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Autore: Kamper    03/02/2009    2 recensioni
Cosa faresti se dovessi vivere l'eternità nei panni di ciò che più odi? E cosa faresti se questa condanna ti venisse inflitta dalla persona che più ami?
Genere: Drammatico, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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03

WHAT I’VE DONE

 

Linkin Park, dall’album Minutes to Midnight[2007]

 

What I’ve done

I'll face myself
To cross out what I’ve become
Erase myself
And let go of what I’ve done

 

Cosa ho fatto

Affronterò me stesso

Per mettere una croce su quel che sono diventato

Cancellare me stesso

E lasciare andare ciò che ho fatto

 

 

 

Forks (Washington),10 settembre, 4:02 AM

Isabella Cullen

 

Mi pareva fosse stato tutto un sogno.

Avevo ancora gli occhi chiusi, ma distintamente avevo sentito un urlo diverso dai precedenti.

Non pronunciava il mio nome. Aveva gridato “Key”.

E a dirlo era stato Carlisle.

Aprì timidamente gli occhi. La katana era a pochissimi millimetri dal mio naso.

Nonostante con quell’arma avesse appena tagliato la resistentissima pelle di un vampiro, il filo della lama era perfettamente intatto. E non era neppure sporca del sangue vampiresco di Emmett.

Quest’arma non appartiene al mondo umano. Pensai.

Notai che alla base della lama, poco sopra l’impugnatura, erano incisi degli ideogrammi giapponesi.

夜死風

Non mi ero ancora presa la briga di imparare le lingue straniere come fece Edward prima di conoscermi, dato che le mie notti senza sonno le sprecavamo in attività ludiche a mio parere molto più interessanti, ma ero abbastanza esperta per riconoscere il secondo kanji.

Morte.

Il nemico non staccava gli occhi da me, ma pareva che sentirsi chiamare con quello strano appellativo dovesse averlo sorpreso.

Piano piano scoprì i denti, ringhiando sottovoce «Carl...isle».

Lo conosceva!

Lo ripeté come un mantra per alcuni secondi, infine voltò leggermente la testa a destra, incontrando lo sguardo del mio padre adottivo. Gli occhi rossi del vampiro incontrarono quelli ocra di Carlisle, e non bastò che un attimo per farlo scattare.

«CARLISLE!» gridò, prima di spiccare un balzo con la katana sollevata pronta a colpire.

Tutto non durò che pochissimi istanti.

Poco prima che la spada toccasse Carlisle, il vampiro venne intercettato al volo da una massa di pelo scuro, color notte. L’impatto fu terribile, sentì le ossa del lupo frantumarsi, ma riuscì ad ottenere l’effetto voluto, mandando l’avversario a schiantarsi contro un albero dall’altra parte della radura, prima di accasciarsi a terra.

«SETH!» urlai, andando a soccorrerlo. L’enorme lupo nero riuscì ad abbozzare una sottospecie di sorriso, nella sua forma animalesca, prima di perdere conoscenza. Era già la seconda volta che Seth si faceva sbriciolare le ossa da un vampiro. E la prima volta ero stata io quella che lo aveva fatto.

Carlisle non si era mosso dalla sua posizione, sconvolto. Continuava a guardare quel pazzo, come se lo conoscesse. In effetti sembrava lo avesse chiamato per nome, giusto un attimo prima.

Esme e Rosalie arrivarono subito dopo, prestando soccorso ad Emmett, che ovviamente non era in pericolo di vita, ma che senza un braccio era praticamente inservibile in battaglia. Rose, dopo aver visto la ferita del marito, stava per scagliarsi infuriata contro l’autore del gesto, ma venne fermata da un altro lupo, ancora più grande del primo, dal lucido pelo color grigio scuro.

«Non metterti in mezzo, Leah!» gli gridò contro lei. «E’ una faccenda privata!»

La sorella di Seth non vedeva di buon occhio la nostra famiglia, e meno che mai Rosalie, quindi un buon motivo per azzuffarsi non l’avrebbe di sicuro rifiutato.

Le due si fronteggiarono, ringhiandosi addosso a vicenda, ma poi la lupa volse il suo sguardo su Edward.

«Leah dice che il branco si Sam stà arrivando.»

«Ce ne hanno messo di tempo.» disse Jasper, aggiungendo alla fine un’imprecazione.

Edward accorse al mio fianco, stringendomi forte. Io ero incapace di proferire una parola, paralizzata dall’incredibile situazione.

Sembrava che il tempo giocasse a ripetere le cose. Come appena accaduto per Seth, altrettanto per me era la seconda volta che venivo salvata per il rotto della cuffia dall’essere uccisa da un vampiro.

Quale sarebbe stato il prossimo evento passato che si sarebbe ripetuto?

Quel vampiro, “Key”, come lo aveva chiamato Carlisle, si sollevò da terra con leggerezza, sorreggendosi con la spada. Nel vedere Leah e Seth per la prima volta vidi nei suoi occhi un fremito di paura.

«Figli della luna... no... non è possibile... io vi ho...» sussurrò, rimettendosi in posizione pronto a battersi.

Poi rincontrò lo sguardo di Carlisle.

Socchiuse le labbra, preparandosi a dire qualcosa, quando all’improvviso, annunciati da un rumore caratteristico, almeno una dozzina di lupi grandi come cavalli uscirono all’unisono dal bosco, lanciandosi a tutta forza contro l’intruso.

«Merda...» imprecò, per poi fare un coreografico salto all’indietro, dandosi alla fuga.

L’intero branco ci sfrecciò di fianco, senza degnarci di uno sguardo, partendo all’inseguimento.

Leah si unì al gruppo, lasciando il fratello privo di conoscenza in mezzo allo spiazzo.

Tirai un sospiro di sollievo. Era tutto finito. Per quanto abile, un vampiro da solo non poteva sopravvivere contro quattordici lupi telepatici. Era già difficile sopravvivere combattendone uno come Sam.

Io ed Edward, quasi fossimo legati anche a livello sensoriale, cademmo all’unisono sulle ginocchia, incapaci di dare un senso a ciò che era appena accaduto. Jasper ed Alice invece si limitarono ad abbracciarsi, guardandosi negli occhi senza dire nulla.

E poi... Rosalie.

Ringraziai il cielo che Renesmeé fosse stata con Jacob a miglia e miglia di distanza, perché sarebbe stato molto imbarazzante, nel mio ruolo di madre, dovergli spiegare il significato di anche solo metà delle oscenità che stavano uscendo dalla bocca della zia. E nonostante Emmett, dolorante, cercasse di tranquillizzarla, lei non faceva altro che infuriarsi ancora di più.

Insultava Edward, insultava me, insultava Carlisle, insultava Emmett stesso, reo di essersi fatto colpire come un pivello. Lanciava insulti anche a Leah, che l’aveva fermata dal farsi giustizia da sola.

Ma soprattutto insultava il misterioso assalitore, in tutti i modi possibili, compresi alcuni di dubbia moralità nei confronti dei suoi familiari.

Carlisle ci comparve davanti. «Figli miei... vi prego, entrate in casa... vi devo parlare... devo dirvi una cosa che non ho mai detto a nessuno... nessuno di voi...»

Preoccupata, Rosalie precedette Esme e Carlisle con il braccio di Emmett in mano, mentre Alice e Jasper li seguirono insieme ad Emmett stesso.

Edward mi aiutò a rialzarmi, poi si diresse anche lui verso la casa. Nel farlo però si soffermò ad osservare i rottami in fiamme della sua automobile. Il dolore che leggevo nella sua espressione e nei suoi occhi era qualcosa di straziante per me. Per noi vampiri, che viviamo in eterno, l’unica cosa che conta davvero sono i ricordi. E in quella macchina erano concentrati di sicuro i più belli della nostra vita assieme.

Ad alcuni metri di distanza, mentre lo osservavo, fui scossa da un brivido, benché in effetti non ne potessi più avere. Per un curioso gioco di prospettive mi parve che per un istante Edward stesse bruciando in mezzo ai rottami. Fu un allucinazione che durò meno di un battito di ciglia, ma mi colpì profondamente.

Edward mi raggiunse, ed insieme entrammo in casa.

Avevo avuto la sgradevole sensazione che Alice non fosse più l’unica in grado di prevedere il futuro, nella famiglia Cullen.

Appena dentro, Carlisle ci portò tutti nella sua stanza, o meglio nel suo studio, un immenso salone coperto di libri e quadri, che rappresentavano tutta la sua vita da vampiro.

Tutti in piedi, di fronte a lui, attendevamo solo che ci rivelasse la verità.

«Figli miei... vi devo dire una cosa. Io conosco quel...Vampiro.» esordì, ponendo particolare accento sull’ultima parola.

«Lo abbiamo capito.» rispose Jasper, conciliante.

«Ma chi è? E come fai a conoscerlo?»

«Lui è... il mio fratellastro.»

Il silenzio calò, come se all’improvviso il vuoto avesse invaso la stanza, impedendo a qualsiasi suono di diffondersi. In realtà mi aspettavo una rivelazione del genere, ma era lo stesso un incredibile colpo per tutti noi. Ma per quale motivo aveva cercato di ucciderlo?

«Come hai detto, Carlisle?» Urlò Rosalie, in preda ad una specie di umanissimo raptus isterico. Era incredula, come tutti noi, di fronte alla rivelazione che nostro padre aveva appena dato. I suoi capelli biondi, di solito lisci e impeccabilmente meravigliosi, erano scompigliati come quelli di una persona che si è appena alzata dal letto. A parte gli occhi dorati, in quel momento pareva più umana che mai, mentre accudiva suo marito Emmett, che si contorceva dal dolore sul pavimento.

Incurante della terrificante ferita di suo figlio, Carlisle, dopo un attimo di riflessione, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Un gesto umano, di cui essendo vampiro avrebbe benissimo potuto fare a meno, ma questo era un buon segno. Significava che stava per raccontare una parte della sua storia di cui nessuno, neppure Edward, sapeva niente.

«Dimmi Carlisle» chiesi io «Raccontaci tutta la storia. Dicci chi è.»

«Partiamo dall’inizio. Quando era umano si chiamava Michael Kane. Io l’ho sempre chiamato Key per brevità, e a lui faceva piacere questo diminutivo.»

«Ha la tua stessa età?»

«No, ma siamo contemporanei. Se il conto degli anni è lo stesso, deve essere nato pressappoco nella seconda metà del XVII secolo. Qualche anno dopo di me.»

«E come vi siete conosciuti?»

«A quel tempo esistevano molti ciarlatani che si guadagnavano da vivere speculando sulle paure delle persone. Paventavano la venuta dei mostri, tra cui noi vampiri, e asserivano di poterli eliminare per sempre, in cambio di cospicue ricompense.»

«Un truffatore? Quel pazzo è un imbroglione?» imprecò Emmett.

«Tutto il contrario. Key era uno di quei pochi veri cacciatori di vampiri. Quelli come lui erano rari come i vampiri veri. Lo conobbi quando era ancora un novizio. A quel tempo mio padre era ancora pastore della sua chiesa. Arrivò un giorno, coperto di sangue, ma sul suo corpo non v’era traccia di una sola ferita. Era in uno stato di choc. Mio padre lo accolse e si prese cura di lui. Mi legai a lui, per quel poco tempo in cui stette con noi. Mi ci affezionai come ad un fratello minore.»

Fratelli… pensai.

Un legame molto strano quando si ragiona con il punto di vista di un vampiro… io ero contemporaneamente moglie di Edward e sua figlia in quanto lui mi aveva trasformata. Sentire Carlisle parlare di fratelli, lui che era il padre di tutti noi, era una cosa bizzarra.

«Quando si riprese ci raccontò la sua storia. Il suo clan di sterminatori era stato annientato da un unico vampiro. Con le sue stesse mani trucidò i suoi stessi compagni, che erano stati feriti e infettati dal veleno, e appiccò fuoco alla pira. È stato un compito ingrato.» raccontò, non con poche difficoltà.

«La sua determinazione era incredibile. Solo con l’ingegno e la sua minima esperienza scoprì metodi alternativi e inaspettati per combattere… noi.»

«Ma…» stava per interrompere Jasper, percependo la tensione che si stava accumulando nella stanza.

Guardai Edward. Stava al mio fianco, senza neanche guardarmi. Mi stringeva veramente forte. Se fossi stata ancora umana mi avrebbe sbriciolato le ossa come fossero biscotti. Stava leggendo nella mente di Carlisle tutta la storia. Non compresi bene perché però nel suo sguardo io leggessi l’ira. C’era un dettaglio importante in questa storia, che lui non aveva ancora raccontato. Qualcosa di spaventoso.

«L’ho visto combattere da solo contro un vampiro, quasi sicuramente un Neonato» i neonati erano i vampiri trasformati da meno di un anno. Essendo il loro organismo saturo del loro stesso sangue umano, erano più forti di un vampiro comune. Tutti ci passano. Anche io. E mi ero anche tolta lo sfizio di sconfiggere Emmett a braccio di ferro.

«Ha affrontato un Neonato da solo?» esclamò stupito Jasper.

«Si. E lo ha anche ucciso. L’ho visto.»

«Come?» disse Alice, con la sua adorabile vocina.

«Non ho visto tutto, però lo ha attratto dentro un granaio usando una scia di sangue. Il suo sangue.»

«Aveva con se una sacca piena di strani intrugli. Al tempo non lo capivo, ma ora credo di capire cosa contenessero. Un’ora dopo l’edificio prese fuoco. Lui ne usci senza neanche un graffio. Restò lì davanti fino a che la costruzione crollò su se stessa. Non permise a nessuno di spegnere l’incendio fino a che anche le ultime ceneri ebbero perso il loro calore.»

«Spaventoso.» fu l’unico commento che mi uscì dalle labbra, ad un volume tanto basso che fui udita solo da Edward, che in risposta mi strinse ancora più forte di prima.

Rosalie proruppe in una risata amara. «Un mestiere del genere ha di sicuro il suo lato negativo. Cacciando un vampiro deve essere rimasto ferito. Basta un graffio. Ed è stato così codardo da non giudicare se stesso con lo stesso metro con cui ha giudicato i nostri antenati.»

Carlisle sussultò.

«Rose!» la rimproverò Emmett. Era crudele dire parole del genere davanti a Carlisle. Lui stesso era stato ferito e si era nascosto per paura di essere messo al rogo.

Ma non era questo l’unico motivo della reazione di Carlisle, lo capivo dall’espressione di Edward. I suoi occhi meravigliosi, sfavillanti di oro liquido erano spalancati. Era spaventato a morte. Non l’avevo mai visto così.

«Non è stato ferito cacciando un vampiro qualsiasi…» sussurrò lentamente Carlisle.

La verità era evidente, e colpì tutti come una coltellata. Nessuno però la pronunciò, tutti comprendevano il dolore lancinante che squarciava la sua anima.

«Come è successo?» chiese Esme, che fino a quel momento era rimasta in silenzio in disparte ad accudire Emmett, tenendo attaccato al suo corpo il braccio mozzato, in attesa che la ferita si rimarginasse.

«Non sono stato sincero al cento per cento… quando mi trasformai riuscì ad allontanarmi da ogni forma umana per non dare modo alla mia sete di prendere il sopravvento… ma non riuscì a resistere alla tentazione quando la forma umana in questione mi cercò di sua iniziativa…»

«Key ti aveva cercato?»

«Non sapeva che fossi io colui che aveva inseguito.»

«Non era con te quando cacciaste il vampiro che ti ha trasformato?»

«No. Quello che mi morse non era l’unico. Lui inseguì gli altri. Si fidava di me, e credeva nelle mie capacità. Quando tornò, seppe ciò che era successo. Quello che gli spiegarono non era però quello che effettivamente era accaduto. Come sapete, quel vampiro uccise due miei compagni, ferì me e ne rapì un altro, ma a Key dissero che aveva ucciso anche me. Avevo tralasciato di dirvi due cose. Uno: lui non era un protettore, era un cacciatore. Questo significava che era il suo compito uccidere tutti i vampiri che trovava, non era di certo uno che aspettava che venissero loro da lui. Secondo: per essere un umano aveva anche strepitose doti di segugio. Aveva fiutato la traccia fresca di un vampiro neonato, cioè io, e l’aveva seguita. Dopo settimane di inseguimento mi trovò. Io ero distrutto dalla sete, e ormai ero cieco a qualunque altra cosa.»

«Mi vide arrivare e si era preparato ad affrontarmi. Ma in quell’istante, nonostante la trasformazione mi avesse fatto diventare profondamente diverso nell’aspetto, rispetto a quello che ero prima, mi riconobbe. L’indugio gli costò tutto. Lo morsi, ma nello stesso istante anche io riconobbi lui, e la mia ragione in qualche modo ebbe il controllo sulla sete e mi staccai da lui. Una cosa impossibile, per qualunque vampiro neonato. Ma io lo feci.»

Non mi stupì di quelle parole. Io stessa sapevo cosa significava combattere la sete di sangue umano, quando te lo ritrovavi di fronte. Ed era inconcepibile per un neonato fermarsi una volta affondati i denti.

Solo in quel momento mi resi conto di che forza di volontà possedesse il mio padre adottivo.

«Il dolore che lessi nei suoi occhi non aveva niente a che vedere con il veleno. Indietreggiava stravolto, incurante del sangue che perdeva dalla ferita sul collo. Aveva perso la borsa nella colluttazione. Mi guardava… immagino pensasse di essere stato tradito dal suo stesso fratello. E poi… indietreggiando cadde in uno strapiombo di una cinquantina di metri di profondità.»

Ormai Carlisle aveva le mani nei capelli. Risvegliare una tale atrocità, una ferita che si portava dietro da tre secoli, doveva essere terribile.

«Non hai controllato sul fondo del burrone? Ci vogliono tre giorni per la trasformazione. Avresti avuto tutto il tempo per distruggerlo prima che completasse il rito.» lo incalzò Rosalie.

Carlisle sbuffò.

«Lo credevo anche io. Ma si era rivelato spaventosamente abile persino in questo.» disse, ridacchiando nervosamente.

«Non ebbi il coraggio di controllare subito. Avevo paura che se avessi visto ancora una volta il suo sangue lo avrei assalito di nuovo, ma sapevo ciò che dovevo fare, e lo avrei fatto. Per il suo bene.»

Poi smise di parlare. Era evidentemente scosso da quello che stava raccontando. Una cosa del genere, per uno che vive in eterno, è difficile da dimenticare.

I minuti continuavano a scorrere senza che nessuno pronunciasse una parola.

Senza sollevare lo sguardo, Carlisle continuò.

«Due giorni dopo, ormai stremato, assalì per disperazione un branco di cervi e scoprì di poter vivere con il sangue animale. Tornato in forze, mi sentii pronto a tornare dove Key era caduto, per compiere ciò che anche lui avrebbe fatto per me, nella mia stessa situazione.»

«E?» chiesi io.

«Quando tornai… non c’era più. Solo brandelli di vestito ed una enorme macchia di sangue.»

Anche questa rivelazione era sbalorditiva. Certo, ero da relativamente poco nel mondo degli immortali, ma nel giro di pochi minuti tutte le cose che credevo immutabili e sicure, erano state stravolte. Un umano che reggeva un confronto con un vampiro uscendone senza un graffio, capace di inseguirlo senza farsi fiutare, ed infine capace di completare la metamorfosi con un giorno di anticipo rispetto ai canonici 3 giorni di sofferenza.

Non esistevano parole, nella lingua umana, per descrivere quanto spaventosa fosse la persona che ci si era messa contro.

«Con tutto il mio cuore ho pensato che si fosse lasciato morire, come giusto che fosse, durante la trasformazione, oppure che avesse utilizzato le sue tecniche su se stesso. Per trecento anni ho creduto questo.»

«Ora sai che non è così, Carlisle. Quello che probabilmente è stato il più pericoloso e spietato cacciatore di vampiri umano del sedicesimo secolo ora è un vampiro. Ciò che più odia, ciò che ha giurato di combattere, ora è parte di se stesso. L’odio rende le persone tremendamente forti, Carlisle, io ne so qualcosa.» disse piano Edward. «Userà gli stessi poteri della nostra razza contro di noi. Finché non ne rimarrà uno solo. Lui. E poi si estinguerà.»

Il silenzio dopo le parole di Edward venne rotto solamente dai mugolii di dolore di Emmett, il cui braccio si era ormai risaldato al suo enorme corpo.

«Merda» imprecò. «Fa veramente male. Di cosa diavolo era fatta quella spada. Non era acciaio, la mia pelle è troppo dura per essere tagliata da una cosa del genere.»

Per un istante pensai agli artigli di Adamantio di Wolverine, e mi immaginai un comico scontro tra “il lupo” degli X-men e ‘’l’orso’’ dei Cullen. Riuscì a stento a trattenere una risata.

«Fammi controllare» disse Carlisle.

Scostò la mano apprensiva di Rosalie, che copriva il punto dove il braccio era stato tagliato, e restò a bocca aperta, quasi quanto noi, quando vide quella cosa.

Intorno al braccio di Emmett era presente una bianchissima cicatrice circolare, lucente come una perla sulla sua pelle bianca.

Alzai lo sguardo ed incrociai quello di Jasper.

Io fissavo lui, lui fissava la mia mano destra.

Entrambi avevamo gli stessi identici segni, sul nostro corpo.

Mi ritornarono in mente le sue stesse parole, pronunciate un anno e mezzo fa, prima di quella che io ho sempre definito “Battaglia di Olympia” in cui la famiglia Cullen e i Licantropi Queillute sconfissero, nonostante l’enorme inferiorità numerica, un esercito di vampiri neonati guidati da Victoria, la compagna di James, il vampiro che tentò di uccidermi tre anni prima: «Soltanto il nostro veleno riesce a lasciare cicatrici su di noi»

«Quella spada è imbevuta di veleno!» esclamai.

«Impossibile!» rispose Rosalie. «Il nostro veleno è acido e corrosivo. Qualsiasi materiale ne venisse a contatto si scioglierebbe. Quella spada avrebbe dovuto essere indebolita, e non rafforzata in questo caso.»

Annuì. Quando ero appena diventata Vampira, per non spaventare mio padre con i miei occhi scarlatti quando lo incontravo, mi mettevo delle fastidiose lenti a contatto, che dopo venti minuti si sbriciolavano.

«Hai altre spiegazioni, Rose?» ribatté Jasper.

Il silenzio calò di nuovo sulla stanza. Restammo tutti immobili come statue, ognuno immerso nei suoi pensieri, tranne Edward, che oltre ai suoi era immerso pure in quelli degli altri.

Mi strinse ancora più forte, e io ricambiai il suo abbraccio prendendogli le mani. Avevo sofferto e rischiato la vita molte volte quando ero umana, pur di restare sempre con lui. Ora che finalmente l’eternità ci era aperta davanti, pareva che la mia proverbiale capacità umana di attirare disgrazie fosse tornata a farsi sentire, potenziata per mille.

Solo che stavolta, almeno, non era direttamente colpa mia.

«Non c’è un modo per fermarlo?» chiese Rosalie.

«È un vampiro. Quindi agisce esattamente come noi. Anche da umano era un eccellente stratega. L’inferiorità numerica non è mai stata un peso, per lui, anzi era quasi un punto di forza. Non si farebbe problemi a combatterci da solo. Non pensiate che solo perché saremo sempre insieme lui si astenga dal fare una mossa. A lui non importa niente di vivere o morire, almeno quando era umano non gli importava. Quello che credo io è che lui, per tre secoli, abbia già fatto abbastanza. Se è il suo destino di perire per mano nostra, lo farà. Ma farà di tutto per portare quanti più di noi possibile all’inferno con lui.» rispose grave Carlisle.

«Ma andrà anche lui a caccia, no? Intelligente come ce l’hai descritto, di sicuro anche lui avrà scoperto la nostra dieta vegetariana.»

All’unisono io ed Edward, che lo avevamo visto da vicino, scuotemmo la testa. Li avevamo visti molto bene, nonostante il cappuccio che gli copriva la testa, i suoi luminosi occhi rossi erano visibili come fari nel mezzo dell’oscurità.

Gli occhi di chi si era lasciato sopraffare dall’istinto.

Unita la storia a quel dettaglio, mi resi conto di che razza di mostro ci si era parato contro. L’odio che provava per la sua stessa razza non era neanche lontanamente paragonabile a quello che provava per se stesso. Era disposto a lordare la sua stessa anima, pur di avere le forze di combattere contro ogni singolo vampiro della terra. Key si trovava nella transletteraria situazione di essere contemporaneamente sia Faust che Mefistofele.

Appena pronunciate quelle parole, come un fulmine a ciel sereno, Alice cadde di colpo a terra, all’improvviso e senza alcun suono, come se fosse stata abbattuta da un colpo di pistola.

«ALICE!» gridai, e nel giro di un battito di ciglia tutti noi fummo immediatamente al suo fianco.

Nel sollevarla notai che i suoi splendenti e bellissimi occhi color ocra guardavano nel vuoto, il suo sguardo era spiritato, la bocca contratta come se gridasse, nonostante dalla bocca non uscisse parola.

Era spaventata a morte, aveva avuto una premonizione orrenda. Aveva visto qualcosa di terribile che stava per verificarsi.

Lo sillabò lentamente, ancora coinvolta nella visione.

«Noi…Moriremo… tutti…»

«Quando!» urlò Edward.

Alice non rispose subito. Si limitò ad alzare la mano destra, aperta.

«Vedo il tuo rogo, Edward. A Marzo.»

Entro cinque mesi saremmo morti tutti.

Ecco il terzo evento che si ripeteva.

Ed era il peggiore che potesse ripetersi.

Nel prossimo capitolo: Un suono leggero e melodioso per un odio antico ed insanabile. Il cacciatore esegue il suo requiem d'addio per il fratello perduto, prima della fine.

La paura della vita, che porta come un anello, lo guida. Ma niente è perduto, finché la vita esiste. Non perdete quindi il prossimo episodio di After Dark: Il Mostro.

E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare, e infine a distruggere i miei fratelli.

Nota dell'autore: Non mi dispiacerebbe avere dei commenti, a questo punto della storia...
  
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