Videogiochi > Final Fantasy - Dissidia
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Autore: DanieldervUniverse    01/09/2015    5 recensioni
La Dissidia è finita, i cicli conclusi, i tiranni sconfitti e i guerrieri tornati nei propri mondi.
Anche Guerriero, che s'avanza fiducioso nel nuovo mondo in cui è giunto alla fine di tutto, fino al palazzo della grande città di Cornelia...
(Risistemati i primi undici capitoli e i momenti OOC, aggiunta scaletta capitoli 34-35).
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti, Warrior of Light / Guerriero della Luce
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dissidia - Kingdom of Light Fantasy'
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A\N: Avengers Uniti!

DII\N: Oh, no: sei andato oltre il limite.

A\N: E perché mai. Forse scrivere un bel crossover...
DII\N: Trattieni la tua mente galoppante, non mi lasciare qui.


Vuoto.

Assoluto.

Orde di quelle creature sciamanti come insetti.

Patetico.

Creature moleste e inutili.

Lo sciame infinito, come tanti punti neri in un Vuoto che li ospita come proprie creazioni.

Una linea argentea della sua spada e niente restava.

Non avevano niente di vivo.

Sospirò in silenzio.

Doveva finire.

Poi lo sentì.

Un odore.

Sudore.

Dolore.

Fumo.

Un ghigno improvviso prese spazio sul suo volto mentre la sua spada ritrovata in quel luogo spoglio parlava da se.

Lo sciame gli scivolò intorno, impotente, mentre il suo destino lo chiamava.

Già poteva scorgere fin dove doveva spingersi.

I suoni ipersensi formicolavano violenti, come scosse elettriche.

Il cuore batteva.

Lasciò che gli insetti si avvicinassero, tanto sarebbero rimasti nel Vuoto comunque.

Sorrise, senza ridere.

Il sorriso freddo che lo definiva, mentre annusava la propria eccitazione.

Come un segugio che fiuta la preda apparve, lo sciame si aprì e lui lo vide.

Destino.

Due gocce d'acqua destinate ad incontrarsi per l'eternità.

Cicli infiniti assieme, le spade incrociate e il sangue.

Finalmente sarebbe stata di nuovo battaglia.


Cecil saltò di lato, ma decine di altri proiettili magici lo circondarono, apparendo dal nulla.

Non riuscì a respingerli e venne gettato contro la parete, piegando il metallo.

Poi altre esplosioni magiche lo circondarono e lui cadde inerme al suolo, faticando perfino a respirare.

Con un occhio chiuso alzò lo sguardo mentre la strega in piedi davanti a lui veniva raggiunta dalla figura dorata dell'imperatore.

-Non è ancora morto- disse questi, con una nota di disappunto.

-Non vedo perché dovremmo ucciderlo. In fondo non è da noi, macchiarci le mani con il sangue- rispose lei, senza voltarsi.

-Questo non è un ciclo, mia cara. Manipolare una creatura inutile come questa...- il bastone s'infilò sotto il mento del re, alzandogli il volto verso la figura dorata -...Patetico.

Il volto di Cecil s'inclinò nuovamente verso terra, mentre l'uomo digrignava i denti, frustrato.

Con le ultime forze cercò di issarsi in piedi, tremando.

Poteva avvertire il sangue colare da alcune ferite minori.

Ma era il bruciore, la pelle carbonizzata sul suo corpo.

Sentì la strega sbuffare e allontanarsi, lenta.

-Stai commettendo un errore- disse l'Imperatore.

Cecil vide la forma dell'incantesimo aprirsi sotto di lui, le sfere esplosive apparire tutt'intorno.

Chiuse gli occhi, mentre fredde lacrime scivolarono sulle sue guance.

Penso al figlio che non avrebbe mai conosciuto.

Ah, crudele destino!

Si diede del folle per non essere rimasto, si diede dell'idiota, dell'egoista.

Poi il rombo crepitante di un fulmini s'intrufolò con violenza tra le sue sensazioni, assieme ad un urlo di donna strozzato.

-Impossibile...- sentì l'Imperatore dire -...tu...

-Matheus- la voce di Thedor era profonda, rimbombante, carica di rabbia.

Detriti e massi si sollevarono, in risposta a quella collera brutale.

Senza dire altro le immense mani del gigante afferrarono il collo del mago, sollevandolo in aria come fosse una bambola di pezza.

Cecil rimase a guardare affascinato, mentre gli ultimi momenti dell'Imperatore Matheus scorrevano sotto i suoi occhi.

Il collo esplose, senza schizzare sangue da alcuna parte, e la testa rotolò al suolo, mostrando la paura e la sofferenza di quegli ultimi attimi.

Poi Thedor lo prese in braccio, con occhi grandi e colmi di sollievo.

-Cosa...succede?- chiese il paladino.

-Temo di cominciare a capire, fratello. Dobbiamo andare.

-Fermi!- esclamò una voce.

L'Imperatore.

La sua testa non c'era più neanche il suo corpo.

-Non vi permetterò di avanzare oltre!- disse quell'uomo apparendo con la sua figura dorata dalle macerie.

-Inutile marionetta- rispose Thedor puntandogli contro una mano.

-Lascia perdere- una terza figura apparve, avanzando verso di loro.

-Tu!- esclamò irato Matheus, riconoscendo l'uomo in armatura.

-Porta tuo fratello al sicuro, questo cane dorato è mio.

Con un cenno d'assenso lo stregone spiccò il volo, allontanandosi dalla battaglia.

-Dunque non ti è bastata, la lezione che diedi al tuo padrone- disse in tono di sfida l'Imperatore.

-Sono qui per fare giustizia- replicò Gabranth, estraendo le sue spade.

-Allora giustizia avrai- replicò la figura dorata, facendo scattare la trappola magica sotto i piedi del giudice.

Ma quello non si fece abbindolare e spiccò un grande balzo, per poi calare mentre le sue lame tracciavano segni infuocati nell'aria.

Una pioggia di proiettili magici lo raggiunse.

Per respingerli il giudice dovette indietreggiare.

-Tutto quel tempo racchiusi assieme, e ancora covi del rancore per me?- chiese l'uomo dorato.

-Proverò sempre rancore per te, dovessi restare rinchiusi in quel luogo per altri cent'anni- rispose Gabranth.

-Hai commesso un errore nel credere di potermi battere da solo- gli disse Matheus, mentre Artemisia si ricongiungeva a lui.

-Io non sono solo- ricambiò il giudice

Una figura imponente, con un abito bianco e blu, un mantello svolazzante sulle spalle e dei capelli scuri, atterrò dietro ai due.

Senza voltarsi l'Imperatore si concesse una breve risata -L'uomo che vuole annientare gli dei.
-L'uomo che ha ingannato la Morte- gli rispose Cid Raines mentre cambiava forma -E la Strega del Tempo. È un piacere.


Gilgamesh spiccò un balzo prodigioso prima di essere sbattuto contro il soffitto e restare con il capo incastrato.

-Amici, aiuto!- chiamò, ma gli altri erano in altrettanta difficoltà.

Vaan era ancora a terra, ferito, mentre Bartz e Gidan avevano riportato diversi danni.

Inoltre per loro era impossibile avvicinarsi allo stregone senza essere respinti.

Luneth, lo sapeva, perciò restava nelle retrovie, cercando un modo per superare le difese nemiche.

Yuna continuava a sparare, senza tregua, nella speranza di distrarre il gigante.

I suoi colpi venivano assorbiti da un muro invisibile, e qualche volta Golbez li faceva rimbalzare per respingere gli avversari o ferirli.

Un altro fulmine si abbatté su Gilgamesh, che franò a terra quasi immobile.

Con un grido di rabbia Bartz caricò di nuovo, e Gidan non riuscì a fermarlo.

Il mimo venne sbalzato lontano.

Il Jenoma si volse verso Golbez, e vide che lo stregone attaccava, caricando in avanti.

I massi cominciarono a spostarsi vorticosamente, costringendo gli eroi a saltare rapidamente.

Gidan, con la sua agilità, riuscì quasi ad colpire il nemico, ma poi un fulmine lo costrinse ad allontanarsi.

Infine la mano di Golbez afferrò saldamente il volto di Yuna, bloccandola.

-Stalle lontano brutto mostro!- Luneth balzò in soccorso della ragazza ma venne raggiunto da un masso e scagliato lontano.

Gidan cercò di intervenire a sua volta, ma prima che potesse fare qualcosa Yuna venne lanciata attraverso la parete con un pugno.


Yuna non capì molto.

Da quando Golbez l'aveva afferrata dolorosamente al collo, la sua unica preoccupazione era stata trovare un po d'aria.

Poi il dolore, la sensazione di vuoto.

Tutte le ossa, tutti i muscoli dolerono.

Rimbalzò, gli occhi chiusi, lo stomaco avvitato.

Non capiva niente.

Di nuovo la sensazione di vuoto attorno a lei.

Era morta.

No, sentiva ancora il dolore.

Era la fine.

Entro breve sarebbe finito tutto.

Poi qualcosa...no, qualcuno la prese, l'afferrò con braccia forti, per poi atterrare con un tonfo.

Era confusa.

Debole.

Si senti adagiare conto qualcosa, poi un oggetto umido le sfiorò le labbra.

Un liquido.

Con le ultime forze riuscì ad ingurgitare l'Elisir.

Il sollievo fu immediato.

Mentre il polmoni succhiavano aria con forza lei spalancò i suoi occhi.

Vedeva a malapena.

Forse era il dolore.

Forse doveva ancora abituarsi alla luce.

-Ehi- le disse una voce allegra che conosceva bene -Stai bene?

Si volse.

Era lui.

Sorrideva.

Era bellissimo.

Era un anno che le mancava quel sorriso.

Sentì le lacrime assalirla, in quel momento avrebbe rinunciato a tutto pur di stringerlo forte a se.

E lo fece.

Lui rimase sorpreso, indietreggiando lievemente, le mani alzate, mentre lei lo circondava con forza.

Il calore del suo corpo, il battito del suo cuore.

Il suo odore.

Era tutto lì.

Era tornato da lei.

Violenti singhiozzi lo scossero, lasciando il sollievo fluire.

Pianse, pianse forte.

Lo strinse.

Lui esitò, probabilmente confuso, ma alla fine lei avvertì le sue mani che la circondavano, toccando la pelle della sua schiena.

Un balsamo.

-Sei tornato...- disse, la voce rotta -Sei tornato...

-Sono tornato- le rispose con voce calda, una voce che la cullava.

Si abbandonò quella sensazione, mentre la paura svaniva, anche dai suoi ricordi.

-Non te ne andare...- gli disse tra i singhiozzi.

-Cosa?- rispose lui.

-Non te ne andare! Non te ne andare più!- gridò lei guardandolo fisso negli occhi.

-Ti prego...- insisté.

Lui rimase sorpreso per alcuni secondi poi sorrise accomodante -Certo- la strinse di nuovo a se -Non ti lascerò andare mai più.

Lei arrossì con tutta se stessa, grata.

-Ti porterò sempre con me.

Lei annuì sulla sua spalla.

-Muori...- mormorò.

A quel punto fu lei ad essere sorpresa.

Si allontanò guardandolo di nuovo in volto -Cosa?

-Per venire con me- disse lui, con tono urgente, come se fremesse -Devi morire.

Lei spalancò gli occhi, fissando intensamente la sua figura.

-Quindi ti prego, Yuna...- fece lui, sciogliendo l'abbraccio e allontanandosi -Muori.

Evocò la sua spada e cercò d'infilzarla, ma con una capriola la ragazza fu fuori portata.

-Che fai!?- esclamò, terrorizzata, prima di evitare con un salto laterale un altro maldestro fendente.

-Per favore muori!- lui le si lanciò contro, mancandola ancora, mentre delle lacrime di disperazione gli solcavano il volto.

Lei scivolo su un sasso.

-Muori! Devi morire, o non potrai venire con me!- esclamò lui, riuscendo quasi a colpirla.

Era riuscita a rotolare via, prima di rimettersi in piedi, affrontando il suo sguardo folle -Tidus! Che fai!?

Confusa, dovette sforzarsi molto per evitare un altro fendente volante.

Saltò verso destra, dandogli momentaneamente le spalle, e sentì un dolore lancinante quando il pallone da Blitzball del ragazzo la raggiunse alla schiena.

Scivolò sulla roccia, ferendosi al volto e alle braccia, prima di ritrovarsi inerme ai suoi piedi.

Piangeva di nuovo.

Una terribile sensazione.

Paura mista a disperazione.

-Tidus...- mormorò, mentre la voce affogava tra le lacrime.

-Lei ha detto che se non muori non potremo stare insieme- lo sentì dire -Per favore Yuna, muori.

Attese.

Ogni secondo era un eternità.

Tremava.

-Stolto ragazzino!- senti una voce rude gridare, mentre un grande boato risuonava.

Il gemito di dolore di Tidus la raggiunse, e fu straziante quasi quanto sentire la sua spada attraversarla.

-Conosci il tuo posto!- passi pesanti le risuonarono affianco, ma a lei non importava.

Era tutto finito.

Nel peggiore nei modi.

Risuonò un altro boato, e qualcosa come un corpo che esplodeva.

Lei pianse.

Senza fermarsi.

Le forti mani che la raccolsero non le avvertì nemmeno.

Non esistevano.

Il suo cuore era spezzato.

Era tutto finito lì.

Era morta assieme a lui.


Jecht spuntò dalla parete così repentinamente che Golbez non poté are altro che bloccare i massi, prima che l'immensa spada del guerriero lo schiantasse a terra, aprendo un grande squarcio nell'armatura.

Quindi il campione di Blitzball atterrò, una Yuna annientata tra le braccia, tra il sonno e la morte.

Si preparò a colpire ancora, con più violenza, ma un fulmine lo costrinse a parare, mentre lo stregone si risollevava.

Le due lame gemelle di Gidan lo raggiunsero al volto, distraendolo, mentre un colpo del fucile di Vaan fece breccia nella sua gamba.

Bartz sopraggiunse correndo.

-Prendi!- gridò Gilgamesh, passandogli Excalibur, che il ragazzo afferrò al volo urlando di rabbia mentre saltava per colpire il nemico.

Golbez fece per contrattaccare, ma Luneth gli atterrò sul capo distraendolo, mentre un pungo ben assestato di Jecht lo sbilanciò

In questo modo l'Excalibur lo attraversò da parte a parte senza fermarsi.

Golbez non emise un suono, ma li allontanò con violenza.

Colti di sorpresa gli eroi non sarebbero mai riusciti a controbattere in tempo, senonché una sfera magica raggiunse lo stregone al volto vaporizzandogli il capo.

-Boom. Headshot- disse Kuja con la mano messa a pistola, sopraggiungendo con calma mentre dietro di lui Lightning e Firion si affrettavano a raggiungere i feriti.

-Jecht!- esclamò il ragazzo puntando l'arco, ma Gidan gli atterrò in testa bloccandolo -Buono buono è dei nostri. Non ricordi?

Firion sgranò gli occhi confuso.

-Va tutto bene ragazzo, sono dei buoni- disse il giocatore, posando a terra la ragazza inerme.

-Ehi Jecht. Non sapevo tu fossi ancora in giro- fece Kuja andandogli incontro.

-Infatti, non lo sono- replicò l'uomo -Sono solo una bambola, che direbbe qualcuno.

-Oh si, ho presente- fece il Jenoma con un sorriso carico di soddisfazione.

-Che ha?- chiese Gidan, abituato al volto serio da Gran Ciambellano del fratello.

-Ha appena ucciso Kefka- gli rispose Firion, mentre soccorreva Vaan.

Gilgamesh si rimise in piedi, quasi illeso -Ah! Quest'armatura è invincibile!

-Silenzio villico, non rovinare l'armonia del momento- disse Kuja.

-Prego!?

-Buono buono, sono sicuro che non è niente- Bartz rassicurò il “rivale”.

-Sai dirci cosa sta succedendo?- Luneth chiese a Jecht, mentre si avvicinava a Yuna.

-Si- rispose l'uomo, prima che il Vuoto si facesse sentire di nuovo.

-Abbandonate ogni speranza. È giunto il tempo di tornare al Vuoto- disse Ex-Death ricomparendo -Che il fato predestinato si compia!

Jecht balzò verso il nuovo avversario, ma una piccola sfera di vuoto lo risucchiò, accartocciandolo.

“Maledizione” pensò il Jenoma.

-Ciao compare- disse Kuja, aprendo un buco nel petto di Ex-Death -Come mai da queste pari?

-Inutile. Tutto è destinato a tornare al Vuoto.

-Anche tu- replicò Thedor calando dall'alto -Te l'ho già detto.

La figura di Ex-Death esplose, mentre il gigante atterrava.

-Oh, eccoti- esclamò Kuja riconoscendo il compagno -Dove ti eri cacciato?

-So cosa sta succedendo.


Lei si morse il labbro, contrariata e un poco preoccupata, fissando il combattimento tra il giudice e l'imperatore.

“Cosa combina quel...” s'interruppe quando la porta si aprì

-Eccoti!- disse gioiosa alzandosi dallo scranno -Il mio bambino.

L'essere si avvicinò, animato da un forte richiamo.

Era irresistibile.

Lei lo accolse, cingendogli le spalle, stringendolo a se.

Lui ricambiò la stretta, scosso da tremiti di gioia, mentre si accasciava a terra.

Lei lo accompagnò, lentamente -Il mio prediletto. Il mio araldo.

La testa di lui era abbandonata sul suo grembo.

-Il mio guerriero- la donna accarezzò i suoi capelli, prima di chinarsi per sussurrargli all'orecchio -Bentornato a casa.


A\N: E la situazione è del tutto ingestibile, proprio così.

DII\N: Che combini?

A\N: Quello che scrivo, no?

  
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