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Autore: Squilibrata    29/08/2015    1 recensioni
Descrivere lei è come parlare di un fulmine, un arcobaleno. Il profumo dei tigli, gli occhi di una tigre ferita, la Fiamma, le onde del mare.
Descrivere me è come parlare di... un'idiota; seguivo una lepre Bianca e ho trovato un paese delle meraviglie.
Per descrivere noi, descriverci insieme, si può dire solo che "C'eravamo abbastanza amate".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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  • Ehi Giò!

L'ho salutato, battendogli una mano sulla spalla.

  • Ma allora sei viva!

Ha risposto, abbracciandomi brevemente. Da quanto tempo non lo vedevo?
Ho pensato improvvisamente anche al Franci; il giorno dopo l'avrei chiamato, avevo deciso.
Ho risposto sorridendo al suo scherzo, poi con la coda dell'occhio ho notato Fiamma che se ne stava al mio fianco tranquilla.

  • Lei è Fiamma, Fiamma Giovanni

Ho detto facendo un paio di gesti con le mani.
Lei ha sorriso leggermente stringendogli la mano. Quando è salita in macchina prima di noi, nei sedili posteriori, Giovanni mi ha dato una gomitata, alzando il pollice mentre lo guardavo, in segno di approvazione. Io ho alzato gli occhi al cielo ma non ho potuto rispondergli che non aveva capito niente perchè siamo subito saliti in macchina; dopo tanto tempo ero seduta al posto del passeggero!
La festa era l'inaugurazione di un pub a caso e non sapevo nemmeno dove fosse, ma prima di andarci abbiamo fatto una seconda fermata per far salire la ragazza di Giovanni, finalmente: lui me ne aveva parlato tantissimo prima che io sparissi completamente dalla circolazione, stavano insieme infatti da alcuni anni, e io non avevo mai avuto occasione di conoscerla, prima. Mi sono sentita un po' in colpa: quante persone a cui volevo bene avevo trascurato?


Siamo arrivati e c'erano anche diverse persone che Fiamma già conosceva e frequentava; c'era buona parte della compagnia del Franci e ci hanno fermate subito per offrirci da bere.
Praticamente qualcuno mi ha messo in mano qualcosa; nella gran folla che c'era nella veranda all'aperto appena allestita non ho capito molto, e poi la musica mi martellava il cervello. A dire la verità non avevo mai amato quelle situazioni e a giudicare dalla faccia di Fiamma nemmeno lei le amava. Se ne stava con le spalle strette, sorridendo apertamente ai suoi amici ma gettandosi qualche sguardo circospetto alle spalle e cercando di mantenersi a una certa distanza dagli altri corpi.
Comunque abbiamo trangugiato quella bevanda trasparente che probabilmente era Tequila, anche se non sapevo dove fossero finiti il sale e il limone.
Delle dita mi hanno stretto il polso; Fiamma mi guardava disorientata.

  • Alice, andiamo in un posto con meno gente

Ha gridato vicino al mio orecchio per farsi sentire, ma mantenendo un tono quasi sofferente.
Mentre mandavo giù il bruciore della Tequila le ho afferrato la mano, tirandomela dietro nel carnaio di corpi per entrare nella struttura; quella si è rivelata un'idea ottima, dato che quasi tutti, vista la limpida nottata, avevano pensato di starsene a bere sulla veranda. All'interno il locale non era certo vuoto, ma c'erano dei divanetti liberi e noi, dopo aver preso altra roba da bere, ci siamo sedute.
Giovanni era già sparito insieme alla sua ragazza e noi ci districavamo tra un saluto e l'altro. C'era sempre qualcuno che conoscevo, o che conosceva Fiamma; vivevamo da una vita in una città così piccola...
Quando la ragazzetta in questione ha buttato giù il quarto Tequila sale e limone, ho cominciato a pensare che era probabilmente una delle poche minorenni presenti e che se fosse disgraziatamente andata in coma etilico, io, Alice Grazioli, ventiduenne quindi maggiorenne, avrei avuto la responsabilità della cosa... ma non ero molto sobria nemmeno io: i volti si muovevano velocemente restando sfocati, io oscillavo ad ogni risata o forse oscillava solo la mia testa.

Comunque, le ho poggiato una mano sulla spalla, fissandola negli occhi.
Mi sono sforzata di mantenere fermo lo sguardo, nitida l'immagine; Fiamma era bellissima, con quella chioma scura più ordinata del solito, il profilo del seno morbido, la bocca così rossa.

  • Vacci piano, ragazzetta

Le ho intimato a bassa voce, parlandole da molto vicino. La mia fronte e la sua quasi si toccavano, le sue iridi erano scure, niente a che vedere col colore di quella stessa mattina.
Lei ha socchiuso gli occhi, con quelle ciglia nere che si abbassavano sugli zigomi.

  • Che c'è?, non mi stai dietro?

Ha sorriso, voltandosi e ordinando il suo solito Jack Daniels.

  • Uno anche per me!

Ho gridato al cameriere che ha fatto cenno di sì con la testa. Poi ho guardato lei, anche se per qualche secondo la sua immagine è stata sfocata.
Ha sorriso senza dire nulla, sprofondando con la schiena nel divanetto e inclinando leggermente la testa indietro, sempre gli occhi socchiusi.

Quando i nostri bicchieri sono arrivati, Fiamma ha mandato giù un sorso senza fare una piega, tornando poi nella posizione di prima e sfiorando il bordo del bicchiere con un dito.
Quando ho bevuto io, ho avuto la sensazione che qualcuno mi avesse appena raschiato la gola.

  • Oddio, ma come fai a berlo?!

Le ho chiesto. Lei ha fatto spallucce iniziando a ridere.

  • Che ventiduenne schifosa sei

Ha sussurrato vicino al mio orecchio procurandomi un brivido. Comunque ho risposto alla sua provocazione sbuffando.

  • Senti piccoletta, tra poco sarai urbiaca come una merda...

Ho fatto uno sforzo per continuare, la mia voce iniziava ad impastarsi.

  • ...ed io dovrò portarti a casa... se vomiti ti picchio, chiaro?

  • Ah sì?

Ha chiesto, prima ingoiare un altro sorso; le labbra luccicavano, così rosse e bagnate di alcool. Volevo toccarle, con la lingua, con le dita, assaggiarle... il tono col quale mi aveva risposto non glie lo avevo mai sentito usare prima e il languore allo stomaco è tornato.
Ci eravamo dimenticate di cenare, come due deficienti pensavamo di mangiare prima di arrivare alla festa, ma poi, tra una cosa e l'altra... insomma, ci ritrovavamo a bere superalcolici a stomaco vuoto. Intelligente da parte nostra...

Ho detto, la voce stranamente seria.
Lei ha finito la sua bevanda con un altro sorso, mettendo in bocca un cubetto di ghiaccio e facendolo sciogliere sulla lingua. Non avevo mai baciato qualcuno con un cubetto di ghiaccio in bocca e, adesso che ci pensavo, col ghiaccio potevamo fare diverse cose che non mi erano mai venute in mente prima...

  • Andiamo a fumare

Ha sospirato lei per poi alzarsi. L'ho vista barcollare leggermente ma poi riprendere il controllo; sono riuscita a pensare solo: “meno male che non aveva i tacchi”.

  • Guarda, non stai in piedi

Ho commentato con una risata di scherno per poi alzarmi io stessa, ma tutto intorno a me ha iniziato a girare, per un secondo, vorticosamente.
La risata cristallina di Fiamma mi ha riportata alla realtà.

  • Senti chi parla!

Ha esclamato, prendendomi poi il polso e trascinandomi fuori, nella veranda. Non so come siamo riuscite a districarci tra la folla, so solo che alla fine siamo arrivate quasi al limitare del cortile, vicine a dei cespugli che dividevano la zona dal marciapiede. Il buio mi ha confusa, con quei lampioni bianchi che sembravano muoversi come api, perchè non mi ricordavo mai di reggere poco l'alcool?

Ci siamo accese le sigarette, restando in piedi non so come. Un mio amico ci è venuto vicino, accendendosela con noi.

  • Lei è la tua ragazza?

Ha chiesto, di punto in bianco. Fiamma si è girata di scatto, osservandolo.

  • No!

Ho risposto io, forse troppo velocemente.

  • No no, siamo amiche

Ho aggiunto poi, sbandando nuovamente.

  • Alice è ubriaca eh?

Ha detto lui, rivolto a Fiamma. Lei ha riso annuendo, poi lui se n'è andato, ma io avevo voglia di bere ancora.
Chiedendo sono riuscita a convincere una mia amica ad andare dentro per prendeci qualcos'altro; io ho voluto un rum e pera e Fiamma un'altra Tequila, liscia.
Beveva come una contadina russa, quella ragazzetta.

La mia amica ci ha messo in mano i bicchieri e neanche il tempo di tenere il vetro tra le dita che noi abbiamo mandato giù tutto.
Che stupide.
Se avessi dovuto guidare, al ritorno, non sarebbe mai successo nulla del genere, mi sarei controllata.
Comunque il rum ha dato un calcio alla mia scatola cranica, e dopo dieci minuti non capivo veramente più un cazzo. Lo dicevo, “Alice non capisci un cazzo”, lo dicevano pure i miei amici e Fiamma rideva; “Siete messe una peggio dell'altra” dicevano, ma chissene frega?
A un certo punto abbiamo deciso che lì faceva troppo caldo. Siamo praticamente scappate dalla calca di gente, senza salutare nessuno, e improvvisamente ho sentito il marciapiede sotto al culo realizzando solo dopo che mi ero seduta con lei sul bordo della strada, vicine alla macchina di Giovanni.

Ci siamo accese le sigarette, convinte entrambe che quelle ci avrebbero offerto un appiglio per tornare in fretta alla realtà, senza tante storie e giramenti di testa, ma non so ancora se ha funzionato.
Ad ogni tiro mi sentivo viva, il volto di Fiamma era illuminato dal lampione sopra di noi e quelle labbra umide mi gridavano qualcosa, il seno stretto nella maglietta, non è che voleva essere liberato?

  • Oh Alice vieni qui!

Ha esclamato lei, allungando le braccia verso di me, ed io l'ho accolta allo stesso modo.
Ha affondato la fronte nella mia spalla, tirando poi su la testa e parlandomi all'orecchio mentre mi stringeva.

  • Ti voglio bene bene bene

Ha sussurrato, ed io le ho stretto la vita, premendo il mio corpo contro il suo; un'ancora, l'unica cosa ferma, eppure era l'unica in grado di smuovermi.

  • Anche io piccola

Le sue dita hanno stretto il colletto della mia camicia all'altezza della nuca mentre mi lasciava quei baci sul collo che mi stavano facendo diventare stupida dal giorno prima. Le impronte umide della sua bocca erano l'unica cosa che esisteva in quel momento, nessuna festa, nessun marciapiede, avevo la pelle d'oca e nonostante fossimo perfettamente immobili la mia testa sbandava come una macchina impazzita; non sapevo quanto avrei potuto resistere ancora.

  • Fiamma

Ho detto, il tono di voce più risoluto possibile mentre, in un impeto di lucidità, la allontanavo da me prendendola dalle spalle.

  • Tu devi capire che io sono un po' lesbica

La sua risata cristallina è risuonata come mille campanelli di cristallo mentre lei si lasciava andare indietro quasi fino a sdraiarsi sul marciapiede. Poi mi ha preso il braccio, si è tirata su e ha appoggiato la testa alla mia spalla.

  • Che palle Alice

Ha mormorato ancora sorridendo, prendendomi la mano, ed io non ho potuto fare a meno di intrecciare le dita con le sue, perchè tutto girava e lei era ferma, o forse il contrario ma noi non lo sapevamo.

  • Eh, che palle...

Ho sbuffato, pensando che il problema non erano le palle ma un altro organo che in quel momento stava avendo il sopravvento sul mio cervello.

  • Non puoi lasciarmelo fare? Solo un altro po'?

Ha chiesto, tirando su la testa e avvicinando le labbra al mio orecchio prima di continuare:

  • Eddai, mi piace perchè sei morbida...

Ho girato la testa anche io, per trovarmela di fronte, guardarla negli occhi e rendere il mio “no” il più deciso possibile ma... probabilmente ho fatto male i calcoli, perchè mi sono trovata a sfiorare il suo naso con il mio, e le nostre labbra erano così vicine che potevo sentire il suo respiro.

  • No...

Ho sussurrato, ma sembrava tutto tranne che una risposta categorica. Non so nemmeno se mi ha sentito; la mia fronte si è appoggiata alla sua e lei ha abbassato la testa, socchiudendo gli occhi.

Quando sono tornata a guardare davanti a me lei ha poggiato la testa tra il mio collo e la mia spalla, e io avevo tutti i suoi capelli sparsi sulla maglietta.
Stavo impazzendo per il formicolio che mi era arrivato pure al cervello, le cose oscillavano; anche Giovanni e la sua tipa oscillavano, sfocati come un quadro di Bacon mentre ci dicevano che stavamo per andare a casa.
Non so come ci siamo alzate in piedi, so solo che il mio amico continuava a ridere prendendomi per il culo.
La sua ragazza è salita di fianco a lui nel posto del passeggero, ed io non so dopo quanti anni mi sono ritrovata nei sedili posteriori, vicino a Fiamma... mi sembrava di essere dentro una barca instabile, ogni frenata era come se resettasse il mio cervello e le immagini che mi arrivavano diventavano come una foto mossa.
Fiamma era aggrappata allo sportello, guardava fisso fuori e tutti i suoi capelli svolazzavano ovunque dato che il finestrino era aperto. Io ho allungato la mano verso di lei, prendendo la sua. Si è girata, poggiando la schiena al sedile e sorridendo leggermente per poi chiudere gli occhi, mentre col pollice disegnava dei cerchiolini sul dorso della mia mano.

Giovanni e la sua ragazza avevano l'aria di non vedere l'ora di andare a casa a scopare... non so nemmeno come ho fatto a capire la cosa, dato il mio stato di cervello-momentaneamente-sciolto, ma questo non ha fatto bene alla mia amichetta là sotto...

 

Quando si sono parcheggiati sotto casa non mi sembrava vero; il tragitto mi era parso lungo quasi ore... comunque, ci siamo trascinate fino al portone dopo aver salutato, Giò che stava fermo con la macchina, aspettando di vederci salire in casa sane e salve; cosa che avrei fatto anche io se lui fosse stato nelle mie condizioni.
Mi sono aggrappata alle chiavi di casa mettendoci mezz'ora a trovare quella giusta, ma alla fine ce l'ho fatta; dopo tre o quattro tentativi l'ho infilata nella toppa e siamo entrate nelle scale buie.
Quando Fiamma ha acceso la luce è stato come ricevere uno schiaffo, ma ci siamo trascinate lungo le scale cercando di non fare troppo rumore.
Improvvisamente Fiamma, che mi precedeva, ha perso l'equilibrio inciampando in uno scalino e scivolando giù.
Sono rimasta impietrita, non riuscivo a stare ferma in piedi quindi mi reggevo al corrimano con due mani mentre Fiamma mi guardava, tre scalini più in basso, con gli occhi spalancati.
Poi, di punto in bianco, è scoppiata a ridere fragorosamente, ed io insieme a lei.

  • Ho sceso le scale col culo Alice!

Ha cercato di dire tra le risate, ed io ero talmente piegata in due che non riuscivo nemmeno a tenderle una mano per aiutarla ad alzarsi.

  • Oddio

Ha esclamato, cercando di riprendere fiato mentre allungava il braccio verso di me. Senza staccarmi dal corrimano con uno, le ho offerto l'altro tirandola su, ma non riuscivamo a smettere di ridere.
Siamo entrate in casa cercando di riprendere fiato. Probabilmente puzzavamo di Tequila come alcolizzate, ma il letto e il pigiama erano l'unica priorità.
La finestra della cucina mi ha fatta fermare, come una persona che ti prende dai capelli. Da quella si vedeva il cielo, era quasi mattina ma invece di schiarirsi diventando azzurro o celeste, quel giorno era tinto di rosso; come se qualcuno avesse buttato un bicchiere di vino in una brocca d'acqua. Tutto si muoveva e lui restava fermo, un mare in cielo, di vino o di sciroppo alla ciliegia.
Siamo rimaste in silenzio, incantate per un attimo.
Poi ho scosso la testa.

  • Andiamo a cambiarci

Ho detto, tracinandomi verso la mia camera.
Sono arrivata al letto arrancando, restandoci sopra con una mano allungata verso il pigiama, ma che comunque non arrivava a toccarlo.
Fiamma, invece, si è fermata sulla porta.

  • Alice, io faccio una doccia

  • Ma l'hai fatta prima di uscire

Ho biascicato, cercando di capire perchè tutto continuava a muoversi anche se ero sdraiata. Avevo bevuto così tanto?

  • No no, Alice, io voglio fare una doccia

Ha mugolato, girandosi verso il bagno.

  • Mi metto solo sotto l'acqua

Ha aggiunto, ormai fuori dalla mia stanza.
Io non ho avuto la forza di contraddirla; mentre cercavo di infilarmi il pigiama fissavo quel cielo rosso dalla finestra, era incredibile, non avevo mai, mai visto in vita mia un cielo di quel colore.
Rosso come il nome di Fiamma...

 

***

 

Ho aperto gli occhi realizzando solo in quel momento che, subito dopo aver indossato il pigiama, mi ero addormentata. Mi aveva svegliata Fiamma, che era venuta a sdraiarsi di financo a me. Non doveva essere passato tanto tempo, dato che il cielo era ancora vermiglio, anche se un poco sbiadito...
Lei si era sdraiata a pancia in giù, i capelli umidi che mi sfioravano, il suo corpo avvolto in un asciugamano che non era nemmeno tanto lungo; le coscie erano scoperte e nel mio campo visivo la vedevo odeggiare come se si fosse trovata su un'onda del mare.
Aveva il viso girato verso di me, e mi guardava con gli occhi socchiusi.

  • Vestiti

Ho biascicato, sperando che avrebbe capito cosa le avevo chiesto. Poteva vestirsi o poteva farsi spogliare, ma io non potevo sopportare una situazione del genere, non dopo tutto quell'alcool... forse avrei dovuto dormire sul divano?
Lei ha fatto una smorfia, protestando con un mugolio.

  • Nno... dormo così...

Ha detto, rannicchiandosi con le braccia sotto il petto e chiudendo gli occhi.

  • Fiamma...

Sentendomi parlare ha nascosto il viso nel cuscino.
Io ho sospirato, sperando di non affogare in quel mare di miele di cui lei mi aveva parlato e che ora era nella mia testa, si ere trsformato in vino e sciroppo, esattamente come il cielo che si stava diluendo.
A fatica ho tirato su il lenzuolo per coprirla, senza andarci sotto io stessa. Almeno c'era uno strato di stoffa in più a separarci.
Sembrava che tutto fosse a posto; sentivo il mare in tempesta nel mio cervello calmarsi, vedevo il mare nel cielo schiarirsi...

  • Alice, vieni qui

La sua vocina mi ha fatto aprire gli occhi -quando li avevo chiusi?-. L'ho guardata; aveva allungato le braccia verso di me, girandosi di poco per farsi abbracciare. L'asciugamano era piuttosto precario, appoggiato sul suo seno...
Comunque cosa potevo fare? Disobbedire alla mia sirena?
Lei ha affondato la testa nella mia spalla dopo che io mi sono infilata sotto le lenzuola per poterle circondare la vita. Con la mano destra ho stretto il mio polso sinistro, circondandola. Le sue dita, invece, vagavano dietro la mia nuca e io sentivo che a breve l'acqua mi avrebbe soffocata.
Ne ho avuto la certezza quando le sue labbra hanno toccato ancora quel punto sensibile della mia pelle, appena sotto la linea della mascella. I brividi che mi sono corsi giù per la schiena mi hanno fatta istintivamente sobbalzare; o le stavo lontana o perdevo la testa cazzo!
Ma lei mi ha stretta a sé, e mi ha parlato con una voce supplichevole che non le avevo mai sentito usare:

  • Ti prego, fatti baciare un attimo

La sua frase mi ha tirato uno schiaffone, anche se sapevo che lei non intendeva un vero bacio, che voleva farmi del male un altro po' continuando a lasciare la sua impronta umida sul mio collo fino ad addormentarsi... ma erano comuqnue parole che mi avevano confusa.
Voleva essere baciata, Fiamma?
Dovevo farlo?
Potevo farlo?
Sono rimasta ferma mentre lei con la sua bocca mi sfiorava la gola, ed era come passare del pane davanti agli occhi di un affamato, sentivo praticamente dolore mentre cercavo di restare lucida, ma la lucidità l'avevo persa diverse ore prima e il mare che prima si era calmato ora mi sopraffaceva con le sue onde che mi mozzavano il fiato, Fiamma Fiamma Fiamma, il suo profumo di gelsomino, i suoi capelli, il mare di lenzuola, la mia sirena...
Mi ha lasciato un bacio leggero vicino all'orecchio, ed io mi sono girata perchè volevo, dovevo guardarla.
Il suo naso di nuovo sfiorava il mio. Anzi, ci stavamo proprio toccando, testa contro testa, lei con gli occhi socchiusi che aveva inclinato il viso all'indietro quasi per offrirmi la gola.
Una gatta.
Ho chiuso gli occhi ed è stato buio, ma il liquido denso nel quale stavo affondando non mi ha dato pace. Era un incubo? Un sogno?
Stava succedendo davvero?
Le labbra della sirena hanno toccato le mie, o forse sono io che ho baciato lei?, un sogno come quello già fatto una volta, ma adesso c'era solo lei; bruciavo dalla testa ai piedi, non riuscivo a staccarmi da quella bocca che avevo tanto voluto, non potevo proprio; aveva le labbra più morbide che avessi mai assaggiato, avevo quasi paura di morderle, temendo di farle male.
Poi ho aperto gli occhi, non mi sembrava vero di poterla baciare e probabilmente non lo era, era tutto frutto del mio stato di ebbrezza, ma io la vedevo lì, di carne tra le mie braccia, liscia e languida ma sempre eterea, e la sua bocca non mi bastava mai ma mentre tutto ondeggiava mi sono staccata da lei: l'asciugamano si era spostato, cadendo in parte sul materasso e scoprendole un seno... mi offriva la gola ad occhi chiusi restandomi così vicina, senza coprirsi, con tutti i capelli sparsi... ho raccolto il suo seno nella mia mano e ho iniziato a massaggiarlo con delicatezza, avevo il terrore di svegliarmi o di vederla sparire, ma volevo di più, volevo lei, volevo vederla più umana che mai, finalmente.
Le ho preso il viso tirandola contro il mio petto, e le nostre labbra si sono incontrate di nuovo, era semplicemente inevitabile e sentivo tutto il mio corpo percorso da una specie di scossa.
Ho ricoperto il suo collo di baci mentre scendevo verso il capezzolo; volevo sentirla, ogni volta che le mie labbra lasciavano la sua pelle avevo il terrore di vederla sparire, scappare, di nuovo scomparire tra le onde... con l'altra mano ho spostato l'asciugamano, che ora copriva solo la fascia del suo bacino, lasciando invece scoperti entrambi i seni e la pancia liscia. Avevo paura di farle male quando ho preso in bocca uno dei suoi capezzoli, così con i denti non l'ho nemmeno sfiorata mentre lei fremeva sotto di me; mi aveva afferrato i capelli con una mano, stringendomeli e sospirando ogni volta che la mia lingua toccava i suoi punti sensibili. La guardavo buttare la testa indietro senza aprire mai gli occhi, e nella mia testa sono tornate le sue gambe lunghe e chiare; da quanto tempo desideravo toccarle?
Con le mani sono scesa fino a raggiungere la sua coscia. Ho affondato lentamente le dita nella sua pelle, così soffice, avrei voluto stringerla fino ad aprire gli occhi e svegliarmi, ma no, non volevo svegliarmi, per nessuna ragione al mondo...
Con la coda dell'occhio ho notato che i piedi bianchi di lei, con quelle dita così piccole, si muovevano sotto le lenzuola disegnando dei cerchi nella stoffa... la testa mi girava vorticosamente, c'era solo lei, la mia sirena nel mio mare personale, e la volevo ancora più mia. Ho affondato le labbra nel suo seno, succhiando la pelle appena sotto il capezzolo mentre lei ansimava inarcando la schiena. Tra le gambe ero bagnata in modo osceno ma niente avrebbe potuto distrarmi da lei, dal suo corpo nudo sotto il mio, le sue coscie, il sangue che affluiva lasciando l'impronta della mia bocca sul suo seno mentre con le dita risalivo la sua coscia. Chissà com'era baciarla lì, morderla lì... non ho aspettato un secondo di più; ho tolto l'asciugamano e la mia elfa era completamente nuda tra le mie braccia. L'ho vista rabbrividire quando le mie labbra bagnate hanno toccato la sua coscia per la prima volta.

  • Alice...

Ha sussurrato, una specie di respiro profondo per riprendere aria. Le ho afferrato le gambe appena sotto le natiche, aprendole davanti al mio viso in modo da costringerla ad offrirmi l'interno coscia. Un gemito è uscito dalle sue labbra quando ho inizato a succhiare la pelle tenera, lasciando il secondo segno sul suo corpo. Volevo marchiarla tutta, volevo mangiarla ma senza farle male...
Le mie dita però non sono riuscite a stare ferme a lungo. Le ho stretto la natica, sentendo quanto fosse morbida, da mordere... e poi ho risalito la sua pelle trovando, sotto la stoffa rimasta, la sua entrata completamente baganta.
Al mio tocco lei ha inarcato la schiena; io ancora succhiavo la sua pelle. Mi sono staccata da lei, soffiando sulla macchia rossa appena comparsa, senza smettere di massaggiarla in mezzo alle gambe. Con una mano le tenevo la natica, spingendole il bacino vicino al mio viso, con l'altra le stuzzicavo il clitoride, poi l'entrata, anche se non sapevo quanto avrei resistito, sentivo le mie mutande fradice...
L'ho penetrata con un dito, facendola gemere mentre le giravo lentamente dentro di lei, che istintivamente piegava le gambe, allargandole. Le lasciavo baci sul monte di Venere iniziando poi a succhiare la pelle del basso ventre: volevo lasciarle impronte ovunque, volevo illudermi di poterle lasciare addosso qualcosa di mio, che al risveglio sarebbe sparito, sarebbe tutto sparito...
Ma in quel momento lei muoveva il bacino avanti e indietro e gemeva come un cucciolo ogni volta che le affondavo il dito dentro, e questo era tutto quello che importava. Ho aggiunto un dito inserendone due e incontrando una leggera resistenza: allora era vero che non andava a letto con qualcuno da un anno almeno! Ha iniziato a gemere più forte, ed io sono salita per tranquillizzarla, tornando con la fronte contro la sua ma senza spostare la mano da dentro di lei, anzi, al contrario, continuando a muovermi per farla abituare alle mie dita. Il mio spostamento ha provocato alla mia testa una brutta sbandata, ma mi sono sforzata di restare solida: se dovevo farmi trascinare negli abissi, l'avrei fatto con dignità e decisione.

  • Alice...

Ha ansimato quasi in tono di supplica, il fiato corto mentre con una mano mi stringeva i capelli all'altezza della nuca, con l'altra mi graffiava la spalla.

  • Shh...

Ho sussurrato, baciandole la fronte e la punta del naso mentre le allargavo le gambe per infilarmici in mezzo. Lei le ha allacciate attorno alla mia vita ed io ho aumentato il ritmo, facendola gemere di più mentre le riempivo il viso di baci.

Quanto mancava al mio risveglio, poco?, tanto?, io non volevo perdere un solo secondo.

 

  
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