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Autore: AliceMiao    01/09/2015    4 recensioni
Il mio nome è Julie. Credevo che la mia vita sarebbe stata semplice,ma mi sbagliavo. Da quando un vampiro mi ha catturata per ottenere qualcosa dai miei genitori, qualcosa della quale ovviamente nessuno mi aveva messo al corrente, la mia vita ha subito una svolta improvvisa. E ormai, per quanto pensi a loro, mamma e papà, sono consapevole che indietro non si può tornare.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~(Julie)
Quando mi svegliai il giorno dopo sentii subito di non essere sola. Sentivo una presenza sul letto, accanto a me. Aprii lentamente gli occhi e vidi che Elliott era seduto sul letto accanto a me e che mi stava guardando.
"Buongiorno!".
La paura mi assalì, così come il ricordo di ciò che mi aveva fatto il giorno precedente. Armeggiando con le lenzuola cercai di allontanarmi in fretta da lui, ma la paura mi fece solo aggrovigliare di più tra le lenzuola.
Con una mano mi prese entrambi i polsi, bloccando la mia fuga.
"Hai paura di me? Non devi sai, io non voglio farti nulla". Certo, come no. Anche il giorno prima me lo aveva detto e per colpa sua ero fasciata quasi ovunque e avevo lividi in tutto il corpo. Tentai di liberarmi, ma il mio sforzo servì solo a fargli aumentare la presa. Posò la mano libera sul mio cuore. Non volevo che vedesse che ero spaventata, ma il mio cuore mi stava tradendo. Stava battendo a mille.
"Sono contento di farti paura". Avvicinò pericolosamente il suo viso al mio. "Sai ho un certo appetito. Non ho ancora mangiato nulla stamattina". La sua bocca si spostò sul mio collo e sentii la sua lingua sulla pelle. Poi il morso. Faceva malissimo e istintivamente cercai di liberami dalla sua presa, ma con l'altra mano mi teneva ferma contro il letto. Ogni mia possibilità di fuga era svanita.
Quando si staccò mi sentivo debolissima, non riuscivo nemmeno ad alzarmi per mettermi seduta.  Lui si leccò le labbra, ancora sporche del mio sangue.
"Ha un buon sapore. Dolce e aspro allo stesso tempo".
Mi guardò negli occhi e probabilmente nei miei vide solamente paura, mentre nei suoi vidi pura crudeltà. Avevo la sensazione che non avesse terminato.
Mi accarezzò una guancia. "Sai cosa mi ha detto uno dei miei uomini mentre spiava la tua famiglia? Mi ha detto che non faranno lo scambio. Loro ti hanno abbandonata qui".
Non potevo credere a quello che mi stava dicendo. Eppure in fondo sapevo che stava dicendo la verità. Ai miei genitori non era mai importato molto di me, ma questo non me lo sarei mai aspettato.
"S-stai mentendo...".
"Tu sai che ho ragione. Anche perchè stai piangendo". Era vero, non mi ero neanche accorta di aver iniziato a piangere. Ma non piangevo solo per quello. Piangevo per tutto quello che era successo negli ultimi due giorni. Alla fine scoppiai in un pianto disperato. Mi sentivo ferita e abbandonata. Voglio dire, quale genitore farebbe qualcosa del genere alla propria figlia?
In quel momento mi sentivo incredibilmente indifesa. E lui se ne accorse. Sul suo viso nacque un sorriso perfido, infatti vidi che estraeva qualcosa dalla tasca dei pantaloni: un coltellino.
Non avevo la forza di muovermi e questo giocò a suo favore. Fece passare la lama davanti ai miei occhi e poi fece lentamente un profondo taglio. Urlai e lui rise.
"Non preoccuparti, non manca molto".
Che intendeva? In che senso non mancava molto?
"L'ultimo sforzo piccola mia. Da adesso in poi non soffrirai più".
Si morse il polso e lo avvicinò alla mia bocca. Debole com'ero non riuscivo  a spostarmi, ma tentai comunque di muovere la testa. Alla fine riuscì a posare il polso sulla mia bocca e il sangue iniziò a gocciolare nella mia bocca e a scendere giù, nel mo corpo. All'inizio provai solo disgusto, ma poi iniziai a sentirmi sempre più debole, come se le mie energie vitali mi stessero lasciando pian piano.
"Va tutto bene. Tra poco sarà tutto finito".
Fu l'ultima frase che sentii, perchè poi i miei occhi si chiusero e persi i sensi.

(Elliott)

Tolsi il polso dalla sua bocca solo quando mi resi conto che era svenuta. Le accarezzai dolcemente una guancia e le rimboccai le coperte. Chiamai uno dei miei uomini.
"Mi ha chiamato mio signore?".
"Sì. Voglio che fai preparare la sua camera, che le porti dei vestiti puliti qui, che siano degni di una principessa, e che mi porti del sangue".
Fece un inchino. "Certo mio signore, sarà fatto il prima possibile".
Tornai a guardare Julie. Mi era dispiaciuto molto farle del male, ma quello scambio era necessario. Eppure mi pentivo di ciò che avevo fatto. Mentre aspettavo che si risvegliasse la presi tra le mie braccia e la tenni stretta, quasi temessi che sparisse.

Note: cosa le avrà fatto?
Baci AliceMiao

   
 
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