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Autore: _skyland    31/08/2015    3 recensioni
"Ci vedi un po' come Romeo e Giulietta?" le chiese Malfoy quella sera.
...
"Conosci Romeo e Giulietta?" gli chiese lei incredula.
...
"Saresti la Giulietta perfetta, sai?" continuò poi regalandole uno dei suoi rari sorrisi.
"Io non ti ci vedo come Romeo. Sì, sei impulsivo e immaturo, ma immaginarti come lui, innamorato dell'amore, mi viene da ridere solo a pensarci" mormorò Hermione sovrappensiero.
Salve mondo di Efp eccomi con la mia prima fanfic (la prima che voglio davvero terminare, ho già qualche capitolo pronto).
Vi avverto che sarà abbastanza lunga insomma, far finire Draco e Hermione insieme richiede un po' di tempo perciò non aspettatevi tanto amore fin da subito, dopotutto si sono odiati per anni.
Detto questo buona lettura spero vi piaccia ^-^
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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La grotta era grande e molto spaziosa. Ci potevano entrare dentro circa cinquecento persone senza problemi. Le rocce frastagliate davano una bella sfumatura di verde che diventava azzurro alla luce del sole, quando l'acqua che passava dall'entrata, si frantumava sulle rocce.
"È..." iniziò Hermione cercando un aggettivo adatto.
Non le sembrava di conoscerne uno abbastanza appropriato per dare giustizia a tanta bellezza.
"Lo so, è bellissimo" intervenne lui sedendosi su una delle tante rocce che si affacciavano sul lago.
"È pericoloso" lo rimproverò lei rimanendo nello stesso punto: una piazzola fatta di rocce. L'unico punto abbastanza sicuro dell'intero posto.
"Granger, vengo qui da quando avevo sei anni e non mi è mai successo nulla. Rilassati" rispose, continuando a guardare di fronte a sè.
Quel giorno però, la marea era alta, le onde si tiravano alle rocce violentemente e tutto - in quel posto - sapeva di pericolo.
"Se cadi io non verrò a salvarti" lo avvisò.
"Non ce ne sarà bisogno dato che non ho intenzione di cadere" ribattè.
"Quindi... come hai conosciuto questo posto?" gli chiese sedendosi lontano dal bordo delle rocce.
"Mi ci portava mia nonna da piccolo. Era bello rimanere qui e chiacchierare con lei" sospirò ritornando con la mente ai ricordi d'infanzia.
"Non credevo che da bambino potessi fare certe cose. Ti immaginavo chiuso in casa, ad imparare come stare in società" confessò lei stringendosi nelle spalle.
"Mica mi tenevano sempre chiuso in casa. Potevo farle le cose divertenti" rise.
"Beh io ho sempre pensato che ti comportassi male perchè la tua infanzia magari non era stata felice"
"Hey!" la riprese lui, voltandosi di scatto.
Il movimento improvviso gli fece perdere l'equilibrio e, senza preavviso, cadde dalla roccia in mezzo all'acqua.
Hermione corse sul ciglio.
"Malfoy?" lo chiamò impaurita. Se lo immaginava con la testa spaccata a metà, a galleggiare assieme ai pesci, sotto le rocce.
Nessuna risposta.
"Malfoy?" ci riprovò ma anche stavolta nessuna risposta.
"Non è divertente! Giuro che se mi fai scendere e non sei morto, ti uccido io!" esclamò per poi uscire a prendere la scopa lasciata fuori.
"Coraggio Hermione, puoi farcela" si disse infondendosi un po' di coraggio.
Si mise a cavalcioni sulla scopa per poi fare un respiro profondo.
Il manico di scopa iniziò a librarsi in aria, tremando un po' per via della poca fiducia della ragazza, e con lentezza andò in avanti.
Ricordava vagamente le parole di Harry su come riuscire a guidare un manico di scopa e, pian piano, riuscì a metterli in atto.
Si inclinò con il corpo verso il basso e riuscì a far scendere la scopa.
Guardò prima a destra poi a sinistra ma non lo vedeva. Poi scorse una testa bionda nell'acqua, sotto le rocce da cui era caduto e si fiondò a prenderlo.
Lo tirò fuori dall'acqua e lo adagiò sulla scopa, risalendo.
Una volta al sicuro sulle rocce, buttò la scopa da qualche parte e provò a farlo rinvenire.
"Malfoy?" lo chiamò scuotendolo leggermente.
Si toccò freneticamente il corpo, cercando la sua bacchetta.
"Epismendo" mormorò con le lacrime agli occhi quando la trovò, puntando la bacchetta sulla ferita al braccio che continuava a perdere sangue e non dava segno di voler smettere.
"Ferula" mormorò poi.
Dalla sua bacchetta, comparvero delle bende che si adagiarono attorno alla ferita del ragazzo che però non dava segno di svegliarsi.
Hermione avvicinò l'orecchio alla sua bocca per vedere se respirava. Non sentì nulla.
"No, no, no, ti prego svegliati!" disse scuotendolo ancora.
"Dio, ho ucciso l'ultimo erede della famiglia purosangue più influente del mondo magico. Come minimo finirò ad Azkaban per il resto dei giorni. Non riusciró mai a raggiungere i M.A.G.O., chissà se in prigione si può studiare. Dirò ad Harry di mandarmi gli appun... Ah ma che sto dicendo! Hermione, concentrati. Pensa, pensa pens... ma certo!" Le ultime due parole quasi le urlò.
Puntò la bacchetta alla gola del ragazzo.
"Anapneo" mormorò.
Con tutta probabilità aveva bevuto molta acqua e aveva le vie respiratorie intasate. Sperò con tutto il cuore di non esserci arrivata troppo tardi.
Qualche istante dopo, vide la sua testa muoversi leggermente e lo sentì tossire.
I colpi di tosse buttavano fuori tutta l'acqua che aveva ingurgitato cadendo.
"Malfoy? Grazie al cielo! Pensavo fossi morto!" esclamò lei con un sospiro di sollievo. Velocemente si asciugò le lacrime dal viso.
"I-il braccio" balbettò lui con voce roca per via della tosse continua, facendo una smorfia di dolore.
"Ma chi se ne frega del tuo braccio. Stai bene!"
"Chi se ne frega del TUO braccio, a me il mio serve!" ribattè lui mettendosi a sedere.
Non si curò nemmeno di rispondergli a tono, talmente era sollevata dal fatto che stesse bene.
"Non farmi più spaventare così, è stato orribile, pensavo di non vederti più, pensavo di finire ad Azkaban" lo rimproverò quando si fu ripresa completamente dallo spavento.
"Pensavi di non vedermi più?" le chiese, alzando un sopracciglio.
"Certo. Abbiamo già chiarito questo punto, no? Ti ho detto che ci tengo a te!" rispose lei per poi chiedergli, preoccupata "Hai sbattuto la testa? Ti senti, per esempio, disorientato? Non è che adesso svieni, vero?"
Lui sorrise. Il secondo vero sorriso nel giro di una settimana. Un record, insomma.
I sensi di colpa si stavano facendo vivi di nuovo. Sentiva uno strano macigno sullo stomaco e la voglia di dirle tutta la verità.
Le piaceva il suo sorriso. Non era nulla di così speciale, ma gli accendeva lo sguardo e rendeva i suoi occhi luminosi.
"Hai un bel sorriso" confessò senza pensare, pentendosene subito dopo quando lui iniziò a ridere.
"Ma come te ne esci, Granger?" chiese tra le risate, facendo ridere anche lei.
In effetti, non era certo un'affermazione da fare quando qualcuno aveva appena rischiato di perdere la vita.
"Che c'è? È la verità, l'ho detto senza rendermene conto"
"So di essere magnifico ma, non pensavo di fare effetto anche su di te" la prese in giro sfoderando un'espressione che doveva essere di sorpresa.
"Pft, ma per favore" lo riprese lei, alzando gli occhi al cielo con uno sbuffo.
Il ragazzo tornò serio.
"Sono abbastanza sicuro che non ti sono completamente indifferente" commentò pensieroso, tenendo il braccio ferito schiacciato contro il suo petto.
"Sì, certo. Sicuro di non avere la febbre? Magari la ferita si sta infettando, stai delirando" rispose lei sedendosi in modo più comodo, con le gambe incrociate.
"Non ho nessuna febbre e non sto delirando. Posso dimostrartelo se vuoi"
"Non ho bisogno di dimostrazioni. Credo di conoscere i miei sentimen..." non finì mai la frase perchè, senza preavviso, il ragazzo posò le labbra sulle sue.
Per un attimo rimase paralizzata, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Il primo istinto fu quello di spingerlo via, dargli uno schiaffo e andarsene.
Però non lo fece. Tutto il suo corpo pareva essersi coalizzato contro di lei, in balia delle mille - milioni -emozioni che la stavano, pian piano, invadendo la mente.
Le sue labbra si muovevano assieme a quelle del ragazzo, le mani, che aveva alzato con l'intento di spingerlo, invece di rispondere ai suoi comandi, gli stringevano i lembi della camicia, cercando di attirarlo di più a sè. Dato che non ci riusciva, la aiutò lui - che, sicuramente, aveva preso qualche botta in testa molto, molto forte per comportarsi in quel modo - attirandola a sè con il braccio sano.
Non riusciva nemmeno a pensare all'enorme stupidaggine che stava compiendo perchè - dopo un primo momento - anche il cervello si era arreso, andandosene bellamente in vacanza.
Completamente annebbiato.
Le pareva di sentirlo piazzare un cartello nella sua testa con su scritto 'Alla ragazza che mi ospita, per ora non servo, svegliatemi quando tornerò ad essere utile, buonanotte' e di mettersi tranquillamente a dormire sotto le coperte.
Quando riuscì a tornare lucida per qualche istante, Hermione si alzò di scatto.
"Devo andare" balbettò sconnessamente, indietreggiando.
"Non puoi lasciarmi qui, ricordi?" le disse sollevando il braccio ferito quanto più poteva.
"Certo che posso! Arrangiati" gli rispose uscendo dalla grotta.
Stava per smaterializzarsi quando i sensi di colpa e l'altruismo ebbero il sopravvento sull'imbarazzo che provava e, senza dire niente, tornò indietro.
Lo vide che cercava un appoggio nella parete rocciosa, per riuscire ad alzarsi. Sospirò e si avvicinò.
"Sai materializzarti?" gli chiese.
"Sì, ma non credo di riuscirci. Non riesco a concentrarmi in queste condizioni" rispose lui smettendo di provare e alzando lo sguardo.
"Ok ti porto con me" disse semplicemente lei prendendogli la mano e tirandolo appena, riuscendo a farlo alzare.
Prese la scopa lasciata lì vicino e si concentrò più che potè sulla Stamberga Strillante, cercando di non pensare ad altro. Le risultò difficile ma infine ci riuscì e, due secondi dopo sparirono con un sonoro 'PLOP', per riapparire nel luogo stabilito.

Il viaggio di ritorno non fu complicato.
Aveva asciugato i vestiti di Malfoy con la magia e dopo non aveva più parlato.
Non sapeva cosa dire, era imbarazzata e, certo, camminare fianco a fianco a lui non la aiutava affatto.
L'imbarazzo, si era presto trasformato in rabbia e il cervello aveva ricominciato a funzionare bene, per fortuna.
"TU!" lo additò fermandosi in mezzo al sentiero.
Anche lui si fermò.
"Che ho fatto?" chiese confuso.
Prese la bacchetta e lo colpì sulla nuca, con espressione arrabbiata.
La sua prima scelta era stata la scopa, che ancora teneva in mano ma, non voleva fargli davvero male, perciò aveva optato per la bacchetta. Molto più fina e molto meno dolorosa.
"Ma che cos..." cercò di chiedere lui, non capendo quello che stava succedendo.
"Non ti permettere mai più di farmi una cosa del genere, capito?"
"Cosa avrei fatto adesso, sentiamo" rispose lui sbuffando.
"Lo sai benissimo! Ah, e io che ti ho anche aiutato. Se l'avessi saputo, ti avrei lasciato affogare!" esclamò con le mani sui fianchi e uno sguardo truce.
Un lampo di consapevolezza passò attraverso occhi del ragazzo che ghignò.
"Non mi pare ti stessi lamentando"
"Io... non mi confondere. Stavamo parlando di altro! Il fatto che non mi lamenti perchè il mio cervello mi ha detto buonanotte, non significa che tu possa farlo!" rispose lei presa alla sprovvista.
"Granger, stai blaterando parole senza senso" rise il ragazzo, continuando a camminare.
"Saranno senza senso per te! Io..." mormorò Hermione confusa, seguendolo.
"Tranquilla, non credo che Weasley si farà problemi su chi o cosa hai baciato quando starete assieme" la prese in giro.
"Certo che se li farà se quella persona sei tu!" esclamò lei.
"Quante storie. Era solo un bacio che, tra parentesi, mi ha confermato che sei attratta da me"
"Non dire stupidaggini" lo rimbeccò lei, alzando gli occhi al cielo
"Oh certo, come no. Non so come si usi nel mondo dei babbani ma qui da noi, quando baci qualcuno ci sono tre possibilità: ti piace, hai una cotta per quella persona oppure la ami" rispose lui credendo di averla lasciata senza parole.
Lei invece sorrise.
"Nel mondo dei babbani è esattamente la stessa cosa" disse semplicemente con un'alzata di spalle.
Il ragazzo sfoderò un ghigno di vittoria che subito gli morì sulle labbra quando lei continuò dicendo "Quindi, secondo questo tuo ragionamento, tu hai una cotta per me"
"No!"
"Allora ti piaccio"
"No!"
"Non dirmi che mi ami" lo prese in giro, sfoderando un'espressione sorpresa.
"Salazar, NO! Come ti viene in mente una cosa simile?" gli chiese lui scandalizzato, bloccandosi sul posto.
"C'è qualcosa che non quadra nel tuo discorso, allora" gli fece notare, con un ghigno di vittoria stampato in viso.
"È diverso!"
"Cosa ci sarebbe di diverso, scusa?" domandò ancora curiosa della risposta.
"Io ti ho baciata solo per farti capire che sei attratta da me" spiegò lui tranquillo.
"E chi ti dice che io non l'abbia fatto per lo stesso motivo?" domandò lei.
"Ah, zitta! Mi confondi. Piuttosto, inventiamoci qualcosa di credibile da dire agli insegnanti, non ho voglia di andare in punizione" disse lui, mentre le prime luci del castello iniziavano ad intravedersi.

  
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