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Autore: Fed    04/02/2009    6 recensioni
Io ero Theodore Nott ed ero uno di quelli che sarebbero dovuti restare.
Me lo disse Tiger poco prima che attraversassi il passaggio per arrivare ad Hogsmeade. «Tornerai anche tu, no?»
Non tornai, comunque.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io ero Theodore Nott ed ero uno di quelli che sarebbero dovuti restare.

 

Me lo disse Tiger poco prima che attraversassi il passaggio per arrivare ad Hogsmeade; «Io, Goyle e Malfoy torneremo ad Hogwarts per catturare Potter e consegnarlo al Signore Oscuro.» Mi aveva sussurrato dopo aver fatto allontanare con un ringhio i corvonero dietro di noi «Tornerai anche tu, no?».

Evitai di rispondere.

 

Non tornai, comunque.

Non perché la battaglia infuriava, non perché, serpeverde, ebbi paura, terrore o troppo poco onore per rischiare la morte come qualche coraggioso grifondoro. No.

Io ho scelto.

 

 

 

Scelto.

 

Com’è triste rinchiudere tutto in una sola parola.

Dovrei azzardare che mi sono ammazzato sulla mia decisione, che mi sono torturato di dubbi, che ho perso così tanti anni a crogiolarmi nel desiderio di ciò che non avrei mai potuto fare da riuscire addirittura a farlo, quella notte.

Io avevo tutto ma necessitavo di infrangere l’unico veto che mi era stato imposto.

L'unica cosa al mondo che non potessi fare era scegliere e, nonostante ciò rassicurasse terribilmente la mia famiglia, rendeva triste l'unica persona che aveva dimostrato di tenere più a me che al mio cognome.

 

Scelsi e, suppongo, per me fu un bene.

E non perché sarei morto – per mio padre, il mio vecchio, ottuso padre, sono morto quando ho deciso di cambiare le regole che ci legavano. L'unica regola che ci legava.

 

 

 

 

 

Io sono Theodore.

Il mio cognome l'ho rinnegato ed anche la mia famiglia me lo nega. Ne sono piuttosto felice.

Non ho figli, vivo in periferia, in una villa dai toni neutri. Ho tre nipotini, figli di mia sorella, tutti maschi. Spesso vengono a trovarmi e riempiono le mura della mia casa di urla allegre e desideri tristi. Ogni tanto penso ancora al 2 maggio, alla battaglia di Hogwarts, alla sera che avrei dovuto scegliere di far calare il sipario su di me, in un ultimo, incredibile atto.

 

 

Mio padre è ad Azkaban, forse è triste.

Talvolta lo sono anch'io.

Ogni volta, però, la persona che ho accanto da tutta una vita, la persona che sei diventata, proprio tu, che per chiamarmi non hai mai accorciato il mio nome né hai mai usato un soprannome o il mio cognome, mi consoli, guardandomi soltanto.

Ed i tuoi occhi dicono

 

"Tu eri uno di quelli che sarebbero dovuti restare,

invece hai scelto me.”

 

Talvolta sorrido, talvolta ti rispondo ad alta voce.

 

 

 

«Grazie.»

 

 

  
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