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Autore: Lovaticgirl    01/09/2015    0 recensioni
He made me feel alive,
he made me feel good,
he was the only beautiful thing i had,
he completed me.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOAH'S POV

Mi squilla il telefono e noto sullo schermo che è Joe, la migliore amica di Arianna. Non è una cattiva ragazza, ma seriamente, non riesco a tollerarla più di quanto faccia la mia migliore amica. 
Mi sono sempre chiesto come fa ad esserle amica. 
E' una ragazza davvero fastidiosa, che vuole sapere sempre tutto di tutti, non si sa fare i fatti propri e ciò mi fa innervosire. Non la voglio fottutamente sentire, quindi chiudo la chiamata, non m'interessa. 
Non capisco nemmeno perché mi stia chiamando. Che mai vorrà? 
Poco dopo vedo di nuovo il suo nome sullo schermo del telefono, ancora e ancora. Avrà chiamato una decina di volte. 
Richiama. E' davvero una ragazza ostinata, ma stavolta le rispondo, almeno si leva dalle palle. 

''Che vuoi?''  Le chiedo senza curarmi di apparire più sgarbato di come sono. 

''Sempre gentile tu'' Dice la ragazza ostinata dall'altra parte del telefono. 

''Per te sempre. Mi dici che vuoi? Perché tutta quest'urgenza di chiamarmi?'' Voglio che la telefonata si plachi il più presto possibile.

''Volevo solo avvisarti che Ari non vuole andare al ballo di fine anno, non vuole proprio. E poi mi chiedevo se mi potevi portare a casa sua, non ce la farei con il bus da Londra e impiegherei troppo tempo e sono anche in ritardo.''

''Come sarebbe a dire che non vuole andare al ballo di fine anno? Comunque, va bene.. tanto devo passare da Ari, quindi non c'è problema, ma davvero sei una rompi palle.'' Lo è per davvero, almeno per me.

''Si, è così e non so come convincerla. Dovevi saperlo e tu credo possa fare miracoli. E sai, sei uno stronzo.''

''Va bene, e grazie. Tra poco sono da te'' Chiudo la telefonata quando faccio marcia indietro e passo per il centro di Londra a prendere Joe. 
Per fortuna ero già in macchina, ma sarebbe stato divertente vedere la regina delle rompi palle arrivare in ritardo. Sorrido al pensiero. 

Una volta arrivato davanti casa di Joe, le mando un messaggio dicendole dove mi trovo. 
E per niente al mondo mi scomoderei per lei, quindi che muova il suo sedere e lo porti fuori casa. 
Improvvisamente sento aprire la portiera e vedo Joe entrare in macchina.

''Buongiorno.'' Dice. 

''Buongiorno, ma mi hai appena sentito al telefono.'' Le ricordo roteando gli occhi all'insù. 

Lei sbuffa, ma in realtà sta pensando che sono uno stronzo sgorbutico. 
Come darle torto? Fortunatamente il tragitto per arrivare a casa di Ari è silenzioso.

***

Una volta arrivati davanti casa di Ari, noto che il cancello della proprietà è aperto e vi entro dentro con la macchina. 
Ci dirigiamo verso il portone e suoniamo il campanello. Poco dopo la porta viene aperta e vedo Ari. 
Ha un paio di jeans blu, una felpa e degli stivaletti neri. 
Alla testa invece porta una fascia chiara che le dona particolarmente. 
Non è molto truccata, ha solo un filo di matita sulle palpebre e probabilmente l'avrà messa solo per non far notare a nessuno dei suoi occhi gonfi. 
La conosco troppo bene e questi particolari di certo non mi sfuggono e ora come ora son sicuro si starà chiedendo come mai sono con Joe, quando per l'appunto lei si butta tra le sue braccia come se non dovesse vederla mai più. 
Stare in macchina con me non è facile e credo lo abbia fatto per ricevere almeno affetto dalla sua migliore amica. 

Nell'istante stesso in cui la ragazza dai capelli rossi si stacca da Ari, entro in casa e tutte e due iniziamo a tartassarla di domande. 
Come ovvio, Joe la informa che sono stato uno stronzo con lei tutta la mattina mentre io le chiedo ripetutamente perché non voglia andare al ballo.
E' tutto così confusionario e onestamente non sto capendo niente. 

Vedo Arianna molto confusa quando dice: ''Calma, calma, che succede?'' 

''E' vero che non andrai al ballo di fine anno?'' Sono sconcertato. 

Come può rifiutare un'occasione del genere?

Non sarà niente di chè, ma è pur sempre un'occasione e le occasioni non vanno sprecate, vanno prese al volo. 
La vita va vissuta a pieno e bisogna sempre cogliore le oppurtunità di qualsiasi genere, anche quelle piccole che possano sembrare banali. 
Bisogna sempre cogliere l'attimo e lei non lo sta facendo. 

''Cosa? E' un'occasione da non perdere, cogli l'attimo'' Urla sua mamma dalla cucina poco distante dall'ingresso. Credo la pensi come me. 

''Esatto, non ci andrò, non stressatemi.'' Si sta irritando.

''Visto, te lo avevo detto che non vuole andarci.'' Mi ripete Joe facendomi la linguaccia. 

''Basta, io non ci andrò lì. Il caso è chiuso.'' Continuerà per poco questa storia perché lei andrà al ballo.

Subito dopo Ari prende lo zaino che tiene sempre vicino la porta all'ingresso e usciamo tutti fuori casa quando lei chiede a Joe: ''E comunque, perché ieri sei dovuta scappare per tornare a scuola?'' La sua curiosità non ha limiti. 

Ovviamente Joe risponde che è lei ad organizzare il ballo di fine anno. 
Evviva, un'altro anno per quei poveri ragazzi nelle grinfie della strega. 

E' più forte di me, non la sopporto e mai la sopporterò. 

''Dai, Ari, dovresti andare al ballo, è una bella esperienza.'' La informo, almeno evito di fare pensieri cattivi sulla ragazza dai capelli rosso scuro. 

Non mi ascolta, come immaginavo, è rintanata in se stessa.

''ARI.'' Le urlo. Che diamine, ma perché non mi deve mai ascoltare? 

''Che c'è, cos'ho fatto, che hai detto?'' Lei scatta, sgrana gli occhi; non si immaginava della mia reazione, ma meglio così, odio non essere calcolato. 

''Ho detto che dovresti andare al ballo, è una bell'esperienza.'' 

Cerco di convincerla, ma lei è davvero cocciuta e non cederà facilmente.

''Concordo.'' Dice Joe.

''No, non ci andrò. Zitti entrambi.'' Ci ammonisce. 

Il tragitto è silenzioso, per fortuna, quando arrivo davanti scuola delle ragazze le lascio davanti il cancello. 
Mentre loro si dirigono a scuola, io mi dirigo a lavoro. 
Il bar è poco distante dalla scuola e mi permette molto più facilmente di vedere la mia migliore amica. 

Odio la divisa di questo bar: jeans neri, camicia nera e cravatta rossa. 
Non mi piace per niente, ma sono fortunato a lavorare. 
Una volta arrivato, c'è un gran casino al bar, nonostante non siano nemmeno le dieci del mattino.

Oggi si sta stranamente bene, non fa freddo e non piove, nonostante sia aprile. 
Invece, mentre salgo dietro il bancone per iniziare la mia noiosissima giornata, un uomo di fronte a me sgorbutico si lamenta del freddo e di qualsiasi altro cosa gli stia intorno.  
Oggi sono sul punto di prendere a calci nel sedere chiunque. 
Che si tappasse la bocca, diamine. 

''Un cappuccino, per favore.'' Mi strappa dai miei pensieri cattivi un uomo di mezza età. Credo lo fosse.  
Mentre preparo il caffè e scaldo il latte per il signore, non riesco a non pensare alla giornata di ieri e al pianto di Ari. Avrei voluto seriamente fare qualcosa, ma non potevo, non sapevo cosa fare. Sono una testa di cazzo. 

''Ecco a lei.'' Porgo il cappuccino dopo pochi istanti al signore. Lui mi ringrazia gentilmente, quando invece di stare al bancone, prende la tazza e si siede in un tavolino in un angolo. Non penso ami molto la compagnia di qualcuno e credo preferisca stare solo. In realtà anch'io e come disse il vecchio Mr Lockwood, ad un uomo ragionevole deve bastare la propria compagnia. Non credo ci sia affermazione più azzeccata di questa.  

***

Quando vedo l'orologio segna le 13:00 precise e credo di non essermi mai stancato come oggi. 

''Green, va' a casa.'' Sento dire al mio capo. 

Non ribatto, è stata particolarmente una giornata frenetica e vorrei solo potermi rilassare in questo momento. 
Uno dopo l'altro volevano un cappuccino, fare colazione, mangiare un panino.. e adesso sono davvero stanco, mi è sembrato di aver lavorato per più di sei-sette ore nonostante oggi abbia fatto poche ore di lavoro.

Mi dirigo nella spogliatoio, prendo le mie cose, e mi dirigo alla mia macchina. 
Una volta entrato in macchina, la avvio e mi dirigo a casa mia. 

***

Una volta a casa, mentre mi dirigo nel mio piccolo e confortevole bagno, continuo a pensare ad Ari; mi sento una merda per non essere riuscito a farla stare meglio.
Mi sfilo gli indumenti sporchi del lavoro, mi infilo in doccia e lascio che il getto d'acqua calda mi rilassi.. ma il pensiero della mia migliore amica è fisso e mi strazia il pensiero di lei che stia male per non aver avuto un padre. 
Non oso immaginare cosa stia provando in questo periodo e l'unica cosa che vorrei fare è prendere tutto il suo male e farlo mio. 
Vorrei poterlo fare davvero, farla stare meglio, proteggerla da ogni singolo dolore.
Vorrei solo proteggerla da tutto. 

Dopo essere stata abbastanza tempo in doccia, esco. 
Decido di vestirmi e andare da Ari, mi manca. 
Mi manca la sua impertinenza. 

Metto un paio di Jeans stretti, una T-shirt bianca e le converse nere. 
Prendo le chiavi della macchina ed esco sbattendo la porta di casa. 

Dopo mezz'ora di tragitto, arrivato davanti il cancello della propietà vedo tutto chiuso; suono il campanello nella speranza di sapere tutti a casa. 
Sono ansioso all'idea di vederla, ma una volta che il cancello viene aperto e vi entro con la macchina, non vedo uscire nessuno. 
Chiudo la macchina ed entro in casa. 

''Ari, sono Noah.'' Urlo, sperando in una sua risposta. 

Niente. 

Mentre giro per la casa in cerca di Ari, mi dirigo in cucina e intravedo la loro domestica cucinare.

Non ricordo mai il suo nome e nel momento stesso in cui si accorge di me sussulta. 

''Oh.. Noah, caro.'' Mi rivolge un mezzo sorriso. 

''Salve.'' Le dico senza sapere cos'altro dire. 

''Scusami caro, dopo esserti venuta ad aprire, sono tornata veloce in cucina. Avevo paura si bruciasse la torta che ho in forno. Ti seve qualcosa?'' Mi chiede dolcemente. 

''Beh, si.. Arianna è in casa?'' Voglio sapere dove fottutamente si trovi.

''Sì, è uscita con sua madre e dovrebbe essere di ritorno tra poco.'' Mi informa.

''Mh, grazie.'' Lei annuisce e mi dirigo in salotto per chiamarla. 

Compongo il suo numero e la chiamo. 

Risponde al primo squillo sentendo un ''Pronto?'' quasi scocciato. 

''Ari, dove sei?'' Voglio sapere dove diamine è. 

''Sono con mamma, perché?'' Mi dice sgorbuticamente e se non la conoscessi potrei osar dire che è quasi gentilezza la sua. 

''Mmmh, così.. Ho finito prima di lavorare e sono passato a casa tua per passare del tempo con te. Mi mancavi, ma la tua domestica mi ha detto che non c'eri.'' 

Mentre le dico ciò improvvisamente sento battere forte il cuore nel mio petto. 

''Va bene, tra poco torno, non ti preoccupare.'' Mi cerca di rassicurare chiudendo la telefonata. 

E li, seduto sul suo amato divano, aspetto Ari e di poterla stringere forte al mio petto. 
  
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