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Autore: jellyfish    03/02/2009    2 recensioni
Balor, dio della morte, decide di prendere moglie e sceglie la bellissima dea dell’amore Branwen. Dal matrimonio nascono tre figlie femmine che il dio della morte educa come sue future aiutanti. Ma cosa succederebbe se una di loro si dovesse innamorare di uno dei mortali, che invece dovrebbe uccidere? Scatenerebbe di sicuro l’ira del padre. “-saranno le mie eredi. Diventeranno il mio braccio destro. Appena avranno compiuto tutte cinque anni, le educherò io, come più mi aggrada. Mi avete capito? -sì, ma non ho intenzione di ascoltarvi! Non me le porterete via e non ne farete dee di morte e di disperazione come voi! Non lo permetterò- la voce della dea adesso era forte e acuta, disperata quasi. Sapeva benissimo che le sue erano solo vuote minacce, Balor avrebbe fatto comunque quello che voleva e nessuno lo avrebbe mai fermato.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il giorno dopo, Macha si ritrovò quasi inconsapevolmente nel mondo degli umani, nei pressi della casa di Natan. Quella casa la spaventava e non sapeva se entrare o no. Aveva paura di non trovare più Natan in vita, che suo padre o le sue sorelle avessero scoperto la sua disobbedienza agli ordini paterni. Si materializzò dentro la casa e con sollievo vide la figura magra di Natan sistemata su di una sedia, che si reggeva a stento in piedi, che le dava le spalle. La dea era entrata silenziosamente e il giovane non si era accorto del suo arrivo, così lei si diresse verso il punto dove si trovava e gli toccò una spalla con delicatezza.

-mia bella dea, siete voi?

-sì, sono io

-siete tornata!

Il giovane si girò e la fissò con i suoi occhi viola, stabilendo con lei un contatto visivo da cui era praticamente impossibile sottrarsi.

-temo per la vostra vita

-non mi interessa, mi basta continuare a vedervi

-quanto siete sciocco! Non potete desiderare la dea della morte! Io dovrei uccidervi! Se lo sapesse mio padre! Siete in grave pericolo ormai e nemmeno io posso salvarvi, il vostro destino è segnato da quando avete cercato di uccidervi con quel coltello!

Natan continuava a fissarla, completamente perso per i suoi occhi verdi, senza riuscire a dire nulla di sensato.

Si alzò dalla sedia, senza interrompere il contatto con i suoi occhi, e si ritrovò all’altezza della dea. Le cinse i fianchi con le braccia e la attirò a sé. Lei cercò di opporre resistenza, ma qualcosa dentro di lei glielo impediva. In un ultimo tentativo di allontanarsi da lui gli chiese come mai poteva vederla, mentre tutti gli altri esseri umani non potevano accorgersi della sua presenza.

-non lo so, so solo che vedo cose strane. Vedo anche le anime dei morti. Quando mi avete portato via mia madre, ho visto la sua anima che si dirigeva verso di voi e precisamente verso una collana al collo di una delle altre dee

Natan le aveva risposto senza allontanarla dal suo corpo.

-sì, ho capito a cosa vi riferite, ma non capisco come fate a vedere certe cose!

-non lo so, ve lo ripeto, ma sono ben contento che ciò accada perché così posso vedere voi

Macha era pensierosa. Non conosceva casi di persone simili a lui e si chiedeva perché una persona con una simile capacità dovesse morire. Decise che avrebbe combattuto per difenderlo sia dal padre che dalle sorelle. Non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male. Mentre nella sua mente formulava questo pensiero, si ritrovò completamente abbandonata contro il corpo caldo del ragazzo.

-non permetterò a mio padre di farvi del male

-non voglio che voi rischiate la vostra preziosa vita per me

-la mia vita non è così preziosa e poi mio padre non può uccidermi, sono immortale, ricordalo

-giusto, avete ragione

Macha pensò che quello che gli aveva detto non era completamente vero. Suo padre non poteva ucciderla, a meno che lei non entrasse nel famoso fiume delle anime, allora sarebbe morta come un normale essere umano. Ma non era il caso di rivelarlo a Natan. Quello di cui aveva più bisogno al momento era di affetto e sapeva che quel giovane aveva da offrirne tanto. Restarono in quella posizione per parecchio tempo, fino a quando lei non si staccò di scatto da lui, come se fosse stata raggiunta da una scossa elettrica.

-cosa c’è?

Lo sguardo di Natan non nascondeva minimamente tutta la sua preoccupazione. I suoi occhi viola erano fissi in quelli verdi e spaventati di lei.

-mia sorella! È qui! Nemain sta venendo a cercarti!

-sh… calmati!

-no, non posso calmarmi! È una catastrofe! Se ti trova è la fine per te! Dobbiamo andarcene da qui immediatamente!

Non diede il tempo a Natan di ribattere e si smaterializzò con lui ancora stretto tra le braccia. I due si ritrovarono in una grotta scura nel cuore di una montagna dell’isola degli dei. Era l’unica montagna di tutta l’isola ed era il primo posto che era venuto in mente alla dea per nascondersi con Natan.

Il ragazzo era frastornato e le orecchie gli fischiavano fastidiosamente. La testa gli girò per un attimo e Macha lo sorresse.

-scusa, non avevo considerato che potessi avere problemi con il teletrasporto, ma era l’unico modo per fuggire da mia sorella

-tua sorella non capirebbe?

-assolutamente no. Ci è andata bene poi che non era Badb. Allora sarebbero stati veramente guai se ci avesse trovati

 

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Nello stesso momento, Nemain aveva ricevuto un ordine dal padre: doveva andare a prendere l’anima di un giovane che gli era sfuggito il giorno prima.

-certo padre, vado subito

Balor, però, pensò che non era da lui dimenticarsi di qualcuno. Diede, tuttavia, la colpa alla stanchezza che in quei giorni lo assaliva sempre più spesso e non ci pensò più. Sua figlia, intanto, era già uscita dalla stanza.

Nemain era arrivata sulla Terra e iniziò a cercare con la mente la sua vittima; era contenta di avere qualcosa da fare, un modo come un altro per poter suonare la sua arpa, l’unico suo interesse. Canticchiando, procedette tra i mortali di quella piccola città e si rese conto che quel posto aveva qualcosa di familiare per lei. Non ci fece molto caso e si riconcentrò sul suo compito. Fece uno strano sorrisetto non appena trovò il ragazzo di cui si doveva occupare e si avvicinò alla casa di questi, pronta a divertirsi un po’. Sentì, tuttavia, anche la presenza di un essere sovrannaturale oltre al ragazzo, come se con lui ci fosse già un’altra divinità. Non si accorse fortunatamente che la divinità in questione non era altro che sua sorella. Si fermò davanti alla malconcia porta del mortale, chiuse i suoi grandi occhi verdi, incurvò le labbra in un sorriso rilassato e accordò con le dita paffutelle la sua amata arpa. Lo strumento all’inizio produsse qualche nota capricciosa, ma, subito dopo, le abili mani della dea plagiarono il suono a loro piacimento, producendo una struggente melodia composta solo qualche giorno prima, in un momento di particolare noia. A quel punto si interruppe bruscamente. Nemain spalancò gli occhi e sulla sua fronte comparvero delle piccole rughe di fastidio; sembrava una bambina piccola a cui era stato tolto il suo giocattolo preferito e, in effetti, era davvero così. La presenza della divinità e del mortale erano sparite improvvisamente dalla casa, quindi lei non aveva più il suo passatempo. Rimase un attimo perplessa di fronte alla porta di casa, poi si smaterializzò con ancora stampata in faccia l’espressione capricciosa e se ne tornò immediatamente sull’isola. Per un attimo le era sembrato di aver percepito anche sull’isola quella due stesse presenze, ma poi non ci fece più caso e tornò come sempre alla sua arpa e al suo mondo fantastico, dove nessuno poteva disturbarla.

 

  
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