Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Sally90    03/02/2009    16 recensioni
"Che cosa c'è in un nome? Se anche noi chiamassimo ciò che chiamiamo "Rosa" con un altro nome, serberebbe sempre lo stesso dolce profumo."
"Ti ha chiamata Rose, non è vero?"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪◸▸ˆ( ᭘ ⲗ⛑ ᄄ◸◹ 考◸◸ ƢƢ◸◸考◹◹ ◹◹ˆ( ᮃ ᭘ⲗ⛑ ◸◹ 考◹◹ ◹◹考◹◹⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪⨪

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rose’s Name

- Il nome di Rose -

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ti ha chiamata Rose, non è vero?”

“Come prego?”

Si girò verso di lui facendo ondeggiare il suo bianco vestitino da bambina.  Suoi occhi cioccolato l’osservarono con curiosità. Non le sorrise.

“Rose. È così che ti ha chiamata.”

“Sta parlando di mio padre?”

“Ronald Weasley” lo disse con disprezzo “non avrebbe mai potuto scegliere il tuo nome.”

“Mia madre, allora. La conosce?”

La ignorò guardando oltre il giardino buio.

“Sai perché ti ha chiamata così?”

“Le…le piacciono le rose.”

“Non le sono mai piaciute le rose.”

“Insomma, dove vuole arrivare?” Il suo tono era alterato e timoroso insieme.

 

“Rose! Rose, dove accidenti ti sei cacciata!?” Si girarono entrambi verso il punto da cui proveniva la voce di sua madre.

Lui fu il primo a riprendersi.

“Pensavo le somigliassi di più” Sembrava deluso. Amareggiato, anche.

“Chi è lei?”

 

“Rose! Potresti almeno rispondere! Cosa stai facendo?” Aveva corso, lo si sentiva dalla voce.

 

“L’ho trattenuta io. Stavamo” sogghignò “parlando”

Draco?” Si voltò verso di lui. Non lo aveva notato.

“Sai, tua figlia è convinta che ti piacciano le rose. Le rose!” Sembrava si stesse divertendo.

“Credo che tu abbia bevuto troppo, Malfoy.” Lui sorrise al tono che aveva usato per pronunciare il suo cognome e alla nota di avvertimento nella sua voce.

“Sono sobrio invece. Stavo solo facendo conoscenza. Stiamo tutti dalla stessa parte adesso, no? Perché mai dovrei privarmi del piacere di dialogare con quella che si dice essere la tua piccola copia? E poi vedo che ha preso così poco dal caro Ronald che il piacere non può che aumentare.

“Smettila.”

 

Rose sembrava scocciata per essere stata esclusa dalla discussione. Fissava i due adulti con sguardo attento cercando di cogliere nei loro volti qualcosa che non riusciva a comprendere dalle parole. “Mamma, chi è quest’uomo?”

 

“Ecco! Bella domanda. Perché non le racconti questa storia, Hermione? La troverebbe interessante, ne sono certo. Giocò con le labbra sul suo nome.

“Non credo nemmeno di ricordarmela, Draco. Devo averla rimossa.” Il sorriso gli sparì dalla faccia. E non centrava con il fatto che avesse imitato la sua voce.

“Strano. È difficile dimenticarsi di qualcosa che lascia il segno.

“A volte capita”

“Stai offendendo il tuo cervello fuori dal comune, Hermione.” L’aveva detto con semplicità. Come se fosse stata una cosa abituale. Come se l’avesse sempre chiamata in quel modo.

“Credo che lo stia facendo tu, invece. Ovviamente non si può dire che il tuo sia fuori dal comune, ma devo ammettere che pensavo funzionasse almeno il minimo necessario. Evidentemente mi sbagliavo.

Vieni, Rose. Arrivederci Draco.”

 

Con fermezza prese la mano di sua figlia e si diresse verso le luci della sala con passo deciso. Rose si girò una volta ad osservare l’uomo che continuava a guardare lei e Hermione allontanarsi. Lo vide sorridere prima di sentire la sua voce.

 

“Non si trattano così i vecchi amici.”

“Io e te non siamo mai stati amici.” La replica di Hermione era scattata prima ancora che lui finisse di parlare.

“Noi.”

“Cosa?”

“Non io e te. Noi.”

Lei si girò sbuffando. “Non siamo mai stati neanche noi.

“Avremmo potuto esserlo.”

“Io non mi baso su sciocche supposizioni, dovresti saperlo.” Sembrava quasi un rimprovero.

“Lo so.” La voce di Draco era roca, ma sorrideva ancora.

 

Stettero un attimo in silenzio a guardarsi, senza tener conto degli occhi curiosi di Rose che continuavano a scattare da una all’altro, poi Hermione gli voltò di nuovo le spalle.

Una campana dispersa nella campagna circostante fece arrivare fino a loro il rintocco della mezzanotte.

 

“Il 23 agosto.” Questa volta la sua voce risuonò lontana, priva dei fronzoli del precedente sarcasmo. Hermione si permise di chiudere gli occhi per un istante e di ascoltarla. Era una voce confidenziale. Leggermente strascicata, a volte quasi vibrante, sempre, comunque bassa. Anche quando si arrabbiava. Diventava solo un po’ più fastidiosamente pungente.

 

Hermione?” Fremette. Cercò di non mostrarlo, ma lui ne fu certo.

“Cosa vuoi, Draco?!” Sembrava esasperata e sfinita. “Sono passati anni. Anni. È stato tutto deciso allora. Non è mai stato tempo di dubbi o ripensamenti, men che meno ora. Merlino, stiamo vivendo la vita che abbiamo sempre sognato! Sai anche tu che è così. Hai la tua famiglia. Hai Astoria. Hai Scorpius.” La sua voce tradiva un aroma di accusa.

 

Draco guardò Rose che sembrava smarrita e anche un po’ spaventata con quei grandi occhi scuri spalancati e la mano aggrappata alla madre e si ricompose.

 

“Sei felice con lui, vero?” Glielo chiese a bruciapelo.

Si.” La sua risposta gli giunse sicura. “Lo sono sempre stata.”

“Un giorno glielo dirai?”

“Vorresti che lo sapesse?”

“No.” Alzò gli occhi al cielo sentendoli bruciare per quella menzogna sfrontata. Si sforzò di sorridere nella sua direzione.

 

“Arrivederci, Hermione.”

“Ciao, Draco.”

 

***

 

Draco Malfoy.” Non era una domanda. Sapeva che era lui da quando aveva scorto il mantello nero agitarsi nel vento in fondo al viale.

Si alzò, rivolgendole il viso pallido segnato da rughe che non minavano la sua regalità. Non sembrava sorpreso di trovarla lì.

“Rose.” L’aveva detto con lo stesso tono sarcastico e velato con cui l’aveva sentito chiamare sua madre. “Noto che hai ereditato una memoria stupefacente.”

“Prego?” Lui scoppiò in una risata roca.

“Non vorrai farmi credere che ti trovi qui per caso, non è vero?”

“Sono qui per mia madre.”

“Oggi è il 23 agosto.” La vide arrossire un poco. “Peccato che non si veda il cielo.” Alzò gli occhi fino alla coltre fumosa di nuvole dopo averle lanciato un’occhiata.

“Siamo in Inghilterra.” L’aveva detto con tono logico.

“A volte si vede bene il cielo anche in Inghilterra.”

 

Restarono in silenzio qualche minuto a guardare una donna dai lunghi capelli mossi che li salutava dolcemente dal bordo dorato di una cornice appena nascosta dai petali dei fiori.

 

“Ho appreso che ti sei sposata, anni fa.”

“Si”

“Un bravo marito?”

“Un brav’uomo prima di tutto.”

“Avete anche dei figli suppongo.”

Si, tre.”

“E sei felice, Rose?”

“Cosa?”

“Sei felice?”

Si. Si, certo.” Aveva risposto con la stessa sicurezza di sua madre. Aveva solo la voce più bassa.

“Perché mi hai cercato allora?”

“Per sapere.”

“Sapere cosa?” Lei rivolse uno sguardo alla madre poi fissò di nuovo gli occhi in quelli di lui.

“Quello che avrebbe voluto dirmi allora.” Lui la scrutò attentamente.

“È una storia lunga.”

“Non ho fretta.”

“È una storia lunga che non ti piacerà.”

“Non mi conosce.”

“Questo genere di cose non piace a nessuno.” Corrugò la fronte visibilmente turbata.

“Non sono più una bambina. Posso sopportare qualcosa che non mi piace.

“Lo so.” Sembrava combattere contrò sé stesso.

“Dunque?”

 

Accarezzò Hermione con lo sguardo, convincendosi che con il suo sorriso lei approvasse ciò che stava per fare. Poi, senza preavviso, afferrò il polso di Rose e girò su sé stesso.

 

Si materializzarono in una stanza malridotta e dal forte odore di polvere. Alcune assi del pavimento erano state staccate per sbarrare le finestre e buona parte del mobilio era in pessime condizioni.

Rose si guardò attorno senza trattenere uno sguardo perplesso.

“Dovresti conoscere questo posto.” La guardava con visibile divertimento.

“Solo dall’esterno.”

“A detta di Scorpius durante i vostri anni a Hogwarts ha ospitato feste alquanto movimentate.”

“Feste di Serpeverde, suppongo.”

Lui rise di cuore. “Credo si estendessero anche a membri di altre case

Lei serrò le labbra con decisione, piccata dall’allusione che contenevano le parole dell’uomo.

Tornò bruscamente all’argomento principale del loro incontro.

“Per quale motivo mi ha portata qui?”

“Alza gli occhi.” La sua voce era diventata improvvisamente calda, malinconica, quasi dolce.

Lo sguardo rugginoso di Rose incrociò il cielo grigio inglese carico di pioggia che faceva capolino da uno squarcio nel tetto instabile della Stamberga.

“Se il cielo fosse limpido si vedrebbero già le prime stelle

Si, suppongo di si” Iniziava a pensare che avrebbe fatto meglio a reprimere la propria curiosità

“Il 23 agosto del 2005 io e tua madre ci trovavamo esattamente dove sei tu adesso.”

Questa volta era riuscito a carpire totalmente la sua attenzione.

“Cosa avrebbe dovuto fare mia madre qui, nella Stamberga Strillante, con uno come lei?”

Aveva sputato la domanda con una cattiveria derisoria, cercando di allontanare i collegamenti che già stavano prendendo forma nella sua mente.

Draco Malfoy sorrise.

“Rose, Rose, quanto disprezzo per un uomo che non conosci neppure.”

“Non sono stupida, mio padre mi ha parlato di lei.”

“Ah, Ronald Weasley.” Fece schioccare le labbra “Si, posso immaginare cosa ti abbia raccontato. Ma vedi, non era certo un uomo dalla spiccata intelligenza.

“Io le consiglierei di non offendere mio padre davanti a me.”

“Tu, mia cara, hai detto di volere delle risposte. Ti avevo avvertita che sarebbe stato poco piacevole. Weasley può anche averti raccontato un sacco di storielle su di me. Interessanti, forse, ma molto limitate. La verità è che non ha mai saputo andare oltre. Non ha mai capito nulla.”

“Forse non gli interessava capire.”

“Se così fosse, come considereresti un’indifferenza, una leggerezza come questa?”

“Lei ha la brutta abitudine di parlare tanto e di non spiegare nulla, signore.”

“E tu, invece, hai la brutta abitudine di non rispondere alle domande, Rose.”

“Io…” La interruppe subito, con un tono sbrigativo e serio.

“Puoi dire in tutta onestà di assomigliare a Ronald Weasley?”

“Cosa? Si! Cioè…no! Voglio dire…ho più cose in comune con mia madre…ma, per Godric, cosa centra?

“Tutto. Centra tutto, Rose, perché tu non hai proprio niente in comune con Ronald Weasley, nemmeno il sangue.”

 

***

 

Malfoy.”

Granger

“Vivi fuori dal mondo oppure saluti la gente senza connettere la bocca con il cervello? Mi sono sposata.”

“Non sapevo che sposarsi implicasse l’abbandono del proprio cognome da nubile. Anche se non ti biasimo se vuoi sbarazzarti del tuo. È un po’…sporco, non trovi?”

“Devi davvero vivere fuori dal mondo, Malfoy…non sai che sono proprio i Mezzosangue ad aver vinto la guerra? Io non mi farei sentire troppo mentre insulto la gente…anche se Harry ti ha salvato il fondoschiena…non vuol dire che non può cambiare idea.

“Potter era in debito con mia madre, Granger. Il suo gesto non ha nulla di nobile.”

“Forse. Però ti ha fatto comodo, non è vero?”

Lui non rispose. Le scoccò solamente un’occhiata di sufficienza.

“Cosa fai qui fuori, comunque? Non dovresti essere dentro con il tuo adorato marito?

“E tu? Non dovresti tenere compagnia alla tua sfortunata moglie?

“Mia moglie non è qui, questa sera.”

“Oh, certo, aspetta un bambino non è vero? Congratulazioni. Vi auguro che ti somigli il meno possibile.

“Il tuo sarcasmo è quasi più fastidioso del brusio della festa.”

L’espressione infantilmente imbronciata di Draco la fece scoppiare a ridere. Il modo in cui buttò la testa indietro, scoprendo meglio il collo abbronzato, fece sorridere lievemente anche lui. Lei non se ne accorse.

“Andiamo, Malfoy. Smettila di fare il bambino. È una serata magnifica, non vorrei rovinarla per colpa tua. Sono uscita solo a prendere una boccata d’aria. E a guardare le stelle. Questa sera sono particolarmente scintillanti.

“In realtà lo sono ancora di più di quanto tu possa immaginare. Le luci del castello ne offuscano la luce.

“Oh, sono capace di accontentarmi.”

Lui sembrò riflettere un momento, poi le scoccò un’occhiata strana.

“Non dovresti. Seguimi”

Draco le voltò le spalle e prese ad attraversare il parco del castello. Camminava rapidamente, voltandosi di tanto in tanto per assicurarsi che lei lo seguisse. Uno dietro l’altra superarono le serre di Erbologia, lontano dalla musica della festa, fino ad arrivare al cospetto di un enorme albero apparentemente statico. Il ragazzo puntò la bacchetta contro un nodo sul tronco e un fascio di luce schizzò in quella direzione bloccando i rami che già avevano iniziato ad agitarsi con violenza.

“Aspetta un attimo, Malfoy. Che intenzioni hai? Non possiamo allontanarci, ci cercheranno tutti.

“Per Salazar, sei ancora più petulante di quanto ricordassi. Non sei più una studentessa, qualora te lo fossi dimenticata. Non ti puniranno se ti allontani un attimo.

“Ma Ron…”

“Senti Granger, non ho tutta la notte. Tornatene alla festa. Non so neanche perché ti ho chiesto di seguirmi.

Senza più degnarla di uno sguardo, Draco si calò nell’apertura. Non aveva fatto nemmeno due passi all’interno dello stretto tunnel di pietra che avvertì la presenza di Hermione dietro di lui.

In silenzio camminarono fino alla Stamberga e salirono al piano superiore.

Tutto era rimasto sostanzialmente immutato dall’ultima volta che Hermione vi si era recata, durante la II Guerra Magica. Solo una parte di tetto sembrava aver ceduto perché alzando gli occhi si poteva scorgere con chiarezza abbagliante un pugno di stelle. In mezzo alla stanza, proprio sotto lo squarcio era stato sistemato un telescopio. La sua superficie levigata e brillante alla luce delle bacchette stonava con l’apatia polverosa della stanza.

“Cosa…?”

Draco le poggiò le mani sulle spalle incitandola ad avanzare. Il suo respiro le accarezzò il collo e lei si irrigidì involontariamente.

Malfoy…”

“Ascoltami bene, Granger. Non ho intenzione di obbligarti a stare qui. Conosci la strada per tornare indietro, mi pare. E non ho intenzione di supplicarti a fidarti di me. Non me ne frega molto della tua fiducia, a dirla tutta.

“Perché mi hai portata qui allora?” La sua voce era diventata più acuta.

“Hai detto che volevi vedere le stelle.”

“E allora?”

“E allora si da il caso che si tratti di un argomento che mi è particolarmente congeniale e che abbia deciso di mostrarti qualcosa di veramente meraviglioso.”

“Non mi dire che mi stai facendo un favore, Malfoy

“Mettiamola così, Granger…questa sera non sono proprio in me. Ti consiglierei di approfittarne.”

Hermione rise di nuovo, rilassando le spalle.

“Va bene, cosa vuoi farmi vedere, Malfoy?”

Lui si avvicinò al telescopio e vi guardò dentro.

“Lo scoprirai da sola. Vieni, ci siamo.”

Hermione guardò nel telescopio. Draco l’aveva puntato in una parte di cielo appena rischiarata da qualche stella vicina, ma apparentemente vuota. D’istinto trattenne il fiato. Sentiva un altro respiro fare coro con il suo nell’attesa. D’un tratto, lentamente, nel suo campo visivo entrò una luce opaca ed iridescente, come una biglia che scorreva sul manto della volta celeste.

Hermione la guardò incantata per qualche istante, lasciandosi scappare un grido di sorpresa nel momento in cui comprese la natura dell’apparizione. Si sentì nuovamente emozionata come all’epoca della scuola davanti ad nuovo incantesimo.

“Un meteorite! Oh per Merlino, come diavolo hai fatto?! Sono difficilissimi da intercettare! È così…” I suoi occhi brillavano di eccitazione.

“Lo so. Aspetto da anni questo momento.”

La voce di Draco la sorprese di nuovo per la sua tonalità. “Malfoy, io…”

Lui le sorrise con un’alzata di spalle e si chinò a sua volta ad osservare la roccia. Sentì un brivido nel momento stesso in cui i suoi occhi assorbirono il bagliore latteo che essa emanava. Rimase a contemplarla per un lungo tratto del suo tragitto poi, memore della ragazza, le cedette nuovamente il posto.

Rimasero in silenzio, alternandosi nel saluto di quella viaggiatrice solitaria finché il tetto della stamberga non impedì loro di seguirla ancora.

Draco si voltò a guardare Hermione, ancora immersa nel cielo. Le si affiancò appoggiandole un braccio sulle spalle con noncuranza. Lei sobbalzò.

Malfoy!”

“Ci conosciamo da anni.” Il sopraciglio bruno di lei si alzò sorpreso.

“Devo ricordarti come sono sempre stati i nostri rapporti?”

“Sotto questo cielo si può dimenticare tutto.”

“Perché hai voluto condividere questo con me?”

“Sapevo che avresti saputo apprezzare.” Le sorrise con tranquillità, porgendole la mano. “Balla con me, Granger.”

“Non c’è nessuna musica.”

“È perché non sai ascoltare bene.”

 

Le cinse la vita facendola volteggiare sulle note estive del vento e dei grilli che lodavano la notte. La sua mano grande si aprì sulla schiena di lei accarezzando il lino fresco che l’avvolgeva e spingendola a contatto con la sua camicia. Hermione teneva gli occhi bassi, la mano sulla spalla di lui appena appoggiata. La chiamò piano, fermandosi, e aspettò di ottenere il suo sguardo prima di muoversi di nuovo. Chinò la bocca verso l’orecchio solleticato dai riccioli bruni lasciando che il suo alito si infrangesse sulla pelle di lei, seguito dalle sue labbra. Hermione sussultò, ma lui aveva già rafforzato la presa su di lei.

 

Avvertì il suo timore. “Sei in debito con me, Granger, non puoi andare via.”

Malfoy, ti prego…”

“Non vuoi andare via.”

“Come fai ad esserne cosi sicuro?” I suoi occhi si chiusero mentre lui continuava a sfiorarla con il suo soffio.

“Perché in questo momento, solo ora, siamo uguali. Come se ci fosse una strana congiunzione astrale. La sua bocca risalì verso la guancia di lei.

“Io…”

“Non andare via, Granger.” Sembrava che le stesse chiedendo un favore.

Lei sospirò piano. “Ve bene.”

E lui finalmente arrivò alla sua bocca.

 

La baciò piano, facendo scorrere l’altra mano sul suo collo, il pollice che accarezzava la guancia accaldata. Lei dischiuse piano le labbra, accennando un timida risposta, completamente ubriaca dell’atmosfera che si era creata. I loro respiri si fondevano insieme, trattenuti dalle lingue che si risvegliavano sempre più giocose.

La mano di Draco abbandonò la sua gola e corse a scioglierle il fermaglio. I boccoli castani irruppero come una cascata sulla sua schiena rilasciando un profumo pungente di shampoo alla mora. Il ragazzo vi si immerse un istante. Hermione continuava a rimanere immobile, in balia di quelle attenzioni, senza osare aprire gli occhi o lasciarsi scappare altro che un respiro.

Lui ridacchiò.

“Non mi sembrava di averti inflitto un Petrificus Totalus, Granger.”

Lei sussultò nuovamente tentando di farsi indietro, ma lui la strinse a sé baciandola con più vigore. Non cercò nemmeno di opporre resistenza.

Sempre continuando a giocare con le sue labbra lui la fece indietreggiare fino al letto a baldacchino che si ergeva contro la parete. Quando le molle stanche cigolarono al peso dei loro corpi l’immagine di Ron, con la gamba rotta e lo sguardo spaventato, si insinuò con prepotenza nella mente di Hermione, schiacciandola. Cercò di ribellarsi alla bocca e alle mani di lui, dimenandosi e scalciando, il viso infuocato. Draco si sollevò facendo perno sulle braccia e l’osservò curioso. Sotto quello sguardo lei sembrò ricomporsi.

“Lasciami.” Fu un ordine secco a cui lui non obbedì.

“Cosa diavolo ti prende, Granger?” Il suo sguardo s’incupì.

“Sono sposata Malfoy, e amo Ron.”

“E io amo Astoria. Qual è dunque il problema?”

“Qual è il problema?!” La sua voce risuonò nel vuoto della stanza stridula e acuta.

Lui sospirò, spostandosi lateralmente, ma continuando a tenere le braccia ai lati del suo corpo.

“Quel meteorite che abbiamo visto, Granger, non lo vedrà più nessuno per altre centinaia di anni.” Sembrò spiegarglielo come ad una bambina un po’ stupida.

Lei gli rispose piccata. “Lo so.”

“Noi lo abbiamo visto. Le nostre anime sono stata così vicine in quel momento che, se proprio vogliamo metterla su questo piano, hai già tradito tuo marito.

Una lacrima le scese lungo la tempia. Lui la raccolse con l’indice impedendole di approdare all’orecchio.

“Non voglio passare la vita con te, Granger, rapirti e portarti chissà dove. Voglio solo questa notte. Solo un istante, come un meteorite nella nostra vita.”

Attese la sua risposta guardandola con attenzione. Un’altra lacrima rotolò lungo il suo viso, ma lui non fece in tempo a fermarla che lei annui, fissando gli occhi nei suoi in uno sguardo più tranquillo e determinato.

Lui si abbassò nuovamente a baciarla con una dolcezza nuova, data dalla consapevolezza dell’importanza di quel momento e dal silenzioso consenso di lei. Le sue labbra competenti si mossero lungo il suo collo mentre le dita scostavano piano le larghe spalline del vestito estivo. Hermione sfiorò con le mani le sue braccia e la camicia chiara aggrappandosi alle sue spalle e sollevandosi un po’ per permettergli di abbassare la cerniera sulla propria schiena. Lui la sostenne con un braccio eseguendo il gesto con naturalezza.

Si alzò per trovare il bordo del vestito e alzarlo con calma, sfiorando volutamente la sua pelle calda nella risalita. Lei sollevò le braccia accompagnando i suoi movimenti e inarcando la schiena. Si stupì di non sentirsi a disagio sotto il suo sguardo. Rimase ad osservarlo qualche minuto mentre la guardava, poi raggiunse i bottoni della sua camicia facendo loro abbandonare, una dopo l’altra, tutte le asole. Quando il tessuto fresco abbandonò la sua pelle lei vi passò le mani, curiosa. Aveva un fisico asciutto, come immaginava, e una leggera peluria, che era certa fosse bionda anche se non la vedeva.

Si lasciò scappare un sorriso.

Quando sfiorò l’orlo dei pantaloni si fermò, lievemente imbarazzata. Lui lasciò che le proprie mani andassero ad incoraggiare quelle di lei e le aiutassero nei loro movimenti. Quando si chinò per togliere le scarpe e lasciar scivolar via l’indumento che lei aveva spinto giù per le sue gambe, slacciò anche i sandali che ancora legavano i piedi di Hermione. Poi ripercorse la strada fatta al contrario, sentendo la pelle sotto la sua rabbrividire. Lei finalmente si fece più attiva e lo baciò a sua volta. La calma pacata si dissolse velocemente cedendo il posto a gesti più concitati, più passionali.

Il resto dei vestiti sparì in fretta. Draco la guardò sorridendo. Lei ricambiò.

Di il mio nome.”

“Perché?”

“Non l’hai mai detto prima.”

Hermione.” Lo disse contro la sua bocca e lei la incurvò di serenità. Le labbra e le mani di entrambi scolpivano piano i corpi dell’altro.

Hermione sospirò piano quando lui le dedicò attenzioni più particolareggiate, baciandole un seno e tracciando con un dito la linea dell’inguine. Lei stessa scese lungo il suo petto, fin oltre l’ombelico, ottenendo che i gemiti di lui si mescolassero ai suoi.

Non avrebbero saputo dire quanto tempo avessero giocato, quasi sfidandosi, ma ad un certo punto Draco le prese i polsi inchiodandoli ai lati della sua testa e si posizionò meglio su di lei. La guardò intensamente e si stupì quando lei indovinò il suo pensiero e lo chiamò piano.

Draco.”

Lui entrò piano dentro di lei. Chiusero entrambi gli occhi seguendo la marea di quel piacere che stava germogliando dentro di loro. Le dita di Draco andarono ad intrecciarsi con quelle di Hermione mentre lui si piegava di più verso di lei. Le baciò le guance arrossate e la fronte sudata scostandole piano con il naso i ricci umidi. Quando spinse con forza l’ultima volta, affogando completamente, e lei gridò, la voce resa roca dall’emozione, un caleidoscopio di colori gli esplose in testa, facendogliela girare. Si accasciò su di lei premendo la fronte sulla sua spalla e aspirando grosse sorsate d’aria e d’odore della sua pelle. Hermione lo baciò piano, passando le dita tra i suoi capelli e avvolgendolo per un momento in un abbraccio spontaneo. Quando le sue braccia allentarono la stretta lui rotolò lentamente di lato e rimase supino accanto a lei, fissando il soffitto e respirando con la bocca leggermente dischiusa.

Hermione intrecciò le dita con le sue.

“Dovremmo tornare indietro.” Lo disse piano, senza muoversi.

Si.”

Restarono qualche frammento di tempo a rompere il silenzio fasullo dell’estate solo con i loro respiri. Poi lei parlò di nuovo.

“Come si chiama?”

Lui capì subito a cosa si riferisse. “223Rosa.”

223Rosa?”

Si, il duecento ventitreesimo meteorite avvistato. E guarda caso oggi è il 23 agosto. Una strana coincidenza, no?”

“Uhm…non mi sono mai piaciute le rose.”

“Forse da oggi cambierai idea.”

“Forse.”

Si sollevò a guardarlo, poi si alzò del tutto e si rivestì con lentezza. Lui l’aiutò con la cerniera dell’abito.

“Arrivederci, Hermione Granger.”

Lei si girò verso di lui. “Resti qui?”

Si. Mi sembra più opportuno.”

Annuì e alzò la mano in un cenno di saluto. “Ciao, Draco.”

Un attimo dopo era già sparita giù per le scale.

 

***

 

Rose ebbe quasi un mancamento e fu costretta ad appoggiarsi alle colonnine di legno del letto a baldacchino. Quando realizzò però cosa era avvenuto su quel materasso, in quella stanza, anni e anni prima, ritirò velocemente la mano, come scottata. Lo sguardo che lanciò a Draco Malfoy fu un misto di orrore, rabbia e sfinimento. Le venne quasi un conato di nausea.

Lui la guardava serio, vagamente preoccupato. Il suo viso sembrava improvvisamente stanco, come se tutti gli anni che mascheravano sarcasmo e ironia gli fossero inaspettatamente caduti addosso. Fece per parlare, sentendo un singhiozzo soffocato scappare dalle labbra di lei.

“Stia zitto! Mi risparmi i suoi ‘mi dispiace’!”

“Non sono così scontato, Rose. E, in tutta onestà, non mi dispiace affatto. Non c’è stato giorno in cui mi sia pentito di quello che ho fatto.

“Certo, la sua vita non è cambiata, vero? È tornato a casa da sua moglie ad attendere la nascita di suo figlio in tutta tranquillità. Come fa a guardarsi allo specchio, Signor Malfoy?!

“Non ho obbligato tua madre a fare nulla, se è di questo che mi stai accusando.”

“No, certo, l’ha solo sedotta e messa incinta! Ha minato il suo matrimonio e la sua felicità!

Draco si passò una mano tra i capelli, richiamando la sua pazienza leggendariamente scarsa.

“Non avevo programmato nulla. È successo e basta. È stata una parentesi che si è chiusa prima ancora di contenere qualcosa. E, a quanto ne so, il matrimonio e la felicità di tua madre non ne sono usciti tanto turbati.

“Non si è mai sentita in colpa?” C’era ancora una traccia di incredulità nelle sue parole.

“Non ne ho idea. Non ne abbiamo mai parlato e le poche volte che ci siamo incrociati…bhe Hermione è sempre stata una donna forte.

“È tornata da mio padre, l’ha abbracciato, ha fatto come se niente fosse…

“Non devi pensare che lei non lo amasse. Lo amava fin da quando erano due petulanti, noiosi, piccoli Grifondoro.

“Se si ama una persona non la si tradisce. Mai.”

“L’hai conosciuta, Rose. Tua madre era una persona onesta e leale. Lo è stata con tutti, sempre.”

“Con tutti tranne che con mio padre. Con tutti tranne che con me.”

“Tutti possono sbandare dal loro cammino. Nessuno è perfetto. Non è per una piccola deviazione che si giudica la vita di una persona.

“Parla bene, lei. Ma se fosse stata sua moglie a tradirla?”

Lui la guardò sorpreso, esitando per un istante. Lei ne approfittò.

“È più difficile filosofare quando si è la parte lesa, non è vero?”

Draco rimase in silenzio permettendole di attaccare di nuovo.

“Lei ama sua moglie?”

Si.”

“E ama anche Scorpius, vero?”

“Sono certo che conosci la risposta, Rose. Smettila.”

Si, deve amarli molto. Li ama perché sono sua moglie e suo figlio. Perché li conosce bene, perché si fida di loro. Ma forse gli occhi di Scorpius non hanno proprio lo stesso colore dei suoi, ci ha mai pensato? E certo non sono come quelli di sua madre. Ma allora da chi li avrà presi quegli occhi? Forse da dei parenti più lontani? Dai nonni? Perché mai sua moglie avrebbe dovuto esserle fedele dopotutto? Lei è soltanto una nullità.”

“Adesso basta!” La sua voce era diventata più stridula e ringhiosa. A stento aveva celato il movimento repentino del braccio che avrebbe voluto alzarsi e colpire la donna. Respirò forte cercando di riprendere il proprio autocontrollo.

“Sembra che lei stia implicitamente dando ragione alle mie teorie. Essere dalla parte dei vinti fa perdere la baldanza.

Lui sghignazzò.

 “Sembra che tu stia dando più importanza al sangue di quanto ne abbia data io.”

“Come?”

“Pensi che la tua famiglia ti butterà fuori di casa quando saprà che nelle tue vene scorre anche il mio sangue?”

“Alla mia famiglia non importerà. Sono io che ne sono disgustata.”

Bhe devo dire che Weasley ha fatto un ottimo lavoro con te, alla faccia della fratellanza che tanto predica. Pensavo che tua madre e tuo zio gli avrebbero impedito di farti crescere con la testa piena di pregiudizi.

“I miei pregiudizi trovano conferma ogni volta che lei apre la bocca.”

“Non mi sembrava di essere stato sgarbato.”

“È il contenuto delle sue parole il problema, non il suo modo aristocratico di pronunciarle.”

“Inizio a perdere la pazienza, Rose. Sono venuto a offrirti una verità che altrimenti avresti sempre ignorato. Avevi detto di avere la forza di affrontarla. Ti ho creduto. Abbiamo sbagliato entrambi. Te lo dissi già allora, somigli davvero poco a tua madre.

“Non è vero!”

Lui alzò un sopraciglio, esibendosi in un’espressione sorpresa. “Pensavo fossi contenta di non somigliare a una traditrice…

“Io…” Rose cedette e scoppiò in lacrime improvvisamente. Lui la osservò, vedendo in lei la figlia che aveva sempre finto di non avere tornare bambina.

“Io ho sempre amato mia madre! L’ho ammirata per tutta la vita! E lei non mi ha mai detto…mai…e io mi fidavo di lei…E non posso nemmeno chiederle perché! Mi manca tanto…”

Draco avanzò d’un passò e le appoggiò la mano sulla testa. Lei non si mosse, pur trattenendo il respiro, permettendogli di trovare il coraggio di attirarla piano contro il suo petto.

“So tutto. Avrei voluto anch’io dirtelo insieme a lei. Voleva solo proteggerti Rose, e proteggere Weasley. Non faresti lo stesso per i tuoi figli? E per tuo marito?”

Lei annuì piano contro di lui.

“È stato meglio così. Non era giusto farti crescere turbata, non era giusto angustiare…tuo padre. Dopotutto i figli sono di chi li cresce e li ama.

Rose si asciugò le lacrime e lo guardò.

“Suppongo lei abbia ragione.”

“Può sempre far comodo essere per un terzo una Malfoy.”

A Rose quasi scappò un sorriso.

“Se nonno Arthur l’avesse saputo gli sarebbe venuto un colpo.”

“Se mio padre l’avesse saputo l’avrebbe dato a me il colpo.”

Lei accennò l’eco di una risata.

 “Tu sei Rose. Hai la tua vita e la tua famiglia. Io non voglio intromettermi in quello che è tuo. Mi sembrava giusto dirtelo. Perché egoisticamente non volevo che quella notte fosse dimenticata. E perché volevo sapessi che c’è qualcuno su cui potrai contare in qualsiasi momento. Forse è tardi, ma…finché camminerò su questa terra non potrei mai lasciare nei guai il mio stesso sangue. Anche se sei adulta…può sempre esserci un momento in cui hai bisogno di qualcuno con più esperienza, no? Io la penso così, ma se credi, sono pronto a scagliarti un Oblivion all’istante e non ricorderai nulla.” Lo disse in tono provocatorio.

Lei lo guardò con aria di sfida.

“Sono una Grifondoro.”

Lui scoppiò a ridere. Lei fece una pausa.

“Una mezza-Malfoy, Grifondoro.”

 

***

 

“Non capisco perché tu abbia invitato tutti i  Malfoy, Rosie.”

“È una lunga storia, Hug.”

“A papà verrebbe un colpo se lo sapesse.”

“Oh, sono certa che da dove sono adesso lui e mamma sanno tutto.”

“Allora gli sta venendo un colpo.”

“C’è la mamma a calmarlo.”

“Ma Rosie…”

“Hugo, ti stanno chiamando di là.”

 

“Grazie per l’aiuto, Zio.”

“Non c’è problema, Rosie. Hug è come Ron, sa essere davvero insistente. E poi, rischierebbe di andargli per traverso il pranzo se sapesse. Potrai sempre dirglielo più avanti.”

“Tu…?”

“Già.”

“Te l’ha detto mamma?”

“Sono sempre stato il suo migliore amico.”

“…”

“Sai, penso che tu sia fortunata in fondo. È diventato una brava persona, a quanto pare.

 

“Sono commosso, Potter.”

“Oh, Malfoy. Parli del diavolo…”

Rose si voltò, raggiante.

 Draco!”

Lui le fece l’occhiolino.

“Ciao, Rosie.”

E si sorrisero.

 




  
Leggi le 16 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sally90