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Autore: alaskha    31/08/2015    5 recensioni
Aggrottai le sopracciglia, confusa. Una lettera per me? Da quando ricevevo lettere? Mio padre era troppo pigro e si limitava alle telefonate che duravano due ore e passa, lamentandosi poi del costo. Manuel non ero neanche sicura sapesse scrivere e Jane non si ricordava della mia esistenza.
Lui poi era in Italia, e non mi aveva mai cercata, mai in nessuna occasione: era rimasto a Milano per tutti quei quattro anni, magari trovandosi una bella fidanzata italiana dalle curve prorompenti e l’accento volgare. Non era mai tornato a casa neanche per Natale e quando chiamava Manuel, non chiedeva di me.
Beh tanto meglio, a me di lui non importava nulla e non volevo né parlargli e né tanto meno parlarne. Zayn Malik era un capitolo chiuso della mia vita.. un capitolo molto bello, certo, ma pur sempre chiuso.
(Sequel di "Skinny love")
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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quando trovate l'asterisco ascoltate "Pictures of you" The last goodnight


 
Half a heart
Chapter Twenty-five - Pictures of us

 
“Harry, davvero, non ne ho voglia..”
Ero sotto una strana forma di tortura, quel giorno. Harry mi stava addosso, e non figurativamente parlando, era proprio su di me, come un brutto koala insistente.
“E quando mai, Natalie? Non hai mai voglia di fare niente, tu fai i casini ed io devo risolverli”
“Ma chi te l’ha chiesto” fu la mia intelligente risposta.
Mi strinsi nelle spalle e cercai di buttarlo giù dal divano.
“Ahia, mi fai male!” strillò.
“Tu levati e poi giuro che non te ne farò altro!” urlai anche io.
Finì che cademmo entrambi, sul tappeto rosso di casa nostra, mentre Louis faceva la sua trionfale entrata. Aveva il borsone degli allenamenti sulla spalla sinistra, portava la tuta del Manchester ed aveva solo una cuffietta nell’orecchio.
“Ragazzi, è un brutto momento? Volete che passi più tardi? – rimase interdetto sulla porta, ma poi riflettè – dannazione, questa è casa mia, devo restare per forza”
Harry roteò gli occhi al cielo, mettendosi in piedi, pulendosi un po’ la camicia a righe. Aveva perso il suo cappello da cowboy, ed i capelli da princess ricadevano sulle sue spalle.
“Grazie al cielo sei arrivato, Lou – dissi io, correndo da lui – Harry è più psicotico del solito, oggi”
“Difficile a credersi – fece lui, mollando la sua borsa per terra – allora? Cos’è successo stavolta, Haz? Hanno sbagliato il colore dei tovaglioli?”
“No, idiota – disse Harry, al suo quasi sposo – parlavamo della litigata di Zayn e Natalie”
Lo guardai scettica, per poi dirigermi verso la cucina, dato che se dovevo davvero sostenere quella conversazione avevo bisogno della mia più leale compagna: la nutella.
“Noi  non stavamo parlando, Harry – lo corressi, accomodandomi ed intingendo il mio cucchiaio nella nutella – tu stavi usando della violenza fisica”
“L’unica soluzione per farti parlare, tesoro” disse, sorridendomi falsamente.
Appoggiò un braccio allo scaffale della cucina, assumendo una posa da super modello di Los Angeles.
“Cos’è? Gennaio?” lo presi in giro, ridendo da sola.
Louis mi accompagnò, prendendo posto affianco a me.
“Buona questa, Nat”
Ci scambiammo un cinque, e Lou afferrò un cucchiaio per partecipare alla gara per aggiudicarsi il titolo di “più grassone della casa”. Di sicuro non avrebbe vinto Harry, aveva delle gambe così lunghe e magre che Gigi Hadid lo avrebbe invidiato. E poi era sempre così nervoso ed agitato, relax amico.
“Allora? Devo aspettare ancora molto, Natalie?”
Appunto.
“Ma perché parliamo sempre e solo di me?  - sbottai, agitando il cucchiaio e buttando nutella un po’ ovunque – insomma, so di essere l’elemento più interessante della casa, ma insomma, concedete un po’ di tranquillità anche a me”
Harry mi fulminò con lo sguardo, ed io potrei giurare di aver visto del fumo uscire dalle sue orecchie.
“Non fare la cretina, Natalie, voglio solo sapere che vi siete detti e perché non vi parlate da due giorni – fece una piccola pausa, riflettendo – ancora” aggiunse poi.
Io roteai gli occhi al cielo, per poi infilarmi un enorme cucchiaiata di nutella in bocca.
“Mi sfinisci, Styles” conclusi, rassegnata.
“Diventerai una balena, così” berciò perfido, lasciandosi cadere su di una sedia.
Io sbuffai, e Lou guardò entrambi, sorridendo vagamente divertito.
“Quand’è che la smetterete voi due?” ci chiese, giocherellando con la nutella ed il suo cucchiaio.
“Infedele, non si gioca con la mia nutella – dissi, portando il barattolo sotto il mio dominio – e poi smettere di fare cosa? Io non faccio niente, mi limito a vivere, ma ad Harold sembra non andare bene neanche questo”
“No tu non ti limiti a vivere, tu combini un casino dietro l’altro, Natalie – sbottò, spazientito -  e non chiamarmi Harold”
Per qualche impercettibile secondo regnò il silenzio.
“Non ti parlo più” sentenziai poi.
Harry sbuffò.
“Okay bimbi – cominciò Louis – adesso ci diamo una calmata tutti quanti, io mi prendo una sigaretta e voi fate pace, che mi state sul cazzo quando litigate solo perché vi volete troppo bene”
Entrambi avevamo anche smesso di guardarci, Harry stava facendo finta che la sua camicia a righe bianche e nere fosse la cosa più interessante da fissare nella stanza, ed io stavo giocando con la nutella, proprio come Louis, quando lo avevo accusato di essere infedele. Ero anche un ipocrita, oltre che una cogliona, fantastico.
Louis accese una Diana, dopodiché si appoggiò alla parete della cucina, per far sì che la cenere finisse nel lavandino.
“Haz, inizi tu?”
Harry lo guardò negli occhi, profondamente, come a dire: stai scherzando, amore?
“Per una volta, almeno” lo supplicò il suo fidanzato.
Così la sposina sbuffò.
“Mi dispiace Natalie per averti detto che fai solo casini.."
“E..?” lo spronò Louis.
“E cosa? Ho detto tutto!” si lamentò Harry.
“E..?” continuò Louis, deciso a non arrendersi.
“E per starti addosso..”
“Quando?”
“Sempre” concluse, rassegnato.
“Perfetto, molto bravo Harry – si complimentò, spostando lo sguardo su di me – ora, signorina Shade, sarebbe così gentile da proseguire?”
Lo guardai, con le braccia incrociate al petto.
“Devo proprio?”
“Sì, devi proprio piccola, in questa casa non si fa altro che litigare” disse Louis.
Sbuffai, appoggiando le braccia al tavolo e guardando Harry, che ancora non si era deciso a voltare il viso verso il mio. Brutto cowboy testardo.
“D’accordo – iniziai - mi dispiace Harry per non averti ancora raccontato nulla del mio litigio con Zayn, è che solo pensare a quella notte mi fa stare male”
Finalmente Harry mi guardò, e stirò le sue labbra rosse in un sorriso.
“Racconta, sono qui”
Gli sorrisi, stringendo la mano che mi stava porgendo.
“Ed anche io” disse Louis, spegnendo la sigaretta e sedendosi affianco a me.
Eccole, le mie fate madrine da sballo.
“Mi ha detto delle cose terribili, ragazzi – iniziai, giocando con il groviglio che erano le mie mani – urlava, era fuori di sé ed ha perfino tirato un pugno al muro, non potete capire”
“Sai com’è Malik, molto teatrale” mi rassicurò Harry.
“No, Harry, stavolta faceva sul serio”
“Quante altre volte te l’ho sentito dire?”
“Ha ragione Harry, Natalie, tu e Zayn avete sempre litigato e poi fatto pace qualche giorno dopo, dagli tempo e vedrai che si risolverà tutto” mi rassicurò Louis.
“No Lou, non questa volta – dissi, guardandolo negli occhi – ho tradito la sua fiducia per l’ennesima volta”
“Beh, certo che ancora non l’ho capita quella tua decisione di tornare con Jacque..” aggiunse Harry, allusivo.
“Harry, ti prego” dissi soltanto, al mio migliore amico.
Lui alzò le mani in segno di resa.
“No, d’accordo, sto zitto”
Avevamo già affrontato quell’argomento, avevamo già litigato, e già fatto pace davanti ad un pacco di biscotti. Ancora. Aveva ragione Louis, non facevamo altro che litigare e mangiare, in quella casa, ultimamente. Probabilmente era perché tra meno di due settimane sarebbe arrivato il grande giorno, e la vera tensione dell’evento iniziava a farsi sentire sul serio.
 “Che ne dite, preparo dei biscotti?”
Ecco, appunto.
“Perché no, Haz? Muoio di fame” ne fu felice Louis.
“A patto che siano quelli al triplo cioccolato di Nigella”
“Come la principessa desidera”
Disse il cuoco, scoccandomi un bacio sulla fronte.
“Ti adoro”
“Allora.. – cominciò proprio Harry, mentre armeggiava con gli utensili da cucina – come sta andando con i discorsi dei testimoni? Li avete già scritti?”
Dannazione, i discorsi.
 
 
 
 
 
“Harry! E non spingermi!”
Stavo urlando stranamente contro il mio migliore amico, mentre entravo in casa di mio padre.
“E poi ti lamenti che non si fa altro che litigare!- mi gridò contro, tanto per cambiare – ci credo! Sai tra quanti giorni mi sposo, io?”
“Beh, grazie della considerazione, amore” disse Louis.
Come faceva ad essere sempre così bello e tranquillo? Il suo fidanzato quasi sposo era costantemente una ragazzina affetta da sindrome premestruale perenne, e lui si limitava a fare battute ironiche ed essere splendido, in ogni circostanza. Lo invidiavo da morire.
“Mi sposo tra dodici giorni! – lo ignorò Harry, sbattendo la porta di casa Shade – e tu, anzi voi, non avete ancora scritto i vostri discorsi! Ma dico io, vuoi che il mio matrimonio sia un disastro?”
Bla, bla, bla..
Mi sedetti su di uno degli sgabelli alti di quella che un tempo era la cucina di casa mia, prendendomi il viso tra le mani.
“Hai finito?” chiesi, calma.
“Mi farai perdere la testa”
“Troppo tardi” commentò Lou, facendomi ridere.
“Voi due mi manderete al manicomio” disse Harry, sfinito.
“Ehi, ragazzi”
E così si palesò in cucina l’uomo che chiamavo padre da 21 lunghi anni.
“Papà, se l’ospitalità si pagasse in oro, tu saresti il più povero di Londra” lo informai.
“Piccola, è sempre un piacere averti a casa”
Gli mostrai un sorriso a 32 denti, continuando a fare quello che stavo facendo, ovvero ignorare Harry.
“Come va, Tyler?” chiese Louis.
“Tutto normale, Lou, e voi? Tra poco sarà il grande giorno, eh?”
Non l’avesse mai detto.
“Già, e la sai una cosa, Tyler? Tua figlia non ha ancora scritto il discorso del testimone!”
“Beh, non mi sembra una tragedia, Harry – disse mio padre – quanto ci vuole? Un’ora? Due se si è indecisi su come salutare gli ospiti?”
Rimanemmo tutti in silenzio. Io e Louis guardammo prima mio padre, poi Harry, poi ancora mio padre e poi di nuovo Harry, che sembrava stesse per avere un infarto.
“Farò finta di non aver sentito – disse poi, riprendendosi – Natalie, tieni”
Mi porse carta e penna.
“Che ci devo fare?”
“Scrivere, per esempio?”
“Non sei simpatico, sappilo”
Harry roteò gli occhi al cielo.
“T’ignoro – disse poi – Lou, il tuo testimone? Quanto ancora si farà attendere?”
“No, davvero Harry, non posso avere il portatile? Siamo nel 21esimo secolo, non mi va di scrivere a mano!”
“Non fare la viziata” mi riprese, come se fosse mio padre.
Beh, d'altronde ne avevo bisogno, il mio vero padre se ne stava seduto affianco a me, ridendo come un cretino davanti ai messaggi Whatsapp della sua fidanzata, manco avesse 14 anni. Che vita triste.
Ma poi, come se avessi avuto un flash, riflettei.
“No, aspetta, riavvolgi un attimo Styles - dissi, scattando in piedi  - che hai detto a Louis?”
Neanche ebbe il tempo di rispondermi, che la porta di casa mia si spalancò. Questa cosa doveva smettere di accadere, comunque.
“Beh? Qual è l’emergenza? Non mi sembra che nulla stia bruciando”
Quella voce mi fece venire i brividi. Mi immobilizzai, e forse trattenni anche il respiro, quando lo vidi entrare nella mia cucina. Ci guardammo per qualche secondo, senza dire nulla, anche Harry, Louis e mio padre avevano smesso di fare qualsiasi cosa, la tensione era troppo forte.
“D’accordo – disse poi mio padre – io vado, posso lasciarvi casa mia per qualche ora senza che nessun abusivo la occupi?”
“Papà, neanche due mesi fa vivevo qui” gli ricordai.
“Giusto – disse lui, schioccando la lingua – a dopo”
E così sparì. Rimanemmo solo noi quattro, fermi, in silenzio, e senza il coraggio di muovere un muscolo. Fino a che Zayn, non si rivolse ai due sposini.
“Che ci fa lei qui?” chiese.
“Per inciso, come ho detto due secondi fa, io ci vivevo qui, ma nessuno sembra ricordarselo”
Non sembrava neanche la mia voce, quella che avevo appena sentito. Avevo parlato senza nemmeno rendermene conto, era uscita da sola.
“Intendevo nello stesso posto in cui mi trovo io – rispose Zayn, scontroso – era un “qui” figurativo”
Harry lo guardò interrogativo, mentre Louis controllava l’iPhone.
“Certo, come no, Malik – fece, stranito – beh, noi andiamo, giusto Lou?”
Louis, in tutta risposta, rise per qualcosa che doveva aver letto sul suo telefono.
“Louis!” urlò Harry.
“Oh, sì, scusa Haz, Liam è proprio un coglione, dovresti leggere cosa ha scritto a proposito di.. – ma si bloccò, quando notò lo sguardo del suo ragazzo – okay, d’accordo, ho capito, andiamo”
Harry sorrise appena, facendo per andarsene.
“No! Aspetta! – urlai, tirandolo per un braccio – come sarebbe a dire che ve ne andate?”
“Quanti significati ha questa frase, Natalie?”
Lo guardai supplicante.
“Non puoi lasciarmi qui, con lui”
“No, tranquilla, me ne vado anche io” fece Zayn.
“Non se ne parla neanche – si mise in mezzo Louis, autoritario – voi due oggi scriverete quei dannatissimi discorsi dei testimoni, non ho voglia di sentire Harry per un’altra settimana che blatera a proposito di voi due che siete degli irresponsabili perdi tempo”
“Però, ci sai fare con gli insulti, Styles” lo presi in giro.
Harry mi fece il verso.
“Buon lavoro”
E così, i due sposini traditori chiusero la porta, lasciandoci soli. Il silenzio aleggiò per qualche secondo: eravamo entrambi in piedi, io con la mia camicia extra large presa in prestito da Harry e lui con una maglia a maniche lunghe, a luglio. Perché? Sorvolai, per poi sbuffare, dato che il primo passo avrei dovuto farlo io: Zayn era un campione in quanto a mettere il broncio.
“Beh?” cominciai.
Lui mi guardò, dall’alto in basso, increspando le labbra in un minuscolissimo impercettibile sorriso bastardo.
“Anche se dobbiamo convivere momentaneamente in pochi metri quadri, non significa che mi sia tornata voglia di parlarti” disse poi, sentendosi superiore.
“Fa’ un po’ come ti pare”
Feci per salire le scale e raggiungere camera mia.
“Dove vai?”
Ma lui mi fermò, con quelle parole.
“Che t’importa? – gli chiesi, stringendomi nelle spalle – non hai voglia di stare con me, il tuo messaggio è arrivato forte e chiaro, Malik”
“E allora? Dobbiamo scrivere questi maledetti discorsi, e siamo entrambi testimoni, lo faremo insieme”
Lo guardai negli occhi, aspettando che dicesse qualcos’altro, ma Zayn era arrabbiato davvero. Così mi arresi e tornai in cucina, porgendo anche a lui foglio e penna. Neanche a dirlo, non mi ringraziò.
Passarono esattamente cinque minuti da quando avevamo deciso di metterci seriamente al lavoro, ma io stavo già impazzendo.
“Dannazione! – sbottai – c’è troppo silenzio qui dentro!”
Zayn alzò piano la testa dal suo foglio, per guardarmi.
Era bellissimo, si era fatto la barba, ed i suoi capelli neri che aveva evidentemente deciso di non tagliare mai più, erano ancora un po’ umidi per la doccia che doveva essersi fatto.
“Se tu non fossi una ragazzina viziata ed egocentrica, sarebbe più facile passare neanche cinque minuti senza che nessuno ti parli, dandoti più importanza di quella che meriti”
“Smettila di fare così lo stronzo, Zayn”
Lui scosse la testa, quasi rassegnato. Ma io non mi arresi.
“Mi sono stancata di sentirmi insultare da te, fa troppo male e tu sei troppo importante”
Lottai contro le lacrime, e lui se ne accorse, perché cambiò espressione.
“Come devo fare con te, Natalie? – disse, spiazzandomi – pensi che per me sia facile trattarti così? È che voglio che tu smetta di darmi per scontato”
“Io non ti do per scontato” mi difesi.
“Ah no?”
Non risposi, ci pensai su, e forse aveva ragione.
“Mi dispiace”
“Come se bastasse”
“Mi dispiace davvero?” tentai, guardandolo di sottecchi.
Lui trattenne un sorriso, e buttò la penna sul tavolo.
“Sei una stupida, Natalie”
Gli sorrisi, sinceramente.
“Che stai scrivendo per Louis?” domandai, tentando di sbirciare sul suo foglio.
“Vuoi copiarmi? Davvero? – fece, divertito – pensi sul serio che quello che scriverò io per Tomlinson possa valere anche per Styles? Almeno Lou ha vagamente le sembianze di un uomo”
Beh, in effetti, non aveva tutti i torti. Almeno Louis evitava di ostentare la sua omosessualità, andando in giro con eccentriche fasce tra i capelli, orecchini pendenti e camice rosa.
“E poi Harry morirebbe lì sull’altare, se due secondi dopo aver sentito il tuo discorso, sentisse esattamente le stesse parole uscire dalla mia bocca”
Zayn fece schioccare la lingua.
“Giusta osservazione”
Stavamo parlando normalmente, ma mancava qualcosa, tra di noi. Mancava quella classica scintilla firmata Zayn e Natalie, e mi mancava da morire.
“Zayn?”
“Sì?”
Glielo stavo per dire, che mi mancava, che faceva male tutta quella situazione, ma mi bloccai davanti ai suoi occhi. E davanti alla suoneria del mio telefono.
“Che vuoi? - risposi, brusca – oh, sei tu, ciao, no, non me l’ero dimenticato, sto uscendo di casa, sì, adieu mon amour”
Lanciai il telefono sul tavolo, passandomi freneticamente una mano tra i capelli.
“Te l’eri dimenticato, eh?”
La voce di Zayn mi risvegliò da quello stato di trance ed ansia in cui ero caduta, così alzai gli occhi su di lui. Mi stava guardando con le sopracciglia inarcate, scettico.
“Era Jacque” dissi, incolore.
“Sì, l’avevo capito – fece, appoggiando un gomito allo schienale della sedia – il tuo “adieu mon amour”, non lasciava alcun dubbio”
Non risposi, non avevo voglia di litigare, avevo qualcosa di molto più importante a cui dedicare i miei sforzi cerebrali.
“Ho la prima prova del vestito, oggi”
“E?”
Rimasi a guardarlo: noi due, lì nella mia cucina, lui bello da fare male ed io che mi torturavo l’unghia del pollice con i denti.
“E la mia macchina ce l’ha Dyana” continuai.



“Non ci pensare neanche” disse poi, dopo una lunga sequenza di sguardi.
“Io non te l’ho chiesto” dissi, offesa, mettendo mano al mio iPhone.
“Sarà meglio”
Così anche lui prese il suo iPhone ed iniziò a ticchettare sullo schermo, preso dai suoi mille social network: Zayn Malik era un uomo estremamente social. Mentre io, presa dall’agitazione, iniziai a chiamare tutti quanti.
“Pronto? Niall? Ah non puoi parlare? Sei alla partita, oh, okay.. beh, puoi passarmi Liam? Ah sì, giusto, non può parlare nemmeno lui, fa niente, ci vediamo domani, ciao Niall”
Pensai a chi altro avrei potuto chiamare, ed esclusi Perrie, era troppo presa a nasconderci qualcosa.
Ringhiai, mentre Zayn mi guardava di sottecchi.
“Andata male?”
“Non nascondere la tua gioia, Malik”
Dissi, portando nuovamente il telefono all’orecchio.
“No, certo che non la nasconderò, probabilmente se non andrai alla prima prova del tuo vestito lo daranno a qualche altra sposa, e tu, colta da un improvviso sconforto per aver perso l’abito dei tuoi sogni, deciderai di non sposare quel coglione del tuo fidanzato”
“Pronto? Louis? – fu questa la mia risposta al suo monologo – tu ed Harry dovete venire subito qui, no nessuno ha ucciso nessuno, ma ho bisogno di voi, oggi ho la prova generale del vestito da sposa e.. pronto? Lou? Non ascoltare quella pazza di Harry e non riattaccare! Pronto?”
Guardai il mio iPhone, e lottai contro la voglia di lanciarlo contro il muro.
“Stronzi” dissi poi, tra i denti.
Zayn ridacchiò, giocando con le dita con le sue labbra. Cercai di non dare troppo peso al fatto che quel suo passatempo mi stesse letteralmente facendo impazzire.
“Papà? Dio sia lodato, non hai il telefono staccato come al solito, no non m’importa che sei al lago con Danielle, sì, okay d’accordo salutamela tanto anche tu, ma papà, dannazione mi ascolti?, dovete tornare qui e portarmi da Deborah – attimo di silenzio in cui desiderai uccidere l’uomo che mi mise al mondo – ma sei mio padre! Oh, al diavolo, a Natale me ne ricorderò quando sarà il turno del tuo regalo”
E riattaccai, per l’ennesima volta. Possibile che nessuno mi volesse bene al punto da mollare le loro patetiche vite e correre da me?
Stavo per chiamare Manuel, quando vidi Zayn alzarsi dalla sedia ed estrarre le chiavi della Panda Station wagon dalla tasca dei suoi jeans neri strappati.
“Cosa fai?”
“Vieni, ti porto io a questa stupida prova”
“Mi manca Manuel”
“Non renderti ridicola più di quanto tu abbia già fatto”
Detto questo, chiuse la porta dietro le sue spalle. Dopo pochi secondi, sentii il rombo della sua macchina, e lì capii che c’era solo una persona che avrebbe mollato sempre la sua patetica vita, per correre da me.
 
 
 
 
Erano le 03:40 PM quando entrai nel negozio di abiti da sposa, anzi, quando mi fiondai nel negozio di abiti da sposa.
“Buongiorno Deborah! So che sono in ritardo, ma ho fatto casino con la macchina e..”
“Oh, ben trovata Natalie! – mi interruppe lei, scoccandomi due baci sulle guance – non preoccuparti, noi non badiamo mai troppo ai ritardi delle nostre spose”
Le sorrisi riconoscente, per poi legarmi i capelli in una brutta coda, dato la corsa che avevo fatto per entrare lì dentro con almeno meno di trenta minuti di ritardo.
“Odio questa cazzo di strada, ho dovuto lasciare la macchina in seconda fila e se senti qualcuno urlare probabilmente è il proprietario del Mercedes a cui ho ammaccato il lunotto posteriore”
E così Zayn fece la sua entrata trionfale da Deborah’s, passandosi teatralmente una mano tra i capelli ed arricciandosi le maniche della maglietta a maniche lunghe sui gomiti. Quale parte della frase “Zayn è luglio”, non capiva?
Stavo per dire qualcosa, ma Deborah mi precedette.
“Natalie – mi disse, ammiccando e sorridendo maliziosamente – nessuno ti ha mai detto che far vedere l’abito al futuro sposa prima del dovuto, porta sfortuna?”
Il mio viso cambiò quattordici tonalità di rosso, mentre Zayn quasi non si strozzava con la sua stessa saliva.
“No, lui non è, cioè insomma..” tentai.
“Non sono io lo sposo” concluse Zayn, al posto mio, vedendomi in palese difficoltà.
Così gli sorrisi, per ringraziarlo, e lui ricambiò.
“Oh, d’accordo, peccato” si lascò sfuggire Deborah.
Ma peccato cosa, troia? Tieni le mani a posto. Non avevo mai insultato Deborah prima d’ora, ma chissà perché in quel momento lei ed i suoi capelli viola mi stavano dando non poco fastidio. Un po’ come quella Kate, da Chanel, perché le donne di cinquant’anni non sapeva più stare lontane dagli uomini che potrebbero essere figli loro?
La mano di Zayn che si posava sulla mia schiena, mi fece risvegliare da quei pensieri.
“Volete seguirmi di là?”
Annuii e Deborah ci condusse nella sala dei camerini, dove ero già stata con Harry, Pez e Dyana qualche settimana prima.
“Sai Natalie, mi aspettavo di vederti con quel tuo amico, Harry, mi ha spedito molte e-mail”
“Ah sì?” feci, mentre Zayn si accomodava su una delle poltroncine bianche con visuale sui camerini.
Scambiai un’occhiata stranita con lui.
“Sì – disse lei, contenta, mentre trafficava tra gli abiti alla ricerca del mio – si definiva il mio fan numero 1”
Zayn abbozzò una risata, ed io roteai gli occhi al cielo.
“Beh, Harry è un po’.. come dire.. eccentrico?” dissi.
“Sì, me ne sono accorta – rise, porgendomi il mio vestito – ecco a te, cambiati pure con tutta calma, e quando hai finito chiamami”
Mi scoccò un occhiolino e ci lasciò soli. Io entrai nel camerino ed iniziai ad infilarmi il vestito, ma, come l’ultima volta, ebbi non poche difficoltà.
“Zayn?” urlai.
“Cosa c’è?” rispose lui, svogliato.
“Mi daresti una mano? Questa stupida lampo non ne vuole sapere di salire..” dissi, sforzandomi d’ignorare il suo tono scocciato.
Lo sentii sbuffare, e poi vidi il suo viso fare capolino dalla tenda del camerino, mentre la scostava per entrare. Quando però alzò lo sguardo su di me, rimase con le mani a mezz’aria, e con gli occhi fissi sul mio riflesso nello specchio.
“Che c’è? - gli chiesi, scettica – ti sei dimenticato come si tira su una lampo?”
“No, ma, cioè, tu.. cazzo.. Natalie.. – farfugliava cose a caso – sei bellissima” concluse poi.
Non nascosi un sorriso, abbassando lo sguardo sulle mie converse bianche.
“L’ultima volta che sono stata qui, ed ho provato questo vestito, non riuscivo ad immaginare nessuno che non fossi tu, ad aspettarmi all’altare” confessai.
“Lo so, me lo ricordo” disse lui, armeggiando con la mia lampo.
“E adesso che sei qui, con me, mi è ancora più difficile farlo”
Lui sorrise, in quel suo modo di sorridere che, se solo avesse voluto, avrebbe potuto fermare una guerra secolare.
“Allora non farlo”
Zayn appoggiò il mento sulla mia spalla nuda, ed adagiò le sue mani sui miei fianchi, stringendomi in un lieve abbraccio.
“Immagina me e te – mentre parlava, il suo respiro si infrangeva sul mio collo – è estate, fa caldo, e la cerimonia è sul mare, perché tuo padre mi ha rubato l’idea del lago – ridacchiò, portandosi dietro anche me – io ti sto aspettando, un po’ emozionato ma faccio finta di niente, perché la mia squadra è al matrimonio..”
“E tu sei già abbastanza preoccupato per il fatto che probabilmente i tuoi giocatori non ti porteranno mai rispetto, dato che sono quasi tutti più vecchi te” dissi, senza pensare.
“Rovini tutti i momenti più belli” disse, ridendo.
“Lo so”
“Sta’ zitta”
“Okay, tu continua, però”
Lui sorrise, lasciandomi un piccolissimo bacio a fior di pelle sulla spalla.
“Sono tutti là per noi, e Louis mi ha appena tirato un pugno sulla spalla per incoraggiarmi, perché tu sei arrivata, insieme a tuo padre, e diavolo quanto sei bella, piccola, sei la più bella sposa che si sia mai vista – fece una pausa, mentre io avevo chiuso gli occhi, per immaginare ogni singola parola – Harry sta già piangendo, perché è una checca mega galattica e tu cammini lentamente verso di me, mi guardi, mi sorridi, ed una volta arrivata all’altare..”
“Eccomi qui! La lampo ha fatto cilecca un’altra volta?”
La voce di Deborah interruppe quel momento magico, e Zayn spostò immediatamente le sue mani dai miei fianchi, allontanandosi di qualche centimetro.
“Ho apportato quella piccola modifica che mi avevi detto, Natalie, alle decorazioni in argento, che te ne pare?” mi chiese, a voce alta.
Mi sentivo frastornata, non riuscivo a guardare e pensare a nulla che non fosse lui, e il suo fiato sul mio collo, e quell’immagine di noi al mare.
“Natalie? Ci sei?”
“Sì, scusa Deborah, il vestito è perfetto..” sussurrai, appena, scuotendo la testa.
“E tu? Che ne pensi? – disse poi rivolta a  Zayn – che maleducata! Non ci siamo neanche presentati!”
Ma per favore..
“Piacere, Deborah”
“Avevo immaginato – alluse Zayn, indicando all’enorme insegna del negozio – Zayn Malik”
Io ridacchiai mentre si stringevano la mano, ma Deborah non si diede per vinta.
“Beh, che ne pensi, Zayn?”
Lui annuì, guardandomi.
“Natalie è bellissima, il vestito le sta molto bene ed il suo sposo è fortunato, davvero – lo vidi stringere i denti, mentre cercava di sorridermi – ti aspetto fuori” disse poi, uscendo dal negozio.
Sentii lo sguardo di Deborah addosso, ma io non dissi nulla, non ce ne fu bisogno.
 
 
 
 
Dieci minuti dopo ero fuori da quel negozio completamente bianco, e Zayn era appoggiato al muro dell’edificio, mentre fumava la sua sigaretta quasi finita.
“Allora? L’hai preso?”
Scossi la testa.
“Ho la seconda prova a settembre”
“Come mai queste fretta?”
“Abbiamo anticipato il matrimonio”
Ci fu un attimo di silenzio, in cui Zayn spense il mozzicone di sigaretta sul marciapiede, con rabbia.
“Ah” disse soltanto.
“Ci sposiamo a dicembre”
“Dicembre? – chiese, scettico – ma non avevi sempre detto di volerti sposare in estate?”
“Avevo sempre detto tante cose”
“Già”
Altro attimo di silenzio.
“Quindi dovrai tornare a settembre?”
Annuii.
“Tanto tu sarai in Italia, per altri quattro anni, no?”
Lui non rispose, controllò l’orario sull’iPhone, e si fece scappare una bestemmia.
“Che succede?” chiesi, aggrottando le sopracciglia.
“Sono in un ritardo del cazzo – disse, prendendomi per mano – vieni, dobbiamo andare in un posto e tu devi venire con me, non ho tempo di portarti a casa”
“Lasciami qui, no?”
Zayn mi stava già trascinando verso la sua macchina.
“Non ti lascio per strada, e poi me lo devi, muoviti”.
 
 
 
 
 
*“Cosa ci facciamo all’Old Trafford? – chiesi, mentre Zayn mi trascinava verso la tribuna d’onore, facendosi spazio tra tutte le persone sedute, salutando qualcuno qua e là – non è né il compleanno di Liam né quello di Niall, non dobbiamo venire a vederli giocare per forza”
“Stai un po’ zitta, Natalie? – mi chiese, molto molto sgarbatamente – lo vedi quello? – disse, facendomi voltare ed indicando un signore a caso – quello è Joel Glazer, il presidente del Manchster United, quindi saluta e sorridi”
Feci come mi aveva detto, salutando con la mano e sorridendo quello che, a quanto pare, non era affatto un signore a caso.
“Okay ma, cosa centra con te il Manchster United?”
Ero confusa.
“Lo vedi quello?” ed indicò ancora.
“Malik, nessuno ti ha mai detto che non è buona educazione indicare la gente a caso?”
“È proprio questo il punto! – gridò, entusiasta – non è gente a caso quella che sto indicando, è Louis Van Gaal, l’attuale allenatore del Manchester”
“Continuo a non capire”
“Ma va?” chiese retoricamente, meritandosi un mio schiaffo sulla spalla.
“L’altro giorno, ti ricordi quando quella mattina me ne sono andato da casa tua? – ricordai amaramente ed annuii – avevo un colloquio con Glazer”
“Un colloquio? Tipo un colloquio di lavoro?” chiesi, iniziando a capire.
“Quanti colloqui conosci, Natalie?”
“Che palle che sei – roteai gli occhi al cielo, però poi mi resi conto dell’importanza della situazione – e quindi? Com’è andata?”
“Tu che dici? – chiese retoricamente, ancora una volta -  mi ha invitato qui a vedere Manchester United – Newcastle in tribuna d’onore, pensi che sia andata bene o male?”
Ragionai, guardando il suo sorriso.
“Ma l’Italia? Era il tuo sogno, Zayn”
Lui annuì, guardandosi le mani, e sorridendo appena.
“Ho preso appuntamento con Glazer un paio di giorni fa, quando pensavo che ci saremmo trasferiti definitivamente a Portobello Road e che entrambi avremmo rinunciato a Milano e Parigi”
Girò il volto verso il mio, senza dire più nulla.
“Mi dispiace”
“Stai scherzando? Allenerò i Red Devils, non c’è nulla di cui dispiacersi!” scherzò.
“Hai capito, Zayn” insistei, io.
Lui annuì, appoggiando il gomito al bracciolo del suo seggiolino dello stadio, posando poi la sua mano sulla mia.
“Non importa..”
“Non è vero” mi affrettai a contraddirlo.
“Ferma, fammi finire – m’interruppe – non m’importa perché proprio ieri, stavo pensando a tutte quelle foto appese al tuo muro, hai presente? Te le ricordi?”
“Potrei mai dimenticarle? Quelle foto raccontano la storia di tutti noi”
“E raccontano anche tutte le promesse, i segreti e le bugie che ci sono state tra di noi – disse, con un sorriso amaro ad increspargli le labbra – ma soprattutto, ci raccontano quello che saremmo potuti essere, ed io ho capito che non m’importa, ti tengo anche così”
Alzai gli occhi nei suoi, per poi abbassarli sulle sue labbra.
“Dovremmo farne di nuove, mi hanno stancato tutte quelle vecchie foto, mi fanno solo deprimere”
Lui annuì, d’accordo, sempre più vicino al mio viso.
“Noi siamo cambiati, è giusto che cambino anche le nostre immagini appese alla tua parete”
Annuii, socchiudendo gli occhi. Sentii le sue dita scostare una ciocca di capelli dal mio viso, dietro al mio orecchio.
“Il vestito ti sta d’incanto”
“Questo è un commento da Harry”
“Lo so, ma è così”
Le nostre labbra si stavano per sfiorare, quando tutta la tribuna, esplose in grida di gioia. Niall, aveva segnato, ed io e Zayn rimanemmo a guardarci per qualche secondo, per poi alzarci insieme ed esultare, davanti all’abbraccio di Liam ed Horan, in campo, mentre le nostre mani si stringevano.
E mentre scattavo quella fotografia, non potevo fare a meno di pensare che non ci sarebbe stato modo migliore, di cominciare a costruire nuove immagini di noi.
 

 
 
 
 
 
who cares?
ciao bimbe :)
come state? 
tra poco ricomincia la scuola eeeeeh? che classe farete? io devo aspettare ottobre per l'inizio delle università.
anyway, pensavate che sarei sparita ancora? e invece no, ormai ho ingranato ancora con la scrittura e non me ne vado più.
(so di averlo già detto e poi non rispettato, ma fa niente)
quella tra parentesi è la mia coscienza, ignoratela.
comunque, vi piace il capitolo 25? è lunghissimo! ho notato di avervi spiazzate un pochino con il 24, davvero credevate che Natalie, indecisa com'è, avrebbe mantenuto la sua parola?
ho costruito un personaggio strano.. però davvero, mi sono affezionata un sacco a questa storia, e a voi.
pensare che mancano solo 5 capitoli alla fine mi mette una tristezza enorme addosso. ma non pensiamoci. 
ho già altre idee per nuove storie, e poi mi sa che farò un sacco di missing moments di half a heart ahahah, è il mio grande amore!
detto questo vi saluto, al prossimo capitolo, ciao bimbe <3

p.s: un saluto speciale alla mia Ile
p.p.s: se volete seguirmi o contattarmi su twitter, questo è il mio nick: @Snowhivte




 
 
 
 
 
  
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