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Autore: Katris_    30/08/2015    3 recensioni
Hermione Granger è una ragazza che negli ultimi tempi ha sofferto molto. Rimasta orfana di madre, si ritrova ad affrontare l'ultimo anno di liceo in completa solitudine, se non fosse per la migliore amica Ginny Weasley. Presa in giro da tutti gli studenti della London High School, si chiude in se stessa, sperando di diventare invisibile agli occhi degli altri. Ma di certo gli occhi attenti di Draco Malfoy non riescono a non notarla. E si sa, i Malfoy non si arrendono facilmente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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            Capitolo 1- Ricordi

* * * * *                                                                     

Per essere luglio l'acqua era gelida, tanto che il bagnino negava severamente di nuotare, in parte perché era interessato alle vite dei bagnanti, ma soprattutto per il terrore di dover tuffarsi in quella fredda acqua fangosa.

Io e la mamma avevamo atteso circa un'ora e quando, finalmente, il bagnino si prese una pausa, sgattaiolammo in acqua trattenendo i gridolini dovuti allo sbalzo di temperatura.

L'umidità rendeva i capelli della mamma più vaporosi del solito, facendoli assomigliare a lunghi tentacoli.

Prendemmo un bel respiro e ci immergemmo, tenendo a stento gli occhi aperti.

Riuscii a vedere il bianco sorriso della mamma che riusciva a contrastare il verde acquoso del mare.

L'acqua fredda mi solleticava le narici, provocando dei piacevoli brividi.

La sabbia sotto i nostri piedi era morbida, soffice.

La corrente era forte, così tanto che dovetti aggrapparmi a una boa per restare a galla.

Non ero una nuotatrice esperta, ma amavo il mare.

Mi piaceva provare la sensazione di libertà che questo mi trasmetteva.

La sensazione di non avere catene legate al corpo che obbligavano a restare sulla terraferma.

“Hermione!”

Mi voltai verso la direzione da cui era giunta la voce, ma non vidi nessuno.

Anche la mamma non c'era più. Un'attimo prima era proprio lì, accanto a me.

“Mamma! Mamma, dove sei?” urlai non appena tornai in superficie.

Nessuna risposta.

“Hermione, tesoro.” ripeté di nuovo la voce.

Una voce familiare.

Ma non era quella della mamma.

Una mano fredda mi strinse la caviglia.

Le dita lunghe e affusolate tenevano saldamente la presa.

Urlai a squarciagola.

Stavo ancora urlando quando mi svegliai e vidi mio padre accanto al letto.

“Calma, sono io. È ora di alzarsi. Vado a prepararti la colazione. Preparati.” disse lui sbadigliando.

“O-okay.” mugolai.

Quando sentii la porta chiudersi, girai la testa di lato per guardare la sveglia: 7:00

Un ricciolo ribelle fece capolino sulla fronte, tutta bagnata per il sudore.

Era stato tutto un sogno, anzi, un ricordo.

Un orribile ricordo.

Il mio sguardo cadde sulla foto appoggiata sul comodino accanto alla sveglia.

La sua foto.

Avevo promesso a mio padre che l'avrei spostata.

Diceva che era per il mio bene.

Ma come potevo farlo? Era una delle poche cose che mi rimanevano di lei.

Che mi ricordavano lei, che mi facevano venire alla mente un sacco di bei ricordi.

Asciugai una lacrima solitaria con il dorso della mano destra, mentre con la sinistra lanciavo la coperta rossa sul parquet. 

Avevo abbastanza tempo per farmi una doccia veloce dato che mio padre, essendo un pessimo cuoco, avrebbe dovuto fare i pancakes per ben due volte prima di riuscire a tirarne fuori qualcosa di mangiabile.

Così mi diressi in bagno e aprì il rubinetto della doccia, aspettando di ottenere la temperatura giusta.

Quando finì di lavarmi, mi avvolsi nel morbido accappatoio blu e con il pettine iniziai a districare i nodi dei capelli.

Scesi in cucina dieci minuti dopo, con addosso un paio di jeans aderenti e una maglietta bianca a maniche lunghe.

Come previsto, papà aveva appena tolto i pancakes dal fornello e li stava servendo a tavola.

Mi sedetti al mio solito posto e aspettai che anche lui facesse lo stesso.

“Così è arrivato il grande giorno! Non sei contenta?” disse lui dandomi una pacca sulla spalla.

Mi limitai ad accennare un sorriso, anche se in realtà volevo urlare.

Il grande giorno! Il ritorno a scuola! Un evento davvero imperdibile!

Mi aspettava soltanto un altro anno da schifo in quello schifo di scuola superiore.

Un altro anno di prese in giro.

Un altro anno di insulti.

Eh sì, era proprio un grande giorno.

Avevo chiesto varie volte a mio padre di cambiare scuola, ma lui sosteneva che l'ostacolo bisognasse abbatterlo, non deviarlo.

“Credi davvero che nelle altre scuole andrebbe meglio? Che non ci sarebbero bulli, o ragazze in preda a crisi ormonali?” mi aveva detto un giorno, quando per l'ennesima volta gli avevo chiesto il trasferimento.

E quest'anno non ci sarebbe stata nemmeno la mamma ad aiutarmi con le mie sfuriate adolescenziali.

Dovevo vedermela da sola.

Eravamo io e loro, i ragazzi della London High School.

 

   
 
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