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Autore: Alena18    31/08/2015    17 recensioni
Non si trattava più di vivere, era arrivato il momento di sopravvivere.
Quel mondo non aveva nome e a quel destino non c'era fine.
Il cerchio si stava chiudendo ed io ne facevo inevitabilmente parte, ero come il sole che illumina i pianeti, che permette la vita, ero indispensabile.
Ma che vita era quella? Avrei voluto scappare, tornare indietro nel tempo.
Per me le lancette dell'orologio si erano fermate, lasciandomi bloccata lì, in trappola.
DALLA STORIA:
-Non dovevo fidarmi di te- gli dissi in tono deluso, ma freddo.
-Io non mento- pronunciò fermo cercando di sostenere il mio sguardo.
-Allora mostrami chi sei veramente-

NIENTE È COME SEMBRA!
© Tutti i diritti riservati.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Risveglio '
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“La storia si ripete.”


 
     Gelo. Non riuscivo a pensare ad altro oltre al pungente freddo e al terribile dolore alla testa. C’era soltanto il vento tagliente che mi graffiava la pelle e le solite, fastidiose, incredibilmente acute fitte alle tempie, erano forti come un cuore pulsante. Mi sentivo completamente pietrificata, rigida come un manico di scopa, ghiacciata come la neve in montagna: era esattamente come immaginavo la morte, buia e vuota, agghiacciante e tremendamente spenta, come le macerie di una casa abbandonata. A quel pensiero il cuore batté veloce nel petto e l’orribile sensazione di sprofondare mi sommerse, ma riemersi quasi subito, quando si è morti non si sente nulla: ero viva. Alle volte pensavo che essere vicina alla morte mi avrebbe dovuta aiutare a scacciarla, avrei dovuto avere una vita più lunga, ma io non mi ero mai avvicinata alla morte, no, io la morte l’avevo vista in faccia e ne avevo un’idea così precisa da poterci fare un ritratto, o magari scriverci su un libro.
D’improvviso la presenza viva di qualcuno in movimento al mio fianco mi riscosse. Avrei voluto non dover aprire gli occhi, sentivo le palpebre sottili come un foglio di carta da stampante, congelate e spesse come la superficie ghiacciata di un lago, ma una forte scarica di brividi mi fece sentire come se stessi cadendo in una buca senza fine, la luce sempre più lontana. Era anche questa la morte, precipitare senza mai fermarti, sprofondare nell’oscurità con la terribile sensazione che non ci sarebbe stato nient’altro che quella caduta infinita a riempire il tuo dolore.
Spalancai gli occhi e aprii la bocca in cerca d’aria. Quando ebbi preso un respiro profondo fu come aver mandato giù gas nocivo, come aver bevuto un sorso di veleno, o come aver mangiato un piatto di chiodi vecchi, ma terribilmente taglienti. I miei polmoni sembrava stessero bruciando, non avevo mai trovato così insopportabile respirare prima di all’ora. L’accenno dell’alba chiara era l’unica cosa che riuscivo a vedere e quando strinsi le mani a pugno, me le ritrovai colme di neve, quasi non sentivo la differenza di temperatura tra quest’ultima e il mio corpo. Tentai di voltare il capo per capire dove mi trovassi, ma la testa era così pesante che pareva fosse incollata al suolo.
-Non agitarti- una voce morbida e bassa mi riprese rompendo il silenzio totale in cui mi ero risvegliata facendomi perdere un battito per la sorpresa –Serve solo a farti star peggio- quella voce non mi era nuova, sapevo a chi apparteneva, così quando voltai lentamente il capo a sinistra e i miei occhi asciutti incontrarono quelli azzurri di Jace non mi sorpresi più di tanto. La cosa che veramente mi spiazzò, quando riuscii a metterlo a fuoco, fu l’espressione stampata sul suo viso che non era rivolto verso di me. Era dolce, triste e allo stesso tempo duro il suo sguardo mentre fissava come tormentato qualcosa sul terreno. Quando spostai il mio sguardo verso terra notai che, a livello del mio viso, c’era qualcosa, era un intreccio di ciocche scure e incolori, stracci vecchi e sporchi, mi ci volle solo un altro istante per rendermi conto che la cosa inerte vicino alla quale Jace era accovacciato era Ester. Dilatai le narici e serrai le labbra, sentii gli occhi riempirsi di lacrime calde, tanto calde da farmi pizzicare il naso. Cominciai a muovermi freneticamente in cerca della forza necessaria per potermi tirare su ed allontanarmi di lì, avevo un brutto presentimento ed ero quasi certa che la sensazione di morte che avevo avvertito poco prima era legata a lei, al suo essermi così vicina. –Sprechi solo le tue forze così e credimi quando ti dico che adesso non puoi permetterti affatto una cosa del genere-. La calma con cui parlava, la tranquillità con cui sfiorava il volto scarno di Ester mi mise tutt’altro che a mio agio, mi sentivo come se fossi in presenza di un matto sul punto di uccidermi con la forza delle sue stesse mani.
-J-Jace…- balbettai e la vista mi si appannò a causa delle nuvolette d’aria bianca che fuoriuscivano dalle mie labbra secche –che… che sta succedendo?- non riuscii a trattenere una lacrima che scivolò via cadendo sulla neve ghiacciata al suolo. Un istante dopo scomparve divenendo un’unica cosa con la terra bianca: era esattamente ciò che avrei voluto fare io, mimetizzarmi, cambiare aspetto, diventare invisibile, sparire.
-È giunto il momento, Maya- il suo non guardarmi negli occhi mi inquietava, mi serviva qualcosa alla quale potessi aggrapparmi, qualcosa che mi trasmettesse familiarità e pace, qualcosa che potesse cancellarmi dalla mente l’orribile scenario di sangue che avevo tatuato negli occhi. Ma lui non mi vedeva e la cosa mi fece inspiegabilmente male.
-Per cosa?- Dov’era finita la mia rabbia? Dov’era il coraggio e la magia? Per un attimo desiderai che Jace se ne andasse, avrei voluto che ci fosse Peter lì (quello vero), avrei voluto guardarlo in faccia e odiarlo, morire nei suoi occhi ingannatori e trascinarlo giù con me. Jace era solo quanto di più vicino potessi sentire, non avevo motivo per odiarlo, o per mostrarmi forte con lui, era una sorta di inappropriata debolezza.
-Tornerà, Maya- la sua voce si illuminò di un sentimento che ormai non sentivo né vedevo da tempo: amore. –In questo giorno Ester tornerà alla vita- le strinse una mano mantenendo il suo volto basso e nascondendo i suoi occhi lucidi. Tutto ciò non faceva che indebolirmi, mi annebbiava la mente come fitto fumo grigio impedendomi di capire che la cosa realmente importante era che io restassi lucida e sapessi chi era il vero nemico.
-Jace, ti prego…- soffiai deglutendo forte –Ti prego, dimmi cosa mi succederà- lo implorai con un filo di voce incapace di controllare la paura che mi ribolliva nelle vene.
-Maya, tu…-
-Sei ancora qui, Griffiths?- sbottò rude Cameron che non avevo sentito arrivare –Hai fatto la tua parte, no? Dovresti già essere lontano, erano questi i patti, dico bene?- il ghigno sprezzante che aveva dipinto in viso mentre fissava divertito Jace che teneva la mano della mia antenata fissandola con muto desiderio, mi irritò e strinsi i pugni per frenare l’impulso di urlargli contro.
-Dici bene, Poniard- esordì Jace con tono così inespressivo che fui costretta a strizzare gli occhi per accertarmi che ci vedessi ancora bene. Jace aveva lo sguardo di un uomo appena tornato da una guerra incredibilmente lunga e sanguigna, un uomo che aveva combattuto per arrivare dov’era adesso: accanto a lei. Ecco, era quel suo sguardo ad andare in contrasto con la sua voce terribilmente spenta –Fossi in te non mi sentirei troppo sicuro di sé, i tuoi piani potrebbero crollare- si voltò a guardarlo e un secondo dopo era già in piedi davanti a Cameron, un sorriso tagliente gli si disegnò in volto –Ma io sarò lontano e tu sarai morto- chinò leggermente la testa di lato prendendo a ridere senza gusto. Vidi Cameron avvicinarsi a lui pericolosamente, gli occhi di fuoco, le labbra un linea netta e bianca che gli divideva il viso.
-Va via- sibilò e potevo vedere una vena pulsare sul collo dello stregone dai capelli corvini.
-Con piacere- terminò Jace prima di superare il suo nemico con grosse falcate che quasi non lasciavano orme sulla neve pallida. Improvvisamente desideravo che restasse, il fatto di essere sola con un’antenata morta che stava per risorgere e un potenziale stregone serial killer mi inquietava. Non potevo permettermi di essere debole e spaventata, ma lo ero.
-Perché sono qui?- chiesi improvvisamente odiando mentalmente la mia posizione, era già abbastanza terrificante guardarlo mentre ero in piedi dovendo comunque alzare lo sguardo, ma ora che ero stesa mi sentivo uno scarafaggio di fronte ad un gigante. Lo vidi irrigidire le spalle mentre continuava ad andare avanti e indietro evitando di guardarsi intorno.
-Alle volte è così irritante la tua ingenuità, poi tu hai la grande capacità di essere al contempo ignorate e quasi la situazione diventa comica, ma ovviamente non è questo il caso dato che non sto ridendo- sul suo viso si era dipinta un’espressione di disgusto e disprezzo, per un attimo mi parve di vedere Justin, ovvero Peter, mentre mi trattava come uno zerbino. Era così umiliante.
-Ti ho fatto una domanda e non sono così stupida sai? Ma forse, dato che voi tutti credete di conoscermi così bene da poter sputare sentenze e giudicare senza un minimo di esitazione, un tempo, in una specie di universo alieno lo sono stata, magari credevo di potermi fidare cecamente di te e ti chiedevo un abbraccio perché mi bastava quello. Allora sì, hai ragione, forse davvero una parte di me è tanto stupida e ingenua- sputai lasciando che le parole mi uscissero taglienti e folli dalle labbra, rammentando il sogno che avevo fatto quando ero ancora sotto il controllo del veleno fatato. Probabilmente Cameron avrebbe cominciato a ridere sul serio, ci avrei scommesso, ancora qualche altro secondo per raccogliere tutto quello che avevo detto senza un briciolo di lucidità e si sarebbe piegato in due dalle risate. Ma come mi era venuto in mente di dire certe cose?!
-Cosa hai detto?- portò i suoi occhi spalancati nei miei timorosi, odiavo i suoi alti e bassi e odiavo anche i miei, un secondo prima ero in procinto di farmela addosso, quello dopo ero tanto sicura di me che avrei potuto pensare di farla fare a lui addosso.
-Io…- cominciai bagnandomi le labbra con la lingua mentre lui avanzava lento verso di me, guardandomi come se fossi stata una specie di rara creatura –Non ho detto nulla, lascia perdere- tagliai corto sperando che lui lasciasse cadere la conversazione, ma non fu così.
-Tu hai detto che c’era un tempo in cui potevi fidarti di me e volevi abbracciarmi- mi puntava un dito contro e la sua espressione era simile a quella di un matto delirante.
-Non ho mai detto questo- ribattei rivolgendo nuovamente il mio viso in direzione del suo, più vicino di quanto mi aspettassi –Ho detto che in un altro universo questo sarebbe potuto accadere, per quanto impensabile è il fatto che io possa voler abbracciare proprio te su sette miliardi di persone al mondo- sbottai roteando gli occhi al cielo e provando ancora una volta a tirarmi su causandomi solo altre fitte.
-So quello che ho sentito e tu hai detto delle cose così…- si arrestò di colpo e lo vidi respirare a fondo –Perché hai detto quelle cose?- chiese infine, ma la sua più che una domanda pareva un’affermazione.
-Perché dovrei risponderti?- chiesi a mia volta non capendo perché lui fosse tanto interessato a quella faccenda –Tu devi ancora farlo-.
-Dovresti sapere perché sei qui, hai la risposta al tuo fianco- indicò Ester accanto a me passandosi una mano sul volto –Lei tornerà, è per questo che sei stata preparata, è per lei che tutti ti vogliono. Tu puoi ridarle la vita- esordì in tono assente e stanco, improvvisamente non sentivo più di dover difendermi, sembrava più calmo adesso.
-Ma perché? Perché deve tornare?- domandai con la disperazione nella voce, tutta quella storia mi aveva distrutta e solo a causa di Ester. Mi morsi la lingua per aver pensato a lei in modo così cattivo ed egoista.
-Diciamo che ha lasciato delle cose in sospeso quando è morta- disse, ma sapevo che c’era dell’altro sotto.
-Ah, tu intendi dire quando Justin l’ha pugnalata a tradimento uccidendola senza un vero motivo- affermai ironica notando che avevo detto Justin anziché Peter, ma poi mi fermai a pensare. E se il motivo lo avesse avuto? Impossibile, si trattava di Justin, o meglio, di Peter, lui era capace di tutto.
-Ester non era certo una santa, ma Justin è sicuramente uno degli esseri più insidiosi e spietati mai esistiti- disse senza espressione nella voce, poi lo vidi fissare un punto impreciso sopra la mia testa, lo sguardo perso nei ricordi. Quando parlò ancora quasi sobbalzai per la sorpresa –Ho scoperto che l’aveva uccisa solo qualche ora dopo. Quando arrivai lui era incosciente. Era steso proprio qui- indicò un punto del suolo di fronte ad Ester. Non riuscivo ad immaginarmi il vampiro in uno stato di incoscienza, non più –Accanto a lui c’era un pugnale sporco di sangue. Ricordo che mi apparve tutto così strano, avevo le idee così confuse e mi sentivo ansioso, terribilmente ansioso. Così mi servii di un incantesimo per entrare nella mente di Justin e vedere cosa gli era accaduto. Ho praticamente visto morire Ester, ma una cosa mi fu chiara come l’acqua: era lei che lo aveva fatto addormentare, lei gli aveva lanciato un incantesimo. Era furba, probabilmente si aspettava una cosa del genere da parte di Justin, forse non pensava di morire, ma sapeva che lui era pericoloso. Così la sua morte aveva reso effettivo il suo incantesimo che poteva essere spezzato solo dal sangue della prescelta. Ti ho cercata per così tanto tempo, ma questo tu lo sai già- affermò rivolgendomi un’occhiata torva –Sai anche che il corpo di Ester lo ha sempre avuto Jace, quindi puoi immaginare chi lo avesse preso duecento anni fa per tenerlo nascosto fino ad oggi. Era una delle cose che all’inizio non mi spiegavo, se Ester era morta lì, davanti a Justin, perché il suo corpo non c’era? Avrei dovuto immaginare che si trattasse di Jace, Griffiths l’ha sempre amata ed io non ho mai capito il perché- sibilò. Un po’ mi faceva pena, Cameron sembrava che non conoscesse affatto quel sentimento, invece trovavo Jace incredibilmente sentimentale, forse troppo –Portai Justin nelle segrete del castello dei Gordon e lo protessi con un impenetrabile, tranne che per te, scudo magico. Sapevo che poteva sentirmi, così gli spiegai quali erano le mie intenzioni: trovare te, liberare lui, addestrarti e far tornare in vita Ester. Serviva ad entrambi che lei rivivesse e lui non era affatto nella posizione di rifiutare- spiegò con un sorrisetto cinico –Duecento anni- sospirò –Sono passati oltre duecento anni e finalmente ci siamo. Grazie a te, Maya, Ester tornerà, questo te lo riconosco- esordì quasi come se mi stesse facendo un complimento, o un favore, ma non mi fermai a rimuginarci su troppo, quello che mi interessava era il resto della storia, perché il vampiro la rivoleva? E perché anche Cameron? Ero sul punto di chiederlo quando una sensazione agghiacciante mi fece serrare le labbra, sapevo chi era.
-Bene, bene, bene- udii alle mie spalle, poi vidi le scarpe nere di quello che in realtà era Peter fermarsi davanti a me, ma io non alzai lo sguardo –Interrompo qualcosa?- chiese sghignazzando.
-Possiamo smetterla con i preliminari e darci una mossa?- sbuffò Cameron che si meritò un’occhiataccia da parte del vampiro.
-Prima di tutto allontanati, potresti mandare all’aria tutto- ordinò il biondo e Cameron, non prima di avergli lanciato un’occhiata di fuoco, fece qualche passo indietro –Aiutami con queste- lanciò una sacca tra le mani dello stregone che la aprì con fare stranito. Era come se io non fossi lì, il ché da un lato non mi dispiaceva affatto.
-Candele?- disse incredulo Cameron tirandone fuori una –Non sono necessarie- esordì infine.
-Danno forza e concentrazione maggiore. Vuoi o no mettere fine a questa storia una volta per tutte?- sbottò il vampiro voltando il capo in direzione di Cameron che non rispose –Come pensavo- terminò con un piccolo sorriso che di divertito non aveva nulla. Cominciarono a disporle tutt’intorno, circondando me ed Ester. Mi ritrovai ad essere il centro di un cerchio estremamente preciso, rabbrividii perché mi sembrava di essere un sacrificio umano.
-Dovrò fare un incantesimo?- chiesi tenendomi in equilibrio sui gomiti.
-Ma tu hai davvero creduto che potessi mettere nelle tue mani la vita di Ester?- domandò retorico il biondo, voltandosi con aria divertita e allo stesso tempo infastidita.
-Tu hai detto che…- fui interrotta dalla sua risata priva di alcun tipo di emozione.
-Sono poche le verità che ti ho detto- esordì cupo.
-Hai ragione- dissi alzando il tono di voce –Solo la tua faccia è la più grande delle menzogne. Dico bene, Peter?- sputai e la nota di ironia che avevo usato sul suo nome lo fece voltare di scatto verso di me. Anche Cameron per un attimo smise di sistemare le candele e si voltò con gli occhi spalancati. Sapevo che fargli capire che io ero a conoscenza del suo segreto era un rischio e mi aspettavo che mi urlasse contro, che mi insultasse, persino che mi colpisse, ma non lo fece.
Sul suo viso si allargò un sorriso cinico, compiaciuto e al contempo divertito -Vedo che ci sei arrivata alla fine. Giusto prima di morire-.
Restai di sasso a quelle parole, sentivo le orecchie otturate e gli occhi asciutti, improvvisamente non avvertivo più il freddo. Ero immobile anche mentre pregavo di aver sentito male.
-M-Morire?- balbettai quando riuscii a trovare il coraggio di respirare di nuovo.
-Morire- confermò senza far cadere quel suo inquietante sorriso –Sai, la tua ignoranza in campo magico mi è tornata utile, infondo. Se fossi stata una vera strega avresti saputo che nessuno torna dal regno dei morti senza che qualcuno con lo stesso sangue che gli scorre nelle vene prenda prima il suo posto. In poche parole, sei merce di scambio. Tu muori, Ester vive- concluse mettendosi di fronte, esattamente tra me e la mia antenata. Allora era quella la verità, era a quello che ero servita, dovevo morire per una persona che neanche conoscevo, per una sconosciuta che tra l’altro non mi aveva mai avvertita di nulla.
-Ma…- cominciai deglutendo prima di continuare, era come se qualcosa incredibilmente grande mi riempisse la gola, era una sensazione di oppressione orribile –Ma allora perché aiutarmi con la magia se devo solo morire?- domandai, in parte volevo sapere, in parte stavo cercando di prendere tempo per tentare una delle mie folli fughe. Qualcosa però mi diceva che quella volta non me la sarei cavata semplicemente scappando.
-Vedi, la persona che devi far tornare non era esattamente una principiante con la magia. Parliamo di una delle streghe più potenti, tu in confronto scompari. Ecco, per far sì che tutto filasse liscio ho dovuto farti fare un po’ di pratica, così avrai una possibilità in più di morire dopo che l’incantesimo per lo scambio venga pronunciato e non prima, com’è già accaduto in passato- sembrava assente mentre mi parlava, era come se fosse preso da altro mentre osservava con attenzione il cerchio di candele, come se mi stesse raccontando una barzelletta per niente divertente. Non sapevo se era la confusione a sopraffarmi o la paura, da un lato avevo appena compreso che il tizio più spaventoso che avessi mai conosciuto aveva intenzione di uccidermi, dall’altro c’era la questione dello scambio, della magia, del passato, degli incantesimi. Un mare di ragionamenti mi frullava in testa, tutti mi portavano ad un punto morto, forse ero davvero troppo stupida per poter comprendere, ma non ci riuscivo e volevo sapere.
-È già accaduto cosa?- chiesi con voce tremante mentre mi trascinavo un po’ più indietro, cercando di essere silenziosa. Il suo viso tornò rivolto verso il mio, un sorrisetto tagliente gli attraversò il viso e i suoi occhi rossi come il sangue si illuminarono di un luccichio malvagio.
-Ignis- sibilò e improvvisamente la penombra che alleggiava tutt’intorno lasciò spazio alle fiamme. Le candele vennero divorate dal fuoco, un fuoco terribilmente sovrannaturale, un fuoco il cui colore variava dal giallo al verde, era tremendamente spaventoso e conferiva al volto del vampiro un’aria ancor più letale. In meno di due secondi mi ritrovai nell’esatto centro di un cerchio di fiamme vive e ardenti. Ai lati percepivo il calore straziante del fuoco, ma sotto avevo il gelo della neve. Smisi di distrarmi pensando alle temperature non appena vidi il biondo muovere un passo verso di me –Proprio non ci arrivi, ragazzina- sputò –Lo vedrai con i tuoi stessi occhi allora!- esclamò e prima che potessi mettere insieme le idee la figura del vampiro scomparve assieme al fuoco e a Cameron, cedendo il posto allo stesso prato ricoperto da una candida distesa di neve. Al centro una sagoma. Ebbi come la sensazione di un déjà-vu quando misi a fuoco l’elegante abito color bordeaux con sottili ricami d’oro, il corsetto stretto, i capelli castani che ricadevano in morbidi boccoli sulle spalle scoperte: Ester.
-Justin?- chiamò con voce incerta mentre si guardava intorno –Justin?- ripeté voltandosi. Accadde tutto così velocemente che anch’io, esterna a quella situazione, non lo vidi arrivare. Si materializzò davanti ad Ester che non si scompose più di tanto, probabilmente io al posto suo come minimo avrei lanciato un urlo. –Volevate vedermi, Justin?- domandò con aria composta e regale. Ma quello non era Justin, giusto? Doveva essere Peter, per forza, ma lei diceva il contrario.
-Sì, avevo voglia di passare un po’ di tempo con voi, Ester- le sorrise senza troppa convinzione.
-Vi conosco abbastanza bene da poter dire che non mi avete portata fin qui solamente perché vi mancavo- esordì la mia antenata sorridendo a sua volta, ma c’era qualcosa nel suo sguardo che era teso.
-Voi riuscite sempre a sorprendermi, Ester. Non vi conosco da molto, ma sono subito rimasto colpito da voi, lo confesso- disse il vampiro portandosi le mani dietro la schiena. Fu in quel momento che mi sentii invadere da un mucchio di pensieri ed emozione che non mi appartenevano, per un attimo non vidi più nulla, poi il secondo dopo ecco che gli occhi di Ester erano anche i miei. Era strano essere nel corpo di un’altra persona e poterne sentire le emozioni, anche se ovattate. –Avete così tanta forza con voi, siete apparsa ai miei occhi come un fuoco ardente e ho subito pensato che non avrei potuto lasciarmi sfuggire un’occasione del genere- terminò mentre sentivo il corpo di Ester irrigidirsi a quelle parole piuttosto che essere lusingata –Voglio tutto ciò che avete- sibilò infine e nel giro di mezzo secondo un lama trapassò lo stomaco della mia antenata. Percepivo il dolore irradiarsi nel resto del corpo mentre Ester spalancava gli occhi e la sorpresa invase la sua mente, e anche la mia, e il viso di Justin si trasformò piano in quello più spigoloso di Peter.
-Tu- le sentii sussurrare mentre le gambe tremavano come foglie. Lui neanche sembrava ascoltarla.
-Quidquid suum est, meum erit, sua...- cominciò a sibilare mentre teneva gli occhi chiusi. Ma lo shock non ebbe la meglio su Ester e la udii ripetere mentalmente la stessa frase più volte, sempre più spietata e fredda, più decisa e cattiva. Tra il dolore e la sorpresa io fui più debole e meno concentrata di lei così mi persi gran parte delle parole che costituivano l’incantesimo. Capii che era contro Peter quella magia, che riguardava una specie di morte apparente, ma non ebbi il tempo di rifletterci su che sentii il corpo di Ester cedere e cadere al suolo. Un secondo dopo anche il vampiro si accasciò inerme poco più avanti. Poi il dolore sopraggiunse più forte e acuto, le forze sparirono e improvvisamente anche tenere gli occhi aperti faceva male, respirare rendeva tutto solo più doloroso e il buio cancellò il mondo ricoperto di sangue e neve.
Mi misi a sedere sul terreno gelido con la fronte sudata, il respiro corto e il cuore a mille mentre le mie mani correvano al mio stomaco; cercavo il pugnale, la ferita, il sangue, ma era tutto sparito. Era quello ciò che era accaduto ad Ester ed era quello che ora attendeva me. Era questo ciò che voleva Peter allora, lui voleva poteri perché lui era… era uno stregone e quelle parole che stava sibilando, quelle erano l’inizio di un incantesimo di passaggio dei poteri, lo avevo capito subito ed ora era tutto più chiaro, ma c’erano ancora delle cose che avrei voluto chiedergli, ma lo shock era forte, avevo davvero vissuto con una persona del genere? Avevo davvero creduto che fosse un Angelo? Io ero stata con un assassino, con l’assassino di Ester, con l’assassino della vita di Justin, con il mio assassino.  Avrei voluto piangere, urlare fino a morire d’infarto, ma non ci riuscivo, non riuscivo a mettere fine a tutto, non ci riuscivo perché sapevo che non potevo, c’era molto ancora che avrei dovuto fare.
Respirai a fondo e chiusi gli occhi, regolando il battito cardiaco, poi mi decisi a parlare.
-Perché? Perché prendersi il corpo di Justin se ciò che volevi era solo il potere, la magia più forte al mondo, la forza di Ester?- chiesi con voce tremante mentre cingevo con un braccio la mia pancia e con l’altra mano libera scendevo lenta sulla mia gamba, cercando di non singhiozzare perché sì, sentivo che da un momento all’altro avrei preso a rimbalzare ovunque a causa del singhiozzo. Lo vidi darmi le spalle per poi sfilare qualcosa di luccicante da una tasca e prendere ad osservarla.
-Sai, io sono un tipo che punta in alto senza mai guardarsi indietro, non mi è mai importato di dover uccidere per ottenere ciò che volevo, io voglio essere il migliore, voglio essere invincibile e immortale, quale corpo migliore di quello di un vampiro?- domandò retorico mentre raccontava con estrema calma del sangue delle persone che aveva versato in passato solo per essere un mostro. –Non è stato facile prendere il corpo di Justin e confinare la sua anima nel mio, ho dovuto chiedere aiuto alle fate e sigillare tutto con la maledizione del licantropo, solo così sono riuscito ad ottenerlo e la sensazione è stata magnifica. Sentivo il potere scorrermi nelle vene, la forza e la sete erano finalmente parte di me e potevo avere ciò che volevo, le vite di tutti erano nelle mie mani. Ero l’ibrido, il primo della mia specie, il solo e l’unico, non mi importava nemmeno di essere legato a Justin, la sua morte avrebbe causato la mia, non dovevo far altro che tenerlo lontano da essa. Non poteva esistere creatura più forte di me, ma io potevo essere di più e potevo diventarlo grazie ad Ester, la poveretta si era presa una cotta per me, ma per una qualche ragione alla fine preferì quel bastardo- sibilò digrignando i denti, ma subito quell’espressione adirata fu sostituita da un ghigno maligno. La mia mano era impegnata a sollevarle l’orlo del vestito, ma quanto avrei voluto distruggerlo in quel momento –Mi rese tutto più semplice, infilarle quel pugnale nello stomaco fu soddisfacente, ma quella stronza era furba, avrei dovuto aspettarmi una cosa del genere. Così, prima che potessi terminare il mio incantesimo di passaggio dei poteri, lei mi fece una magia e mi addormentò lasciando alla prescelta il modo e l’onore di risvegliarmi- esordì sospirando mentre finalmente io avevo raggiunto lo stivaletto. Pregai che non si accorgesse di nulla, né lui, né Cameron, quella era la mia unica possibilità –E così arriviamo a te, insulsa e inutile. Sarà un piacere levarti di mezzo e togliere ad Ester tutto quello che ha, come avrei già dovuto fare da tempo. Ironica come situazione, infondo sei stata tu a ridarmi la vita- sogghignò e quel qualcosa fra le sue mani brillò di nuovo e quella volta riuscii a vedere di cosa si trattasse: un pugnale, lo stesso che aveva usato per uccidere Ester, lo avrei riconosciuto fra mille, me l’ero impresso nella mente. Trasalii, ma cercai di essere forte e determinata, come lo era stata la mia antenata, così sfilai rapida il pugnale che avevo nella scarpa e mi misi in piedi ignorando lo scricchiolio delle mie ossa stanche e addolorate. Scattai verso l’ibrido e urlai, gridai il mio odio, il mio disprezzo, il mio disgusto, la mia rabbia, sguainai la mia arma, ma lui fu più veloce di me, lui sarebbe sempre stato più veloce di me. Un secondo dopo il suo braccio era sotto la mia schiena inclinata e l’altra sua mano impugnava il pugnale conficcato nel mio stomaco, spinto infondo fino all’elsa. Mi si mozzò il fiato per il dolore acuto, ma non urlai, era impossibile farlo anche se avessi voluto con tutta me stessa, era anche peggio di quello che avevo provato attraverso il corpo di Ester. I miei occhi si erano spalancati e le labbra erano schiuse per la sorpresa, ma infondo sapevo che sarebbe andata a finire così, non poteva permettersi di fallire di nuovo e se Ester non era riuscita a sopraffarlo, io allora non avevo chance.
Peter puntò i suoi occhi nei miei, erano rossi e penetranti, terribili, sembrava che fossi già morta e che mi trovassi a cospetto del diavolo. Sorrise e si avvicinò al mio volto –E sarò io a togliertela, mocciosetta- sibilò al mio orecchio lasciandomi poi andare. Caddi al suolo con un tonfo sordo, incapace di muovermi. Il dolore che mi provocò quella botta echeggiò in tutto il mio corpo e si ripeteva infinito. Vidi l’ibrido afferrare il pugnale ancora nel mio stomaco e sfilarlo via con lentezza mentre sorrideva compiaciuto e cinico osservandomi mentre serravo le labbra per trattenere le urla, sentivo la lama muoversi dentro di me sfiorandomi gli organi e bruciandomi il sangue. Non volevo respirare, non potevo, faceva troppo male muovere qualsiasi muscolo, ma il mio corpo non poteva fare a meno di reagire alle fitte di dolore e muoversi convulsamente, tremiti incontrollabili scuotevano le mie gambe, le mie braccia, il mio busto ed era difficile non urlare. Cercai di non pensare, di far finta di essere da qualche altra parte, ma le parole di Peter mi distraevano e più andava avanti con il suo incantesimo più mi sentivo male. Riuscii a vederlo mentre teneva gli occhi chiusi, fermo tra me e Ester che sibilava come posseduto parole senza senso. Probabilmente stava effettuando lo scambio per far tornare Ester ed io non avevo scampo, era finita.
-Maya!- sentii urlare in lontananza mentre il fuoco divampava intorno a me rendendo quel dolore ancora più insopportabile –Maya! No!- percepii ancora, questa volta più vicino. Poi avvertii una presa sollevarmi da sotto la schiena, non avevo più neanche la forza di reagire al dolore, ma incontrare gli occhi del lupo mi tranquillizzò un po’. Quello per me non era Peter, quello era Justin e meritava di esserlo completamente, meritava di essere ciò che era veramente. Mi attirò al suo petto mentre Peter quasi sembrava non essersi reso conto che Justin fosse arrivato, ma probabilmente non gli importava molto. Vidi gli occhi marroni del ragazzo che mi stringeva tra le sue braccia diventare lucidi e brillare di rabbia, ma tentai di sorridergli rassicurante, forse però non mi riuscì tanto bene. –Non morire, Maya- implorò mentre mi accarezzava il viso pulendolo anche dalla terra sporca. Il mio sorriso si allargò, mi sentivo in colpa per come l’avevo trattato, non meritava il mio odio, non lui, forse quel viso era appartenuto ad un essere senza cuore, ma lui non era Peter, lui era Justin, solo Justin e doveva esserlo fino infondo.
-M-mi disp… mi dispiace- farfugliai cercando di respirare più aria possibile per poter parlare e dire tutto quello che sentivo di dover comunicare. Lo vidi aprire la bocca per protestare, ma gli misi una mano sul viso e lui capì tornando ad ascoltarmi. In lontananza sentii Peter esclamare contento di avercela fatta, quindi non avevo molto tempo –Tu p-per me sei… s-sei Justin, ma questo n-non basta, lo so. Per q-questo tu d-devi tornare- riuscii a dire deglutendo ogni qualvolta mi fosse possibile per respingere il dolore –Devi t-tornare per restare ed e-essere te stesso- conclusi sotto il suo sguardo attento e triste, vedevo la rabbia nei suoi occhi, vedevo la tristezza nell’espressione del suo viso e mi convinsi di fare ciò che andava fatto. Portai una mano alla pancia e quella subito si sporcò di sangue caldo. Piano la alzai verso il suo viso facendogli intendere che doveva prenderlo, ma lo vidi prima spalancare gli occhi, poi rifiutare scuotendo la testa.
-No, non posso. Non voglio, non così, non adesso- affermò guardandomi diritto negli occhi, sapevo cosa gli costava dire una cosa del genere e mi fece sorridere il fatto che volesse rinunciare alla sua vita per me, ma io non ero così importante, lo sapeva anche lui, non valevo la sua sofferenza, la sua anima.
-Voglio c-che tu lo prenda, Peter lo ha g-già, lo ha bevuto d-diverse volte…- mi fermai per riprendere fiato, non avrei retto ancora per molto –Sono s-sicura che è ancora nel s-suo corpo. Ora prendilo, fallo p-per me. Fallo per te-mormorai avvicinando la mia mano alle sue labbra. Dopo un istante di titubanza si abbassò e prese la mia mano tra le sue portandola sulla sua bocca. Leccò la punta delle mie dita, poi le intrecciò con le sue stringendole forte. Accennai ad un sorriso, era assolutamente la cosa giusta. D’un tratto notai che si stava avvicinando, il suo viso era a pochi centimetri dal mio, sentivo il suo fiato sulla mia pelle gelida, io smisi di respirare mentre avvertivo il cuore perdere qualche battito e farmi trasalire. Poi le sue labbra si posarono sulle mie catturandole in un bacio breve, ma meraviglioso. Quando si staccò il suo naso sfiorava ancora il mio. Aprii gli occhi e lo trovai ancora con le palpebre chiuse: era il momento. L’incantesimo si formò nella mia mente, lo vedevo nitido, ogni singola parola era parte di me. Sussurrai la frase in modo quasi impercettibile sulle labbra di Justin tentando di non fermarmi, di non sbagliare, di restare concentrata. Era ciò che volevo di più, era la cosa migliore da fare. Quando lui capì cosa avevo fatto aprì gli occhi e mi fissò con consapevolezza, sapevamo entrambi cosa sarebbe accaduto, ma andava bene così, doveva andare bene. Mi lasciai sfuggire una lacrima che lui asciugò prontamente prima di adagiarmi sul suolo ricoperto di neve e del mio sangue. Fu in quel momento che avvertii la terra vibrare sotto di me e diventava sempre più forte, tanto da far cadere Cameron un attimo prima in piedi davanti a Peter.
-Cosa diavolo succede?!-  sentii urlare adirato al vampiro mentre le mie orecchie si otturavano sempre di più. Stava accadendo, il mio incantesimo stava facendo il suo effetto. Il vento si alzò impetuoso, il rumore dei tuoni rimbombava tutt’intorno mentre sentivo la forza crescere proprio sotto di noi, saliva sempre più veloce e potente e un momento dopo un’incredibile e violenta scossa colpì l’intera zona con un boato terrificante. Quando riuscii a trovare quel tanto di forza la usai per voltarmi e guardarmi intorno. Peter, così come Cameron, erano stesi inermi per terra, momentaneamente privi di sensi. Girai il capo respirando a stento verso destra e lì trovai, a pochi centimetri da me, Justin anche lui incosciente.
Gli sorrisi leggermente anche se non poteva vedermi, poi portai il mio sguardo verso il cielo chiaro e annuvolato –Addio, Justin. Buona fortuna- bisbigliai mentre sentivo le palpebre sempre più pesanti, era come se piano stessi perdendo il mio corpo, pezzo dopo pezzo. Ero stanca di combattere, così mi lasciai cullare dal fruscio del sangue che mi scorreva nelle vene e, mentre percepivo l’ultimo debole battito del mio cuore rimbombarmi nelle orecchie, il buio cancellò tutto.
Questa era la morte
 
 
Fine primo nucleo.
 
 
Hola Papagenos (?)!
Sono di nuovo qui, forse anche in orario, e credo abbiate capito che questo era il capitolo conclusivo di questa prima storia. Ebbene sì, ci sarà il seguito, c’è ancora molto da scoprire, altri ostacoli da superare. Direi proprio che a Maya non è andata molto bene dato che ci ha rimesso la vita…
Spero di aver reso al meglio il capitolo e che questa parte della storia vi sia chiara, alla fine Peter si è rivelato molto, molto cattivo oltre ad essere un mago nel corpo di un vampiro (quindi un vero e proprio ibrido)! È riuscito ad uccidere Maya per far tornare Ester, ma forse la nostra strega che lui ama definire inutile e stupida è riuscita a rovinargli i piani con quel suo incantesimo di scambio di anime;)
Ho un po’ di cose da dirvi, parecchie cose in effetti. Partiamo da quelle più semplici:
  1. Ho cambiato il titolo di questa prima storia in ‘Il Risveglio – Lo specchio dell’anima’;
  2. Il seguito si intitolerà ‘Il Risveglio – Ritorno dal passato’ e verrà pubblicato il prologo tra un paio di mesi (vi avviserò con un messaggio);
  3. In questi mesi ho intenzione di dedicarmi, oltre che alla scrittura del seguito, anche alle mie pagine facebooktwitter (dove posterò, oltre che ai link dei capitoli, anche dei brevi momenti ritagliati dal passato, cose che neanche nella seconda parte saranno dette e che dovrebbero aiutarvi a chiarirvi le idee), instagram (dove posterò foto e… altre cose), wattpad (dove da oggi stesso comincerò a postare il primo capitolo di questa prima parte di storia). Quindi vi aspetto anche lì:) ;
  4. Rileggendo i capitoli iniziali di questa storia mi sono resa conto di quanto il mio stile ultimamente sia migliorato e di quanti errori in meno facessi, così ho pensato di aggiustarli e di postarli di nuovo, ma modificati, ovviamente non ci sarà nulla di diverso, forse solo dei piccoli scleri ad alta voce di Maya, descrizioni più dettagliate, forse il primo capitolo è un po’ diverso, ma nulla di importante che cambi in qualche modo il corso delle cose. E niente… pensavo dovevate saperlo, anche se probabilmente non vi importerà di rileggerli, ma volevo dirvelo.
Credo di aver detto tutto, mi mancherà arrivare ogni mese in ritardo con un nuovo capitolo, ma vi ritroverete un mio messaggio fra la posta prima di quanto possiate aspettarvi;)
Mi raccomando continuate a seguirmi, anche sulle mie altre pagine, e spero vi piacerà il seguito:)
Grazie a TUTTI, siete stati fantastici in quest’ultimo anno e mezzo:D
A presto!
  •  
Alena18 xxx
 
 
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