E via, la
muraglia è crollata! La
pietra si sgretola insieme alle mie inibizioni.
Io ti amo,
Sirius Black. È sbagliato,
forse, questo?
Certo
che è sbagliato.
Ma il tuo
sorriso rimane pur sempre
meraviglioso. E non so dire di no, non è mai stato
così bello cedere,
sbagliare, perdere il controllo.
“E’
un errore, quello che facciamo.”
Ti faccio sempre incazzare, quando dico così.
“Credici,
Lunastorta. Continua pure a
ridurti il cervello in poltiglia. Un giorno ti ritroverai vecchio,
grasso e
solo. E darai la colpa soltanto al tuo perenne, inamovibile senso di
colpa.”
“Grasso?”
“Dicevo
per dire.”
“Non
arriverò a essere vecchio.”
Tu alzi gli
occhi al cielo.
“Okay,
hai vinto. Morirai presto:
schifosamente giovane, pessimista
e in fottuta solitudine, te lo prometto.”
Rido piano.
“Mi
fai ridere.”
“Amo
farti ridere.”
“E io
amo te.”
“Anche
se è sbagliato?”
“Non
è sbagliato, Felpato. Dicevo
tanto per dire.”
Con questo, ti
prendo in contropiede.
Indaghi, con sguardo sospettoso:
“Non
me la conti giusta.” I tuoi occhi
sono due lucenti perle grigie.
“So
che probabilmente è la
paura che mi fa parlare, qualche volta...
Ma so anche che amarti è la cosa più bella della
mia vita.”
Sei
esterrefatto, ma felice. Sorridi
malizioso:
“Allora
chiudi quella boccaccia del
malaugurio e baciami.”
“Ma se
chiudo la bocca come faccio a
baciarti?”
Fai finta di
esasperarti, ma i tuoi
occhi brillano, a una misera distanza dai miei.
“Taci,
guastafeste.”