posto in cui vivevano era diventato pericoloso, che bisognava allontanarsi perché sarebbe sorta una guerra.
Quel giorno arrivò troppo presto, i barbari spuntarono nel suo paese come funghi, distrussero le loro abitazioni, stuprarono le loro donne, uccisero i loro uomini.
Rachid non li capiva. Era certo che quelle persone non fossero poi diverse da lui, con l'eccezione che i loro occhi erano freddi e assetati di sangue.
Uno di quegli uomini si portò via suo padre. Pianse alla vista del suo corpo mutilato, del sangue luccicante sotto il sole che gli copriva il volto e buona parte del corpo. Negli occhi ancora aperti si poteva leggere una muta richiesta di pietà. Chi lo aveva ucciso doveva essere un analfabeta.
Rachid non riuscì più a dormire la notte. Il suono delle bombe echeggiava nella sua testa, e ogni tentativo di sopprimerlo era vano, inutile. Stava sprofondando nella pazzia, si disse. Il volto di suo padre lo trovava dappertutto, ricordandogli che sarebbe potuto capitare anche a sua madre, ai suoi fratelli e alle sue sorelle, persino a lui stesso.
Un uomo che conosceva bene impietosito dalla tragedia che aveva colpito la sua famiglia, volle aiutarlo. Disse che una barca sarebbe arrivata presto, che li avrebbe condotti in Europa. In Europa non c'erano guerre, disse. Non ci sono i barbari, disse. E lui si fidò.
Il giorno della partenza, il luogo dell'incontro era gremito di gente, e presto si rese conto che la barca che doveva ospitarli non era abbastanza grande, ma non disse nulla. Scalciando, sgomitando, spintonando, Rachid si assicurò un posto. Su quella barca aveva stretto amicizia con circa dieci Amr, quattordici Mohammed, almeno una dozzina di Sameer, e tutti, come lui, nutrivano grandi speranze. Sarebbero stati felici in Europa, dicevano. Le donne sorridevano, toccandosi il pancione, sussurravano ai figli che ce l'avevano fatta, che erano sopravvissuti. Qualcuno invece piangeva, si lamentava, scalciava dal fondo, c'era chi si sporgeva sul mare per vomitare.
Rachid aveva fame, un concerto di brontolii li accompagnò per tutta la durata del viaggio. Si addormentava cullato dalle onde, mentre gli insetti li pizzicavano ripetutamente. Qualcuno un giorno non si svegliò più, e qualcun altro piangeva. Molti piangevano. Dov'era l'Europa?
Un giorno, finalmente, poggiò piede sulla terraferma. Nessuno lo stava aspettando. Si preoccupò di cercare del cibo. La gente del luogo lo evitava, notò. Puzzava, ne era consapevole, aveva un pessimo aspetto, sapeva anche questo, ma come faceva quella gente a non capire che avesse bisogno di aiuto, questo proprio non lo sapeva.
Quella notte dormì da solo, su un campo erboso. Si accorse di non capire ciò che diceva quella gente. Non parlava la sua lingua. Qualcuno lo additava, qualcuno gli portò del cibo che lui accettò, qualcuno lo picchiò, di notte, quando nessuno poteva vedere.
Rachid era in Europa, ma non era ancora felice.
Il caso volle che incontrasse qualcuno come lui, con gli stessi abiti logori, coi capelli spettinati, la barba incolta e gli occhi tristi di chi aveva fallito.
“Dobbiamo andarcene da qui.” Gli disse. Dove sarebbero andati non importava.
“In Francia” propose l'altro, dove la gente li avrebbe capiti.
Nel giro di qualche giorno, Rachid si trovò nel buio cassone di un furgone. Li avrebbe portati in Francia, così dissero.
Di nuovo si trovò in compagnia di gente che non conosceva, ma con cui condivideva qualcosa di molto grande.
I bambini si lagnavano, soffrivano la fame, ma Rachid c'era già passato e sapeva come soffocare le richieste del suo stomaco, del suo fegato, dei suoi polmoni.
Stavolta si trovava al chiuso, nessun raggio di sole che gli riscaldasse il viso, quel sole a cui era tanto abituato era sparito.
Per la prima volta ebbe paura. Non poteva averne, non doveva averne, Rachid era un uomo fortunato, perché era scappato dalla guerra con successo. Provò vergogna per quel suo sentimento. Era fortunato, si disse, era molto fortunato. Era vivo.
  
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